lunedì 31 agosto 2015

Benedetto XVI Padre della Chiesa su una vetrata della cattedrale di Saint Gatien di Tours

Clicca qui per leggere l'eccezionale notizia segnalataci da Alessia. Grazie a Béatrice :-)
Per tutti noi Benedetto è ed è sempre stato un Padre. Giusto che in futuro anche la Chiesa lo riconosca come tale.

Erano cinque e ora sono diciassette i cardinali anti-Kasper (Magister)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.

domenica 30 agosto 2015

venerdì 28 agosto 2015

Chi di numeri colpisce...Crollo di fedeli alle udienze del mercoledì (Melis)

Clicca qui per leggere l'articolo che segnalo non perchè i numeri contino qualcosa (e l'abbiamo SEMPRE detto!) ma perchè durante il Pontificato di Benedetto XVI si contavano anche le virgole ed i numeri della partecipazione dei fedeli erano SEMPRE al ribasso.
Ci sono stati giornalisti (e vaticanisti in particolare) che gioivano se vedevano un posto vuoto dietro l'obelisco ed ora invece tacciono girando la testa altrove.
Anche Melis però cade nella trappola mediatica: non confondiamo la gentilezza e la timidezza con la scarsità di carisma.
Benedetto XVI è stato tutto fuorchè "respingente". Basta chiedere a chiunque l'abbia incontrato o visto anche da lontano.
R.

Benedetto XVI e Sant'Agostino: un incontro straordinario fra due Padri della Chiesa



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Cari Amici, oggi la Chiesa ricorda solennemente la figura luminosa di Sant'Agostino. Sappiamo quanta importanza abbia avuto questo grande vescovo e teologo nella vita e nella formazione di Joseph Ratzinger. Grazie a Gemma rivediamo questa raccolta di video che ci permettono di conoscere ancora meglio la figura del Vescovo di Ippona.
R.

Crescente debolezza della Cei: cattolici sconcertati (Rusconi)

Clicca qui per leggere l'ottimo e ben fatto articolo segnalatoci da Gemma.

Anche in Vaticano è recessione. I numeri della prefettura (Magister)

Clicca qui per leggere il commento.

giovedì 27 agosto 2015

Benedetto XVI parla di Santa Monica, la "sorgente del Cristianesimo" del figlio Sant'Agostino (YouTube)



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Carissimi Amici, oggi la Chiesa festeggia Santa Monica, la madre di Sant'Agostino. Grazie a Gemma riascoltiamo Papa Benedetto parlare della singolarità di questa donna.
In occasione della recita dell'Angelus che, come da tradizione si tenne a Castel Gandolfo, il 30 agosto 2009 Benedetto XVI si soffermò sulla figura di Santa Monica, la madre di Sant'Agostino.
Il testo dell'intervento del Papa si trova qui.

In particolare:

"Tre giorni fa, il 27 agosto, abbiamo celebrato la memoria liturgica di santa Monica, madre di sant’Agostino, considerata modello e patrona delle madri cristiane. Di lei molte notizie ci vengono fornite dal figlio nel libro autobiografico Le confessioni, capolavoro tra i più letti di tutti i tempi. Qui apprendiamo che sant’Agostino bevve il nome di Gesù con il latte materno e fu educato dalla madre nella religione cristiana, i cui princìpi gli rimarranno impressi anche negli anni di sbandamento spirituale e morale. Monica non smise mai di pregare per lui e per la sua conversione, ed ebbe la consolazione di vederlo ritornare alla fede e ricevere il battesimo. Iddio esaudì le preghiere di questa santa mamma, alla quale il Vescovo di Tagaste aveva detto: “È impossibile che un figlio di tante lacrime vada perduto”. In verità, sant’Agostino non solo si convertì, ma decise di abbracciare la vita monastica e, ritornato in Africa, fondò egli stesso una comunità di monaci. Commoventi ed edificanti sono gli ultimi colloqui spirituali tra lui e la madre nella quiete di una casa di Ostia, in attesa di imbarcarsi per l’Africa. Ormai santa Monica era diventata, per questo suo figlio, “più che madre, la sorgente del suo cristianesimo”".

"Sant’Agostino ripeteva che sua madre lo aveva “generato due volte”. La storia del cristianesimo è costellata di innumerevoli esempi di genitori santi e di autentiche famiglie cristiane, che hanno accompagnato la vita di generosi sacerdoti e pastori della Chiesa".

"Quando i coniugi si dedicano generosamente all’educazione dei figli, guidandoli e orientandoli alla scoperta del disegno d’amore di Dio, preparano quel fertile terreno spirituale dove scaturiscono e maturano le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Si rivela così quanto siano intimamente legati e si illuminino a vicenda il matrimonio e la verginità, a partire dal loro comune radicamento nell’amore sponsale di Cristo".

martedì 25 agosto 2015

lunedì 24 agosto 2015

Marcello Pera: Il Cristianesimo è una religione della salvezza dell’uomo o della promozione sociale?

Clicca qui per leggere l'intervista.

"Io mi riconosco nel Cristianesimo come religione della salvezza. Se fosse un’altra cosa il Cristianesimo non eserciterebbe alcuna attrattiva su di me..."

Ecumenismo politico. Con i tecnocrati e con i no global (Magister)

Clicca qui per leggere il commento.

