domenica 16 giugno 2013

Quelle continue minacce alla persona umana. A colloquio con l'arcivescovo Zygmunt Zimowski (Ponzi)

A colloquio con l'arcivescovo Zygmunt Zimowski

Quelle continue minacce alla persona umana

di Mario Ponzi

Resta a rischio l'inviolabilità della persona umana e della sua vita. «Da qui l'urgenza e per la Chiesa e per ogni credente -- dice l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari -- di riaffermare la propria fede come impegno che incide direttamente, nell'ambito sia professionale sia privato, sulla promozione e sulla difesa del valore della vita umana e della sua intangibile dignità». L'arcivescovo, in questa intervista al nostro giornale, alla vigilia della celebrazione in piazza san Pietro con il Papa Francesco, in programma domani, domenica 16 giugno, per ricordare l'Evangelium vitae riflette sui principali punti del documento di Giovanni Paolo II.

«Evangelium vitae» e Anno della fede: cosa lega questi due grandi eventi della missione della Chiesa?

Sono due eventi che hanno il loro centro unificante in Gesù Cristo, colui che la Chiesa è chiamata nei secoli ad annunciare, a celebrare e a testimoniare nel mondo come Signore della vita. Al riguardo, ritengo illuminanti le espressioni contenute nella lettera enciclica Evangelium vitae e con le quali si riaffermava l'urgenza, per ogni credente, di professare, con umiltà e coraggio, la propria fede in Gesù Cristo, “il Verbo della vita”. Così al n. 29: «Il Vangelo della vita è una realtà concreta e personale, poiché consiste nell'annuncio della persona stessa di Gesù. Gesù è il Figlio che dall'eternità riceve la vita dal Padre ed è venuto tra gli uomini per farli partecipi di questo dono: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”». Da questa dimensione teologica deriva immediatamente anche una conseguenza pratica che investe la riflessione e l'operare concreto, in tutte le forme di impegno nell'ampio e complementare spazio dell'azione socio-sanitaria e assistenziale. La scienza e la pratica della medicina effettuano quotidianamente interventi sulla vita umana dal concepimento fino alla sua morte naturale; tuttavia la verità circa il valore e l'inviolabilità della persona umana e della sua vita sono troppo spesso messe a rischio. Da qui l'urgenza per la Chiesa e per ogni credente di riaffermare la propria fede come impegno che incide direttamente, nell'ambito sia professionale sia privato, sulla promozione e sulla difesa del valore della vita umana e della sua intangibile dignità. Il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari è chiamato a farsi interprete e a testimoniare in modo eloquente e sempre attuale la diaconia della carità nella verità, che è centrale nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Desidero infine sottolineare come, nella presentazione della Carta degli Operatori Sanitari, pubblicata da questo Dicastero nello stesso anno dell'Evangelium vitae, si rilevi che: «con umiltà, ma anche con fierezza, possiamo quindi ritenere che questa Carta degli Operatori sanitari si iscrive nell'impegno della “nuova evangelizzazione” che, nel servizio della vita, particolarmente in coloro che soffrono, ha, sull'esempio del mistero di Cristo, il suo momento qualificante».

L'«Evangelium vitae» sostanzialmente cercava di mettere in guardia da certe tendenze che portano a contrapporre da un lato cultura e libertà e dall'altro corpo, natura, legge naturale e poneva al centro del discorso la verità e la dignità dell'uomo. Dal 1995, data del documento pontificio, ad oggi cosa è cambiato, se è cambiato qualcosa, in questo rapporto?

A questo proposito vorrei evidenziare uno degli aspetti del mondo contemporaneo che, apparentemente positivo al cento per cento, va invece gestito con grande attenzione e tenendo sempre presente che la medicina ha come obiettivo l'essere umano, la sua salus e, quando necessario e possibile, il suo risanamento. Nell'attuale panorama socio-culturale dei Paesi industrializzati è sempre più evidente una crescente tecnicizzazione della medicina, che si accompagna a un aumento esponenziale delle possibilità d'intervento della ricerca scientifica e della sua applicazione tecnologica. Non si potrebbe non essere entusiasti di ciò, se non fosse che il privilegiare gli strumenti rispetto all'obiettivo del loro uso, la persona, porta alla “disumanizzazione” delle cure. Le risorse e le capacità terapeutiche, cioè, non sono più al servizio della persona, della sua dignità e del suo vissuto unico e irripetibile e, perciò, della vita umana. Esse diventano autoreferenziali -- la scienza per la scienza! --, se non soggette a leggi imposte dalla cultura dominante che, oggi in special modo in occidente, esalta a dismisura l'efficienza e la bellezza del corpo. Al contempo si finisce col diminuire o addirittura disconoscere il valore della vita, in particolare quando questa si presenta con i segni della malattia, della debolezza o comunque della fragilità, quali l'handicap fisico o psichico.

