mercoledì 30 settembre 2015

Alessandro Gnocchi:ciò che conta per questa chiesa è andare in prima pagina e nelle aperture dei tg (Pistelli)

Clicca qui per leggere l'intervista.

Benedetto XVI e la religiosità di routine per cui il messaggio di Gesù è un disturbo (Friburgo 2011)



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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una vera e propria pietra miliare.
Il 25 settembre 2011, in occasione del suo Viaggio Apostolico in Germania, Benedetto XVI tenne una monumentale omelia a Friburgo. Da leggere ed ascoltare all'infinito (soprattutto preti e vescovi).
Il testo si trova qui.

In particolare:

"Ci sono teologi che, di fronte a tutte le cose terribili che avvengono oggi nel mondo, dicono che Dio non possa essere affatto onnipotente. Di fronte a questo, noi professiamo Dio, l’Onnipotente, il Creatore del cielo e della terra. E noi siamo lieti e riconoscenti che Egli sia onnipotente. Ma dobbiamo, al contempo, renderci conto che Egli esercita il suo potere in maniera diversa da come noi uomini siamo soliti fare. Egli stesso ha posto un limite al suo potere, riconoscendo la libertà delle sue creature. Noi siamo lieti e riconoscenti per il dono della libertà. Tuttavia, quando vediamo le cose tremende, che a causa di essa avvengono, ci spaventiamo. Fidiamoci di Dio, il cui potere si manifesta soprattutto nella misericordia e nel perdono. 

E siamo certi, cari fedeli: Dio desidera la salvezza del suo popolo. Desidera la nostra salvezza, la mia salvezza, la salvezza di ciascuno. Sempre, e soprattutto in tempi di pericolo e di cambiamento radicale, Egli ci è vicino e il suo cuore si commuove per noi, si china su di noi. Affinché il potere della sua misericordia possa toccare i nostri cuori, ci vuole l’apertura a Lui, ci vuole la libera disponibilità di abbandonare il male, di alzarsi dall’indifferenza e di dare spazio alla sua Parola. Dio rispetta la nostra libertà. Egli non ci costringe. Egli attende il nostro “sì” e lo mendica, per così dire.


Gesù nel Vangelo riprende questo tema fondamentale della predicazione profetica. Racconta la parabola dei due figli che sono invitati dal padre a lavorare nella vigna. Il primo figlio rispose: “«Non ne ho voglia»; ma poi, pentitosi, ci andò” (Mt 21,29). L’altro, invece, disse al padre: “«Sì, signore», ma non andò” (Mt 21,30). Alla domanda di Gesù, chi dei due abbia compiuto la volontà del padre, gli ascoltatori giustamente rispondono: “Il primo” (Mt 21,31)

Il messaggio della parabola è chiaro: non contano le parole, ma l’agire, le azioni di conversione e di fede. Gesù – lo abbiamo sentito - rivolge questo messaggio ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo di Israele, cioè agli esperti di religione del suo popolo. Essi, prima, dicono “sì” alla volontà di Dio. Ma la loro religiosità diventa routine, e Dio non li inquieta più. Per questo avvertono il messaggio di Giovanni Battista e il messaggio di Gesù come un disturbo. 

Così, il Signore conclude la sua parabola con parole drastiche: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli” (Mt 21,31-32). Tradotta nel linguaggio del tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei loro peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli “di routine”, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato da questo, dalla fede.

Così, la parola deve far riflettere molto, anzi, deve scuotere tutti noi. Questo, però, non significa affatto che tutti coloro che vivono nella Chiesa e lavorano per essa siano da valutare come lontani da Gesù e dal Regno di Dio. Assolutamente no! No, piuttosto è questo il momento per dire una parola di profonda gratitudine ai tanti collaboratori impiegati e volontari, senza i quali la vita nelle parrocchie e nell’intera Chiesa sarebbe impensabile. 

La Chiesa in Germania ha molte istituzioni sociali e caritative, nelle quali l’amore per il prossimo viene esercitato in una forma anche socialmente efficace e fino ai confini della terra. A tutti coloro che si impegnano nella Caritas tedesca o in altre organizzazioni, oppure che mettono generosamente a disposizione il loro tempo e le loro forze per incarichi di volontariato nella Chiesa, vorrei esprimere, in questo momento, la mia gratitudine e il mio apprezzamento. Tale servizio richiede innanzitutto una competenza oggettiva e professionale. 

Ma nello spirito dell’insegnamento di Gesù ci vuole di più: il cuore aperto, che si lascia toccare dall’amore di Cristo, e così dà al prossimo, che ha bisogno di noi, più che un servizio tecnico: l’amore, in cui all’altro si rende visibile il Dio che ama, Cristo. 

