sabato 30 aprile 2016

Corsi e ricorsi storici..gli sgambetti al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede...

Clicca qui per leggere la notizia pubblicata da Marco Tosatti.
Curioso...in tutta questa ventata di novità che si sta abbattendo sulla chiesa, una cosa pare immutabile: gli sgambetti subiti dal Prefetto della CDF. Da Ratzinger a Muller pare che ben poco sia cambiato. Si vede che tutti meritano misericordia tranne chi ricopre quel ruolo in ogni caso molto ridimensionato ai nostri giorni. Per la verità c'è stato un periodo in cui il Prefetto dell'ex Sant'Uffizio ha avuto un momento di tregua. Mi riferisco ovviamente agli otto anni di Pontificato di Benedetto XVI :-)
C'è da dire, comunque, che Ratzinger veniva attaccato per non coinvolgere direttamente il Papa (Giovanni Paolo II) che in ogni caso aveva una identità di vedute con il suo collaboratore. Forse oggi c'è la "percezione" che il buono stia da una parte e il cattivo dall'altra. Il cardinale Muller se ne farà una ragione...
Suggestiva e pittoresca la storia delle quattro (sic) lauree. In un momento storico in cui sembra che la cultura non solo conti poco ma sia addirittura di ostacolo per la fioritura primaverile, è stupefacente che qualcuno insista ancora sul "pezzo di carta" :-)
R.

giovedì 28 aprile 2016

Spaemann: "È il caos eretto a principio con un tratto di penna" (Magister). Monumentale

Clicca qui per leggere l'intervista. Non aggiungo nulla...ha già detto tutto il grande filosofo.
Mi limito a riportare tre passaggi:

Le conseguenze si possono vedere già adesso. Crescono incertezza, insicurezza e confusione: dalle conferenze episcopali fino all'ultimo parroco nella giungla...

Ogni sacerdote che si attenga all'ordinamento sacramentale sinora in vigore potrebbe subire forme di mobbing dai propri fedeli ed essere messo sotto pressione dal proprio vescovo. Roma può ora imporre la direttiva per cui saranno nominati solo vescovi “misericordiosi”, che sono disposti ad ammorbidire l’ordine esistente. Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna.

Ci si deve aspettare una spinta secolarizzatrice e un ulteriore regresso del numero dei sacerdoti in ampie parti del mondo
Si può facilmente verificare, da parecchio tempo, che i vescovi e le diocesi con un atteggiamento non equivoco in materia di fede e di morale hanno il numero maggiore di vocazioni sacerdotali.

Ogni singolo cardinale, ma anche ogni vescovo e sacerdote è chiamato a difendere nel proprio ambito di competenza l’ordinamento sacramentale cattolico e a professarlo pubblicamente. Se il papa non è disposto a introdurre delle correzioni, toccherà al pontificato successivo rimettere le cose a posto ufficialmente.

Beh, il Papa è eletto dai cardinali fra i cardinali. Chi è disposto a fare da agnello sacrificale? Non penso che Ratzinger accetterebbe una nuova elezione :-) e francamente non vedo tanti parafulmini disposti a farsi crocifiggere sull'altare mediatico della percezione e dell'immagine...
R.

mercoledì 20 aprile 2016

martedì 19 aprile 2016

Benedetto XVI: Grazie perché donate il vostro amore anche al povero Successore di San Pietro (New York, 19 aprile 2008)



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Cari amici, nell'undicesimo anniversario dell'elezione di Papa Benedetto, Gemma ci fa un altro bellissimo dono: l'omelia del Santo Padre nella Cattedrale di New York, esattamente otto anni fa. Allora festeggiavamo il terzo anno di Pontificato di Benedetto XVI.
Egli celebrò la Santa Messa Votiva per la Chiesa Universale nella Cattedrale di Saint Patrick a New York. 
Questo video, che riproduce l'omelia del Santo Padre, è impreziosito dalla bellezza dei canti e della liturgia ed è accompagnato dai saluti dei cardinali che ricordano anche l'anniversario dell'elezione. Benedetto XVI risponderà "a braccio" prima della benedizione finale
Il testo dell'omelia è consultabile qui.
In particolare:

"Cari fratelli e sorelle in Cristo,

con grande affetto nel Signore saluto tutti voi che rappresentate i Vescovi, i sacerdoti e i diaconi, gli uomini e le donne di vita consacrata e i seminaristi degli Stati Uniti. Ringrazio il Cardinale Egan per il cordiale benvenuto e per gli auguri che ha espresso in vostro nome per questo inizio del quarto anno del mio Pontificato. Sono lieto di celebrare questa Messa con voi che siete stati scelti dal Signore, che avete risposto alla sua chiamata e che dedicate la vostra vita alla ricerca della santità, alla diffusione del Vangelo e all’edificazione della Chiesa nella fede, nella speranza e nell’amore.