Cari vescovi, rileggete Tucidide… e Biffi (Giampaolo Rossi)

Clicca qui per leggere il commento.
Al di là del problema sempre più pressante dell'immigrazione c'è un concetto che sottoscrivo non una ma mille volte e che rappresenta il vero problema della chiesa attuale:

"Una Chiesa liquida e minimale, incapace di leggere la complessità del reale, fedele consigliera dello Spirito del Tempo che ci vuole rigorosamente passivi rispetti ai cataclismi che la storia sta producendo (con il contributo interessato delle elité del potere tecnocratico); spesso complice di chi vuole cancellare il “nomos” a fondamento della civiltà europea che la Chiesa stessa ha contribuito faticosamente a costruire con secoli di testimonianza, annunci ma anche guerre, lacerazioni, progressi, contrapposizioni, conflitti (a partire proprio da quello tra fede e ragione). Un nomos che ha dato vita alle nostre nazioni, al nostro diritto, alle nostre economie, alla nostra concezione della libertà individuale".

Rullo di tamburi...applausi!
O la chiesa ritrova il suo ruolo o, meglio, la sua identità e la sua ragion d'essere o, nel giro di poco tempo, diventerà una mera istituzione sociale pari a tante altre quindi...del tutto irrilevante!
R.

Dove sta andando la chiesa cattolica? L'opinione di Antonio Socci e Giovanni Sartori

Clicca qui per leggere l'articolo di Antonio Socci che cita un'intervista a Giovanni Sartori che pare abbia capito meglio di altri vari concetti basilari.

domenica 23 agosto 2015

Pietro e Giuda. Benedetto XVI spiega il passo del Vangelo «Volete andarvene anche voi?» (YouTube)



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Buona domenica amici :-)
Grazie al lavoro della nostra Gemma riascoltiamo il commento di Benedetto XVI al Vangelo di oggi.
Il 26 agosto 2012 Benedetto XVI tenne la recita dell'Angelus a Castel Gandolfo e si soffermò in particolare su un passo del Vangelo. Gesù si rivolse agli Apostoli dicendo: «Volete andarvene anche voi?» (Gv 6,67).
Il testo integrale è consultabile qui.

In particolare:

Nelle scorse domeniche abbiamo meditato il discorso sul «pane della vita», che Gesù pronunciò nella sinagoga di Cafarnao dopo aver sfamato migliaia di persone con cinque pani e due pesci. Oggi, il Vangelo presenta la reazione dei discepoli a quel discorso, una reazione che fu Cristo stesso, consapevolmente, a provocare. Anzitutto, l’evangelista Giovanni – che era presente insieme agli altri Apostoli – riferisce che «da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66). Perché? Perché non credettero alle parole di Gesù che diceva: Io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in eterno (cfr Gv 6,51.54); veramente parole in questo momento difficilmente accettabili, comprensibili. 
Questa rivelazione - come ho detto - rimaneva per loro incomprensibile, perché la intendevano in senso materiale, mentre in quelle parole era preannunciato il mistero pasquale di Gesù, in cui Egli avrebbe donato se stesso per la salvezza del mondo: la nuova presenza nella Sacra Eucaristia.
Vedendo che molti dei suoi discepoli se ne andavano, Gesù si rivolse agli Apostoli dicendo: «Volete andarvene anche voi?» (Gv6,67). Come in altri casi, è Pietro a rispondere a nome dei Dodici: «Signore, da chi andremo? - Anche noi possiamo riflettere: da chi andremo? - Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio» (Gv 6,68-69). 

Su questo passo abbiamo un bellissimo commento di Sant’Agostino, che dice, in una sua predica su Giovanni 6: «Vedete come Pietro, per grazia di Dio, per ispirazione dello Spirito Santo, ha capito? Perché ha capito? Perché ha creduto. Tu hai parole di vita eterna. Tu ci dai la vita eterna offrendoci il tuo corpo [risorto] e il tuo sangue[, Te stesso]. E noi abbiamo creduto e conosciuto. Non dice: abbiamo conosciuto e poi creduto, ma abbiamo creduto e poi conosciuto. Abbiamo creduto per poter conoscere; se, infatti, avessimo voluto conoscere prima di credere, non saremmo riusciti né a conoscere né a credere. Che cosa abbiamo creduto e che cosa abbiamo conosciuto? Che tu sei il Cristo Figlio di Dio, cioè che tu sei la stessa vita eterna, e nella carne e nel sangue ci dai ciò che tu stesso sei» (Commento al Vangelo di Giovanni, 27, 9). Così ha detto sant’Agostino in una predica ai suoi credenti.

Infine, Gesù sapeva che anche tra i dodici Apostoli c’era uno che non credeva: Giuda. Anche Giuda avrebbe potuto andarsene, come fecero molti discepoli; anzi, avrebbe forse dovuto andarsene, se fosse stato onesto. Invece rimase con Gesù. Rimase non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché? Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù, e decise che a sua volta lo avrebbe tradito. Giuda era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese. Il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: «Uno di voi è un diavolo!» (Gv 6,70). 

Preghiamo la Vergine Maria, che ci aiuti a credere in Gesù, come san Pietro, e ad essere sempre sinceri con Lui e con tutti.

giovedì 20 agosto 2015

Benedetto XVI spiega San Bernando di Chiaravalle (YouTube)



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Cari amici, oggi la Chiesa celebra Bernardo di Chiaravalle. Grazie a Gemma riascoltiamo Papa Benedetto spiegare la vita e la teologia di questo grande Santo.
In occasione dell'udienza generale del 21 ottobre 2009, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI dedicò la catechesi a San  Bernardo di Chiaravalle, chiamato “l’ultimo dei Padri” della Chiesa. 
Il testo della catechesi è consultabile qui.

