domenica 31 luglio 2016

Secondo Scalfari Cristo sarebbe un'articolazione dell'unico Dio. Intanto editorialisti e vaticanisti sempre più in ansia (R.)

Buona domenica, cari amici!
Sì, ho letto l'editoriale domenicale di Scalfari e la frase del titolo non è uno scherzo :-)
Perchè l'ho letto? Per farmi del male e/o guadagnare punti per il Purgatorio anche se, mi pare di capire, forse non esiste :-)
Certo che se questi sono gli amici (del nuovo corso) figuriamoci i nemici :-)
Mi sono dedicata, come fioretto della domenica, anche alla lettura di altri commenti.
Mi sembra che ci sia una grande preoccupazione di fondo nei difensori dello "status quo", preoccupazione che viene specificata anche nell'editoriale di Scalfari: editorialisti, vaticanisti e giornalisti sono davvero in ansia per le critiche che stanno montando non solo dalle vedove inconsolabili (poverette!) ma anche da intellettuali di peso verso certi silenzi che, diciamocelo, negli anni passati sarebbero stati oggetto di attacchi feroci e di inviti alla parola.
La cosa insopportabile (per loro) è che, da quello che intuisco, le critiche stanno oltrepassando il muro dello schermo televisivo. Gravissimo!!! :-)
Sull'omissione dell'aggettivo islamico non mi pronuncio perchè giudicherà la storia. Francamente però mi fa sorridere l'atteggiamento dei mass media completamente opposto rispetto ai tempi di Papa Benedetto. Se questi fosse andato in un campo di concentramento senza fare discorsi, che cosa si sarebbe detto? 
Non so se ricordate, ma in occasione del viaggio di Papa Benedetto in Polonia un vaticanista, che al tempo scriveva su un quotidiano online, si disse sorpreso dal fatto che Ratzinger usasse sempre la lingua italiana perchè "ci si aspettava che avrebbe preso lezione di polacco". 
Ora la lingua italiana viene usata ovunque ma va bene così anzi...applausi! Così si diffonde l'italiano. Per non parlare del messaggio "urbi et orbi": Benedetto criticato perchè aveva omesso un paio di lingue. Ora invece applausi alla "semplificazione".
Io davvero mi chiedo se i giornalisti si rendono conto di esporsi alla barzelletta ma tant'è.
La cosa più fastidiosa è vedere tanti ditini alzati ora che i confronti non fanno più comodo. Dal marzo 2013 tutto un paragone, tutta una lode, tutto un applaudire al nuovo corso. Chi osava ricordare che, forse, la Chiesa non era nata nel 2013, ma 2013 anni prima, veniva chiamato "vedova", "orfano" ecc.
Si diceva: ma che vogliono questi? Non hanno capito che c'è la primavera? Dimentichino il passato e guardino al futuro perchè tutto è diverso, il resto è superato, fuori modo e soprattutto non porta applausi (ho semplificato ma nemmeno tanto...).
Evidentemente ora che la situazione non è tutta un roseto profumato, c'è bisogno dei ditini alzati ed ecco i moniti: no ai confronti! 
Ma se li avete fatti fino all'altro giorno? 
Poi gli avvertimenti: non c'è nessun cambiamento rispetto al passato perchè tutti i Papi hanno sempre fatto così! 
Ma se fino a poco fa la primavera veniva contrapposta all'inverno?
Vedete dove hanno portato i confronti fatti sempre e solo a favore di una parte e l'operazione di sminuire il lavoro altrui?
Ribadisco: trovate argomentazioni razionali e valide per difendere e giustificare gli ultimi avvenimenti. Purtroppo su questo blog siamo vaccinati perchè, con il tempo, abbiamo dovuto imparare l'arte della difesa con prove e argomenti fondati sulla storia e sul lavoro fatto. Imparate anche voi, cari giornalisti, possibilmente senza insultare chi non la pensa come voi anche fra i vostri colleghi.
R.

venerdì 29 luglio 2016

Ma i vaticanisti di lungo corso e allineati vogliono farci credere che Benedetto XVI non sia mai esistito? (R.)