Raccolti in questa cattedrale storica, come non pensare agli innumerevoli uomini e donne che ci hanno preceduti, che hanno lavorato per la crescita della Chiesa negli Stati Uniti, lasciandoci un patrimonio durevole di fede e di buone opere?
...  

La proclamazione della vita, della vita in abbondanza, deve essere il cuore della nuova evangelizzazione. Poiché la vera vita – la nostra salvezza – può essere trovata solo nella riconciliazione, nella libertà e nell’amore che sono doni gratuiti di Dio.

È questo il messaggio di speranza che siamo chiamati ad annunziare e ad incarnare in un mondo in cui egocentrismo, avidità, violenza e cinismo così spesso sembrano soffocare la fragile crescita della grazia nel cuore della gente. Sant’Ireneo con grande penetrazione ha capito che l’esortazione di Mosè al popolo d’Israele: “Scegli la vita!” (Dt 30,19) era la ragione più profonda per la nostra obbedienza a tutti i comandamenti di Dio (cfr Adv. Haer. IV, 16, 2-5). 

Forse abbiamo perso di vista che in una società in cui la Chiesa a molti sembra essere legalista ed “istituzionale”, la nostra sfida più urgente è di comunicare la gioia che nasce dalla fede e l’esperienza dell’amore di Dio.

Sono particolarmente lieto che ci siamo radunati nella cattedrale di san Patrizio. Forse più di ogni altra chiesa negli Stati Uniti, questo luogo è conosciuto ed amato come “una casa di preghiera per tutti i popoli” (cfr Is 56,7; Mc 11,17). Ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini entrano per le sue porte e trovano la pace dentro le sue mura. L’Arcivescovo John Hughes che – come ci ha ricordato il Cardinale Egan – è stato il promotore della costruzione di questo venerabile edificio, volle erigerlo in puro stile gotico. Voleva che questa cattedrale ricordasse alla giovane Chiesa in America la grande tradizione spirituale di cui era erede, e che la ispirasse a portare il meglio di tale patrimonio nella edificazione del Corpo di Cristo in questo Paese. 
Vorrei richiamare la vostra attenzione su alcuni aspetti di questa bellissima struttura, che mi sembra possa servire come punto di partenza per una riflessione sulle nostre vocazioni particolari all’interno dell’unità del Corpo mistico.

Il primo aspetto riguarda le finestre con vetrate istoriate che inondano l’ambiente interno di una luce mistica. Viste da fuori, tali finestre appaiono scure, pesanti, addirittura tetre. Ma quando si entra nella chiesa, esse all’improvviso prendono vita; riflettendo la luce che le attraversa rivelano tutto il loro splendore. 

Molti scrittori – qui in America possiamo pensare a Nathaniel Hawthorne – hanno usato l’immagine dei vetri istoriati per illustrare il mistero della Chiesa stessa. È solo dal di dentro, dall’esperienza di fede e di vita ecclesiale che vediamo la Chiesa così come è veramente: inondata di grazia, splendente di bellezza, adorna dei molteplici doni dello Spirito. Ne consegue che noi, che viviamo la vita di grazia nella comunione della Chiesa, siamo chiamati ad attrarre dentro questo mistero di luce tutta la gente.

Non è un compito facile in un mondo che può essere incline a guardare la Chiesa, come quelle finestre istoriate, “dal di fuori”: un mondo che sente profondamente un bisogno di spiritualità, ma trova difficile “entrare nel” mistero della Chiesa. Anche per qualcuno di noi all’interno, la luce della fede può essere attenuata dalla routine e lo splendore della Chiesa essere offuscato dai peccati e dalle debolezze dei suoi membri. L’offuscamento può derivare anche dagli ostacoli incontrati in una società che a volte sembra aver dimenticato Dio ed irritarsi di fronte alle richieste più elementari della morale cristiana. Voi che avete consacrato la vostra vita a rendere testimonianza all’amore di Cristo e all’edificazione del suo Corpo sapete dal vostro contatto quotidiano con il mondo intorno a noi, quanto a volte si sia tentati di cedere alla frustrazione, alla delusione e addirittura al pessimismo circa il futuro. Con una parola: non è sempre facile vedere la luce dello Spirito intorno a noi, lo splendore del Signore risorto che illumina la nostra vita ed infonde nuova speranza nella sua vittoria sul mondo (cfr Gv 16,33).
...

