Il Papa: “Liberate tutti i rapiti in Siria”
All’Angelus l’appello di Francesco “all’umanità dei sequestratori”. E cita Wojtyla: la guerra è un suicidio
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
«Liberate i sequestrati in Siria». Dopo aver ripetuto le famose parole di Pio XII («Tutto si perde con la guerra, tutto si guadagna con la pace») e aver dedicato il suo pensiero ai caduti nelle missioni di pace, Francesco volge lo sguardo a Damasco. Per un minuto che sembra un’eternità 100 mila fedeli fanno scendere su piazza San Pietro il silenzio invocato dal Papa per rafforzare l’appello «all’umanità dei sequestratori affinché liberino le vittime».
Francesco dedica l’Angelus «all’amata Siria» e riecheggia i toni accorati della lettera di Paolo VI agli «uomini delle Brigate rosse».
Con l’esperienza dell’uomo di Chiesa che ha fronteggiato senza esitazioni la dittatura militare in Argentina, ora Bergoglio guida la mobilitazione mondiale per pacificare il Medio Oriente in fiamme. Ancora una volta la storia ripropone antiche tragedie in nuova veste: violenza spacciata per legalità e persone svanite nel nulla. In Siria «la tormentata situazione di guerra che si protrae da più di due anni porta con sé tragiche conseguenze: morte, distruzione, ingenti danni economici e ambientali, come anche la piaga dei sequestri di persona», denuncia Francesco. Un riferimento che rimanda direttamente a Domenico Quirico, l’inviato de «La Stampa» in Siria di cui si sono perse le tracce da 55 giorni. Sono state perse anche le tracce di altri giornalisti, come Austin Tice, reporter freelance americano scomparso oltre 9 mesi fa e James Foley sparito il 22 novembre scorso «sarebbe stato sequestrato da una milizia filo regime». Il Papa richiama quindi la vicenda dei due vescovi siro-ortodossi già citati in apertura dell’Assemblea Cei. «Nel deplorare questi fatti desidero assicurare la mia preghiera e la mia solidarietà per le persone rapite e per i loro familiari». Affacciato dalla finestra dell’appartamento che frequenta solo la domenica per la preghiera mariana, Francesco esprime la sua «sempre viva e sofferta preoccupazione per il persistere del conflitto che ormai da più di due anni infiamma la Siria e colpisce specialmente la popolazione inerme, che aspira ad una pace nella giustizia e nella comprensione». L’appello per la Siria risuona poche ore dopo che in Italia le figlie del giornalista hanno implorato notizie del padre. Francesco recita la «Preghiera per l’Italia» composta da Wojtyla. Le guerre «sono pazzie e suicidio dell’umanità e sono sempre decise dai grandi per ragioni economiche».
© Copyright La Stampa, 3 giugno 2013
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