giovedì 20 febbraio 2014

Benedetto XVI: "C’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio" (YouTube)

Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo una parte dell'omelia tenuta da Benedetto XVI in occasione della Santa Messa per l'apertura del Sinodo dei Vescovi e proclamazione a "Dottore della Chiesa" di San Giovanni D'Avila e di Santa Ildegarda di Bingen (7 ottobre 2012).
Il testo integrale, che tutti noi dobbiamo riscoprire, è consultabile qui.



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4 commenti:

Arcangela ha detto...

Benedetto anche il 2 luglio 2006"La famiglia è un organismo vivente, nel quale si realizza una reciproca circolazione di doni. L'importante è che non manchi mai la Parola di Dio, che tiene viva la fiamma della fede"
Arcangela

laura ha detto...

da leggere, soprattuto nella parte finale:http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350720
Ma mai che proclami a voce alta la dottrina della Chiesa sui punti e nei momenti in cui lo scontro si fa incandescente.

Ha taciuto ora che in Belgio è stata consentita per legge l'eutanasia dei bambini. Si tiene appartato dai milioni di cittadini di ogni fede che in Francia e in altri paesi si oppongono alla dissoluzione dell'idea di famiglia fatta di padre, madre e figli. È restato in silenzio dopo l'inaudito affronto del rapporto dell'ONU.

Con ciò egli si prefigge di spuntare le armi al nemico. Di sconfiggerlo con la popolarità immensa della sua figura di pastore della misericordia di Dio.

C'è un attacco alla Chiesa di tipo giacobino, in Francia e altrove, che semplicemente la vuole estromettere dal consorzio civile.

Ma c'è anche un attacco più sottile, che si ammanta di consenso a una Chiesa rifatta nuova, aggiornata, al passo con i tempi. C'è anche questo nella popolarità di Francesco, un papa "come mai prima ce n'erano stati", finalmente "uno di noi", modellato col copia e incolla di sue frasi aperte, polivalenti.

Contro il suo predecessore Benedetto XVI questa astuzia mondana non poteva essere esercitata. Lui, il mite, preferiva il conflitto in campo aperto, col coraggio del sì sì no no, "opportune et importune", come a Ratisbona, quando tolse il velo alle radici teologiche del legame tra fede e violenza nell'islam, e poi ancora sulle questioni "non negoziabili". Per questo il mondo fu così feroce con lui.

Anonimo ha detto...

http://ilpapaemerito.blogspot.it/2014/02/lelogio-della-verita.html

Luisa ha detto...

Segnalo l`articolo di Magister:

Il doppio gioco del diavolo, pro e contro papa Francesco

Questa la sua conclusione:

"C'è un attacco alla Chiesa di tipo giacobino, in Francia e altrove, che semplicemente la vuole estromettere dal consorzio civile.
Ma c'è anche un attacco più sottile, che si ammanta di consenso a una Chiesa rifatta nuova, aggiornata, al passo con i tempi. C'è anche questo nella popolarità di Francesco, un papa "come mai prima ce n'erano stati", finalmente "uno di noi", modellato col copia e incolla di sue frasi aperte, polivalenti.
Contro il suo predecessore Benedetto XVI questa astuzia mondana non poteva essere esercitata. Lui, il mite, preferiva il conflitto in campo aperto, col coraggio del sì sì no no, "opportune et importune", come a Ratisbona, quando tolse il velo alle radici teologiche del legame tra fede e violenza nell'islam, e poi ancora sulle questioni "non negoziabili". Per questo il mondo fu così feroce con lui.
Con Francesco è diverso. Altra partita. Ma nemmeno lui sa come il gioco proseguirà, ora che si fa più duro."


http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350720