Ciò mi conduce ad un'altra riflessione sull’architettura di questa chiesa. Come tutte le cattedrali gotiche, essa è una struttura molto complessa, le cui proporzioni precise ed armoniose simboleggiano l’unità della creazione di Dio. Gli artisti medievali spesso rappresentavano Cristo, la Parola creatrice di Dio, come un “geometra” celeste, col compasso in mano, che ordina il cosmo con infinita sapienza e determinazione. Una simile immagine non ci fa forse venire in mente il nostro bisogno di vedere tutte le cose con gli occhi della fede, per poterle in questo modo comprendere nella loro prospettiva più vera, nell’unità del piano eterno di Dio? Ciò richiede, come sappiamo, una continua conversione e l’impegno di “rinnovarci nello spirito della nostra mente” (cfr Ef 4,23), per acquistare una mentalità nuova e spirituale. Esige anche lo sviluppo di quelle virtù che mettono ciascuno di noi in grado di crescere in santità e di portare frutti spirituali nel proprio stato di vita. Non è forse questa costante conversione “intellettuale” altrettanto necessaria quanto la conversione “morale” per la nostra crescita nella fede, per il nostro discernimento dei segni dei tempi e per il nostro contributo personale alla vita e la missione della Chiesa?

Una delle grandi delusioni che seguirono il Concilio Vaticano II, con la sua esortazione ad un più grande impegno nella missione della Chiesa per il mondo, penso, sia stata per tutti noi l’esperienza di divisione tra gruppi diversi, generazioni diverse e membri diversi della stessa famiglia religiosa. Possiamo andare avanti solo se insieme fissiamo il nostro sguardo su Cristo! 

Nella luce della fede scopriremo allora la sapienza e la forza necessarie per aprirci verso punti di vista che eventualmente non coincidono del tutto con le nostre idee o i nostri presupposti. Così possiamo valutare i punti di vista di altri, siano essi più giovani o più anziani di noi, e infine ascoltare “ciò che lo Spirito dice” a noi ed alla Chiesa (cfr Ap 2, 7). In questo modo ci muoveremo insieme verso quel vero rinnovamento spirituale che voleva il Concilio, un rinnovamento che, solo, può rinforzare la Chiesa nella santità e nell’unità indispensabili per la proclamazione efficace del Vangelo nel mondo di oggi.

Cari amici, queste considerazioni mi conducono ad un’ultima osservazione riguardo a questa grande cattedrale in cui ci troviamo. 

L’unità di una cattedrale gotica, lo sappiamo, non è l’unità statica di un tempio classico, ma un’unità nata dalla tensione dinamica di forze diverse che spingono l’architettura in alto, orientandola verso il cielo. Anche qui possiamo vedere un simbolo dell’unità della Chiesa che è unità – come san Paolo ci ha detto – di un corpo vivo composto da molte membra diverse, ognuno con il proprio ruolo e la propria determinazione. 

Anche qui vediamo la necessità di riconoscere e rispettare i doni di ogni singolo membro del corpo come “manifestazioni dello Spirito per l’utilità comune” (1 Cor 12,7). Certo, nella struttura della Chiesa voluta da Dio occorre distinguere tra i doni gerarchici e quelli carismatici (cfr Lumen gentium, 4). Ma proprio la varietà e la ricchezza delle grazie concesse dallo Spirito ci invitano costantemente a discernere come questi doni debbano essere inseriti in modo giusto nel servizio della missione della Chiesa. Voi, cari sacerdoti, mediante l’ordinazione sacramentale siete stati conformati a Cristo, Capo del Corpo. Voi, cari diaconi, siete stati ordinati per il servizio di questo Corpo. Voi, cari religiosi e religiose, sia contemplativi che dediti all’apostolato, avete consacrato la vostra vita alla sequela del Maestro divino nell’amore generoso e nella piena fedeltà al suo Vangelo. Tutti voi che oggi riempite questa cattedrale, così come i vostri fratelli e sorelle anziani, malati o in pensione che uniscono le loro preghiere e i loro sacrifici al vostro lavoro, siete chiamati ad essere forze di unità all’interno del Corpo di Cristo. Mediante la vostra testimonianza personale e la vostra fedeltà al ministero o all’apostolato a voi affidato preparate la via allo Spirito. Poiché lo Spirito non cessa mai di effondere i suoi doni abbondanti, suscitare nuove vocazioni e nuove missioni e di guidare la Chiesa – come il Signore ha promesso nel brano evangelico di stamattina – alla verità tutta intera (cfr Gv 16, 13).