Cari amici, ho letto un articolo, un altro, un post su un blog, poi un altro articolo...tutti pezzi firmati da vaticanisti più o meno autorevoli a proposito della GMG.
Che cosa c'è di strano? Beh...Benedetto XVI non viene mai citato neanche di striscio, nemmeno per criticarlo. Ma come mai? :-)
Dai, una critica, un confronto...forza! Come abbiamo detto ieri i giornalisti e gli editorialisti sono preoccupatissimi per il fatto che si possano fare paragoni a favore di Papa Benedetto e i vaticanisti lo ignorano? Ma suvvia! :-)
Qualche giorno fa pensavo fra me e me...caspita! Non leggo più quel famoso tuttologo che per anni è stato anche vaticanista. Iniziavo a preoccuparmi ma stamattina ho visto che c'è e lotta insieme al nuovo corso.
Durante gli anni di Pontificato di Ratzinger abbiamo visto di tutto uscire dalla sua penna. Tantissime volte il Papa è stato accusato di troppi "silenzi". Posso farlo? ahahahahahahah 
Ehm...scusate la risata :-)
Per esempio è stato accusato di non avere detto abbastanza ad Auschwitz. Ho letto che oggi non è previsto alcun discorso nel luogo di sterminio polacco e tutti applaudono. Ma come? Prima si accusa una persona di non avere detto abbastanza e poi ci si congratula se si sta in silenzio? C'è qualcosa che mi sfugge ma è meglio non metterlo a fuoco :-)
Comunque anche per il nostro amico tuttologo non c'è problema: dall'aprile 2005 al febbraio 2013 nessuno ha occupato il soglio di Pietro.
Ora per tutti il silenzio è d'oro prima era un ferro arrugginito.
R.

Porgere l’altra gola (Tosatti)

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Il modo giusto di rispondere alla minaccia jihadista non è negare lo scontro religioso (Cerasa). La storiella della povertà, della discriminazione o della follia come cause del terrorismo (R.)

Clicca qui per leggere l'articolo di Cerasa.
Aggiungo alle considerazioni dell'Autore un semplice commento: sarebbe ora di smetterla di individuare nella povertà e nella discriminazione le cause del terrorismo. Tutto ciò non regge ed è un modo per tranquillizzare le coscienze di chi non ragiona con la propria testa e di giustificare il terrorismo come se fossimo noi europei, cattivoni, che discriminiamo i buoni islamici e per questo li induciamo a compiere attentati. Basta! Gli assassini che hanno seminato morte e distruzione in Belgio, in Germania e in Francia non erano certo dei poveracci. Alcuni provenivano addirittura da famiglie facoltose. Quindi basta con le storielle che assolmono o attenuano la responsabilità dei colpevoli. Nello stesso tempo è ora di finirla di considerare "pazzi" gli attentatori. Forse che chiunque commette un omicidio ha problemi mentali? Può anche darsi ma ciò no  giustifica il fatto di togliere la vita a una o più persone.
R.

Patriarca di Antiochia dei siri: Dobbiamo evitare il linguaggio politicamente corretto

Clicca qui per leggere le parole del Patriarca decisamente coraggiose e fuori dalla melassa.

giovedì 28 luglio 2016

Islam, gli strenui difensori del "nuovo" corso vaticano ora supplicano di non contrapporre un Papa all'altro ma...(Raffaella)

