venerdì 17 maggio 2013

Papa Francesco: ideologie antiumane impediscono controllo Stati su finanza. Oggi è in pericolo la persona umana. La Caritas è la carezza della chiesa al suo popolo. Appello per i rifugiati (Izzo)

PAPA: IDEOLOGIE ANTIUMANE IMPEDISCONO CONTROLLO STATI SU FINANZA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 mag. 

Ci sono "ideologie che promuovono l'autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, negando cosi' il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune". 
Ne e' certo Papa Francesco che in un discorso rivolto agli ambasciatori di Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, Lussemburgo e Botswana ricevuti per la presentazione delle Lettere credenziali, denuncia l'esistenza di un progetto antiumano dietro la crisi finanziaria mondiale, le cui conseguenze descrive con sgomento: "una corruzione tentacolare e un'evasione fiscale egoista hanno assunto dimensioni mondiali", mentre "la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo non dignitoso".
La situazione sociale e' caratterizzata infatti da "una precarieta' quotidiana con conseguenze funeste: la paura e la disperazione - osserva il Pontefice - prendono i cuori di numerose persone, anche nei paesi cosiddetti ricchi, la gioia di vivere va diminuendo, l'indecenza e la vilenza sono in aumento, la poverta' diventa piu' evidente". Il problema, rileva, nasce dal fatto che "oggi l'essere umano e' considerato egli stesso come un bene di consumo che si puo' usare e poi gettare: una deriva che si riscontra a livello individuale e sociale e che viene favorita". "Nella negazione del primato dell'uomo abbiamo creato nuovi idoli", lamenta Francesco. "L'adorazione dell'antico vitello d'oro - osserva - ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell'economia senza volto ne' scopo realmente umano". Si instaura cosi' "una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone unilateralmente e senza rimedio possibile le sue leggi e le sue regole". "La crisi mondiale che tocca la finanza e l'economia sembra mettere in luce - chiarisce - le loro deformita' e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva antropologica, che riduce l'uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo".
Secondo il Pontefice, oggi "la volonta' di potenza e di di possesso e' diventata senza limiti". "Dietro questo atteggiamento - spiega - si nasconde il rifiuto dell'etica, il rifiuto di Dio. Proprio come la solidarieta', l'etica da' fastidio! E' considerata controproducente: come troppo umana, perche' relativizza il denaro e il potere; come una minaccia, perche' rifiuta la manipolazione e la sottomissione della persona". In un discorso che il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi definisce "molto suo" - in quanto "esprime una forte attenzione ai poveri e alla dignita' della persona umana che sono in continuita' con il precedente ministero di arcivescovo di Buenos Aires" - Bergoglio invoca dunque "una riforma finanziaria che sia etica e che produca a sua volta una riforma economica salutare per tutti". "L'etica, un'etica non ideologica naturalmente, permette, a mio parere - sottolinea Francesco - di creare un equilibrio e un ordine sociale piu' umani". Serve dunque una profonda conversione di mentalita' da parte dei "dirigenti politici" che devono "affrontare questa sfida, con determinazione e lungimiranza, tenendo conto naturalmente della peculiarita' dei loro contesti". E debbono farlo in fretta perche' attualmente "l'indebitamento e il credito allontanano i Paesi dalla loro economia reale ed i cittadini dal loro potere d'acquisto reale". "Il denaro - ricorda con forza Francesco - deve servire e non governare". "In questo senso - scandisce - incoraggio gli esperti di finanza e i governanti a considerare le parole di san Giovanni Crisostomo: 'Non condividere con i poveri i propri beni e' derubarli e togliere loro la vita. Non sono i nostri beni che noi possediamo, ma i loro'". "Il Papa - conclude infine - ama tutti, ricchi e poveri; ma il Papa ha il dovere, in nome di Cristo, di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo". 

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PAPA: OGGI E' IN PERICOLO LA PERSONA UMANA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 mag. 