Volgiamo dunque il nostro sguardo in alto! E con grande umiltà e fiducia chiediamo allo Spirito di metterci in grado ogni giorno di crescere nella santità che ci renderà pietre vive nel tempio che Egli sta innalzando proprio adesso in mezzo al mondo. Se dobbiamo essere forze vere di unità, allora impegniamoci ad essere i primi a cercare una riconciliazione interiore mediante la penitenza! Perdoniamo i torti subiti e soffochiamo ogni sentimento di rabbia e di contesa! Impegniamoci ad essere i primi a dimostrare l’umiltà e la purità di cuore necessarie per avvicinarci allo splendore della verità di Dio! In fedeltà al deposito della fede affidato agli Apostoli (cfr 1 Tm 6,20), impegniamoci ad essere gioiosi testimoni della forza trasformatrice del Vangelo!

Cari fratelli e sorelle, in conformità con le tradizioni più nobili della Chiesa in questo Paese, siate anche i primi amici del povero, del profugo, dello straniero, del malato e di tutti i sofferenti! Agite come fari di speranza, irradiando la luce di Cristo nel mondo ed incoraggiando i giovani a scoprire la bellezza di una vita donata completamente al Signore e alla sua Chiesa! Rivolgo questo appello in modo speciale ai tanti seminaristi e giovani religiose e religiosi qui presenti. Ciascuno di voi ha un posto particolare nel mio cuore. 

Non dimenticate mai che siete chiamati a portare avanti, con tutto l’entusiasmo e la gioia che vi dona lo Spirito, un’opera che altri hanno cominciato, un patrimonio che un giorno anche voi dovrete passare ad una nuova generazione. Lavorate con generosità e gioia, perché Colui che servite è il Signore!

Le punte delle torri della cattedrale di san Patrizio vengono di gran lunga superate dai grattacieli del profilo di Manhattan; tuttavia, nel cuore di questa metropoli indaffarata esse sono un segno vivo che ricorda la costante nostalgia dello spirito umano di elevarsi verso Dio. In questa Celebrazione eucaristica vogliamo ringraziare il Signore perché ci permette di riconoscerlo nella comunione della Chiesa e di collaborare con Lui, edificando il suo Corpo mistico e portando la sua parola salvifica come buona novella agli uomini e alle donne del nostro tempo. E quando poi usciremo da questa grande chiesa, andiamo come araldi della speranza in mezzo a questa città e in tutti quei luoghi dove la grazia di Dio ci ha posto. In questo modo la Chiesa in America conoscerà una nuova primavera nello Spirito ed indicherà la via verso quell’altra città più grande, la nuova Gerusalemme, la cui luce è l’Agnello (cfr Ap 21,23). Poiché Dio sta preparando anche ora un banchetto di gioia e vita infinite per tutti i popoli. Amen 
  
Parole improvvisate dal Santo Padre al termine della Santa Messa:

In questo momento posso solo ringraziarvi per il vostro amore alla Chiesa e a Nostro Signore; ringraziarvi perché donate il vostro amore anche al povero Successore di San Pietro. Cercherò di fare tutto il possibile per essere un degno successore del grande Apostolo, il quale pure era un uomo con i suoi difetti e i suoi peccati, ma che rimane alla fine la roccia per la Chiesa. E così anch’io con tutta la mia spirituale povertà posso essere, per questo tempo, in virtù della grazia del Signore, il Successore di Pietro.