In particolare:

"Merita di essere menzionato un libro abbastanza particolare, che egli terminò proprio in questo periodo, nel 1145, quando un suo allievo, Bernardo Pignatelli, fu eletto Papa col nome di Eugenio III. In questa circostanza, Bernardo, in qualità di Padre spirituale, scrisse a questo suo figlio spirituale il testo De Consideratione, che contiene insegnamenti per poter essere un buon Papa. In questo libro, che rimane una lettura conveniente per i Papi di tutti i tempi, Bernardo non indica soltanto come fare bene il Papa, ma esprime anche una profonda visione del mistero della Chiesa e del mistero di Cristo, che si risolve, alla fine, nella contemplazione del mistero di Dio trino e uno: “Dovrebbe proseguire ancora la ricerca di questo Dio, che non è ancora abbastanza cercato”, scrive il santo Abate “ma forse si può cercare meglio e trovare più facilmente con la preghiera che con la discussione. Mettiamo allora qui termine al libro, ma non alla ricerca” (XIV, 32: PL 182, 808), all’essere in cammino verso Dio.

Vorrei ora soffermarmi solo su due aspetti centrali della ricca dottrina di Bernardo: essi riguardano Gesù Cristo e Maria santissima, sua Madre. La sua sollecitudine per l’intima e vitale partecipazione del cristiano all’amore di Dio in Gesù Cristo non porta orientamenti nuovi nello statuto scientifico della teologia. Ma, in maniera più che mai decisa, l’Abate di Clairvaux configura il teologo al contemplativo e al mistico. Solo Gesù – insiste Bernardo dinanzi ai complessi ragionamenti dialettici del suo tempo – solo Gesù è “miele alla bocca, cantico all’orecchio, giubilo nel cuore (mel in ore, in aure melos, in corde iubilum)” Viene proprio da qui il titolo, a lui attribuito dalla tradizione, di Doctor mellifluus: la sua lode di Gesù Cristo, infatti, “scorre come il miele”".

"Per Bernardo, infatti, la vera conoscenza di Dio consiste nell’esperienza personale, profonda di Gesù Cristo e del suo amore. E questo, cari fratelli e sorelle, vale per ogni cristiano: la fede è anzitutto incontro personale, intimo con Gesù, è fare esperienza della sua vicinanza, della sua amicizia, del suo amore, e solo così si impara a conoscerlo sempre di più, ad amarlo e seguirlo sempre più. Che questo possa avvenire per ciascuno di noi!"

"Queste riflessioni, caratteristiche di un innamorato di Gesù e di Maria come san Bernardo, provocano ancor oggi in maniera salutare non solo i teologi, ma tutti i credenti. A volte si pretende di risolvere le questioni fondamentali su Dio, sull’uomo e sul mondo con le sole forze della ragione. San Bernardo, invece, solidamente fondato sulla Bibbia e sui Padri della Chiesa, ci ricorda che senza una profonda fede in Dio, alimentata dalla preghiera e dalla contemplazione, da un intimo rapporto con il Signore, le nostre riflessioni sui misteri divini rischiano di diventare un vano esercizio intellettuale, e perdono la loro credibilità. La teologia rinvia alla “scienza dei santi”, alla loro intuizione dei misteri del Dio vivente, alla loro sapienza, dono dello Spirito Santo, che diventano punto di riferimento del pensiero teologico. Insieme a Bernardo di Chiaravalle, anche noi dobbiamo riconoscere che l’uomo cerca meglio e trova più facilmente Dio “con la preghiera che con la discussione”. Alla fine, la figura più vera del teologo e di ogni evangelizzatore rimane quella dell’apostolo Giovanni, che ha poggiato il suo capo sul cuore del Maestro".

martedì 18 agosto 2015

Benedetto XVI attraversa la Piazza di Castel Gandolfo per andare a celebrare la Messa dell'Assunta (YouTube)



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Il 15 agosto 2011, come da tradizione, Benedetto XVI si recò a piedi presso la parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo attraversando la piazza della cittadina.
Emozionante e commovente l'incontro con i fedeli con Papa Benedetto che si sofferma ad abbracciare ed a stringere mani. Vediamo anche l'ingresso nella chiesa dove celebrerà la Messa nella Solennità dell'Assunzione di Maria.
Grazie, come sempre, a Gemma :-)
R.

Censurata la preghiera degli Alpini. Ecco dove ci porta la smania del mediaticamente e religiosamente corretto

Clicca qui per leggere la sconfortante notizia. Speriamo in una rapida smentita ma io, cari amici, vi dico la verità: questa "novella" (???) chiesa mi lascia ogni giorno sempre più perplessa...
Questa news è un colpo al cuore per chi come me è nipote, figlia e sorella di Alpini e la preghiera è stupenda!
Vergogna!
R.

IL TESTO DELLA PREGHIERA DELL'ALPINO

domenica 16 agosto 2015

Quando Albino Luciani chiamò Joseph Ratzinger "profeta"

Clicca qui per leggere l'omelia tenuta dall'allora card. Luciani il 16 agosto 1977, in occasione della Santa Messa dedicata a San Rocco, che la chiesa ricorda proprio oggi.
Grazie a Gemma per la segnalazione :-)
Si tratta di un testo molto bello e più che mai attuale. Mi permetto di riportare le parole che l'allora Patriarca di Venezia dedicò a Joseph Ratzinger appena nominato arcivescovo di Monaco.