Allora interroghiamoci, anche a partire dal Vangelo di oggi: come è il mio rapporto personale con Dio, nella preghiera, nella partecipazione alla Messa domenicale, nell’approfondimento della fede mediante la meditazione della Sacra Scrittura e lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica? Cari amici, il rinnovamento della Chiesa, in ultima analisi, può realizzarsi soltanto attraverso la disponibilità alla conversione e attraverso una fede rinnovata.
Nel Vangelo di questa Domenica - lo abbiamo visto - si parla di due figli, dietro i quali, però, ne sta, in modo misterioso, un terzo. Il primo figlio dice di sì, ma non fa ciò che gli è stato ordinato. Il secondo figlio dice di no, ma compie poi la volontà del padre. Il terzo figlio dice di “sì” e fa anche ciò che gli viene ordinato. Questo terzo figlio è il Figlio unigenito di Dio, Gesù Cristo, che ci ha tutti riuniti qui. Gesù, entrando nel mondo, ha detto: “Ecco, io vengo […] per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7). Questo “sì”, Egli non l’ha solo pronunciato, ma l’ha compiuto e sofferto fin dentro la morte. Nell’inno cristologico della seconda lettura si dice: “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2, 6-8). In umiltà ed obbedienza, Gesù ha compiuto la volontà del Padre, è morto sulla croce per i suoi fratelli e le sue sorelle - per noi - e ci ha redenti dalla nostra superbia e caparbietà. Ringraziamolo per il suo sacrificio, pieghiamo le ginocchia davanti al suo Nome e proclamiamo insieme con i discepoli della prima generazione: “Gesù Cristo è il Signore – a gloria di Dio Padre” (Fil 2,10).

La vita cristiana deve misurarsi continuamente su Cristo: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5), scrive san Paolo nell’introduzione all’inno cristologico. E qualche versetto prima, egli già ci esorta: “Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi” (Fil 2,1-2). Come Cristo era totalmente unito al Padre ed obbediente a Lui, così i suoi discepoli devono obbedire a Dio ed avere un medesimo sentire tra loro. Cari amici, con Paolo oso esortarvi: rendete piena la mia gioia con l’essere saldamente uniti in Cristo! La Chiesa in Germania supererà le grandi sfide del presente e del futuro e rimarrà lievito nella società, se i sacerdoti, le persone consacrate e i laici credenti in Cristo, in fedeltà alla propria vocazione specifica, collaborano in unità; se le parrocchie, le comunità e i movimenti si sostengono e si arricchiscono a vicenda; se i battezzati e cresimati, in unione con il Vescovo, tengono alta la fiaccola di una fede inalterata e da essa lasciano illuminare le loro ricche conoscenze e capacità. La Chiesa in Germania continuerà ad essere una benedizione per la comunità cattolica mondiale, se rimane fedelmente unita con i Successori di san Pietro e degli Apostoli, se cura in molteplici modi la collaborazione con i Paesi di missione e si lascia anche “contagiare” in questo dalla gioia nella fede delle giovani Chiese.

Con l’esortazione all’unità, Paolo collega il richiamo all’umiltà. Egli dice: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi,  con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri” (Fil 2,3-4). 

L’esistenza cristiana è una pro-esistenza: un esserci per l’altro, un impegno umile per il prossimo e per il bene comune. Cari fedeli, l’umiltà è una virtù che nel mondo di oggi e, in genere, di tutti i tempi, non gode di grande stima. Ma i discepoli del Signore sanno che questa virtù è, per così dire, l’olio che rende fecondi i processi di dialogo, possibile la collaborazione e cordiale l’unità.Humilitas, la parola latina per “umiltà”, ha a che fare con humus, cioè con l’aderenza alla terra, alla realtà. Le persone umili stanno con ambedue i piedi sulla terra. Ma soprattutto ascoltano Cristo, la Parola di Dio, la quale rinnova ininterrottamente la Chiesa ed ogni suo membro.

Chiediamo a Dio il coraggio e l’umiltà di camminare sulla via della fede, di attingere alla ricchezza della sua misericordia e di tenere fisso lo sguardo su Cristo, la Parola che fa nuove tutte le cose, che per noi è “la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), che è il nostro futuro. Amen".

martedì 29 settembre 2015

Lo ripetiamo perchè sia chiaro ancora una volta: il campione della lotta contro la pedofilia è Joseph Ratzinger!

Articoli come questo non sono accettabili!
Ancora una volta ribadiamo che il campione della lotta antiabusi è Joseph Ratzinger e i tentativi di riscrivere la storia si scontrano con la dura (per alcuni) realtà dei fatti.
Il nome di Maciel dice qualcosa? I nomi dei vescovi costretti a dimettersi?
Vedremo al sinodo se tutti gli invitati si presenteranno nonostante quanto accaduto in passato...
R.

LE DECISIONI E L'ESEMPIO DI PAPA BENEDETTO XVI NEL COMBATTERE LA PIAGA DELLA PEDOFILIA NELLA CHIESA. CRONOLOGIA

Ratzinger non poté “né vendere né comprare” (Blondet). Lo strano caso dei bancomat bloccati e sbloccati dopo le dimissioni (Raffaella)

Clicca qui per leggere l'articolo.
Grazie a tutti per la segnalazione.
Non so se la ricostruzione operata da Blondet corrisponda al vero (non mi stupisco più di nulla...) per cui resto in attesa di conferme e/o smentite.
Una cosa però è stranissima e non lo è da ora ma dal febbraio 2013: come mai le transazioni ed i bancomat del Vaticano sono stati bloccati e poi magicamente sbloccati non dopo una profonda riforma dello Ior (peraltro mai avvenuta) ma immediatamente dopo l'annuncio delle dimissioni di Papa Benedetto?
Se il Vaticano non era in regola che senso aveva sbloccare le transazioni "sulla fiducia"?
Domande, dubbi, perplessità che continuano inesorabilmente ad accumularsi mentre la cappa mediatica pensa di distrarre l'attenzione dei pensanti parlando d'altro...
R.

sabato 26 settembre 2015

I biografi di Danneels ritrattano quanto scritto sul gruppo di San Gallo nella biografia AUTORIZZATA dell'ex primate?