Sono anche le vostre preghiere e il vostro amore che mi danno la certezza che il Signore mi aiuterà in questo mio ministero. Sono quindi profondamente grato per il vostro amore, per le vostre preghiere. La mia risposta in questo momento, per tutto quello che mi avete donato nel corso di questa visita, è la benedizione che ora vi imparto, al termine di questa bella Celebrazione". 

 © Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana   

19 aprile 2005 - 19 aprile 2016: Tu es Petrus. Buon anniversario, Benedetto!!!



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Il 19 aprile 2005 il cardinale Joseph Ratzinger veniva eletto Papa con il nome di Benedetto XVI. Undici anni dopo gli dedichiamo il canto del "Tu es Petrus"  realizzato dal coro della Cattedrale di Monaco di Baviera all'inizio della Celebrazione dei Vespri (10 settembre 2006).

Carissimi Amici, grazie al lavoro di Gemma possiamo riascoltare il bellissimo canto del "Tu es Petrus". Oggi è il giorno più indicato perché celebriamo l'anniversario dell'elezione di Joseph Ratzinger a Papa. Credo che il regalo più bello che possiamo fare al Santo Padre sia quello di assicurargli la nostra preghiera unita alla stima e all'affetto che abbiamo sempre nutrito e nutriamo per lui. Grazie, Santità e...ad multos annos :-)
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sabato 16 aprile 2016

Buon 89 ° compleanno, Benedetto XVI - Joseph Ratzinger (YouTube)



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Grazie al lavoro della nostra Gemma possiamo dedicare questo bellissimo video a Papa Benedetto. Indimenticabili i suoi incontri con i bambini e il suo sorriso da fanciullo :-)

Gli 89 anni di un uomo e di un Papa speciale...auguri, Benedetto :-)

Il 16 aprile 1927, ottantanove anni fa, era Sabato Santo e vedeva la luce uno dei più grandi Papi della storia, maestro di teologia e dottore della Chiesa.
Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente (io no purtroppo) ne parla come di un uomo straordinariamente gentile e sorridente, dotato di quell'ironia che solo le grandi intelligenze possiedono. Chi l'ha avuto come docente universitario non dimenticherà mai le sue straordinarie lezioni e chi gli è stato accanto quando era cardinale e poi Papa ha di lui un ricordo prezioso che custodisce gelosamente.
La maggior parte di noi non ha conosciuto Joseph Ratzinger di persona ma ha imparato ad apprezzarlo attraverso i suoi scritti e a volergli bene in modo speciale dopo la sua elezione a Pontefice. Undici anni fa, proprio in questo periodo, vivevo un momento straziante della mia vita e non dimenticherò mai come Papa Benedetto abbia saputo aiutarmi con la sua presenza e i suoi insegnamenti.
Non ci resta che fare i nostri migliori auguri a Joseph-Benedetto per questo traguardo così importante ringraziando Dio per avercelo regalato come Papa anche se per breve tempo. Sappiamo però che egli veglia su di noi con la preghiera e noi gli siamo sempre accanto con il pensiero e il cuore :-)
Buon compleanno, Santità!
Il blog

sabato 9 aprile 2016

Che confusione! (Raffaella)