"Pochi giorni fa mi sono congratulato con il card. Ratzinger, nuovo arcivescovo di Monaco: in una Germania cattolica, ch’egli stesso deplora come affetta, in parte, di complesso antiromano e antipapale, ha avuto il coraggio di proclamare alto che «il Signore va cercato la dov’è Pietro»? 
Ratzinger m’è parso in quella occasione un profeta giusto. Non tutti quelli che scrivono e parlano hanno oggi lo stesso coraggio; per voler andare dove vanno gli altri, per paura di non sembrare moderni, alcuni di essi accettano solo con tagli e restrizioni il credo pronunciato da Paolo VI nel 1968 alla chiusura dell’anno della fede‘; criticano i documenti papali; parlano continuamente di comunione ecclesiale, mai però del papa come punto necessario di riferimento per chi vuole essere nella comunione vera della Chiesa".

sabato 15 agosto 2015

Benedetto XVI: "La grandezza di Maria, Madre di Dio, piena di grazia, pienamente docile all’azione dello Spirito Santo, vive già nel Cielo di Dio con tutta se stessa, anima e corpo" (15 agosto 2011)



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Grazie al lavoro della nostra Gemma riascoltiamo l'omelia tenuta da Papa Benedetto nella Solennità dell'Assunzione di Maria nel 2011.

Come da tradizione anche il 15 agosto 2011 Papa Benedetto XVI celebrò la Santa Messa dell'Assunzione di Maria nella Parrocchia di San Tommaso da Villanova, a Castel Gandolfo. Le omelie dell'Assunta sono vere perle del Pontificato di Joseph Ratzinger. Riascoltiamo quella pronunciata quattro anni fa il cui testo è consultabile qui.

In particolare:

"ci ritroviamo riuniti, ancora una volta, a celebrare una delle più antiche e amate feste dedicate a Maria Santissima: la festa della sua assunzione alla gloria del Cielo in anima e corpo, cioè in tutto il suo essere umano, nell’integrità della sua persona. Ci è data così la grazia di rinnovare il nostro amore a Maria, di ammirarla e di lodarla per le “grandi cose” che l’Onnipotente ha fatto per Lei e che ha operato in Lei.

Nel contemplare la Vergine Maria ci è data un’altra grazia: quella di poter vedere in profondità anche la nostra vita. Sì, perché anche la nostra esistenza quotidiana, con i suoi problemi e le sue speranze, riceve luce dalla Madre di Dio, dal suo percorso spirituale, dal suo destino di gloria: un cammino e una meta che possono e devono diventare, in qualche modo, il nostro stesso cammino e la nostra stessa meta. Ci lasciamo guidare dai brani della Sacra Scrittura che la liturgia oggi ci propone. Vorrei soffermarmi, in particolare, su un’immagine che troviamo nella prima lettura, tratta dall’Apocalisse, e alla quale fa eco il vangelo di Luca: cioè, quella dell’arca".

"La grandezza di Maria, Madre di Dio, piena di grazia, pienamente docile all’azione dello Spirito Santo, vive già nel Cielo di Dio con tutta se stessa, anima e corpo".

"Il vangelo di Luca appena ascoltato (cfr Lc 1,39-56), ci mostra quest’arca vivente, che è Maria, in movimento: lasciata la sua casa di Nazaret, Maria si mette in viaggio verso la montagna per raggiungere in fretta una città di Giuda e recarsi nella casa di Zaccaria e di Elisabetta. Mi sembra importante sottolineare l’espressione “in fretta”: le cose di Dio meritano fretta, anzi le uniche cose del mondo che meritano fretta sono proprio quelle di Dio, che hanno la vera urgenza per la nostra vita. Allora Maria entra in questa casa di Zaccaria e di Elisabetta, ma non entra sola. Vi entra portando in grembo il figlio, che è Dio stesso fatto uomo. Certamente c’era attesa di lei e del suo aiuto in quella casa, ma l’evangelista ci guida a comprendere che questa attesa rimanda ad un’altra, più profonda. Zaccaria, Elisabetta e il piccolo Giovanni Battista sono, infatti, il simbolo di tutti i giusti di Israele, il cui cuore, ricco di speranza, attende la venuta del Messia salvatore. Ed è lo Spirito Santo ad aprire gli occhi di Elisabetta e a farle riconoscere in Maria la vera arca dell’alleanza, la Madre di Dio, che viene a visitarla. E così l’anziana parente l’accoglie dicendole “a gran voce”: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?” (Lc 1,42-43)".

"Cari fratelli! Stiamo parlando di Maria, ma, in un certo senso, stiamo parlando anche di noi, di ciascuno di noi: anche noi siamo destinatari di quell’amore immenso che Dio ha riservato - certo, in una maniera assolutamente unica e irripetibile - a Maria. In questa Solennità dell’Assunzione guardiamo a Maria: Ella ci apre alla speranza, ad un futuro pieno di gioia e ci insegna la via per raggiungerlo: accogliere nella fede, il suo Figlio; non perdere mai l’amicizia con Lui, ma lasciarci illuminare e guidare dalla sua parola; seguirlo ogni giorno, anche nei momenti in cui sentiamo che le nostre croci si fanno pesanti. Maria, l’arca dell’alleanza che sta nel santuario del Cielo, ci indica con luminosa chiarezza che siamo in cammino verso la nostra vera Casa, la comunione di gioia e di pace con Dio".