Clicca qui per leggere il commento di Pentin segnalatoci da Mariateresa. Qui una traduzione sommaria.
Ritrattano i biografi ma i cardinali (l'interessato e quelli citati) tacciono? E come spiegare il video in cui Danneels stesso ammette l'esistenza del gruppo antiRatzinger?
Mah...riprovate con la smentita. Forse sarete più fortunati.
La prova del nove sarà al sinodo. Curiosa di vedere chi si presenterà...
R.

venerdì 25 settembre 2015

Una biografia sul belga Danneels svela le riunioni di un gruppo di porporati per eliminare Raztinger e far eleggere Bergoglio (Riva)

Clicca qui per leggere l'articolo.
Ai tempi di Ratzinger biografie come questa avrebbero riempito le prime pagine di siti e giornaloni.
Brezza di primavera...solito tanfo mediatico!
Altro che vecchiette e scarpe rosse...

La goccia che fa traboccare il vaso! Godfried Danneels (cardinale!) ammette candidamente di aver fatto parte di una "cordata" contro Benedetto XVI

Clicca qui per leggere l'articolo di Pentin. Qui una traduzione sommaria.
Grazie a tutti per la segnalazione.
Diciamo che questa è la goccia che fa traboccare il mio vaso personale o, se vogliamo, la corda si è spezzata. Diciamo anche che già ieri si era seriamente sfilacciata quando ad un telegiornale ho sentito parlare di scarpe rosse...
La notizia riportata però è di quelle che non si possono ignorare e che personalmente rafforza in me ciò che penso dal 2013.
Avrei voluto avere la prova di essermi sbagliata. Purtroppo ora ho la prova di avere sempre avuto ragione. E lo scrivo senza arroganza ma dolorosamente.
Godfried Danneels, ex primate del Belgio, ammette candidamente di avere fatto parte di una "cordata" (eufemismo! Pentin usa ben altra espressione) contro Benedetto XVI.
Chi mi conosce sa quanta "stima" io abbia sempre nutrito verso questo porporato per cui non è necessario dire altro. Mi limito a ricordare che colui che oggi è considerato fra i massimi consiglieri del nuovo corso non era così osannato nel 2010 e nemmeno nel 2013, alla vigilia del Conclave. Clicca qui e qui per i dettagli.
Non siamo di fronte a gossip o a indiscrezioni visto che è Danneels stesso ad ammettere l'esistenza della cordata facendo nomi e cognomi.
Lo conosciamo tutti il famoso detto "i nemici dei miei nemici sono miei amici"...beh...non calza a pennello in questo caso? E non è forse vero che 2+2 in fondo è sempre uguale a 4?
Mi dispiace molto per Papa Benedetto, per quanto ha sopportato e per la sua sofferenza. Posso dirlo? Mi rincresce anche per la sua eccessiva bontà e in fondo per la sua ingenuità nel pensare che tutti siano limpidi e splendidamente devoti come lui.
Penso che ormai il quadro sia abbastanza chiaro. Non mi si chieda di avere rispetto per chi ha fatto del male e remato contro Papa Benedetto.
Ciascuno faccia le sue riflessioni e tiri le somme.
Mi sento persino meglio...un po' come quando, a scuola, un'espressione matematica risultava esatta o una versione di latino (le desinenze...queste sconosciute!) aveva senso compiuto.
Si sfugge a tutto ma non alla propria coscienza intesa come la voce di Dio che ci parla...
R.

Vedi anche:

L'elezione di Bergoglio è stato il frutto di riunioni segrete che cardinali e vescovi hanno tenuto per anni in Svizzera (Tosatti)

Conclave, il divieto di lasciarsi suggestionare dai media e dalla ricerca della popolarità (Universi Dominici Gregis)

Conclave, il divieto delle capitolazioni (Universi Dominici Gregis)

Conclave, il divieto di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere (Universi Dominici Gregis)

Conclave, il divieto di ingerenza nell'elezione del Papa e la scomunica latae sententiae (Universi Dominici Gregis)

Conclave. Il divieto delle "conventicole private" mentre il Pontefice regnante è in vita (Universi Dominici Gregis)

Conclave, il divieto di lasciarsi suggestionare dai media e dalla ricerca della popolarità (Universi Dominici Gregis)

CAPITOLO VI

CIÒ CHE SI DEVE OSSERVARE O EVITARE NELL'ELEZIONE DEL SOMMO PONTEFICE

...

83. Con la stessa insistenza dei miei Predecessori, esorto vivamente i Cardinali elettori a non lasciarsi guidare, nell'eleggere il Pontefice, da simpatia o avversione, o influenzare dal favore o dai personali rapporti verso qualcuno, o spingere dall'intervento di persone autorevoli o di gruppi di pressione, o dalla suggestione dei mezzi di comunicazione sociale, da violenza, da timore o da ricerca di popolarità. Ma, avendo dinanzi agli occhi unicamente la gloria di Dio ed il bene della Chiesa, dopo aver implorato il divino aiuto, diano il loro voto a colui che anche fuori del Collegio Cardinalizio avranno giudicato idoneo più degli altri a reggere con frutto e utilità la Chiesa universale.

(Dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis circa la vacanza della Sede Apostolica e l'elezione del Romano Pontefice, Giovanni Paolo II)

Conclave, il divieto delle capitolazioni (Universi Dominici Gregis)

CAPITOLO VI

CIÒ CHE SI DEVE OSSERVARE O EVITARE NELL'ELEZIONE DEL SOMMO PONTEFICE

...

82. Parimenti, vieto ai Cardinali di fare, prima dell'elezione, capitolazioni, ossia di prendere impegni di comune accordo, obbligandosi ad attuarli nel caso che uno di loro sia elevato al Pontificato. Anche queste promesse, qualora in realtà fossero fatte, sia pure sotto giuramento, le dichiaro nulle e invalide.

(Dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis circa la vacanza della Sede Apostolica e l'elezione del Romano Pontefice, Giovanni Paolo II)

Conclave, il divieto di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere (Universi Dominici Gregis)

CAPITOLO VI

CIÒ CHE SI DEVE OSSERVARE O EVITARE NELL'ELEZIONE DEL SOMMO PONTEFICE

...

81. I Cardinali elettori si astengano, inoltre, da ogni forma di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere, che li possano costringere a dare o a negare il voto ad uno o ad alcuni. Se ciò in realtà fosse fatto, sia pure sotto giuramento, decreto che tale impegno sia nullo e invalido e che nessuno sia tenuto ad osservarlo; e fin d'ora commino la scomunica latae sententiae ai trasgressori di tale divieto. Non intendo, tuttavia, proibire che durante la Sede Vacante ci possano essere scambi di idee circa l'elezione.

(Dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis circa la vacanza della Sede Apostolica e l'elezione del Romano Pontefice, Giovanni Paolo II)

Conclave, il divieto di ingerenza nell'elezione del Papa e la scomunica latae sententiae (Universi Dominici Gregis)

CAPITOLO VI

CIÒ CHE SI DEVE OSSERVARE O EVITARE NELL'ELEZIONE DEL SOMMO PONTEFICE

...

80. Allo stesso modo, voglio ribadire ciò che fu sancito dai miei Predecessori, allo scopo di escludere ogni intervento esterno nell'elezione del Sommo Pontefice
Perciò nuovamente, in virtù di santa obbedienza e sotto pena di scomunica latae sententiae*, proibisco a tutti e singoli i Cardinali elettori, presenti e futuri, come pure al Segretario del Collegio dei Cardinali ed a tutti gli altri aventi parte alla preparazione ed alla attuazione di quanto è necessario per l'elezione, di ricevere, sotto qualunque pretesto, da qualsivoglia autorità civile l'incarico di proporre il veto, o la cosiddetta esclusiva, anche sotto forma di semplice desiderio, oppure di palesarlo sia all'intero Collegio degli elettori riunito insieme, sia ai singoli elettori, per iscritto o a voce, sia direttamente e immediatamente sia indirettamente o a mezzo di altri, sia prima dell'inizio dell'elezione che durante il suo svolgimento. 
Tale proibizione intendo sia estesa a tutte le possibili interferenze, opposizioni, desideri, con cui autorità secolari di qualsiasi ordine e grado, o qualsiasi gruppo umano o singole persone volessero ingerirsi nell'elezione del Pontefice.

(Dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis circa la vacanza della Sede Apostolica e l'elezione del Romano Pontefice, Giovanni Paolo II)

* Scomunica latae sententiae: è la scomunica automatica, senza bisogno della dichiarazione di una Autorità.

Conclave. Il divieto delle "conventicole private" mentre il Pontefice regnante è in vita (Universi Dominici Gregis)

CAPITOLO VI

CIÒ CHE SI DEVE OSSERVARE O EVITARE NELL'ELEZIONE DEL SOMMO PONTEFICE

...

79. Confermando pure le prescrizioni dei Predecessori, proibisco a chiunque, anche se insignito della dignità del Cardinalato, di contrattare, mentre il Pontefice è in vita e senza averlo consultato, circa l'elezione del suo Successore, o promettere voti, o prendere decisioni a questo riguardo in conventicole private.

(Dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis circa la vacanza della Sede Apostolica e l'elezione del Romano Pontefice, Giovanni Paolo II)

mercoledì 23 settembre 2015

Card. Sarah: il Pontificato di Benedetto XVI assomiglia a un magnifico libro aperto verso il cielo, una meravigliosa intelligenza rivolta verso Dio solo

Su segnalazione della nostra Gemma leggiamo una frase contenuta nel libro del card. Sarah a proposito di Benedetto XVI:

"Spesso, pensando a Benedetto XVI, sento questa frase di san Paolo e Timoteo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede» (2Tm4,7). Credo che questo successore di Pietro sia stato al centro di tante battaglie, di tutto ciò che poteva donare alla Chiesa e ai fedeli nell'ordine spirituale, umano, teologico, intellettuale. In fondo, questo pontificato assomiglia a un magnifico libro aperto verso il cielo, una meravigliosa intelligenza rivolta verso Dio solo. Joseph Ratzinger ha sempre avuto l'umiltà dei figli di san Benedetto, riassunta dal motto "Ora et labora". "Quaerere Deum", cercare Dio, è la vera sintesi del pontificato di Benedetto XVI".