Cari Amici,
come ogni mattina sto guardando la rassegna stampa su Skytg24 e su RaiNews e devo dire che sull'Esortazione Apostolica pubblicata ieri regna la massima confusione. La maggior parte dei giornaloni titola sulla grande apertura alla Comunione per i divorziati ma, a leggere i commenti delle fonti ufficiali, sembra che non ci sia stata nessuna rivoluzione. E allora?
Certo! Forse è meglio non soffermarsi sui commenti delle fonti cattoliche, perché preferisco rimanere fra "coloro che sono sospesi" piuttosto che leggere di un passo avanti pastorale che apre alla misericordia, lasciando intatta la dottrina. 
Come se gli altri Papi non fossero misericordiosi... 
Quando poi leggo di "fredda" teologia, beh, mi pare chiaro il riferimento o no? Si tratta ovviamente di una sciocchezza. E' come dire "freddo" diritto, senza tenere conto che non si può vivere in una società senza regole. E, a tale proposito, vorrei ricordare che anche la chiesa è una società di persone che, per funzionare, ha bisogno di norme. Siamo sicuri che questo "liberi tutti" (vedi Magister) faccia del bene ai fedeli e all'istituzione stessa? Si dirà che non è vero e che bisogna leggere il testo per intero. Giustissimo! Purtroppo però in una chiesa così fortemente legata ai media conta la prima impressione o, se si vuole, la "percezione". E la percezione è proprio il "rompete le righe" che si ricava dai titoloni dei giornali e dai riassunti dei telegiornali. Mi pare che ormai sia passata l'idea della rivoluzione e che d'ora in poi nessun sacerdote potrà tentare di spiegare la dottrina senza essere accusato di essere "fondamentalista", "retrogrado", non "in linea" con l'esortazione. Se poi ai fedeli non piacerà ciò che il parroco ha da dire, qual è il problema? Si cambia parrocchia e si fa un tour scegliendo chi ci piace di più. 
Aspettando il nuovo colpo di scena ad effetto che possa attirare fedeli che per ora latitano (il card. Dolan ha infatti osservato che fuori dalla cattedrale di New York non ci sono orde di fedeli desiderosi di entrare...), vorrei invitare tutti a leggere le bellissime parole che Papa Benedetto ha speso per i divorziati risposati (clicca qui e qui). Non sono mai state valorizzate a sufficienza ma che volete? Allora la "percezione" era diversa. 
Visto l'enorme appoggio mediatico di cui gode oggi la chiesa (per motivi che ormai tutti sappiamo), direi che sarebbe ora di usare questo vantaggio per aiutare vittime come Asia Bibi e per parlare chiaro contro il terrorismo di matrice islamica, magari usando per una volta proprio quest'ultimo aggettivo. Esistono vittime che meritano conforto non solo a Lampedusa o a Lesbo ma anche a Parigi, a Bruxelles e, non dimentichiamolo, a Colonia e in altre città della Germania.
R.

P.S. A proposito di "percezione" ho letto che i Lefebvriani non sono più considerati degli "appestati" e che possono essere ricevuti in Vaticano senza che da tutte le parti del mondo si alzino grida isteriche di indignazione. Non una parola nemmeno dagli amici ebrei (o forse nessuno è andato a chiedere un'opinione?). I Lefebvriani approfittino del momento favorevole in cui i media non sono occupati in pianta stabile nel tentativo di destabilizzare i Pontificati :-)

lunedì 4 aprile 2016

Monumentale intervista al card. Sarah: La “teologia della liberazione” sta rientrando di nuovo nella pratica della vita sociale della Chiesa

Clicca qui per leggere il testo dell'intervista segnalataci da Laura. Prestiamo particolarmente attenzione alle parole del card. Sarah su chiesa, poveri e Liturgia con riferimento alla teologia della liberazione. 
Il cardinale non conosce che cosa sia il linguaggio politicamente, religiosamente e mediaticamente corretto (al contrario del clero attuale)...per questo mi piace e per questo ho fatto un bel sogno, ma la chiesa (e la politica che ormai la pervade) fa i suoi calcoli e quindi dubito che sia un sogno realizzabile :-)
In ogni caso finalmente un membro della chiesa parla come un sacerdote e non come un politico o una star televisiva che ha bisogno di continui slogan a effetto per attrarre una platea che si sta comunque interessando ad altro.
R.

sabato 2 aprile 2016

Benedetto XVI: La misericordia di Dio è una chiave di lettura privilegiata del Pontificato di Giovanni Paolo II (YouTube)



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Grazie a Gemma ritorniamo al pomeriggio di otto anni fa. Il 2 aprile 2008, terzo anniversario delle morte di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI celebrò la Santa Messa in ricordo del suo predecessore. 
Al termine dell'omelia di Papa Benedetto un bellissimo collage musicale dedicato a Papa Wojtyla con alcuni dei momenti più significativi del suo Pontificato.
Rileggiamo e riascoltiamo il testo dell'omelia.


CAPPELLA PAPALE NEL III ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL SERVO DI DIO GIOVANNI PAOLO II

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Mercoledì, 2 aprile 2008

Cari fratelli e sorelle!