Carissimi Amici,
questo non è certo il momento della polemica ma della preghiera. La chiesa è stata duramente colpita, come l'Europa, da attacchi terroristici la cui matrice non può certo essere ignorata. Sarà la storia a giudicare se la prudenza di questi anni sia o meno giustificata.
La mia non è quindi una polemica contro la chiesa ma contro i giornaloni in servizio permanente attivo a difesa del nuovo corso...sempre e comunque!
Ho letto qualche articolo stamattina e, nella tragedia, mi è scappato più di un sorriso.
Gli stessi giornalisti, editorialisti, vaticanisti, che in questi tre anni si sono "divertiti" a contrapporre Benedetto XVI al suo successore (dopo averlo contrapposto per gli otto anni precedenti a Giovanni Paolo II), ORA E SOLO ORA, quasi implorano il lettore di non paragonare l'atteggiamento di Benedetto XVI nei confronti dell'islam a quello tipico di questi mesi.
Innanzitutto si ricade ancora una volta nell'equivoco. Chi ha letto, e ha letto per intero, il discorso di Ratisbona sa perfettamente (e ha SEMPRE saputo) che non si tratta di un attacco all'islam ma di un invito al dialogo secondo la ragione. Nessuna fede può essere imposta con la spada, cioè con la violenza. Quindi parlare di Ratisbona come se fosse l'atto di accusa di Ratzinger verso un'altra religione è antistorico oltre che falso. Queste considerazioni valgono sia per chi loda quel discorso sia per chi lo critica pensando che protagonista di quell'articolato ragionamento sia il mondo musulmano.
Ciò che però mi irrita è che coloro che da più di tre anni sono seduti sul carro del vincitore a tessere lodi e a suonare la cetra, ora, sentendosi in imbarazzo e con pochi argomenti, ammoniscono e invitano a non fare confronti fra Papi.
Ennò! Chi ha iniziato questo sporco gioco? 
Tre anni fa eravamo noi poveri derelitti (vedove inconsolabili, orfani di Ratzinger, oscurantisti, testoni ecc.) a chiedere di restituire la verità alla storia, ma siamo stati ignorati. Dalle scarpe rosse, alle borse nere, dagli appartamenti vaticani alle stanze di Santa Marta, dalla liturgia particolarmente curata al pagamento delle camere di hotel, tutto serviva al gioco mediatico di contrapposizione. Ora però il giochetto si sta ritorcendo contro i suoi autori perchè una volta che un pensiero si è insediato nella testa della gente o, se vogliamo, una volta che una data "percezione" diventa verità assoluta, beh, è impossibile invertire la rotta.
In questo momento orde di persone, cattolici e non, si stanno scatenando sui social inneggiando al discorso di Ratisbona evidentemente senza averne letta nemmeno una parola e contrapponendo un Papa all'altro. Non è giusto ma è un meccanismo che tutti dovrebbero conoscere.
Quello che oggi è attualissimo, domani sarà passatissimo, disse Benedetto XVI in una catechesi.
Stavolta l'opinione creatasi sui social ha infranto il muro di contenimento dei media e prevale nella gente (l'entità che più sta a cuore alla chiesa del momento) la contrapposizione fra parole chiare e forti e silenzi.
Le stesse persone che sui social fino a poco tempo fa lodavano il nuovo corso, offendendo la chiesa ante 2013, ora, con gli attacchi del terrorismo islamico, hanno cambiato idea.
La cosa "divertente" è che non leggevano una parola prima come non la leggono adesso. Non c'è da generalizzare ma leggo dei commenti davvero choccanti.
In tutto questo grande e grave è la responsabilità dei mass media, perchè non si può premere sul pedale sull'acceleratore della contrapposizione fra Papi quando fa comodo e ora buttarsi disperatamente sul freno. Non funziona così.
Cercate di difendere le vostre ragioni e quelle di coloro che proteggete con argomentazioni valide e non criticando chi fa confronti. Avete iniziato voi questo giochino, ricordatelo!
E' incredibile come, nel bene e nel male, Papa Benedetto continui a essere il parafulmine della chiesa. Ora basta! Si è dimesso. E' ora di creare altri parafulmini. Credo che i media ne stiano già individuando due o tre ma, ovviamente, li chiamano "ratzingeriani" :-)
R.

Il jihad e i dubbi che vengono sentendo certe dichiarazioni. Il fulminante commento di Antonio Gurrado

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Terrorismo, per il vaticano la religione non c'entra, per Al Azhar sì

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mercoledì 27 luglio 2016

La “comprensione” non basta (Mauro Mellini). Riflessioni (Raffaella)