Benedetto XVI celebra la Santa Messa dell'Assunta a Castel Gandolfo, 15 agosto 2010 (YouTube)




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Grazie alla nostra Gemma rivediamo la Santa Messa celebrata da Benedetto XVI il 15 agosto 2010 nella Solennità dell'Assunzione della Vergine Maria. Il Papa, che amava in modo del tutto particolare la città di Castel Gandolfo, ricordò in modo specifico il dogma dell'Assunzione nel 60° anniversario della sua proclamazione.
Qui il testo integrale dell'omelia.
R.

Benedetto XVI: Questo è il nucleo della nostra fede nell’Assunzione: noi crediamo che Maria, come Cristo suo Figlio, ha già vinto la morte e trionfa già nella gloria celeste nella totalità del suo essere, «in anima e corpo» (YouTube)



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Buona Festa dell'Assunta carissimi amici!
Grazie al lavoro di Gemma rivediamo e riascoltiamo l'omelia pronunciata da Benedetto XVI cinque anni fa. Il testo è consultabile a questo link.
Nei suoi quasi otto anni di Pontificato c'era un appuntamento a cui Benedetto XVI teneva particolarmente: la celebrazione della Santa Messa nella Solennità dell'Assunzione di Maria nella parrocchia dell'amata cittadina di Castel Gandolfo.
Rivediamo e riascoltiamo, dunque, l'omelia tenuta dal Santo Padre il 15 agosto 2010 a 60 anni dalla proclamazione del dogma dell'Assunzione ad opera di Papa Pio XII.


In particolare:

"Questo, quindi, è il nucleo della nostra fede nell’Assunzione: noi crediamo che Maria, come Cristo suo Figlio, ha già vinto la morte e trionfa già nella gloria celeste nella totalità del suo essere, «in anima e corpo»".

"Ora, ciò che san Paolo afferma di tutti gli uomini, la Chiesa, nel suo Magistero infallibile, lo dice di Maria, in un modo e senso precisi: la Madre di Dio viene inserita a tal punto nel Mistero di Cristo da essere partecipe della Risurrezione del suo Figlio con tutta se stessa già al termine della vita terrena; vive quello che noi attendiamo alla fine dei tempi quando sarà annientato «l’ultimo nemico», la morte (cfr 1Cor 15, 26); vive già quello che proclamiamo nel Credo «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà»".

"Tutto l’uomo, tutta la sua vita viene presa da Dio ed in Lui purificata riceve l’eternità. Cari Amici! Io penso che questa sia una verità che ci deve riempire di gioia profonda. Il Cristianesimo non annuncia solo una qualche salvezza dell’anima in un impreciso al di là, nel quale tutto ciò che in questo mondo ci è stato prezioso e caro verrebbe cancellato, ma promette la vita eterna, «la vita del mondo che verrà»: niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina, ma troverà pienezza in Dio. Tutti i capelli del nostro capo sono contati, disse un giorno Gesù (cfr Mt 10,30)".

venerdì 14 agosto 2015

Sei tu? Benedetto XVI spiega in la risposta di Gesù alla domanda del Battista valida in tutti i tempi (YouTube)



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Grazie al lavoro della nostra Gemma analizziamo lo stralcio dell'omelia di Papa Benedetto presso la parrocchia di San Massimiliano Kolbe da un altro punto di vista squisitamente teologico. Si tratta di uno straordinario brano "a braccio". 

Il 12 dicembre 2010 Benedetto XVI si recava in visita pastorale presso la parrocchia di San Massimiliano Kolbe a via Prenestina (Torre Angela), nel settore est della Diocesi di Roma. Oltre a tratteggiare la figura del Santo che sacrificò la propria vita pur di salvare quella di un padre di famiglia.
 (clicca qui), il Papa spiegò in modo straordinario il senso della domanda di Giovanni il Battista (in carcere) a Gesù: "Sei tu?" e la risposta del Signora valida per tutti i tempi.
Il testo dell'omelia si trova qui.

In particolare:

"Abbiamo sentito nel Vangelo la domanda del Battista che si trova in carcere; il Battista, che aveva annunciato la venuta del Giudice che cambia il mondo, e adesso sente che il mondo rimane lo stesso. Fa chiedere, quindi, a Gesù: "Sei tu quello che deve venire? O dobbiamo aspettare un altro? Sei tu o dobbiamo aspettare un altro?". Negli ultimi due, tre secoli molti hanno chiesto: "Ma realmente sei tu? O il mondo deve essere cambiato in modo più radicale? Tu non lo fai?". E sono venuti tanti profeti, ideologi e dittatori, che hanno detto: "Non è lui! Non ha cambiato il mondo! Siamo noi!". Ed hanno creato i loro imperi, le loro dittature, il loro totalitarismo che avrebbe cambiato il mondo. E lo ha cambiato, ma in modo distruttivo. Oggi sappiamo che di queste grandi promesse non è rimasto che un grande vuoto e grande distruzione. Non erano loro.

E così dobbiamo di nuovo vedere Cristo e chiedere a Cristo: "Sei tu?". Il Signore, nel modo silenzioso che gli è proprio, risponde: "Vedete cosa ho fatto io. Non ho fatto una rivoluzione cruenta, non ho cambiato con forza il mondo, ma ho acceso tante luci che formano, nel frattempo, una grande strada di luce nei millenni".