La data del 2 aprile è rimasta impressa nella memoria della Chiesa come il giorno della partenza da questo mondo del servo di Dio Papa Giovanni Paolo II. Riviviamo con emozione le ore di quel sabato sera, quando la notizia della morte fu accolta da una grande folla in preghiera che gremiva Piazza San Pietro. Per diversi giorni la Basilica Vaticana e questa Piazza sono state davvero il cuore del mondo. Un fiume ininterrotto di pellegrini rese omaggio alla salma del venerato Pontefice e i suoi funerali segnarono un’ulteriore testimonianza della stima e dell’affetto, che egli aveva conquistato nell’animo di tantissimi credenti e di persone d’ogni parte della terra. 
Come tre anni fa, anche oggi non è passato molto tempo dalla Pasqua. Il cuore della Chiesa è ancora profondamente immerso nel mistero della Risurrezione del Signore. In verità, possiamo leggere tutta la vita del mio amato Predecessore, in particolare il suo ministero petrino, nel segno del Cristo Risorto. Egli nutriva una fede straordinaria in Lui, e con Lui intratteneva una conversazione intima,  singolare e ininterrotta. Tra le tante qualità umane e soprannaturali, aveva infatti anche quella di un’eccezionale sensibilità spirituale e mistica. 

Bastava osservarlo quando pregava: si immergeva letteralmente in Dio e sembrava che tutto il resto in quei momenti gli fosse estraneo. Le celebrazioni liturgiche lo vedevano attento al mistero-in-atto, con una spiccata capacità di cogliere l’eloquenza della Parola di Dio nel divenire della storia, al livello profondo del disegno di Dio. La Santa Messa, come spesso ha ripetuto, era per lui il centro di ogni giornata e dell’intera esistenza. La realtà “viva e santa” dell’Eucaristia gli dava l’energia spirituale per guidare il Popolo di Dio nel cammino della storia.

Giovanni Paolo II si è spento alla vigilia della seconda Domenica di Pasqua; al compiersi del “giorno che ha fatto il Signore”. La sua agonia si è svolta tutta entro questo “giorno”, in questo spazio-tempo nuovo che è l’“ottavo giorno”, voluto dalla Santissima Trinità mediante l’opera del Verbo incarnato, morto e risorto. In questa dimensione spirituale il Papa Giovanni Paolo II più volte ha dato prova di trovarsi in qualche modo immerso già prima, durante la sua vita, e specialmente nell’adempimento della missione di Sommo Pontefice. Il suo pontificato, nel suo insieme e in tanti momenti specifici, ci appare infatti come un segno e una testimonianza della Risurrezione di Cristo. Il dinamismo pasquale, che ha reso l’esistenza di Giovanni Paolo II una risposta totale alla chiamata del Signore, non poteva esprimersi senza partecipazione alle sofferenze e alla morte del divino Maestro e Redentore. “Certa è questa parola – afferma l’apostolo Paolo – se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo” (2 Tm 2,11-12). Fin da bambino, Karol Wojtyła aveva sperimentato la verità di queste parole, incontrando sul suo cammino la croce, nella sua famiglia e nel suo popolo. Egli decise ben presto di portarla insieme con Gesù, seguendo le sue orme. Volle essere suo fedele servitore fino ad accogliere la chiamata al sacerdozio come dono ed impegno di tutta la vita. Con Lui visse e con Lui volle anche morire. E tutto ciò attraverso la singolare mediazione di Maria Santissima, Madre della Chiesa, Madre del Redentore intimamente e fattivamente associata al suo mistero salvifico di morte e risurrezione.

Ci guidano in questa riflessione rievocativa le Letture bibliche appena proclamate: “Non abbiate paura, voi!” (Mt 28,5). 
Le parole dell’angelo della risurrezione, rivolte alle donne presso il sepolcro vuoto, che ora abbiamo ascoltato, sono diventate una specie di motto sulle labbra del Papa Giovanni Paolo II, fin dal solenne inizio del suo ministero petrino. 
Le ha ripetute più volte alla Chiesa e all’umanità in cammino verso il 2000, e poi attraverso quello storico traguardo e ancora oltre, all’alba del terzo millennio. Le ha pronunciate sempre con inflessibile fermezza, dapprima brandendo il bastone pastorale culminante nella Croce e poi, quando le energie fisiche andavano scemando, quasi aggrappandosi ad esso, fino a quell’ultimo Venerdì Santo, in cui partecipò alla Via Crucis dalla Cappella privata stringendo tra le braccia la Croce. Non possiamo dimenticare quella sua ultima e silenziosa testimonianza di amore a Gesù. 
Anche quella eloquente scena di umana sofferenza e di fede, in quell’ultimo Venerdì Santo, indicava ai credenti e al mondo il segreto di tutta la vita cristiana. Il suo “Non abbiate paura” non era fondato sulle forze umane, né sui successi ottenuti, ma solamente sulla Parola di Dio, sulla Croce e sulla Risurrezione di Cristo. Via via che egli veniva spogliato di tutto, da ultimo anche della stessa parola, questo affidamento a Cristo è apparso con crescente evidenza. Come accadde a Gesù, pure per Giovanni Paolo II alla fine le parole hanno lasciato il posto all’estremo sacrificio, al dono di sé. E la morte è stata il sigillo di un’esistenza tutta donata a Cristo, a Lui conformata anche fisicamente nei tratti della sofferenza e dell’abbandono fiducioso nella braccia del Padre celeste. “Lasciate che vada al Padre”, queste – testimonia chi gli fu vicino – furono le sue ultime parole, a compimento di una vita totalmente protesa a conoscere e contemplare il volto del Signore.

