Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 24 mag.
"Totale cordialita' e totale docilita'". Con questi sentimenti - ha affermato il presidente della Cei, Angelo Bagnasco - i vescovi italiani hanno accolto le indicazioni ricevute ieri da Papa Francesco. "Ma gia' prima, dal giorno dell'elezione - ha detto il cardinale ai giornalisti nella conferenza stampa conclusiva della 65esima Assemblea dell'Episcopato Italiano - come vescovi italiani abbiamo accolto con adesione leale e totale il suo Magistero. E per magistero intendo tutto, anche i gesti, gli stili", ha scandito il cardinale.
Bagnasco ha sottolineato che nella Chiesa Italiana ad ogni livello trovano seguito "l'esempio, lo stile di semplicita'" di Francesco. Cosi' come "i suoi insegnamenti proposti con parole semplici" incontrano "corrispondenza". "La Chiesa italiana - ha assicurato - si trova sempre meglio nel seguire il Papa e Francesco ci sospinge, ci da' il suo esempio".
Nelle parole del Pontefice, ha ricordato il presidente della Cei, "il Vangelo e' il primo tesoro, viene prima del pane, di qualunque esigenza". Questo, ha precisato, "e ' chiaro e insistito nella parola del Santo Padre che ci spinge a una costante capillare vicinanza di condivisione alla gente", ma "portando la Parola prima di tutto". In tema di indicazioni 'sociali' ricevute dal Papa, il cardinale ha risposto anche a una domanda sulle parole di Francesco riguardo alla necessita' di vendere anche le chiese se non c'e' altro modo per aiutare i poveri.
"Vendere le chiese? Ma chi le compra, per fare cosa? Era una provocazione che rappresenta per noi un grande stimolo, che deve avere effetto. Una provocazione - ha chiarito Bagnasco - intenzionale e benefica. Se abbiamo fatto 100 dobbiamo fare ancora di piu'". Del resto, ha ricordato il cardinale, nella Chiesa Italiana "si moltiplicano interventi e risorse per soccorrere le famiglie in questo anni di gravissima crisi: si e' moltiplicata la necessita' e i luoghi di accoglienza - ad esempio - non sono solo raddoppiati, molto piu'". In tutto questo Bagnasco coglie "un'eco molto concreta del Magistero e della spinta che Papa Francesco sta dando alla Chiesa". "Il cuore della nostra Assemblea - ha rilevato in proposito - e' stato ieri l'incontro dei vescovi con Francesco, nel quale abbiamo potuto vedere tutti il grande affetto espresso dal Pontefice con parole e gesti verso noi vescovi e le comunita' a noi affidate". "Abbiamo sperimentato - ha spiegato - l'immersione totale del Pastore dentro al suo popolo, anche con il gesto finale di salutarci uno a uno. Poi Francesco ha voluto anche che lo accompagnassimo verso l'uscita da San Pietro". "Essendo il Papa - ha ricordato Bagnasco - e' vescovo di Roma e dunque, possiamo dire, 'appartiene' alla nostra Conferenza Episcopale. E, se posso aggiungere una cosa, Chiesa Italiana ha lo stile, il radicamento, la passione evengelizzatrice che Francesco ci chiede di perseguire: siamo in questa linea sollecitati da un secolarismo invasivo, che rende la nostra missione sempre piu' delicata e complessa. E ringraziamo il Papa per le parole, le indicazioni, l'esempio che ci da'".
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PAPA: BAGNASCO, APPELLO A VIGILANZA SEMPRE OPPORTUNO
Salvatore Izzo
"L'appello alla vigilanza non e' mai inutile e inopportuno per nessuno, assolutamente". Lo ha detto il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, in merito all'invito rivolto dal Papa ai vescovi italiani. "Le parole indirizzate a noi vescovi - ha affermato il cardinale - sono decisamente e sempre opportune. Francesco ha voluto richiamarci alla santita', il peccato originale e l'inclinazione verso il male sono di tutti: e' la dottrina della Chiesa e il Pontefice ha parlato anche ieri del Diavolo che ci tenta". Secondo Bagnasco e' "provvidenziale e opportuno anche il richiamo contro tutte le forme di attaccamento a se stessi, al denaro, al prestigio". "Rifletterci - ha osservato - e' necessario per tutti. Siamo grati per questo richiamo cosi' fraterno, che ci ha rivolto come fratelli e figli".
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BAGNASCO: NON INSORMONTABILI DIFFICOLTA' PER ACCORPARE DIOCESI
Salvatore Izzo
"Sono reali ma non insormontabili le difficolta' relative all'accorpamento delle diocesi italiane", che sono attualmente 226 mentre gli accordi concordatari del 1984 indicavano come traguardo da raggiungere lo stesso numero delle province, che sono 100. Lo ha sottolineato il cardinale Angelo Bagnasco presidente della Cei, commentando la sollecitazione ricevuta ieri da Papa Francesco che ha definito "un po' pesanti" le attuali articolazioni territoriali della Chiesa in Italia.