E questo che ricaduta ha sulle politiche sanitarie?

Porta alla messa a punto di piani di sviluppo economico che prevedono di favorire la crescita o, secondo i casi, la decrescita della natalità; porta a promuovere la legalizzazione o, quantomeno, a ipotizzare l'introduzione di soluzioni eutanasiche. Riscontriamo una tragica espressione di tutto ciò nella diffusione dell'eutanasia, mascherata e strisciante o attuata apertamente e persino legalizzata. Essa, oltre che per una presunta pietà di fronte al dolore del paziente, viene talora giustificata con una ragione utilitaristica, per evitare spese improduttive troppo gravose per la società. E questo fu denunciato con forza nell'enciclica. Si tratta di logiche aberranti, strenuamente contrastate dal pensiero e dall'agire della Chiesa e di questo dicastero. Certamente dobbiamo tutti noi, sostenitori della vita, impegnarci sempre più, individualmente e comunitariamente, affinché le persone bisognose d'aiuto e di conforto possano trovare la giusta vicinanza e il sostegno, non solo materiale.

L'enciclica segnala le iniziative di aiuto e di sostegno a favore delle persone più deboli e indifese. In quale modo il suo dicastero ha raccolto l'eredità?

Facendo risuonare la voce della Chiesa in ogni consesso internazionale. Per esempio il mese scorso, a Ginevra in occasione dell'Assemblea Generale dell'Oms, alla quale ho partecipato in rappresentanza della Santa Sede, tra le raccomandazioni definite “salvavita”, ho fatto notare che ve ne sono alcune che davvero meritano tale definizione, ma quella della “contraccezione d'emergenza” difficilmente potrebbe rientrare in tale categoria. È infatti ben noto che, quando il concepimento è già avvenuto, alcune sostanze utilizzate nella “contraccezione d'emergenza” producono un effetto abortivo. È perciò del tutto inaccettabile fare riferimento a un prodotto medico che costituisce un attacco diretto alla vita del bambino in utero come a un “prodotto salvavita” e, peggio ancora, incoraggiare un maggiore uso di tali sostanze in tutte le parti del mondo. Assicuriamo poi il sostegno alle Conferenze episcopali e alle diocesi che sono in prima linea nell'attuazione dell'Evangelium vitae, anche contribuendo alla preparazione e al continuo aggiornamento degli agenti della pastorale sanitaria. Senza poi considerare le riflessioni proposte nei molteplici incontri che organizziamo a livello internazionale su diverse tematiche. In questi giorni per esempio siamo impegnati nel Convegno scientifico programmato proprio alla vigilia di questa grande celebrazione su temi socio-sanitari più specifici, che danno poi modo anche di offrire aiuti concreti in diverse parti del mondo tramite l'opera della fondazione “Il Buon Samaritano”, parimenti voluta dal Papa Wojtyła. La fondazione ha già contribuito a curare diverse decine di migliaia di persone, non di rado a salvare loro la vita perché permette alle realtà operanti sul terreno di ricevere il sostegno concreto per poter avviare o continuare innumerevoli iniziative di aiuto umanitario.

(©L'Osservatore Romano 16 giugno 2013)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

nella giornata dell'evangelium vitae francesco è riuscito a non nominare mai interruzione volontaria della gravidanza e pratiche come l'eutanasia.
chiediamoci se è politicamente scorretto.

Anonimo ha detto...

Corretto, Anonimo!

Anonimo ha detto...

Ho appena visto il servizio su rai1,mi è scesa la pressione a sentire la gente ripetere arringata da PF, come fanno i sodali di martinez...sorvolo sui bykers,ma che tristezza....