martedì 25 giugno 2013

Un magistero parallelo ha impedito di amare i Papi. Gabriele Mangiarotti risponde a Rino Camilleri

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Tutto giusto ma non possiamo dare la colpa solo ai mass media. Se marcano la discontinuita' non e' forse perche' essa emerge piu' della continuita'? Basta spiegare bene quanto accade mettendo in evidenza le ragioni di eventuali novita'. Il silenzio non fa altro che dare ragione a chi vorrebbe, senza riuscirci, annullare il Magistero dei Papi fino al 13 marzo 2013.

11 commenti:

carmelina ha detto...

il popolo. questa parola ricorre spesso nelle omelie di Bergoglio. piu' precisamente parla di: fiuto del gregge; odore di pecora; benedizione da parte del popolo. e' il leit motiv della sua predicazione. di fatto, Bergoglio identifica la cristianita' in un'etica (poverta', sobrieta', disciplina ed essenzialita' evangelica in nome del Cristo) che all'interno di una comunita' solidale (popolo) automaticamente e fisiologicamente produrrebbe bene, senso morale. e' questo il suo modo di intendere l'evangelizzazione (ecco perche' non fa prediche chiare e definitive su argomenti scottanti quali aborto, eutanasia, ecc , ecco perche' le sue parole dispregiative verso la CDF). c'e' solo un problemuccio: il popolo, il gregge (il prisma di Bergoglio) non c'e' piu'. si e' disperso un paio di secoli fa con la rivoluzione francese. al suo posto c'e' la massa divisa in compartimenti stagni. il popolo e' un concetto che presume uno spirito religioso: e' la religiosita' che garantisce l'esistenza di un popolo, di un gregge. tolta la fede in Dio, la consapevolezza di essere parte di un solo grande Cuore (consapevolezza morta e sepolta da tempo immemore) , il popolo se ne va a farsi benedire (e non benedice una emerita m..a). e la fede non puo' essere seminata buttando perle (misericordia e carita') a dei porci (ad una massa che intuisce la convenienza ma non ha gli strumenti per assumere il costrutto). La tattica di Bergoglio puo' anche andar bene ma la strategia fa acqua da tutte le parti. non e' un caso, credo, se Benedetto (lo stratega) sia ancora vivente.

Luisa ha detto...


Non dobbiamo leggere gli stessi media, perchè i media e il clero non stanno affatto riducendo il Magistero di papa Bergoglio, compreso quello che non lo è come le omelie mattutine e private, a "macchietta", non lo stanno cancellando, è vero il contrario, lo stanno esaltando, ne fanno i loro titoli, non inventano niente, riportano le parole di Bergoglio, ne descrivono lo stile, con enfasi e entusiasmo, al limite passano sul diavolo...
È vero invece che durante decenni si è diffuso e radicato un magistero alternativo e parallelo, i suoi danni li vediamo, teologi, rettori di seminari, insegnanti, clero ribelle, e a tutti gli scalini della gerarchia, hanno remato contro i suoi predecessori, sopratutto contro Benedetto XVI, lo hanno fatto in modo violento e senza essere ostacolati, chi lo è stato è il Papa che non ha potuto imporre la sua volontà.
Lo scempio dottrinale e liturgico ne è la conseguenza, per il momento non vedo il nuovo Papa prendere il cammino del raddrizzamento.

un ins.di Religione ha detto...

sottoscrivo in tutto e x tutto le considerazioni di Raffaella!..la stampa ha un enorme parte di colpa,ma se continuano a persistere queste continue insinuazioni sulla presunta "discontinuità" tra Ratzinger e Bergoglio,è perchè evidentemente si sta prestando il fianco senza proferir parola a una simile situazione!
Bergoglio,che è persona accorta,è sicuramente a conoscenza di ciò che riportano i titoli dei giornali. Ma almeno finora non ha fatto o detto nulla x smentire tutto ciò. segno che evidentemente la cosa non lo turba più di tanto.Sono veramente amareggiato e sconsolato!
Benedetto,che fino a prova contraria gli occhi x vedere e la mente x ragionare ce li ha ancora,sono convinto stia intimamente soffrendo con UMILTA' x questo..senza far scene,senza dirlo a nessuno,ma sono convinto che soffra! spero di sbagliarmi. comunque non meritava e non merita tutto ciò!!

sam ha detto...

Concordo totalmente con Raffaella... ci sono troppi episodi in cui è il Papa stesso a farsi segno di discontinuità e rottura, quando non di polemica, col precedente pontificato, anzi coi precedenti pontificati, per poter continuare a rifugiarsi nell'idea consolatoria che è soltanto un problema mediatico.

Il cambio delle forme liturgiche, dell'abito e della sede...
la svalutazione della CDF e in generale la subordinazione del tema "verità" rispetto alla carità e alla missionarietà...
il non citare mai MAI la Caritas in Veritate, pur parlando sempre di economia e povertà...
il non citare MAI Giovanni Paolo II e i principi non negoziabili...
l'ostentato disprezzo per l'arte e la cultura "da museo"...
Frasi come:
è finito il Carnevale..
non sono un principe rinascimentale..
i teologi stanno bene all'università...
(frasi che, ancorchè non fossero state dette, non sono state smentite e quindi, comunicativamente parlando, si possono considerare dette.)