"In Italia le diocesi sono molte, che siano troppe e' un altro discorso: nessun altro Paese ha la nostra storia e di conseguenza la capillarita' delle nostre chiese ", ha spiegato Bagnasco per dare la misura delle difficolta' gia' emerse alla fine degli anni ’80 con i primi accorpamenti. "Il Papa e' l'autorita' superiore e noi andiamo nella direzione che ci indica", ha assicurato pero' il presidente della Cei rivelando che da parte dell'Episcopato "c'e' piena e totale disponibilita'" anche in questa direzione. In proposito Bagnasco ha anche chiarito che "lo studio preparato dalla Cei e consegnato alla Congregazione dei vescovi non contiene proposte pratiche di accorpamenti ma indica i criteri che si dovrebbero seguire: numero di abitanti, estensione territoriale, storia della chiesa locale". "Il Papa - ha confidato - e' stato soddisfatto della risposta della Cei".
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"totale cordialità e docilità alle indicazioni di papa Francesco" e alle indicazioni di Papa Bendetto sono sempre stati docili????
RispondiEliminaCaro Anonimo, a me non sembrano nemmeno docili alle parole di Papa Francesco.
RispondiEliminaLa girino come vogliono ma giovedi' hanno preso una strigliata e ora non fanno che minimizzare...
Niente di nuovo purtroppo.
R.
resto perplesso per il Magistero che per il cardinal Bagnasco include tutto,anche i gesti di un papa!
RispondiEliminaE resto addolorato nel leggere come in Italia i cattolici, "ad ogni livello" seguono gli esempi di Papa Francesco. Simili parole non furono dette per Benedetto XVI. ^Mi convinco ogni giorno di più che Benedetto XVI non solo sia stato lasciato solo dai vescovi, ma addirittura isolato.
Verissimo e personalmente non dimentico e non perdono.
RispondiEliminaR.
Quello che mi è piaciuto del discorso di PF è stato il fatto che ha parlato AI vescovi, chiamandoli alla conversione, e non CON i Vescovi parlando di quello che devono fare o meno nelle varie tematiche... dove vigono "parole d'ordine" che solo loro sanno quello che significano (e che spesso restano discorsi astratti...) come "emergenza educativa", ecc... quasi fossero la direzione di una scuola o una ONG, appunto... ma Gesù Cristo e il Vangelo dove sono finiti...
RispondiEliminaQuando, chi conosce da vicino la Chiesa,sa che ci sono fin troppi Vescovi che "pontificano", ma quando un loro prete sta male, non lo vanno neppure a trovare, e si relazionano con il proprio clero come un dirigente d'azienda con i suoi dipendenti...
Non voglio generalizzare, per fortun ci soo felici eccezioni,..ma pputno, sono eccezioni...
Tranne quando si tratta di preti mediatici...
RispondiEliminaR.
Anch'io penso che le diocesi in Italia andrebbero accorpate, ma cum grano salis...
RispondiEliminaQuesto segue il processo di urbanizzazione che ha portato sempre più persone, negli ultimi 40 anni, a vivere nelle grandi città spopolando i piccoli borghi...
Ciò non toglie che diocesi come Milano, per esempio, invece, mi sembra troppo vasta (e con troppi Vescovi ausiliari), quando semplicemente basterebbe fare delle diocesi autonome come quelle "suburbicarie" a Roma, con zone quali Monza, Lecco, Varese, Rho...
Quanto detto da papa Francesco sulle diocesi italiane sinceramente mi ha stupito: più che al numero delle diocesi dovrebbe preoccuparsi del numero dei seminaristi. In Italia ci sono seminari vuoti e questo non è affatto un buon segno! Ridurre il numero delle diocesi (ho vissuto la traumatica riforma del 1986) porta soltanto malcontento, sia tra i presbiteri che tra i laici. Perché invece non ammettere che i confini di alcune diocesi (per esempio Milano e Padova) sono irrazionali e andrebbero pertanto rivisti?
RispondiEliminaQuella di Molfetta andrebbe abolita subito e non per colpa di Molfetta, ma perché è impossibile trovare in Italia tanti vescovi quante sono le diocesi, capaci di fare i vescovi. E comunque nei paesi emergenti le diocesi misurano parecchi chilomeri quadri mentre da noi si pestano i piedi e sgomitano. La regola potrebbe essere che se non c'è un seminario funzionante la diocesi va accorpata. Eufemia
RispondiEliminaCara Eufemia, con tutto il rispetto, perché porre sullo stesso piano i paesi emergenti con l'Italia? Ti rispondo con le parole del cardinale Angelo Bagnasco: "In Italia le diocesi sono molte, che siano troppe è un altro discorso: nessun altro Paese ha la nostra storia e di conseguenza la capillarità delle nostre chiese".
RispondiEliminaSe Francesco leggesse i commenti al Blog di Tornielli, direbbe all'Andrea di continuare così?
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