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Non mi pare che la politica ecclesiastica tutta "baci e abbracci" stia portando dei frutti (anzi...).
Si riceve quel certo capo islamico...l'altro famoso muftì...ecc. e intanto il terrorismo alza il tiro uccidendo un anziano parroco che aveva l'unica colpa di essere cristiano e cattolico.
Visto che la chiesa ha questo rapporto così privilegiato con il mondo musulmano da quando Papa Ratzinger ha deciso di dimettersi, perché non usa tutta la sua diplomazia per convincere l'interlocutore a denunciare senza se e senza ma il terrorismo di matrice islamica? Perché non insistere su questo punto?
Nell'attuale momento storico c'è silenzio da una parte e silenzio dall'altra e così non si va da nessuna parte...
Non si vuole usare l'aggettivo islamico? D'accordo...deciderà la STORIA se questo comportamento sia adeguato o se si tratti di silenzio colpevole. Una cosa però sarebbe saggia: la chiesa dovrebbe smetterla di battere sempre e comunque sul chiodo dell'immigrazione e dell'accoglienza indiscriminata. Non possiamo tenere in Italia tutti coloro che mettono piede nel nostro Paese. Si accolga (sotto controllo di polizia) chi può chiedere asilo e gli altri siano esplusi con umanità ma determinazione. L'immigrazione sembra diventata un'ossessione della chiesa cattolica. Ci sono anche altri problemi. Per esempio la difesa della vita dei cittadini europei. Per esempio la difesa della famiglia. Per esempio la difesa dei valori cristiani.
Mi sembra invece che la chiesa sia impegnata a disgregare le uniche realtà che portano vocazioni (vedi il caso del Belgio). Si vede che sono queste le priorità...
E' quasi commovente leggere alcuni articoli oggi. Tutti a giustificare i silenzi della chiesa (e questo dimostra che il problema c'è anche se si finge di ignorarlo) e a promuovere la GMG. 
A tale proposito mi viene da scrivere una provocazione: che cosa avrebbero scritto gli stessi giornalisti se Papa Benedetto avesse deciso di partire per la Polonia in un momento come questo? Ah già...lo sappiamo! Quante volte i benpensanti lo "sollecitarono" a partire per il Medio Oriente!
E soprattutto che cosa sarebbe accaduto se Benedetto XVI non avesse parlato chiaro? Ah già...lo sappiamo! Quante volte fu criticato perché tutto ciò che scriveva o diceva o faceva non era mai abbastanza.
Vi conosciamo, mascherine! 
Si faccia qualcosa e la si faccia in fretta. Anche la chiesa è chiamata a schierarsi e non a mettersi in una posizione "centrista" che non risolve nulla e non piace a nessuno.
R.

Neanche un prete sgozzato in chiesa dagli islamisti risveglia politici e vescovi dal sonno della ragione (Cascioli)

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P. Samir: Terrore islamico in Francia e Germania: crisi dell’integrazione, ma soprattutto crisi della politica

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Il martirio di padre Jacques Hamel e gli ostinati silenzi della chiesa nel commento di De Mattei

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martedì 26 luglio 2016

La nostra preghiera per la Francia e per la Chiesa duramente colpita dal terrorismo islamico

Cari amici, non ci sono parole per descrivere e per commentare quanto è accaduto a Rouen questa mattina. 
Mi auguro che almeno stavolta nessuno tiri fuori la storiella del gesto isolato o del pazzo esaltato perchè, francamente, sarebbe troppo.
L'attacco a una chiesa è decisamente un "salto di qualità" che nessuno può permettersi di ignorare o sminuire. I balbettii e gli imbarazzi (anche della chiesa) lascino il posto a parole chiare e inequivocabili di condanna.
Un pensiero e una preghiera speciali per il parroco assassinato e per i feriti.
R.

domenica 24 luglio 2016

Benedetto XVI ad Aosta: Perdonare non è ignorare, ma trasformare (YouTube)



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Il 24 luglio 2009, sette anni fa esatti, nonostante la convalescenza per la rottura del polso destro, Benedetto XVI lasciò la residenza di Les Combes per andare ad Aosta a presiedere la celebrazione dei Vespri in Cattedrale. Lì tenne una bellissima omelia "a braccio" che riascoltiamo con gioia in questo video. 
Rivediamo anche le bellissime immagini dell'arrivo ad Aosta e dei saluti dentro e fuori la Cattedrale.
Grazie come sempre a Gemma :-)
R.

CELEBRAZIONE DEI VESPRI NELLA CATTEDRALE DI AOSTA

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Venerdì, 24 luglio 2009

Eccellenza, 
cari fratelli e sorelle.

Vorrei innanzitutto dire «grazie» a lei, Eccellenza, per le sue buone parole, con le quali mi ha introdotto nella grande storia di questa Chiesa Cattedrale e così mi ha fatto sentire che preghiamo qui, non solo in questo momento, ma possiamo pregare con i secoli in questa bella chiesa.

E grazie a tutti voi che siete venuti per pregare con me e per rendere visibile così questa rete di preghiera che ci collega tutti e sempre.

In questa breve omelia vorrei dire qualche parola sull'orazione, con la quale si concludono questi Vespri, perché mi sembra che in questa orazione, il brano della Lettera ai Romani ora letto sia interpretato e trasformato in preghiera.