Cominciamo qui, nella nostra Parrocchia: San Massimiliano Kolbe, che si offre di morire di fame per salvare un padre di famiglia. Che grande luce è divenuto lui! Quanta luce è venuta da questa figura ed ha incoraggiato altri a donarsi, ad essere vicini ai sofferenti, agli oppressi! Pensiamo al padre che era per i lebbrosi Damiano de Veuster, il quale è vissuto ed è morto con e per i lebbrosi, e così ha portato luce in questa comunità. Pensiamo a Madre Teresa, che ha dato tanta luce a persone, che, dopo una vita senza luce, sono morte con un sorriso, perché erano toccate dalla luce dell’amore di Dio.

E così potremmo continuare e vedremmo, come il Signore ha detto nella risposta a Giovanni, che non è la violenta rivoluzione del mondo, non sono le grandi promesse che cambiano il mondo, ma è la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore".

Benedetto XVI: Quanta luce è venuta da San Massimiliano Kolbe che ha incoraggiato altri a donarsi, ad essere vicini ai sofferenti, agli oppressi! (YouTube)



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Nel giorno in cui la Chiesa ricorda il martirio di San Massimiliano Kolbe riascoltiamo, grazie a Gemma, le parole di Benedetto XVI a proposito di questo grande testimone della fede.
Più tardi rileggeremo questa omelia da un altro punto di vista ugualmente luminoso.
In occasione della visita pastorale alla parrocchia romana di San Massimiliano Kolbe a via Prenestina (12 dicembre 2010) , Benedetto XVI si soffermò sulla figura del Santo che sacrificò la propria vita pur di salvare quella di un padre di famiglia.
Il testo dell'omelia è consultabile qui.

Alla fine del video alcune immagini dell'omaggio di Papa Benedetto alla cella di San Massimiliano Kolbe nel campo di concentramento di Auschwitz (2006).

giovedì 13 agosto 2015

La débâcle della comunicazione al tempo della chiesa che profuma di primavera...(Raffaella)

Clicca qui per leggere la nota della direzione di Famiglia Cristiana sulle dichiarazioni che tanto scalpore hanno suscitato ieri.
Certo che dalla "nuova" chiesa e dai suoi media, che giornali e televisioni dipingono come rivoluzionari, non ci si aspetterebbero certi scivoloni in materia di comunicazione.
Saggiamente (scusate l'immodestia) ieri ed il giorno prima ho preferito non dare spazio a certe dichiarazione ed a certi toni esagerati... :-)
Bene invece il card. Bagnasco che, alla scuola di Benedetto XVI, senza enfasi e senza vantarsi a destra ed a sinistra, ha deciso di accogliere l'appello del prefetto di Genova e di ospitare, seppur temporaneamente, alcuni migranti nel seminario della sua diocesi.
R.

p.s. mi stupisco dell'atteggiamento di certi giornali e di certi partiti politici. 
Come mai non si urla più all'ingerenza della chiesa nelle faccende che riguardano solo lo Stato italiano? Come mai non vedo banchetti per la raccolta di firme di fronte a Piazza San Pietro e come mai non leggo sondaggi d'opinione? Ah...saperlo! In realtà lo sappiamo benissimo :-)

martedì 11 agosto 2015

Benedetto XVI: la testimonianza di Santa Chiara ci mostra quanto la Chiesa tutta sia debitrice a donne coraggiose e ricche di fede come lei, capaci di dare un decisivo impulso per il rinnovamento della Chiesa (YouTube)



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Cari amici, nel giorno che la Chiesa dedica a Santa Chiara, grazie a Gemma, rivediamo e riascoltiamo la catechesi che Benedetto XVI dedicò alla Santa di Assisi :-)
Il 15 settembre 2010 Benedetto XVI descrisse in maniera commossa e commovente la figura di Chiara con parole che lasciano il segno soprattutto nelle donne.
Il testo integrale è consultabile qui.


In particolare:

"Una delle Sante più amate è senz’altro santa Chiara d’Assisi, vissuta nel XIII secolo, contemporanea di san Francesco. La sua testimonianza ci mostra quanto la Chiesa tutta sia debitrice a donne coraggiose e ricche di fede come lei, capaci di dare un decisivo impulso per il rinnovamento della Chiesa".

"Come Chiara e le sue compagne, innumerevoli donne nel corso della storia sono state affascinate dall’amore per Cristo che, nella bellezza della sua Divina Persona, riempie il loro cuore. E la Chiesa tutta, per mezzo della mistica vocazione nuziale delle vergini consacrate, appare ciò che sarà per sempre: la Sposa bella e pura di Cristo".

"Soprattutto al principio della sua esperienza religiosa, Chiara ebbe in Francesco d’Assisi non solo un maestro di cui seguire gli insegnamenti, ma anche un amico fraterno. L’amicizia tra questi due santi costituisce un aspetto molto bello e importante. Infatti, quando due anime pure ed infiammate dallo stesso amore per Dio si incontrano, esse traggono dalla reciproca amicizia uno stimolo fortissimo per percorrere la via della perfezione. L’amicizia è uno dei sentimenti umani più nobili ed elevati che la Grazia divina purifica e trasfigura".

"Nel convento di san Damiano Chiara praticò in modo eroico le virtù che dovrebbero contraddistinguere ogni cristiano: l’umiltà, lo spirito di pietà e di penitenza, la carità. Pur essendo la superiora, ella voleva servire in prima persona le suore malate, assoggettandosi anche a compiti umilissimi: la carità, infatti, supera ogni resistenza e chi ama compie ogni sacrificio con letizia".