Questa discontinuità ormai è evidente e fa godere chi ha sempre mal digerito i due pontificati precedenti e non ha mai esitato a contestare duramente persino gli atti magisteriali di Bendetto XVI, per esempio costui:

http://grilloroma.blogspot.it/2013/06/continuita-e-discontinuita-tra.html

Qualcuno può entusiasmarsene, qualcun altro disperarsene, ma è un dato di fatto che la discontinuità c'è e l'unico che può continuare a confermare, oppure una buona volta smentire, questa impressione è proprio Papa Francesco.

sam ha detto...

@Carmelina

E'ben vero quel che dici sul concetto di popolo che è cambiato, ma una teologia fondata su un'idea sociopolitica del popolo che "automaticamente e fisiologicamente produrrebbe bene, senso morale" sarebbe a mio avviso comunque troppo orizzontale e rischiosa, a qualunque spazio temporale o geografico ci si voglia riferire... infatti non è mai esistito un popolo o una cristianità idealmente buona e santa.. potremmo la massimo spingerci a parlare - sempre con una certa cautela - di una cristianità "migliore" e questo sia riferendoci al passato, sia a quei Paesi in cui il popolo cristiano è ancora tale e quale lo immagina Bergoglio..
Diciamo che un ambiente difficile rende la società più autentica e più "umana", meno lobotizzata, della nostra, e proprio per questo in essa si esprimono maggiormente sia le crudeltà, sia la grandezza e la carità dell'essere umano cosicchè i cristiani possono manifestarsi "irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione perversa e degenere, nella quale splendere come astri nel mondo" Fil 2,15
ma questo non sta forse accadendo anche nella Francia del 2013, ad opera dei cristiani cresciuti al sole del Magistero petrino di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI?

D'altro canto bisogna anche sfuggire la falsa idea che la povertà materiale (o il servizio ai poveri) garantisca automaticamente la santità.
Chi conosce e serve i poveri sa che ci sono poveri buoni e poveri cattivi, idem tra i ricchi.
San Francesco divenne povero, ma si fece santo da ricco che era, la povertà fu conseguenza e non causa della sua conversione e santità.
Del resto i popoli sono fatti di persone e le persone sono soggette in ogni tempo ed in ogni luogo alle concupiscenze del peccato originale e ciascuno, povero o ricco che sia, sarà giudicato interiormente perchè... "L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore."

1 Sam 16,7

carmelina ha detto...

sam, per popolo (in quella che suppongo sia l'accezione bergogliana) non si intende le qualita' morali ed etiche (sociopolitiche) insite in un consorzio umano. non c'e' comunita' immune da decadimenti, lati oscuri e contrasti. si intende (sempre in quell'accezione da me supposta) l'alleanza che unisce, che coagula una comunita' rispetto al singolo e viceversa. un'alleanza simile (nella reciproca autonomia e, nello stesso tempo, nella comunione) non puo' che essere garantita dalla coscienza religiosa cioe' dalla coscienza di una paternita' unigenita comune. e' a questa alleanza che, a mio avviso, Bergoglio si richiama quando parla del fiuto del popolo e fa discendere il suo modus operandi di testimone della fede (sacerdote-vescovo ed ora pontefice). questa alleanza pero' non esiste più'. e' andata in malora. si e' volatilizzata. far finta di niente e pensare che, evocando misericordia e carità', si possa solleticare una coscienza di popolo CHE NON C'E PIU', e' come parlare al vento. Quando Benedetto profetizzava che la Chiesa del futuro sarebbe stata "per pochi", non parlava di una Chiesa d'elite fatta solo di un manipolo di spiriti eccelsi e puri intenti a lievitare in aria in perenne estasi mistica. parlava di una Chiesa che non poteva più' contare su quell'alleanza di popolo. ED E' PROPRIO QUESTO PUNTO, IL VERO E UNICO MOTIVO DI DISCONTINUITA' TRA BERGOGLIO E BENEDETTO. ED IO STO DALLA PARTE DI BENEDETTO

Anonimo ha detto...

Don Mangiarotti dice che il "magistero parallelo" ha impedito di amare i Papi, vuol forse dire che improvvisamente il "magistero parallelo" è scomparso dal 13 Marzo? Fatemi capire qualcosa. Teresa

mic ha detto...

non sono un principe rinascimentale.. Può darsi che non l'abbia detta, ma il termine ricorre anche nei suo discorso ai nunzi, nello stabilire i criteri per la scelta dei vescovi:

Papa Francesco ha dettato oggi i suoi criteri per la scelta dei nuovi vescovi: "siate attenti - ha suggerito ai nunzi apostolici riuniti a Roma - che i candidati siano Pastori vicini alla gente, padri e fratelli, siano miti, pazienti e misericordiosi; amino la povertà, interiore come libertà per il Signore e anche esteriore come semplicità e austerità di vita, che non abbiano una psicologia da 'Principi'".

marika ha detto...

...ha detto male mic ????

Fabiola ha detto...

Anonimo delle 15.23.

Chissà, forse questo Papa è amato perché il magistero parallelo si è convinto infine di aver avuto il Papa che lo interpreta e lo promuove.
Prego che si sbaglino.

Anonimo ha detto...

A mio avviso, con Benedetto XVI e con la sua lectio magistralis sul vero concilio e su quello creato dai media, è terminato il dualismo tradizionalisti-cattolici adulti.
Papa B ha dato argomenti alla RAGIONE e alla FEDE.
Adesso, con Francesco ci troviamo nell'era del post concilio, di una chiesa che non può più contare sul'appoggio di governi, di istituzioni e di forze politiche, ma dell'impegno di OGNI CATTOLICO VERO, ognuno nel proprio ambito specifico.
Lasciamoci guidare!