PAPA: VESCOVI UMBRIA LO HANNO INVITATO AD ASSISI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 apr.
Papa Francesco ha ricevuto ufficialmente oggi l'invito a visitare la citta' di Assisi, luogo natale del grande santo del quale ha scelto di portare il nome. Lo ha reso noto il vescovo locale, monsignor Domenico Sorrentino, precisando alla Radio Vaticana che il Pontefice "si e' mostrato molto interessato". Monsignor Sorrentino ha incontrato il Pontefice in occasione della visita ad limina dei vescovi dell'Umbria. "L'invito - ha precisato - e' stato rivolto a Papa Francesco insieme ai miei confratelli".
Quello di oggi, ha osservato il presule, "e' stato veramente un incontro bello, un momento di ardore pentecostale che abbiamo vissuto e che il Papa ci ha messo nel cuore" come "un padre che ha accolto i fratelli nell'episcopato". "Abbiamo discusso e verificato tante cose della nostra vita pastorale", ha rivelato monsignor Sorrentino ricordando che c'e' "un legame particolare tra Assisi e questo Papa che ha scelto proprio il nome del poverello come "un messaggio, un'ispirazione". Il Pontefice, ha detto ancora il vescovo, "ci ha dato anche le indicazioni affinche' questo sia concretamente letto nel cammino di rinnovamento della nostra vita ecclesiale nel segno della radicalita' evangelica e della missionarieta'". "Questo - ha commentato Sorrentino - mi sembra davvero un grande stimolo". "La mia gioia - ha poi concluso il vescovo di Assisi - e' sicuramente la gioia di tutta quanta la Chiesa assisana. Mi hanno detto: 'Dica a Papa Francesco che gli vogliamo bene e che lo aspettiamo!'. Cosi' in quel momento, tutta quanta la Chiesa di Assisi era con me".
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PAPA: OGGI CELEBRA 40 ANNI (NON FACILI) DA GESUITA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 apr.
"Oggi ricorre il 40.mo anniversario della professione religiosa solenne nella Compagnia di Gesu' dell'allora padre Bergoglio, avvenuta il 22 aprile 1973". Lo ricorda la Radio Vaticana che rivela come il Papa lo abbia confidato ad alcune persone a lui vicine. La data del 22 aprile e', infatti, una delle date "classiche" in cui i Gesuiti pronunciano i loro "ultimi voti" al termine del lungo periodo della loro formazione religiosa.
Proprio il 22 aprile 1542, infatti, Sant'Ignazio di Loyola e i suoi primi compagni pronunciarono a Roma la loro professione solenne dopo l'approvazione da parte di Papa Paolo III del nuovo Ordine allora nascente. Cio' avvenne nella Basilica di San Paolo, davanti a quell'immagine della Madonna, dove Papa Francesco volle appunto sostare in preghiera a conclusione della solenne celebrazione per la "presa di possesso" della Basilica Ostiense la scorsa domenica 14 aprile. Tra Jorge Mario Bergoglio e la Compagnia di Gesu', tuttavia, i rapporti non sono sempre stati facili e sereni. Il futuro Papa Francesco, che da gesuita e' stato professore di letteratura e psicologia, si era diplomato come tecnico chimico, ma poi ha scelto il sacerdozio ed e' entrato nel seminario di Villa Devoto. Successivamente (nel 1958, a 22 anni) e' passato al noviziato della Compagnia di Gesu', poi ha compiuto studi umanistici in Cile e nel 1963, di ritorno a Buenos Aires, ha conseguito la laurea in filosofia. E' stato ordinato sacerdote nel dicembre '69. Maestro dei novizi a Villa Barillari, a San Miguel, nel '73 e' stato quindi eletto ad appena 37 anni di eta' provinciale dell'Argentina, incarico che ha esercitato per sei anni. Contesto' in quegli anni pero' l'apertura dei gesuiti alla Teologia della Liberazione.
Non solo: quando nel 1981 Giovanni Paolo II commissario' la Compagnia di Gesu' nominando suoi delegati padre Paolo Dezza e padre Giuseppe Pittau ed esautorando di fatto l'assistente generale Vincent O'Keefe (che il Pontefice considerava inadeguato per le sue posizioni eccessivamente liberaliche avrebbe dovuto succedere al "papa nero" Pedro Arrupe colpito da trombosi, padre Bergoglio fu uno dei pochissimi superiori locali a schierarsi apertamente con il Papa in obbedienza al "quarto voto". Queste posizioni gli costarono assai care: scaduto dalla carica avrebbe voluto completare gli studi in Germania ma fu presto richiamato indietro con l'incarico di cappellano universitario e soprattutto gli piovve addosso l'accusa ingiusta di connivenza con il regime dei generali, anche se peraltro non ci sono mai state prove ne' indizi della sua vicinanza alla dittatura. Ed anzi nell'anno santo del 2000, divenuto ormai arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio fece "indossare" all'intera Chiesa argentina le vesti della pubblica penitenza, per le colpe commesse negli anni della dittatura. Un mea culpa che dette piu' fiducia nell'istituzione ecclesiale.