Da: Dio o niente, Robert Sarah 
Conversazione sulla fede con Nicolas Diat
Cantagalli Ed.

lunedì 21 settembre 2015

Il rapporto fra Arte e Preghiera spiegato da Benedetto XVI (YouTube)



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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo una vera pietra miliare del Pontificato di Joseph Ratzinger.
Il 31 agosto 2011, in occasione dell'udienza generale tenutasi a Castel Gandolfo, Benedetto XVI spiegò in modo sublime il rapporto fra arte e preghiera. L'intera riflessione è consultabile qui.

In particolare:

" Il Signore stesso ci offre molte occasioni perché ci ricordiamo di Lui. Oggi vorrei soffermarmi brevemente su uno di questi canali che possono condurci a Dio ed essere anche di aiuto nell’incontro con Lui: è la via delle espressioni artistiche, parte di quella “via pulchritudinis” – “via della bellezza” - di cui ho parlato più volte e che l’uomo d’oggi dovrebbe recuperare nel suo significato più profondo. 

Forse vi è capitato qualche volta davanti ad una scultura, ad un quadro, ad alcuni versi di una poesia, o ad un brano musicale, di provare un’intima emozione, un senso di gioia, di percepire, cioè, chiaramente che di fronte a voi non c’era soltanto materia, un pezzo di marmo o di bronzo, una tela dipinta, un insieme di lettere o un cumulo di suoni, ma qualcosa di più grande, qualcosa che “parla”, capace di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l’animo. Un’opera d’arte è frutto della capacità creativa dell’essere umano, che si interroga davanti alla realtà visibile, cerca di scoprirne il senso profondo e di comunicarlo attraverso il linguaggio delle forme, dei colori, dei suoni. L’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede, manifesta la sete e la ricerca dell’infinito. Anzi, è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano. E un’opera d’arte può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendoci verso l’alto.

Ma ci sono espressioni artistiche che sono vere strade verso Dio, la Bellezza suprema, anzi sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui, nella preghiera. Si tratta delle opere che nascono dalla fede e che esprimono la fede".

"Cari amici, vi invito a riscoprire l’importanza di questa via anche per la preghiera, per la nostra relazione viva con Dio. Le città e i paesi in tutto il mondo racchiudono tesori d’arte che esprimono la fede e ci richiamano al rapporto con Dio. La visita ai luoghi d’arte, allora, non sia solo occasione di arricchimento culturale - anche questo - ma soprattutto possa diventare un momento di grazia, di stimolo per rafforzare il nostro legame e il nostro dialogo con il Signore, per fermarsi a contemplare - nel passaggio dalla semplice realtà esteriore alla realtà più profonda che esprime - il raggio di bellezza che ci colpisce, che quasi ci “ferisce” nell’intimo e ci invita a salire verso Dio".

domenica 20 settembre 2015

Invitare Benedetto XVI a parlare al Sinodo? No...chiesa e cattolici non ne hanno il diritto! (Raffaella)

Clicca qui per leggere l'articolo di Antonio Socci.
Grazie a tutti per la segnalazione :-)
Come ha scritto giustamente MedievAle non è giusto coinvolgere il Papa Emerito che ha scelto di vivere in preghiera.
La chiesa (minuscolo) ed i cattolici hanno avuto ben otto anni per apprezzare gli interventi e l'intelletto fine e geniale di Benedetto XVI.
Non tutti hanno saputo apprezzare e, in un certo senso, approfittare della fortuna di essere contemporanei di uno dei più grandi teologi (e Papi) che la Chiesa abbia avuto.
Perché chiedere al Papa Emerito di esporsi ANCORA e personalmente?
Ricordiamoci che Joseph Ratzinger è stato il comodo parafulmine per tutti e per tutto prima, durante e dopo il suo Pontificato. Ora BASTA!
Ciascuno si assuma le proprie responsabilità, prenda coraggio e si attivi in prima persona senza nascondersi dietro ad altri.
Capisco il ragionamento di Socci ma non condivido l'idea di costringere Benedetto ad intervenire quando praticamente nessuno fra gli altissimi lorsignori prelati si è scomodato a difenderlo in passato.
Ripenso al giorno di chiusura degli esercizi spirituali in Vaticano nel 2013 (dopo l'annuncio della rinuncia al Pontificato e prima della conclusione della stesso).
Ci saremmo aspettati che la curia chiedesse umilmente perdono al Papa per non avergli dato sostegno ed averlo spesso utilizzato come comodo parafulmine. Nulla di tutto ciò...solo parole di circostanza.
Sembrava quasi che lorsignori (o molti di loro) fossero addirittura sollevati per l'annuncio delle dimissioni.
Per non parlare dei "lecchinaggi" (scusate il francesismo) consumati insieme agli applausi verso il "nuovo" corso.
Ora i consensi calano, le folle non accorrono più tanto numerose, si levano le voci critiche e qualcuno forse realizza che forse si stava meglio quando si pensava di stare peggio.
E allora? Che vogliono questi signori? Escano dal vicolo cieco ma ci facciano un favore; si scordino di usare per l'ennesima volta Joseph Ratzinger.
R.

sabato 12 settembre 2015

12 settembre 2006: lectio di Ratisbona. 12 settembre 2008: discorso al Collège des Bernardins di Parigi



