mercoledì 3 aprile 2013

Paolo VI: "Vediamo anche dei cattolici che si lasciano prendere da una specie di passione per i cambiamenti e le novità"

Carissimi amici, rileggiamo la profondissima omelia che Papa Paolo VI pronuncio' il 30 giugno 1968 in occasione della Solenne Chiusura dell'Anno della Fede. Qui trovate il testo completo.
Vi propongo alcuni brani, attualissimi...

Al tempo stesso, Ci sembra che a Noi incomba il dovere di adempiere il mandato, affidato da Cristo a Pietro, di cui siamo il successore, sebbene l’ultimo per merito, di confermare cioè nella fede i nostri fratelli (Cfr. Luc. 22, 32). 

Consapevoli, senza dubbio, della Nostra umana debolezza, ma pure con tutta la forza che un tale mandato imprime nel Nostro spirito, Noi Ci accingiamo pertanto a fare una professione di fede, a pronunciare un Credo, che, senza essere una definizione dogmatica propriamente detta, e pur con qualche sviluppo, richiesto dalle condizioni spirituali del nostro tempo, riprende sostanzialmente il Credo di Nicea, il Credo dell’immortale Tradizione della santa Chiesa di Dio.


Nel far questo, Noi siamo coscienti dell’inquietudine, che agita alcuni ambienti moderni in relazione alla fede. Essi non si sottraggono all’influsso di un mondo in profonda trasformazione, nel quale un così gran numero di certezze sono messe in contestazione o in discussione. 

Vediamo anche dei cattolici che si lasciano prendere da una specie di passione per i cambiamenti e le novità. Senza dubbio la Chiesa ha costantemente il dovere di proseguire nello sforzo di approfondire e presentare, in modo sempre più confacente alle generazioni che si succedono, gli imperscrutabili misteri di Dio, fecondi per tutti di frutti di salvezza. Ma al tempo stesso, pur nell’adempimento dell’indispensabile dovere di indagine, è necessario avere la massima cura di non intaccare gli insegnamenti della dottrina cristiana. Perché ciò vorrebbe dire - come purtroppo oggi spesso avviene - un generale turbamento e perplessità in molte anime fedeli.

A tale proposito occorre ricordare che al di là del dato osservabile, scientificamente verificato, l’intelligenza dataci da Dio raggiunge la realtà (ciò che è), e non soltanto l’espressione soggettiva delle strutture e dell’evoluzione della coscienza; e che, d’altra parte, il compito dell’interpretazione - dell’ermeneutica - è di cercare di comprendere e di enucleare, nel rispetto della parola pronunciata, il significato di cui un testo è espressione, e non di ricreare in qualche modo questo stesso significato secondo l’estro di ipotesi arbitrarie.

Ma, soprattutto, Noi mettiamo la Nostra incrollabile fiducia nello Spirito Santo, anima della Chiesa, e nella fede teologale su cui si fonda la vita del Corpo mistico. Noi sappiamo che le anime attendono la parola del Vicario di Cristo, e Noi veniamo incontro a questa attesa con le istruzioni che normalmente amiamo dare. Ma oggi Ci si offre l’occasione di pronunciare una parola più solenne.

In questo giorno, scelto per la conclusione dell’«Anno della Fede», in questa Festa dei beati Apostoli Pietro e Paolo, Noi abbiamo voluto offrire al Dio vivente l’omaggio di una professione di fede. 
E come una volta a Cesarea di Filippo l’Apostolo Pietro prese la parola a nome dei Dodici per confessare veramente, al di là delle umane opinioni, Cristo Figlio di Dio, vivente, così oggi il suo umile Successore, Pastore della Chiesa universale, eleva la sua voce per rendere, in nome di tutto il popolo di Dio, una ferma testimonianza alla Verità divina, affidata alla Chiesa perché essa ne dia l’annunzio a tutte le genti.

SOLENNE CONCELEBRAZIONE A CONCLUSIONE DELL'«ANNO DELLA FEDE»  NEL CENTENARIO DEL MARTIRIO DEGLI APOSTOLI PIETRO E PAOLO (OMELIA DI PAOLO VI)

3 commenti:

  1. Ad hoc questo commento a margine del XIII schema della Gaudium et spes,uno dei temi fondanti del vat2,a firma del peritus J.R."Nell'illusione di accattivarsi il mondo moderno elidendo lo specifico cristiano,il Cristianesimo diventa insignificante anche agli occhi di quella stessa modernità che si pretende di lusingare e finisce per essere recepito come"un'ideologia per gente che ha bisogno di un rifugio del genere accanto alla realtà",mentre la compagine ecclesiale si riduce ad un ghetto per persone con singolari inclinazioni spirituali.Un mondo particolare accanto a quello abituale.A.D.1965,sembra oggi.P.S.Hai visto Raffy come studiamo d'impegno?GR2

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  2. Il prurito di profane novità non l'abbiamo avvertito e soddisfatto noi. E' il caso di dire: medice, cura te ipsuum.

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