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PAPA: IL 20 OTTOBRE PROCLAMERA' SANTO GIOVANNI PAOLO II?
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 apr.
Il prossimo 20 ottobre Giovanni Paolo II potrebbe essere proclamato santo da Papa Francesco. Lo afferma il settimanale specializzato "Credere" precisando che la data potrebbe essere scelta in quanto e' a cavallo fra il 35esimo anniversario dell'elezione al Pontificato (16 ottobre) e del solenne avvio del ministero petrino (22 ottobre, memoria liturgica del beato Wojtyla).
Secondo il settimanale dei paolini, "il miracolo che consentira' la canonizzazione di Giovanni Paolo II e' stato approvato dalla Consulta medica della Congregazione delle cause dei santi".
"Nel frattempo - spiega 'Credere' - viene ancora mantenuto il riserbo sulla natura di questa guarigione, dichiarata ufficialmente inspiegabile secondo la medicina. Ma, superato lo scoglio della scienza, non ci sono dubbi che l'auspicio 'santo subito', proclamato a gran voce dai suoi devoti durante la cerimonia funebre del 9 aprile 2005, sia vicinissimo a divenire realta'".
"La proclamazione a santo di Karol Wojtyla avverra' nella parte finale dell'Anno della Fede, che Benedetto XVI indisse a partire dall'11 ottobre 2012 e fino al prossimo 24 novembre". Secondo il settimanale dei paolini la data del 20 ottobre e' stata preferita a quella della morte in quanto il 2 aprile si trova spesso all'interno del tempo pasquale. Il clima del periodo autunnale a Roma, generalmente ottimale, e il periodo conclusivo dell'Anno della fede saranno degna cornice di un evento epocale per la Chiesa. In tal modo la rapidita' del processo risaltera' indiscussa, con le cerimonie di beatificazione e di canonizzazione piu' veloci nella storia degli ultimi cinque secoli, da quando cioe' sono stati istituiti i formali processi canonici.
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PAPA: PAGLIA, SBLOCCATA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI ROMERO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 mar.
"Martire della giustizia", barbaramente assassinato per il suo impegno al fianco dei poveri, ma anche testimone fede, colpito mentre celebrava la messa, con il suo sangue che si e' anche fisicamente unito al pane e al vino che stava consacrando Corpo e Sangue di Cristo. Salira' presto all'onore degli altari, Oscar Arnulfo Romero, l'arcivescovo di San Salvador trucidato il 24 marzo 1980, sull'altare della cappella di un ospedale a San Salvador. Pochi mesi prima di morire per mano degli 'squadroni della morte' aveva detto che "il Concilio Vaticano II chiede a tutti i cristiani di essere martiri, cioe' di dare la vita: ad alcuni chiede questo fino al sangue, ma a tutti chiede di dare la vita". E lui, malgrado gli avvertimenti, non smise mai di accusare i militari, i paramilitari e gli squadroni della morte per le uccisioni degli oppositori politici. In questa sua ostinazione nella denuncia, ebbe quelle che poi vennero diplomaticamente definite "incomprensioni con la Curia Romana", ma che all'epoca contribuirono a decretarne l'isolamento che gli fu fatale.
Papa Francesco ha deciso infatti di sbloccare la causa di beatificazione del martire piu' conosciuto dell'intera America Latina, che da tempo era ferma presso la Congregazione delle Cause dei Santi. Tecnicamente a favorire la ripresa e' la testimonianza rilasciata nel 2010 dal capitano Alvaro Rafel Saravia, l'unico condannato per il suo omicidio, il quale disse che Romero fu "ucciso in odio alla fede". Ma certo la sensibilita' e l'esperienza di Papa Francesco, che in Argentina ha assistito a uccisioni e rapimenti anche di suoi confratelli a opera della giunta militare di Vileda, rappresentano un fattore determinate. Tanto che e' stato il Pontefice stesso a comunicare la sua descisione al postulatore, l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. E il presule ne ha dato notizia a Molfetta, dove si e' recato in occasione della celebrazione per i 20 anni della morte di don Tonino Bello, il vescovo presidente di Pax Christi per il quale pure e' in corso il processo di beatificazione. Paglia che venerdi' scorso aveva incontrato in privato Papa Francesco ed ha auspicato che i due "sevi di Dio" possano salire insieme all'onore degli altari (don Tonino come confessore e Romero come martire) perche' "Gesu' gli apostoli li manda sempre due a due". Analogamente a quanto accaduto per padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia, che sarà proclamato beato il prossimo 25 maggio a Palermo, a sbloccare la causa di Romero potrebbe essere la testimonianza rilasciata nel 2010 dal capitano Alvaro Rafel Saravia, l'unico condannato per l'omicidio di Romero le cui parole dimostrano che il presule fu «ucciso in odio alla fede». Nel caso di Puglisi il postulatore è stato l'arcivescovo di Catanzaro, monsignor Vincenzo Bertolone, che con la sua intuizione relativa all'utilizzo dei verbali del processo penale agli assassini di Puglisi anche nella causa per la beatificazione ha di fatto aperto un'autostrada verso la gloria degli altari anche per l'arcivescovo salvadoregno.