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Cari amici, il 12 settembre e' una data molto importante per il Pontificato di Benedetto XVI perché, a due anni di distanza, tenne due discorsi storici, due pietre miliari per la chiesa: il 12 settembre 2006 ci fu la lectio magistralis di Ratisbona (clicca qui per leggere il testo) e il 12 settembre 2008 il Papa pronunciò il bellissimo discorso al Collège des Bernardins di Parigi (clicca qui per leggere il testo).
Grazie alla nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo i due interventi.
R.

venerdì 11 settembre 2015

11 settembre 2001-11 settembre 2015. La preghiera di Benedetto XVI a Ground Zero

Cari amici, oggi è il giorno del ricordo di uno dei fatti più sanguinosi dell'umanità: gli attentati dell'11 settembre 2001. Nessuno potrà e dovrà mai dimenticare quei fatti ed è giusto farne memoria ogni volta che è possibile.
Il 20 aprile 2008, in occasione del suo Viaggio Apostolico negli Stati Uniti, Benedetto XVI si recò a Ground Zero per recitare una preghiera in memoria delle migliaia di vittime di quella tragica mattinata di settembre.
Rileggiamo e preghiamo con Papa Benedetto.
R.

PREGHIERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI


Ground Zero, New York
Domenica, 20 aprile 2008



O Dio dell’amore, della compassione e della riconciliazione,
rivolgi il Tuo sguardo su di noi, popolo di molte fedi e tradizioni diverse,
che siamo riuniti oggi in questo luogo,
scenario di incredibile violenza e dolore.


Ti chiediamo nella Tua bontà
di concedere luce e pace eterna
a tutti coloro che sono morti in questo luogo—
i primi eroici soccorritori:
i nostri vigili del fuoco, agenti di polizia,
addetti ai servizi di emergenza e personale della Capitaneria di Porto,
insieme a tutti gli uomini e le donne innocenti,
vittime di questa tragedia
solo perché il loro lavoro e il loro servizio
li ha portati qui l’11 settembre 2001.

Ti chiediamo, nella Tua compassione
di portare la guarigione a coloro i quali,
a causa della loro presenza qui in quel giorno,
soffrono per le lesioni e la malattia.
Guarisci, anche la sofferenza delle famiglie ancora in lutto
e di quanti hanno perso persone care in questa tragedia.
Concedi loro la forza di continuare a vivere con coraggio e speranza.

Ricordiamo anche coloro
che hanno trovato la morte, i feriti e quanti hanno perso i loro cari
in quello stesso giorno al Pentagono e a Shanksville, in Pennsylvania.
I nostri cuori si uniscono ai loro
mentre la nostra preghiera abbraccia il loro dolore e la loro sofferenza.

Dio della pace, porta la Tua pace nel nostro mondo violento:
pace nei cuori di tutti gli uomini e le donne
e pace tra le Nazioni della terra.
Volgi verso il Tuo cammino di amore
coloro che hanno il cuore e la mente
consumati dall’odio.

Dio della comprensione,
sopraffatti dalla dimensione immane di questa tragedia,
cerchiamo la Tua luce e la Tua guida
mentre siamo davanti ad eventi così tremendi.
Concedi a coloro le cui vite sono state risparmiate
di poter vivere in modo che le vite perdute qui
non siano state perdute in vano.
Confortaci e consolaci,
rafforzaci nella speranza
e concedici la saggezza e il coraggio
di lavorare instancabilmente per un mondo
in cui pace e amore autentici regnino
tra le Nazioni e nei cuori di tutti.

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

martedì 8 settembre 2015

Benedetto XVI affida alla Vergine Maria tutte le mamme, sposate e non... (Cagliari 2008)



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Grazie alla nostra Gemma evidenziamo un passaggio fondamentale dell'Angelus recitato da Benedetto XVI presso il Santuario di Bonaria (7 settembre 2008).
In occasione dell'Angelus recitato sul Sagrato del Santuario di Nostra Signora di Bonaria (Cagliari), il 7 settembre 2008, Benedetto XVI affidò alla Vergine TUTTE le mamme, quelle che crescono i figli con i mariti e quelle che, per tanti motivi, sono sole.
Il testo integrale dell'Angelus si trova qui.

In particolare:

"Consapevoli del ruolo importante che Maria svolge nell’esistenza di ciascuno di noi, quali figli devoti ne festeggiamo quest’oggi la nascita. Quest’evento costituisce una tappa fondamentale per la Famiglia di Nazareth, culla della nostra redenzione; un evento che tutti ci riguarda, perché ogni dono che Dio ha concesso a Lei, la Madre, lo ha concesso pensando anche a ciascuno di noi, suoi figli. 

Perciò, con immensa riconoscenza, domandiamo a Maria, Madre del Verbo incarnato e Madre nostra, di proteggere ogni mamma terrena: quelle che, insieme col marito, educano i figli in un contesto familiare armonioso, e quelle che, per tanti motivi, si trovano sole ad affrontare un compito così arduo. Possano tutte svolgere con dedizione e fedeltà il loro quotidiano servizio nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per tutte la Madonna sia sostegno, conforto e speranza!"

Benedetto XVI a Bonaria: Lo spettacolo più bello che un popolo può offrire è quello della fede (YouTube)



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Cari Amici, oggi è la Festa della Natività di Maria e la nostra Gemma ha deciso di farci un bellissimo regalo ritrovando l'omelia pronunciata da Benedetto XVI a Bonaria nel 2008.
Il 7 settembre 2008, in occasione della sua visita in Sardegna, Benedetto XVI si recò al Santuario di Nostra Signora di Bonaria (Cagliari) dove tenne una bellissima omelia il cui testo è consultabile qui.

