domenica 30 giugno 2013

Collegialità, ma il primato di Pietro non si tocca (Massimo Introvigne)

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2 commenti:

Luisa ha detto...

In tutta la sua omelia papa Bergoglio non ha pronunciato una sola volta la parola Papa, non vedo perchè Introvigne sente il bisogno di farlo al suo posto.
Confermare nella fede, nell`amore e nell`unità, e mi vien da pensare ai cattolici tradizionali che si son visti e si vedono le porte sbattute in faccia anche se domandano di usufruire di quella che è una legge unversale per tutta la Chiesa, il Summorum Pontificum,
non posso certo dimenticare i vescovi che con i loro magisteri innovativi non lavorano con amore per confermare i loro fedeli nella Fede e per l`unità, ma seminano confusione e divisione, non c`è bisogno di andare molto lontano per constatare quanto male abbiano fatto, ricordo quelli che legittimano e incoraggiano chi della Tradizione e dell` ortodossia liturgica e dottrinale se ne fa un baffo, e nel contempo scherniscono chi è fedele alla Tradizione (e al Successore di Pietro), vescovi che non sono strumenti di comunione, e qui penso anche al comportamento di troppi nei confronti di Benedetto XVI.
Confermare nella Fede, dunque difendere la dottrina con coraggio, anche andando contro corrente,
farlo con amore non "contro" ma per essere fedeli al messaggio di Cristo, e l`amore talvolta implica anche l`uso del bastone,
farlo per conservare l`unità, il che non implica un`eccessiva indulgenza verso gli errori e gli erranti, verso i ribelli, un malsano inclusivismo poco attento all`ortodossia, conservare l`unità non significa cedere a ricatti di chi minaccia scismi ma avere il coraggio di difendere la Fede,la Tradizione, la Dottrina , nel mio Paese molte comunità sono già in stato di scisma anche se non formale, eppure tutto tace,la ribellione si diffonde.
Che sorta di unità nella diversità sarebbe quella in cui ognuno coltiva il suo orticello, se non un`unità di facciata, una sedicente unità che assomiglierebbe piuttosto ad una Torre di Babele o ad una sorta di religione universale?

Dante Pastorelli ha detto...

Mi auguro che il PRIMATO non venga toccato. Ma sostanzialmente è già stato toccato dal Vaticano II, Lumen Gentium, con una confusa e foriera di errori "collegialità".
Non so di quale Primato parli Francesco: dal modo abbastanza evanescente in cui ne tratta può esser inteso il primato d'onore accoglibile dagli scismatici orientali, sempre che siano superate le gravi divergenze dottrinali in altri campi.
Cristo ha affidato a Pietro le pecore e gli agnelli, apostoli e fedeli. Il supremo potere della Chiesa è nelle mani di Pietro per investitura divina, non per nulla è il Vicario di Cristo. Il potere supremo di insegnare, santificare e governare la Chiesa è del Papa. Egli lo può esercitare da solo e, quando lo ritenga opportuno, insieme ai vescovi in concilio, che in tanto ha valore in quanto presieduto o almeno in quanto le sue decisioni siano approvate dal Papa.
La Chiesa Cattolica Apostolica è una ed unica, Romana, non una federazione di chiese.
Francesco mette a fuoco nei suoi discorsi una enorme pluralità di punti ma non mi sembra che li approfondisca in modo adeguato, salvo qualche rarissimo caso, che poi sfugge alla memoria.