L'orazione si compone di due parti: un indirizzo — un'intestazione, per così dire — e poi la preghiera composta da due domande.

Cominciamo con l'indirizzo che ha, anche da parte sua, due parti: va qui un po' concretizzato il «tu» al quale parliamo, per poter bussare con maggior forza al cuore di Dio.

Nel testo italiano, leggiamo semplicemente: «Padre misericordioso». Il testo originale latino è un po' più ampio; dice «Dio onnipotente, misericordioso». Nella mia recente Enciclica, ho tentato di mostrare la priorità di Dio sia nella vita personale, sia nella vita della storia, della società, del mondo.

Certamente la relazione con Dio è una cosa profondamente personale e la persona è un essere in relazione, e se la relazione fondamentale — la relazione con Dio — non è viva, non è vissuta, anche tutte le altre relazioni non possono trovare la loro forma giusta. Ma questo vale anche per la società, per l'umanità come tale. Anche qui, se Dio manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente, manca la bussola per mostrare l'insieme di tutte le relazioni per trovare la strada, l'orientamento dove andare.

Dio! Dobbiamo di nuovo portare in questo nostro mondo la realtà di Dio, farlo conoscere e farlo presente. Ma Dio, come conoscerlo? Nelle visite «ad limina» parlo sempre con i Vescovi, soprattutto africani, ma anche quelli dell'Asia, dell'America Latina, dove ci sono ancora le religioni tradizionali, proprio di queste religioni. Ci sono molti dettagli, abbastanza diversi naturalmente, ma ci sono anche elementi comuni. Tutti sanno che c'è Dio, un solo Dio, che Dio è una parola al singolare, che gli dei non sono Dio, che c'è Dio, il Dio. Ma nello stesso tempo questo Dio sembra assente, molto lontano, non sembra entrare nella nostra vita quotidiana, si nasconde, non conosciamo il suo volto. E così la religione in gran parte si occupa delle cose, dei poteri più vicini, gli spiriti, gli antenati ecc., poiché Dio stesso è troppo lontano e così ci si deve arrangiare con questi poteri vicini. E l'atto della evangelizzazione consiste proprio nel fatto che il Dio lontano si avvicina, che il Dio non è più lontano, ma è vicino, che questo «conosciuto-sconosciuto» adesso si fa conoscere realmente, mostra il suo volto, si rivela: il velo sul volto scompare, e mostra realmente il suo volto. E perciò, poiché Dio stesso adesso è vicino, lo conosciamo, ci mostra il suo volto, entra nel nostro mondo. Non c'è più bisogno di arrangiarsi con questi altri poteri, perché Lui è il potere vero, è l'Onnipotente.

Non so perché abbiano omesso nel testo italiano la parola «onnipotente», ma vero è che ci sentiamo un po' quasi minacciati dall'onnipotenza: sembra limitare la nostra libertà, sembra un peso troppo forte. 

Ma dobbiamo imparare che l'onnipotenza di Dio non è un potere arbitrario, perché Dio è il Bene, è la Verità, e perciò Dio può tutto, ma non può agire contro il bene, non può agire contro la verità, non può agire contro l'amore e contro la libertà, perché Egli stesso è il bene, è l'amore, e la vera libertà. E perciò tutto quanto egli fa non può mai essere in contrasto con verità, amore e libertà. E' vero il contrario. Egli, Dio, è il custode della nostra libertà, dell'amore della verità. Questo occhio che ci vede non è un occhio cattivo che ci sorveglia, ma è la presenza di un amore che non ci abbandona mai e ci dona la certezza che il bene è essere, il bene è vivere: è l'occhio dell'amore che ci dà l'aria per vivere.

Dio onnipotente e misericordioso. Un'orazione romana, collegata con il testo del libro della Sapienza, dice: «Tu, Dio, mostri la tua onnipotenza nel perdono e nella misericordia». Il vertice della potenza di Dio è la misericordia, è il perdono. Nel nostro odierno concetto mondiale di potere, pensiamo a uno che ha grandi proprietà, che in economia ha qualcosa da dire, dispone di capitali, per influire nel mondo del mercato. 
Pensiamo a uno che dispone del potere militare, che può minacciare. La domanda di Stalin: «Quante divisioni ha il Papa?» ancora caratterizza l'idea media del potere. Ha potere chi può essere pericoloso, chi può minacciare, chi può distruggere, chi ha in mano tante cose del mondo. Ma la Rivelazione ci dice: «Non è così»; il vero potere è il potere di grazia, e di misericordia. Nella misericordia, Dio dimostra il vero potere.

