domenica 9 giugno 2013

La visita di Napolitano in Vaticano. Impegno dei credenti nella vita pubblica (Galeazzi)

Riceviamo e con gratitudine pubblichiamo il seguente articolo che dimostra come non tutti soffrano di amnesia:

SANTA SEDE IL CAPO DELLO STATO IN VISITA

“Impegno dei credenti nella vita pubblica”

La promessa del Pontefice. Napolitano: “È tempo di solidarietà”

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

Patto per l’Italia tra laici e cattolici. Nato da una famiglia piemontese emigrata in Argentina, oggi che siede sul Soglio di Pietro, Bergoglio si sente a pieno titolo italiano. E nel discorso al presidente Giorgio Napolitano formula una promessa precisa: l’impegno dei credenti nella vita pubblica. Una «cornice di novità», «sintonia di discorsi», «due preoccupazioni principali», per «crisi globale e libertà religiosa», sintetizza l’Osservatore Romano. «È tutto registrato», scherza il Papa allo scattare a raffica delle macchine fotografiche, seduto alla scrivania della sua biblioteca, con il capo dello Stato di fronte che commenta il tempo di maggio «insolitamente piovoso». La prima visita ufficiale del presidente al nuovo Pontefice si svolge tra cordialità, sobrietà e simpatia. Il presidente è in abito blu scuro senza insegne, la moglie Clio ha un abito nero longuette con sciarpa di seta bianca e fiore di seta bianca all’occhiello, in nero tutta la delegazione di 13 persone, con le signore in tailleur o gonna o pantalone. Dopo l’accoglienza del picchetto d’onore nel cortile di San Damaso, il colloquio privato dura 25 minuti e, al termine, i discorsi ufficiali che i due ospiti pronunciano da seduti. Il Papa usa l’immagine ratzingeriana dei «due colli, il Quirinale e il Vaticano» che «si guardano con stima e simpatia», parla della necessità di difendere la libertà religiosa, ricorda la grave crisi economica e le ripercussioni soprattutto sui giovani. Sollecita «una nuova considerazione dell’impegno politico» e alla collaborazione tra «credenti e non credenti» per promuovere una società più giusta, invita alla speranza (come hanno fatto «i nostri genitori e i nostri nonni»), richiama il dovere, «anche dei cattolici» di un «serio cammino di conversione spirituale», ricorda il «rapporto di stima e amicizia» tra Napolitano e Benedetto XVI. Conclude auspicando che l’Italia «possa essere una casa accogliente per tutti». Napolitano, che parla di visita «tradizionale ma non formale», osserva come Francesco sia una figura «già cara agli italiani» anche per la scelta del nome del santo di Assisi, ricorda la crisi economica, le necessità dei giovani e l’invito papale a non smarrire la speranza. Cita la libertà religiosa e le persecuzioni dei cristiani e rivolge un pensiero «grato» a Ratzinger. 
Allo scambio dei doni il presidente offre una stampa (Pio IX che sale al Quirinale) e un volume Treccani intitolato «Il conclave di papa Francesco». Il Pontefice ricambia con un trittico di medaglie della Sede vacante e i rosari. Poi il focus con Bertone su libertà religiosa, Medio oriente e rapporti bilaterali. Infine una sosta a San Pietro davanti alla cappella della Pietà. Intanto il Papa «è deciso» a compiere la riforma della Curia romana: «Noi siamo tutti fiduciosi che possa iniziarla e pronti a collaborare per portarla a termine», ma «non sarà dall’oggi al domani», afferma il Sostituto Angelo Becciu. Nel Palazzo Apostolico dove Francesco non abita sono in arrivo novità epocali. Lo stile poco formale della visita di Napolitano è la cifra di un pontificato «essenziale» e calibrato sui contenuti reali. Bergoglio vuole la Chiesa e i cattolici italiani in campo perché si possa colmare la distanza che c’è «tra la lettera e lo spirito degli ordinamenti e delle istituzioni democratiche». Esorta al sostegno alla famiglia (affinché si invertano le attuali tendenze «all’indebolimento dei legami e alla decrescita demografica») e all’accoglienza degli immigrati: «In Italia mi avete fatto sentire a casa, fatelo con tutti». Napolitano descrive egoismo dominante, crisi sociale e comportamenti immorali: l’Italia scopre al suo interno sacche di povertà e deve reagire con solidarietà e giustizia. «La crisi attuale deve essere occasione per un rinnovamento fraterno» in virtù della «volontà comune di operare per il bene del popolo italiano». Ricetta condivisa su entrambe le sponde del Tevere. Tra il primo presidente rieletto e il primo Papa che ha scelto di chiamarsi come il patrono d’Italia, l’intesa è spontanea. Sintonia di toni e preoccupazioni in un quadro di solenne semplicità.

© Copyright La Stampa, 9 giugno 2013

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