"Oggi e' in pericolo l'uomo, e' in pericolo la persona umana, e' in pericolo la carne di Cristo". A lanciare l'allarme e' Papa Francesco, in una conversazione a braccio con il vertice della Caritas Internationalis, guidato dal cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga. Secondo il Papa, "la carita' - riferisce l'Osservatore Romano dal suo account Twitter - e' la carezza della Chiesa".
"Per me - confida Francesco - l'espressione piu' bella della carezzadi fronte a un bisogno e' quella del buon samaritano". Nel suo intervento il nuovo Pontefice parla di "eutanasia nascosta" criticando l'instaurarsi della "cultura dello scarto: chi non serve si scarta, alla spazzatura bambini, anziani, emarginati".
Per Papa Francesco, quella che viviamo "non e' solo una crisi economica, non e' solamente una crisi culturale, non e' solamente una crisi di fede: e' una crisi in cui l'uomo e' colui che soffre le conseguenze di questa instabilita'. Oggi e' in pericolo l'uomo, la persona umana. e' in pericolo la carne di Cristo. Attenzione: per noi tutta la persona, e maggiormente se e' emarginata, malata, e' la carne di Cristo. Il lavoro della Caritas e' soprattutto rendersi conto di questo". Citando un midrash ebraico medievale che descrive la costruzione della Torre di Babele, Papa Francesco rileva - sempre parlando alla Caritas Internationalis - come nel racconto il valore dei mattoni, faticosamente prodotti uno ad uno, finisse per contare piu' degli operai che li fabbricavano, che rischiavano serie conseguenze in caso di spreco. Questo midrash, per Bergoglio, "esprime quello che sta succedendo adesso", l'esistenza cioe' di uno squilibrio negli investimenti finanziari", per cui a fronte di "grandi riunioni internazionali", "si muore di fame".
"La nostra civilta' - lamenta il Papa - si e' confusa e invece di far crescere la creazione perche' l'uomo sia piu' felice e sia la migliore immagine di Dio, secondo il mandato che abbiamo di far crescere la creazione, e instaura, la parola e' dura, ma credo sia esatta, la cultura dell'usa e getta: quello che non serve si getta nella spazzatura, i bambini, gli anziani, con questa eutanasia nascosta che si sta praticando contro i più emarginati. Questa e' la crisi che stiamo vivendo". Per Francesco, "ci sono momenti in cui semplicemente bisogna neutralizzare il male". "C'e' fame - allora - bisogna dare da mangiare", "ci sono dei feriti, vanno curati". E curare, osserva, "e' la carezza della Madre Chiesa". Ma per fare cio' e' necessario molto denaro. In merito cita San Giovanni Crisostomo, laddove dice che la Chiesa potrebbe dover vendere i suoi beni per dar da mangiare ai poveri: "San Giovanni Crisostomo lo diceva chiaramente: 'Ti preoccupi di adornare la Chiesa e non il corpo di Cristo che ha fame'. La carezza, questa carezza. Per me l'espressione più bella della carezza di fronte a una necessita' e' quella del Buon Samaritano, che non dice: 'lo alzo', lo porto' alla locanda, pago' e se ne ando''. No, gli lavo' le ferite, gli curo' le ferite, poi lo alzo', lo prese e affermo': 'Paghero' per quello che manca'". 

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PAPA: LA CARITAS E' LA CAREZZA DELLA CHIESA AL SUO POPOLO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 mag. 