E così la seconda parte di questo indirizzo dice: «Hai redento il mondo, con la passione, con il soffrire del tuo Figlio». Dio ha sofferto e nel Figlio soffre con noi. E questo è l'estremo apice del suo potere che è capace di soffrire con noi. Così dimostra il vero potere divino: voleva soffrire con noi, e per noi. Nelle nostre sofferenze non siamo mai lasciati soli. Dio, nel suo Figlio, prima ha sofferto ed è vicino a noi nelle nostre sofferenze.

Tuttavia rimane la questione difficile che adesso non posso interpretare ampiamente: perché era necessario soffrire per salvare il mondo? 

Era necessario perché nel mondo esiste un oceano di male, di ingiustizia, di odio, di violenza, e le tante vittime dell'odio e dell'ingiustizia hanno il diritto che sia fatta giustizia. Dio non può ignorare questo grido dei sofferenti che sono oppressi dall'ingiustizia. Perdonare non è ignorare, ma trasformare, cioè Dio deve entrare in questo mondo e opporre all'oceano dell'ingiustizia un oceano più grande del bene e dell'amore. E questo è l'avvenimento della Croce: da quel momento, contro l'oceano del male, esiste un fiume infinito e perciò sempre più grande di tutte le ingiustizie del mondo, un fiume di bontà, di verità, di amore
Così Dio perdona trasformando il mondo ed entrando nel nostro mondo perché ci sia realmente una forza, un fiume di bene più grande di tutto il male che può mai esistere.

Così l'indirizzo a Dio diventa un indirizzo a noi: cioè questo Dio ci invita a metterci dalla sua parte, ad uscire dall'oceano del male, dell'odio, della violenza, dell'egoismo e di identificarci, di entrare nel fiume del suo amore.

Proprio questo è il contenuto della prima parte della preghiera che segue: «Fa' che la tua Chiesa si offra a te come sacrificio vivo e santo». Questa domanda, diretta a Dio, va anche a noi stessi. E' un accenno a due testi della Lettera ai Romani; nel primo san Paolo dice che noi dobbiamo divenire un sacrificio vivo (cfr. 12,16). Noi stessi, con tutto il nostro essere, dobbiamo essere adorazione, sacrificio, restituire il nostro mondo a Dio e trasformare così il mondo. E nel secondo, dove Paolo descrive l'apostolato come sacerdozio (cfr. 15,16), la funzione del sacerdozio è consacrare il mondo perché diventi ostia vivente, perché il mondo diventi liturgia: che la liturgia non sia una cosa accanto alla realtà del mondo, ma che il mondo stesso diventi ostia vivente, diventi liturgia. E' la grande visione che poi ha avuto anche Teilhard de Chardin: alla fine avremo una vera liturgia cosmica, dove il cosmo diventi ostia vivente. 
E preghiamo il Signore perché ci aiuti a essere sacerdoti in questo senso, per aiutare nella trasformazione del mondo, in adorazione di Dio, cominciando con noi stessi. Che la nostra vita parli di Dio, che la nostra vita sia realmente liturgia, annuncio di Dio, porta nella quale il Dio lontano diventa il Dio vicino, e realmente dono di noi stessi a Dio.

Poi la seconda domanda. Preghiamo «Fa' che il tuo popolo sperimenti sempre la pienezza del tuo amore». Nel testo latino va detto «Saziaci con il tuo amore». Così il testo accenna al salmo che abbiamo cantato, dove si dice: «Apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente. Quanta fame esiste nella terra, fame di pane in tante parti del mondo: Sua Eccellenza ha parlato anche delle sofferenze delle famiglie qui: fame di giustizia, fame di amore. E con questa preghiera, preghiamo Dio: «Apri la tua mano e sazi realmente la fame di ogni vivente. Sazi la fame nostra della verità, del tuo amore».

Così sia. Amen
© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

Don Georg non va in vacanza...

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Buona domenica, amici!!!
Raffaella

Monaco: Benedetto XVI, addolorato, prega per le vittime innocenti

Clicca qui per leggere la notizia.

venerdì 22 luglio 2016

Un pensiero e una preghiera per Monaco di Baviera...