In particolare:

"Lo spettacolo più bello che un popolo può offrire è senz’altro quello della propria fede. In questo momento io tocco con mano una commovente manifestazione della fede che vi anima, e di questo voglio esprimervi subito la mia ammirazione".

"Siamo nel Giorno del Signore, la Domenica, ma – data la particolare circostanza – la liturgia della Parola ci ha proposto letture proprie delle celebrazioni dedicate alla Beata Vergine. Si tratta, in particolare, dei testi previsti per la festa della Natività di Maria, che da secoli è fissata all’8 settembre, data in cui a Gerusalemme fu consacrata la basilica costruita sopra la casa di sant’Anna, madre della Madonna".

"Il Vangelo, una pagina dell’apostolo Matteo, ci ha proposto proprio il racconto della nascita di Gesù. L’Evangelista, però, lo fa precedere dal resoconto della genealogia, che egli colloca all’inizio del suo Vangelo come un prologo. Pure qui il ruolo di Maria nella storia della salvezza risalta in tutta la sua evidenza: l’essere di Maria è totalmente relativo a Cristo, in particolare alla sua incarnazione. “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo” (Mt 1,16). Salta all’occhio la discontinuità che vi è nello schema della genealogia: non si legge “generò”, ma “Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo”. Proprio in questo si coglie la bellezza del disegno di Dio, che rispettando l’umano lo feconda dall’interno, facendo sbocciare dall’umile Vergine di Nazaret il frutto più bello della sua opera creatrice e redentrice. L’Evangelista pone poi sulla scena la figura di Giuseppe, il suo dramma interiore, la sua fede robusta e la sua esemplare rettitudine. Dietro i suoi pensieri e le sue deliberazioni c’è l’amore per Dio e la ferma volontà di obbedirgli. Ma come non sentire che il turbamento e quindi la preghiera e la decisione di Giuseppe sono mossi, al tempo stesso, dalla stima e dall’amore per la sua promessa sposa? La bellezza di Dio e quella di Maria sono, nel cuore di Giuseppe, inseparabili; egli sa che tra di esse non può esservi contraddizione; cerca in Dio la risposta e la trova nella luce della Parola e dello Spirito Santo: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi” (Mt 1,23; cfr Is 7,14).".

"Cari amici di Cagliari e della Sardegna, anche il vostro popolo, grazie alla fede in Cristo e mediante la spirituale maternità di Maria e della Chiesa, è stato chiamato ad inserirsi nella spirituale “genealogia” del Vangelo. In Sardegna il cristianesimo è arrivato non con le spade dei conquistatori o per imposizione straniera, ma è germogliato dal sangue dei martiri che qui hanno donato la loro vita come atto di amore verso Dio e verso gli uomini".

"So bene che Maria è nel vostro cuore. Dopo cent’anni vogliamo quest’oggi ringraziarLa per la sua protezione e rinnovarLe la nostra fiducia, riconoscendo in Lei la “Stella della nuova evangelizzazione”, alla cui scuola imparare come recare Cristo Salvatore agli uomini e alle donne contemporanei. Maria vi aiuti a portare Cristo alle famiglie, piccole chiese domestiche e cellule della società, oggi più che mai bisognose di fiducia e di sostegno sia sul piano spirituale che su quello sociale. Vi aiuti a trovare le opportune strategie pastorali per far sì che Cristo sia incontrato dai giovani, portatori per loro natura di nuovo slancio, ma spesso vittime del nichilismo diffuso, assetati di verità e di ideali proprio quando sembrano negarli. Vi renda capaci di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile. In tutti questi aspetti dell’impegno cristiano potete sempre contare sulla guida e sul sostegno della Vergine Santa. Affidiamoci pertanto alla sua materna intercessione.

Maria è porto, rifugio e protezione per il popolo sardo, che ha in sé la forza della quercia. Passano le tempeste e questa quercia resiste; infuriano gli incendi ed essa nuovamente germoglia; sopravviene la siccità ed essa vince ancora. Rinnoviamo dunque con gioia la nostra consacrazione ad una Madre tanto premurosa. Le generazioni dei Sardi, ne sono certo, continueranno a salire al Santuario di Bonaria per invocare la protezione della Vergine. Mai resterà deluso chi si affida a Nostra Signora di Bonaria, Madre misericordiosa e potente. Maria, Regina della Pace e Stella della speranza, intercedi per noi. Amen!"

martedì 1 settembre 2015

Lo splendido discorso di Benedetto XVI alle Clarisse all'arrivo alla “Fazenda da Esperança” di Guaratinguetá (2007)

Su segnalazione della nostra Gemma rileggiamo questo bellissimo discorso di Benedetto XVI:

Saluto di Benedetto XVI alle Clarisse all'arrivo alla “Fazenda da Esperança” di Guaratinguetá, 12 maggio 2007

"Lodato sii, mio Signore, per tutte le tue creature” – Con questo saluto all’Onnipotente e Buon Signore, il santo Poverello di Assisi riconosceva la bontà unica di Dio Creatore e la tenerezza, la forza e la bellezza che soavemente si espandono in tutte le creature, rendendole specchio dell’onnipotenza del Creatore.