"La Caritas e' la carezza della Chiesa al suo popolo; la carezza della Madre Chiesa ai suoi figli; la tenerezza, la vicinanza". Sono parole di papa Francesco ai dirigenti della Caritas Internationalis ricevuti oggi in Vaticano. "La ricerca della verita' e lo studio della verita' cattolica sono altre dimensioni importanti della Chiesa, se la facciano i teologi. La Caritas e' l'amore nella Madre Chiesa, che si avvicina, accarezza, ama", spiega il Pontefice. "Voi siete - ricorda riconfermando la Caritas nel suo impegno - parte essenziale della Chiesa". Meglio, "l'istituzione dell'amore della Chiesa" giacche' "una Chiesa senza la carita' non esiste".
Per questo, il Papa esprime profonda gratitudine, sottolineando come il lavoro della Caritas rivesta "una doppia dimensione": di "azione sociale nel significato piu' ampio del termine" e una "dimensione mistica, cioe' a dire posta nel cuore della Chiesa". Ma si tratta di aspetti che non possono essere separati. In merito, Bergoglio porta l'esempio del miracolo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci. "Non si moltiplicarono. No, non e' la verita': semplicemente - sottolinea - non finirono, come non fini' la farina e l'olio della vedova. Non finirono. Quando uno dice 'moltiplicare' puo' confondersi e credere che faccia una magia. No, semplicemente e' la grandezza di Dio e dell'amore che ha messo nel nostro cuore, che, se vogliamo, quello che possediamo non termina".
Fondamento della Chiesa, ricorda Francesco, "e' donarsi, uscire da se stessi e stare al servizio continuo delle persone che vivono in situazioni estreme". Da qui discende una duplice funzione: "da un lato, andare alle periferie esistenziali, aiutare, curare" e dall'altro portare nella Chiesa questo sentimento di tenerezza, che e' piu’ che un sentimento, e' un valore" che "la Chiesa Madre non puo' perdere". Infatti, "la spiritualita' della Caritas e' la spiritualita' della tenerezza e noi abbiamo escluso dalla Chiesa la categoria della tenerezza. A volte la nostra 'serieta'', tra virgolette, di fronte alla pastorale, ci porta a perdere questa categoria, che e' la maternita' della Chiesa: la Chiesa e' madre, fondamentalmente madre. E questa caratteristica della tenerezza e' per me il nucleo al quale deve riferirsi la spiritualita' della Caritas: recuperare per la Chiesa la tenerezza". La Chiesa - afferma ancora Francesco - e' entrata nelle deviazioni "quando si e' dimenticata della carezza e della tenerezza". Papa Bergoglio presenta come esempio da seguire "don Bosco che aveva incontrato nella sua parrocchia, nella sua terra, in un momento di crisi, di grande poverta', molti ragazzi che vivevano sulla strada, affamati, imparando i vizi e finivano nella delinquenza. Egli - racconta - vede tutto questo e disse: 'No, i ragazzi!' E comincio' con l'idea della scuola di arti e mestieri e cosi’ via. La visione della promozione da' uno strumento per potersi guadagnare da vivere". 

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PAPA: POPOLI FUGGONO LA GUERRA, RIFUGIATI VIVONO UN DRAMMA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 16 mag. 

Papa Francesco ha definito con preoccupazione "un dramma" la situazione dei rifugiati: interi popoli in fuga da guerre e miseria. "Bisogna accompagnarli", ha esortato rivolto alla presidenza della Caritas Internationalis, che ha ricevuto ieri, ricordando il milione e oltre di sfollati dalla Siria verso il Libano, come un tempo avvenne per coloro che dall'Iran approdarono sempre il Libano transitando dalla Siria. E assieme a loro, Papa Francesco ha ricordato anche le condizioni della gente sfruttata alla quale, ha detto "tolgono loro il passaporto e li fanno lavorare come schiavi". Su tutto questo, ha concluso, vi sia "una grande presenza di tenerezza nella Chiesa". 

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2 commenti:

un passante ha detto...

Va bene la condanna del denaro, della speculazione a scapito dei deboli, della diseguaglianza, ma non andrebbe nemmeno idolatrata troppo la demonizzazione del guadagno e del bene acquisito. Il guadagno è spesso onesto, frutto di lavoro e sacrificio e in occidente, a differenza dei paesi meno sviluppati, è accaduto spesso che i finti poveri abbiano vissuto a spese dei più volenterosi, stile formìca e cicala

Dante Pastorelli ha detto...

Sono quanto meno molto perplesso nel leggere a proposito
del miracolo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci. "Non si moltiplicarono. No, non e' la verita': semplicemente - sottolinea - non finirono, come non fini' la farina e l'olio della vedova. Non finirono. Quando uno dice 'moltiplicare' puo' confondersi e credere che faccia una magia. No, semplicemente e' la grandezza di Dio e dell'amore che ha messo nel nostro cuore, che, se vogliamo, quello che possediamo non termina".
E se non si moltiplicarono nelle mani di Gesù come poterono non finire quei pani e quei pesci?
Non dobbiamo più parlar di miracoli per non cader nel pericolo di ritenerli magìa? Ma siamo davvero così stupidi da non saper coglier la differenza tra magìa e miracolo?
Il Papa invita a "non confondersi". Ma qui la confusione me la provoca lui. E per non restar confuso da nuove esegesi, continuerò a parlar di miracoli e di moltiplicazione dei pani e dei pesci, come fatto reale. Senza per questo nulla togliere alla "figura" dell'Eucaristia, presente specie in Giovanni.