"Ed è proprio così, cari amici: sono i santi coloro che cambiano il mondo in meglio, lo trasformano in modo duraturo, immettendo le energie che solo l’amore ispirato dal Vangelo può suscitare. I santi sono i grandi benefattori dell’umanità!".

lunedì 10 agosto 2015

Card. Ratzinger (1996): i divorziati risposati non sono scomunicati in senso giuridico. Restano membri della Chiesa (Da Il sale della Terra)

Grazie al lavoro della nostra Gemma rileggiamo che cosa rispondeva l'allora cardinale Ratzinger a Peter Seewald a proposito dei divorziati risposati MAI SCOMUNICATI dalla Chiesa. Era il 1996 (non il 2015). Sono quindi passati ben 19 anni...
R.

Il sale della terra

II. Problemi della Chiesa cattolica,  p.234-238

Divorziati risposati

Oggi solo i cattolici particolarmente fedeli ritengono che debba essere mantenuta la scomunica dei coniugi che, divorziati, si sono risposati con un matrimonio civile non riconosciuto dalla Chiesa. Tale scomunica  appare ingiusta, umiliante e anche non cristiana. Lei stesso, nel 1972, affermava quanto segue: «Il matrimonio è un sacramento…il che non esclude che la comunione ecclesiale abbracci anche quelle persone che riconoscono questo insegnamento e questo principio di vita, ma che si trovano in una situazione conflittuale  di tipo particolare, in cui hanno particolare bisogno della piena comunione con il Corpo del Signore».

Devo innanzitutto precisare da un punto di vista puramente giuridico che questi coniugi non sono scomunicati in senso formale. La scomunica è un insieme di provvedimenti punitivi ecclesiastici, una limitazione alla partecipazione alla vita alla vita della Chiesa. Questa sanzione non è loro inflitta. Anche se l’aspetto più evidente, cioè il non poter fare la comunione, li tocca. Ma, come detto, essi non sono scomunicati in senso giuridico. Restano comunque membri della Chiesa, che non possono comunicarsi a causa di una particolare condizione di vita. Non v’è dubbio che questo sia un grave problema nella nostra società, in cui aumenta sempre più il numero dei matrimoni che si rompono.
Penso che questo fardello possa essere sopportato, se, per prima cosa, è chiaro a ciascuno che ci sono anche altre persone che non possono comunicarsi. Il problema  di per sé è diventato così drammatico solo perché la comunione è anche un rito sociale e si viene segnati a dito se non vi si partecipa. Se, al contrario, diviene evidente che molti devono dirsi: «ho la coscienza sporca, così come sono ora non posso andarci» e se, prima di ricevere il corpo di Cristo, il cristiano, come dice san Paolo, esaminasse se stesso, tutto ciò apparirebbe subito diverso. Questa è una condizione. La seconda condizione è che si devono sentire ugualmente accettati dalla Chiesa e che la Chiesa soffre con loro.

Tutto questo suona come un pio desiderio.

Certo, tutto questo dovrebbe divenire visibile nella vita di una comunità. E, viceversa, si fa qualcosa per la Chiesa e l’umanità, assumendosi questa rinuncia e rendendo così testimonianza dell’unicità del matrimonio. Credo che in questo ci sia qualcosa di molto importante: riconoscere che la sofferenza e la rinuncia possono essere qualcosa di positivo, con cui dobbiamo trovare un nuovo rapporto. Infine che noi diventiamo consci che si può partecipare alla messa, all’eucaristia in modo significativo e fruttuoso, senza che ogni volta si vada a fare la comunione. Quindi, resta un problema difficile, ma penso che se alcuni fattori correlati si sistemano meglio, anch’esso diventerà più facilmente sopportabile.

D’altra parte il sacerdote, quando celebra, dice pur sempre: «Beati gli invitati alla mensa del Signore». Di conseguenza gli altri dovrebbero sentirsi non beati.

Purtroppo la traduzione non è molto chiara. Propriamente, questo versetto non si riferisce direttamente all’eucaristia, deriva dall’Apocalisse e si riferisce all’invito al banchetto nuziale definitivo, rappresentato nell’eucaristia. Chi in quel momento non si può comunicare, non è per questo escluso dal banchetto nuziale eterno. Si tratta continuamente in fondo di un esame di coscienza, che io pensi di poter partecipare un giorno a questo banchetto eterno e, per questo, mi comunico anche adesso, così da avvicinarmi a esso. Anche chi ora non si può comunicare , attraverso questo richiamo viene ammonito, come tutti gli altri, a pensare al suo cammino, che un giorno sarà accettato al cammino nuziale eterno. E forse che può persino essere più ben accetto proprio perché ha sofferto.

Si discute ancora su questo problema, o è stato una volta per tutte risolto e sistemato?

In linea di massima è stato risolto, ma naturalmente possono sempre esserci delle questioni concrete, dei problemi particolari. Ad esempio, in futuro si potrebbe anche arrivare a una constatazione extragiudiziale della nullità del primo matrimonio. Questa potrebbe forse essere constatata anche da chi ha la responsabilità pastorale sul luogo. Tali sviluppi nel campo del diritto, che possono semplificare le cose, sono pensabili. Ma il fondamento – che il matrimonio sia indissolubile e che chi ha abbandonato il matrimonio della sua vita, cioè il sacramento, e ha contratto un altro matrimonio non possa comunicarsi, è valido in modo definitivo.

