venerdì 21 giugno 2013

Numero speciale dell'Osservatore Romano nel cinquantesimo anniversario dell'elezione di Papa Montini (Vian)

Numero speciale nel cinquantesimo anniversario dell'elezione 

Montini

Giovanni Battista Montini venne eletto Papa il 21 giugno 1963. Nella tarda mattinata di quel primo giorno d'estate piazza San Pietro era invasa dal sole quando nell'azzurro del cielo si levò la fumata bianca. L'eletto, primo dei cardinali di Giovanni XXIII, era atteso ma non scontato. Sorprese invece il nome scelto: quello dell'ultimo degli apostoli, che più di tutti predicò il Vangelo. E questo fu il centro della vita di Montini, da lui stesso avvertita come "una linea spezzata", ma con l'assillo costante di essere testimone di Cristo nel mondo moderno.
Affascinato dalla vita monastica, il prete bresciano era stato infatti indirizzato su un cammino forse più impervio. Per oltre un trentennio, sotto due Pontefici tra loro molto diversi ma entrambi grandi, Montini servì la Santa Sede nel cuore della Curia romana, divenendone una figura chiave. Fu poi per otto anni arcivescovo di Milano, la diocesi più grande del mondo, e per quindici successore di Pietro, con il nome di Paolo.
A mezzo secolo dall'inizio di questo pontificato decisivo, "L'Osservatore Romano" torna sulla figura del suo protagonista, lontana nel tempo e troppo dimenticata. Con un profilo biografico, immagini rare e una scelta di testi bellissimi. Nell'ultimo, celebrando la festa dei santi Pietro e Paolo, il Papa trae il bilancio del suo pontificato, che fu un quindicennio al tempo stesso esaltante e drammatico: dalla stagione del concilio alla sua prima applicazione, con una semina paziente e tenace che ancora deve portare i suoi frutti.
Tradizionale e moderno, per tutta la vita Montini aveva cercato l'umanità contemporanea, tendendo la mano per stringere altre mani, alla pari, come si percepisce in immagini televisive delle sue udienze. E proprio la mano aperta è il segno che scelse per parlare del Papa appena scomparso il suo ultimo cardinale. Fu così Joseph Ratzinger, in un'omelia di fatto inedita sulla Trasfigurazione, a cogliere di Paolo VI l'essere più profondo, anticipando senza saperlo un futuro ora svelato.

g.m.v.

(©L'Osservatore Romano 21 giugno 2013)

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