Questo nostro incontro, carissime sorelle Figlie di Santa Chiara, in questa "Fazenda da Esperança", vuol essere la manifestazione di un gesto di affetto del Successore di Pietro alle sorelle di Clausura e anche una serena manifestazione di amore che echeggia su queste colline e valli della Catena della Mantiqueira e si diffonde su tutta la terra: «Non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono. Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola» (Sal 18,4-5). Da questo luogo le figlie di Santa Chiara proclamano: "Lodato sii, mio Signore, per tutte le tue creature!".

Dove la società non vede più alcun futuro o speranza, i cristiani sono chiamati ad annunziare la forza della Resurrezione: proprio qui, in questa "Fazenda da Esperança", dove risiedono tante persone, specie giovani, che cercano di superare il problema della droga, dell’alcool e della dipendenza dalle sostanze chimiche, si testimonia il Vangelo di Cristo in mezzo a una società consumistica lontana da Dio.


Com’è diversa la prospettiva del Creatore nella sua opera! Le suore Clarisse e gli altri Religiosi di clausura – che, nella vita contemplativa, scrutano la grandezza di Dio e scoprono anche la bellezza della creature – possono, con l’autore sacro, contemplare lo stesso Dio, estasiato, ammirato dinanzi alla sua opera, alla sua creatura amata: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona!» (Gn 1,31).

Quando il peccato entrò nel mondo e, con esso, la morte, la creatura amata di Dio - pur ferita - non perse totalmente la sua bellezza: al contrario, ricevette un amore più grande: "Felice colpa, che meritò di avere un così grande Redentore!" – proclama la Chiesa nella notte misteriosa e chiara di Pasqua (Exultet).


È il Cristo risuscitato che cura le ferite e salva i figli e le figlie di Dio, salva l’umanità dalla morte, dal peccato e dalla schiavitù delle passioni. La Pasqua di Cristo unisce cielo e terra. In questa "Fazenda da Esperança" si uniscono le preci delle Clarisse e il lavoro arduo della medicina e dell’ergoterapia per vincere le prigioni e rompere le catene delle droghe che fanno soffrire i figli amati di Dio.

Si ricompone così la bellezza delle creature che incanta e stupisce il loro Creatore. Questo è il Padre Onnipotente, l’unico la cui essenza è l’amore e la cui gloria è l’uomo vivente, come dice sant’Ireneo. Egli «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio» (Gv 3,16) per riprendere chi è caduto lungo il cammino, assalito e ferito dai ladri per la strada da Gerusalemme a Gerico. Sulle strade del mondo, Gesù "è la mano che il Padre tende ai peccatori; è il cammino per mezzo del quale giunge a noi la pace" (anafora eucaristica).
Sì, qui scopriamo che la bellezza delle creatura e l’amore di Dio sono inseparabili. Francesco e Chiara di Assisi scoprono anche questo segreto e propongono ai loro amati figli e figlie una sola cosa, e molto semplice: vivere il Vangelo. Questa è la loro norma di condotta e la loro regola di vita. Chiara lo espresse molto bene, quando disse alle sue consorelle: "Abbiate tra di voi, figlie mie, lo stesso amore con il quale Cristo vi ha amato" (Testamento).

È in questo amore che Fra Hans le invitò ad essere le garanti di tutto il lavoro svolto nella "Fazenda da Esperança". Con la forza della preghiera silenziosa, con i digiuni e le penitenze, le figlie di santa Chiara vivono il comandamento dell’amore per Dio e per il prossimo, nel gesto supremo di amare fino all’estremo.

Ciò significa che non bisogna mai perdere la speranza! Da qui il nome di quest’opera di Fra Hans: "Fazenda da Esperança". Bisogna infatti edificare, costruire la speranza, tessendo la tela di una società che, nello stendere i fili della vita, perde il vero senso della speranza. Questa perdita - secondo san Paolo - è una maledizione che la persona umana impone a se stessa: «persone senza cuore» (cfr Rm 1,31).

Carissime Sorelle, siate coloro che proclamano che «la speranza non delude» (Rm 5,5). Il dolore del Crocifisso, che pervase l’anima di Maria ai piedi della Croce, consoli tanti cuori materni e paterni che piangono di dolore per i loro figli ancora tossicodipendenti.


Annunziate col silenzio oblativo della preghiera, silenzio eloquente che il Padre ascolta; annunziate il messaggio dell’amore che vince il dolore, la droga e la morte. Annunziate Gesù Cristo, essere umano come noi, sofferente come noi, che prese su di sé i nostri peccati per liberarci da essi!

Fra poco inizieremo la V Conferenza Generale dell’Episcopato Latino Americano e dei Caraibi, nel Santuario di Aparecida, così vicino alla "Fazenda da Esperança". Confido anche nelle vostre preghiere, affinché i nostri popoli abbiano vita in Gesù Cristo e tutti noi siamo suoi discepoli e missionari. Supplico Maria - la Madre Aparecida, la Vergine di Nazaret – che, nella sequela di Cristo, custodiva tutte le cose nel suo cuore, che vi custodisce nel silenzio fecondo della preghiera.

A tutte le Suore di clausura, specialmente alle Clarisse presenti in quest’Opera, va la mia benedizione con il mio affetto.