Venerati e cari fratelli, vi ringrazio tutti per esservi uniti a me in questa santa Messa di suffragio per l’amato Giovanni Paolo II. Un pensiero particolare rivolgo ai partecipanti al primo Congresso mondiale sulla Divina Misericordia, che inizia proprio oggi, e che intende approfondire il suo ricco magistero su questo tema. 

La misericordia di Dio – lo disse egli stesso – è una chiave di lettura privilegiata del suo pontificato. Egli voleva che il messaggio dell’amore misericordioso di Dio raggiungesse tutti gli uomini ed esortava i fedeli ad esserne testimoni (cfr Omelia a Cracovia-Łagiewniki, 17.8.2002). 
Per questo volle elevare all’onore degli altari suor Faustina Kowalska, umile Suora divenuta per un misterioso disegno divino messaggera profetica della Divina Misericordia. Il servo di Dio Giovanni Paolo II aveva conosciuto e vissuto personalmente  le immani tragedie del XX secolo, e per molto tempo si domandò che cosa potesse arginare la marea del male. La risposta non poteva trovarsi che nell’amore di Dio. 
Solo la Divina Misericordia è infatti in grado di porre un limite al male; solo l’amore onnipotente di Dio può sconfiggere la prepotenza dei malvagi e il potere distruttivo dell’egoismo e dell’odio. Per questo, durante l’ultima visita in Polonia, tornando nella sua terra natale ebbe a dire: “Non c’è altra fonte di speranza per l’uomo che la misericordia di Dio” (ibid.).

Rendiamo grazie al Signore per aver donato alla Chiesa questo suo fedele e coraggioso servitore. Lodiamo e benediciamo la Beata Vergine Maria per avere vegliato incessantemente sulla sua persona e sul suo ministero, a beneficio del Popolo cristiano e dell’intera umanità. 
E mentre offriamo per la sua anima eletta il Sacrificio redentore, lo preghiamo di continuare a intercedere dal Cielo per ciascuno di noi, per me in modo speciale, che la Provvidenza ha chiamato a raccogliere la sua inestimabile eredità spirituale. 
Possa la Chiesa, seguendone gli insegnamenti e gli esempi, proseguire fedelmente e senza compromessi la sua missione evangelizzatrice, diffondendo senza stancarsi l’amore misericordioso di Cristo, sorgente di vera pace per il mondo intero.

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

Undici anni fa Giovanni Paolo II tornava alla Casa del Padre. Quanto erano importanti le citazioni di Papa Benedetto! (Raffaella)

Carissimi Amici,
undici anni fa, il 2 aprile del 2005, Giovanni Paolo II tornava alla Casa del Padre. Grazie a Gemma rivedremo la Messa di suffragio celebrata da Benedetto XVI nel 2008. Oggi è il giorno della preghiera e del ricordo per Papa Wojtyla e del ringraziamento per la sua testimonianza di fede senza compromessi (fatto ricordato spesso dal suo successore). Nel corso del suo purtroppo breve Pontificato, Benedetto XVI citava spesso il suo predecessore. 
Allora questi continui richiami ci apparivano esagerati, ma ora capiamo l'importanza degli omaggi di Papa Ratzinger. La Chiesa non può vivere di strappi e citare il lavoro prezioso di chi ha preceduto un Pontefice mostra questa continuità. Ce ne accorgiamo oggi di quanto fossero preziosi quei richiami (ora praticamente inesistenti). Ma basta con le parole: lasciamo spazio alla preghiera.
R.