martedì 6 gennaio 2015

Benedetto XVI: La Chiesa è santa, ma formata da uomini e donne con i loro limiti e i loro errori (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma possiamo ritornare a leggere ed ascoltare una vera "chicca".
Il 6 gennaio 2006 Benedetto XVI tenne una splendida omelia in occasione della Solennità dell'Epifania del Signore. Il testo è consultabile qui.


In particolare:


"L'Epifania è mistero di luce, simbolicamente indicata dalla stella che guidò il viaggio dei Magi. La vera sorgente luminosa, il "sole che sorge dall'alto" (Lc 1, 78), è però Cristo. Nel mistero del Natale, la luce di Cristo si irradia sulla terra, diffondendosi come a cerchi concentrici. Anzitutto sulla santa Famiglia di Nazaret: la Vergine Maria e Giuseppe sono illuminati dalla divina presenza del Bambino Gesù. La luce del Redentore si manifesta poi ai pastori di Betlemme, i quali, avvertiti dall'angelo, accorrono subito alla grotta e vi trovano il "segno" loro preannunciato: un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia (cfr Lc 2, 12). I pastori, insieme con Maria e Giuseppe, rappresentano quel "resto d'Israele", i poveri, gli anawim, ai quali è annunciata la Buona Novella. Il fulgore di Cristo raggiunge infine i Magi, che costituiscono le primizie dei popoli pagani. Restano in ombra i palazzi del potere di Gerusalemme, dove la notizia della nascita del Messia viene recata paradossalmente proprio dai Magi, e suscita non gioia, ma timore e reazioni ostili. Misterioso disegno divino: "la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie"".


"Nella liturgia del Tempo di Natale ricorre spesso, come ritornello, questo versetto del Salmo 97: "Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia" (v. 2). Sono parole che la Chiesa utilizza per sottolineare la dimensione "epifanica" dell'Incarnazione: il farsi uomo del Figlio di Dio, il suo entrare nella storia è il momento culminante dell'autorivelazione di Dio a Israele e a tutte le genti. Nel Bambino di Betlemme Dio si è rivelato nell'umiltà della "forma umana", nella "condizione di servo", anzi di crocifisso (cfr Fil 2, 6-8). È il paradosso cristiano. Proprio questo nascondimento costituisce la più eloquente "manifestazione" di Dio: l'umiltà, la povertà, la stessa ignominia della Passione ci fanno conoscere come Dio è veramente".


"Nel contesto liturgico dell'Epifania si manifesta anche il mistero della Chiesa e la sua dimensione missionaria. Essa è chiamata a far risplendere nel mondo la luce di Cristo, riflettendola in se stessa come la luna riflette la luce del sole. Nella Chiesa hanno trovato compimento le antiche profezie riferite alla città santa Gerusalemme, come quella stupenda di Isaia che abbiamo ascoltato poc'anzi: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce... Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere" (Is 60, 1-3). Questo dovranno realizzare i discepoli di Cristo: ammaestrati da Lui a vivere nello stile delle Beatitudini, dovranno attrarre, mediante la testimonianza dell'amore, tutti gli uomini a Dio: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5, 16). Ascoltando queste parole di Gesù, noi, membri della Chiesa, non possiamo non avvertire tutta l'insufficienza della nostra condizione umana, segnata dal peccato. La Chiesa è santa, ma formata da uomini e donne con i loro limiti e i loro errori. È Cristo, Lui solo, che donandoci lo Spirito Santo può trasformare la nostra miseria e rinnovarci costantemente. È Lui la luce delle genti, lumen gentium, che ha scelto di illuminare il mondo mediante la sua Chiesa (cfr Conc. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 1)".

2 commenti:

Arcangela ha detto...

Solo Benedetto, con la finezza del teologo e con l'afflato del pastore universale, ci ha offerto per sempre un fulgido esempio di fede e fedeltà verso la Chiesa.
Arcangela

vighi ha detto...

Queste omelie il cui centro è Cristo, la sua magnificenza, quel radicale ancorarsi alla Chiesa e alla sua profetica missione mi ricordano quanto siamo stati fortunati ad avere un Papa come Benedetto. Ogni tanto il passare del tempo affievolisce questa consapevolezza poi basta rileggere una qualsiasi sua omelia o scritto ed ecco rispuntare la grande emozione e la grande felicità di aver incontrato Gesù. Non so leggendo queste parole mette una serenità e scende una pace nel cuore che stride con la confusione che ormai regna da quasi due anni. Mi sembra di vederci la vera misericordia di Dio e non quella che va di moda ora, quella misericordia di Dio che pur sapendo che la sua Chiesa è fatta di uomini e donne con limiti evidenti non l’abbandona ma anzi l’aiuta a trovare la via per avvicinarsi a Lui.
Quello che mi vene voglia di fare leggendo queste parole e stare nel silenzio e cercare l’incontro con il Signore.
Grazie a Gemma e Raffaella per la riproposta continua del magistero di questo grande Papa, continuate perché ce ne è sempre di bisogno. Saluti Vighi