Carissimi amici,
dopo gli attentati di Parigi, Bruxelles e Nizza ora tocca a Monaco di Baviera, città tanto cara a Papa Benedetto e della quale fu arcivescovo.
Non ci sono ancora notizie certe ma ho appena sentito che è stato dichiarato lo stato di emergenza per grave situazione terroristica.
Una preghiera speciale per Monaco, per le vittime e per i feriti e un pensiero a Papa Benedetto.
R.

Mons. Gänswein: principi magisteriali non possono essere modificati da mezze frasi o note a piè di pagina (Tosatti)

Clicca qui per leggere l'articolo di Marco Tosatti con le coraggiosissime dichiarazioni di Mons. Gänswein :-)
R.

Giovanilismo, malattia senile degli ordini religiosi. Il balletto della Divina Misericordia (Il Timone)

Clicca qui per vedere il filmato.
Non un fedele in più entrerà nella chiesa. Infatti gli ordini religiosi "tradizionali" sono al collasso per mancanza di vocazioni. Al contrario gli ordini più "tradizionalisti" pullulano di giovani. Sarà il caso di studiare il fenomeno o vogliamo vedere preti e vescovi che continuano a parlare ai banchi vuoti?

Chiesa in Germania, un crollo (Tosatti). Era del tutto prevedibile... (Raffaella)

Clicca qui per leggere il commento di Marco Tosatti, uno dei pochi vaticanisti che ha il coraggio di riportare notizie "scomode".
Quali sono state le conseguenze delle grandi aperture della chiesa tedesca? Eccole!
Certo! C'è anche il problema della tassa che i fedeli devono versare alla chiesa cattolica ma essa c'è dal 1800 e non è stata imposta negli ultimi tre anni...
La verità sta tutta negli scritti di Joseph Ratzinger, teologo, cardinale e Papa. Egli aveva ben compreso, come sempre profeta inascoltato, che i fedeli e in particolare i giovani non cercano una chiesa perfettamente aderente al mondo ma sono alla ricerca della radicalità del Vangelo.
Quindi le presunte aperture della chiesa universale e le interpretazioni "di manica larga" di alcune chiese locali non solo non fanno entrare un fedele in più nell'istituzione ma, semmai, fanno scappare quelli che sono dentro.
Vale per la chiesa tedesca come per quella belga e per tutte quelle che pensano che sposare le idee del mondo avvicini ai fedeli. Si ricordino che il "mondo" è volubile e ciò che oggi è attualissimo domani sarà passatissimo (cit. Papa Benedetto).
Sul discorso mai pronunciato (e mai letto) permettetemi di stendere un velo di pietoso silenzio...
R.

lunedì 11 luglio 2016

Oggi si festeggia San Benedetto...buon onomastico a Papa Benedetto :-)

Carissimi amici, nel giorno in cui la Chiesa festeggia San Benedetto, rivolgiamo un augurio di cuore e un saluto affettuoso a Papa Benedetto XVI che del Santo di Norcia ha voluto assumere il nome :-)
Raffaella

JOSEPH RATZINGER E SAN BENEDETTO DA NORCIA: LO SPECIALE DEL BLOG


«Con quale nome vuoi essere chiamato?» «Vocabor Benedictus XVI», «Mi chiamerò Benedetto XVI» (Udienza generale, 27 aprile 2005)

venerdì 1 luglio 2016

Le indiscrezioni sul nuovo libro intervista di Papa Benedetto e la linea del Blog (Raffaella)

Carissimi Amici,
in queste ore vengono pubblicate molte "indiscrezioni" sul contenuto del libro intervista "Ultime conversazioni" in uscita il 9 settembre.
Come ben sappiamo (e abbiamo imparato in otto anni di dura esperienza) è molto pericoloso estrapolare una frase o un concetto da un contesto piuttosto complesso. Papa Benedetto non parla per slogan e non butta là frasi ad effetto. Per questo motivo la linea del Blog sarà quella di dare spazio ai commenti solo se accompagnati dalla fonte (cioè dal testo originale).
Il libro di Papa Benedetto deve essere motivo di gioia e un'occasione per imparare da lui e dalla sua grande sapienza e intelligenza. Non deve diventare l'ennesimo pretesto per sminuire il suo lavoro o per depotenziare la portata storica di questa iniziativa editoriale.
R.