Alla fine  il punto è sempre questo: che cosa la Chiesa deve salvare della sua tradizione e cosa deve eventualmente abbandonare? Come si risolve questo problema? C’è una lista con due colonne: con a destra ciò che è sempre valido, a sinistra ciò che si può rinnovare?


No, non è così semplice. Ma nella tradizione ci sono pesi diversi. Un tempo nella teologia si parlava dei gradi di certezza, e questo non era poi così sbagliato. Molti dicono che dovremmo riprendere questo concetto.  L’espressione «gerarchia delle verità» va nella stessa direzione, ricorda che non tutto ha lo stesso peso, che c’è l’essenziale come le grandi decisioni conciliari, gli articoli del Credo, tutte le verità che sono la via della Chiesa e che, come tali,  ne costituiscono il patrimonio vitale e la vera identità. Ci sono poi le ramificazioni, che dipendono da esse e appartengono senz’altro allo stesso ceppo, ma non hanno tutte la stessa importanza. L’identità della Chiesa ha chiari segni di riconoscimento, non è dunque rigida, ma è l’identità dell’essere vivo, che nello sviluppo resta fedele a se stesso.

domenica 9 agosto 2015

Diciamolo una volta per tutte: l'opera di pulizia e di trasparenza nella chiesa è stata avviata da Papa Benedetto XVI

Leggere articoli come questo non è certo un buon modo per iniziare la domenica.
Sia chiaro una volta per tutte: l'opera di trasparenza e di pulizia è stata avviata in modo incontrovertibile da Papa Benedetto XVI che ha speso se stesso ed il suo Pontificato per estirpare la piaga dei preti pedofili (a proposito...come mai da due anni l'argomento non occupa le prime pagine dei giornali?) e avviando l'operazione trasparenza nello Ior.
Certo! Non aveva i mass media dalla sua parte (anzi!) e purtroppo aveva accanto uomini non all'altezza della sua intelligenza. Non godeva si sostenitori influenti sui social o in televisione e ogni sua azione non era mai sufficiente (dico bene, cari giornalisti del settore?).
Ciò nonostante la piaga della pedofilia è stata affrontata e lo Ior ha iniziato il suo lungo percorso che ancora oggi non si è concluso (anzi!).
La grande differenza di "percezione" fra Pontefici veicolata dai media è semplicemente questa: Benedetto XVI non poteva non sapere mentre ora si dice che tutto viene nascosto al Papa. Beh...c'è una bella differenza...
E diciamola tutta: se Benedetto XVI non avesse pestato più di una pantofola, lo scandalo Vatileaks non avrebbe avuto ragione di esistere. E infatti ora nessuno ne parla più, nemmeno Nuzzi...
R.

Roma non crede più nella bellezza, Benedetto XVI ci insegna ad ascoltarla (Berardinelli)

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Lo Ior e l'imbarazzante consulente (Giacobino). Imbarazzante è anche il silenzio dei giornaloni...

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Che cosa sarebbe accaduto se il Papa fosse ancora Benedetto XVI? Domanda retorica e sciocca :-) 
Pensiamo al 2010 e al 2012 senza trascurare il 2009...anzi! Facciamo riferimento al periodo che va dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013 :-)
Imbarazzante è la situazione ma ancora più imbarazzante il silenzio mediatico sceso sullo Ior. E vabbè...figli e figliastri, Papi e Papastri...
In compenso si continuano a leggere articoli di elogio perchè sarebbe stata tolta una scomunica ai divorziati risposati che nessun Papa si è mai sognato di comminare.
R.

venerdì 7 agosto 2015

Benedetto XVI come nessuno l'ha mai visto prima. Dal Giappone (Magister)

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Grazie a tutti per la segnalazione :-)

"Renovatio Europae Christianae". Papa Benedetto XVI nella storia europea (Hajime Konno)

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Grazie a tutti per la segnalazione :-)

Pontefici e media...due casi da manuale analizzati da Magister

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Sul secondo caso non mi pronuncio non avendo letto il discorso a cui si fa riferimento.
Quanto al primo punto trovo francamente ridicolo che i media presentino come una rivoluzione un concetto più che ovvio: i divorziati risposati non sono e NON SONO MAI STATI scomunicati.
Il fatto di insistere sul punto positivo (la non scomunica che peraltro non è mai esistita) e di tacere su punti controversi (l'ammissione o meno alla Comunione) è una tattica mediatica vincente che abbiamo imparato a conoscere in molti campi: dal giornalismo alla politica, dalla televisione alle indagini demoscopiche. Da qualche tempo è una tattica ben assimilata anche dalla chiesa.
De gustibus...
R.

lunedì 3 agosto 2015

Benedetto XVI riceve due Lauree “honoris causa" (4 luglio 2015). Il legame con la Polonia. Immagini video



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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo alcune belle immagini del conferimento delle due lauree honoris causa a Benedetto XVI.
Il 4 luglio 2015 il Papa emerito Benedetto XVI ha ricevuto il dottorato honoris causa da parte della Pontificia Università “Giovanni Paolo II” di Cracovia e dell’Accademia di Musica di Cracovia (Polonia). A conferire le due Lauree è stato il Card. Stanisław Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia, Gran Cancelliere della Pontificia Università “Giovanni Paolo II”.