Prelato di provenienza conservatrice e vicino all'Opus Dei, monsignor Romero era stato scioccato dall'uccisione nel 1978 di padre Rutilio Grande, gesuita, e di due catechisti. Padre Rutilio era il suo migliore amico: lo aveva accompagnato dal seminario alla cattedra di primate. Davanti ai massacri che si ripetevaano chiese allora un'indagine seria. Per tutta risposta i giornali di regime pubblicarono l'immagine di Giovanni Paolo II e un suo ammonimento tra virgolette: "Guai ai sacerdoti che fanno politica nella chiesa perche' la Chiesa e' di tutti". E lui reagi' con un'omelia rimasta celebre: "vorrei discutere con voi - furono le sue parole - quale significato dare al vangelo di oggi. Nozze di Canaa, moltiplicazione dei pani simbolod'una difficolta' che Cristo può sciogliere e la puo sciogliere con l'aiuto degli uomini. E' un pane spirituale, ma anche un pane vero che puo' sfamare tutti. Basta volerlo. E perche' possiate avere il vostro pane e' necessaria una trasformazione politica. Non sara' la Chiesa a governare la trasformazione, ma la Chiesa ha il dovere di segnalare l'ingiustizia".
"Vescovo fatto popolo" - come e' stato chiamato - ha cosi' messo in gioco la sua vita per la sua gente. Pochi giorni prima di morire aveva affermato: "se Dio accetta il sacrificio della mia vita il mio sangue sia seme di liberta' e segno che la speranza sara' presto realta'". "Nessun soldato e' obbligato ad obbedire ad un ordine contrario alla legge di Dio. Nessuno deve obbedire ad una legge immorale. E' il momento che obbediate alle vostre coscienze piuttosto che ad ordini immorali. La Chiesa non puo' rimanere in silenzio di fronte ad un simile abominio. Nel nome di Dio, nel nome di questo popolo che soffre il cui pianto sale al cielo ogni giorno piu' forte, io vi imploro, vi prego, vi ordino: fermate la repressione!". La repressione non si fermo', fermarono lui: il vescovo che aveva 63 anni e come ogni giorno pregaava tra i malati dell'ospedale della Divina Provvidenza. "Se mi uccidono, so che mi uccidono a causa del Vangelo", quasi un testamento.
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a me sembra di ricordare che Benedetto xvi avesse apertamente dichiarato che mons. Romero andava beatificato. Dichiarazione ben passata in sordina, all'epoca. Chissà come mai.
RispondiEliminahttp://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2007/documents/hf_ben-xvi_ang_20070325_it.html
RispondiEliminaah, questo virus dell'amnesia nei media, colpisce peggio della peste bubbonica sugli ultimi otto anni...
Ma Paglia, come incaricato della famiglia, non potrebbe dir qualcosa su quel che succede in Francia dove i manifestanti della manif pour tous sono stati malmenati? Ogni mattina, dopo aver fatto la predica a Santa Marta, riportata quotidianamente dai radio e telegiornali con voce commossa, contro i carrierismi e altre amenità, PF riceve una volta il gatto e una volta la volpe ( P.Marini e Paglia), che ancora non hanno scelto quale incarico preferiscono, come vescovi non diocesani. Intanto, sempre umilmente, sobriamente e senza mire personali, recuperano gli otto anni persi, quando il papa in carica nemmeno li riconosceva. Eufemia
RispondiEliminaSi vede che all'epoca di Romero, Bergoglio aveva altro da fare o non fare. PB disse che Romero andava beatificato nei suoi incontri aerei coi giornalisti che però si occupavano solo di preservativi e colonizzazioni forzate. Eufemia
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