Riceviamo e con grande piacere e profonda gratitudine pubblichiamo questo bellissimo testo pubblicato da "La Voce di Romagna" del 10 febbraio 2014.
Benedetto: "Se non c'è battaglia non c'è Cristianesimo"
Incontro del vescovo Negri e di Marco Ferrini con il Papa emerito.
Il riminese: "è una testimonianza viva per tutti"
Paolo Facciotto
“Abbiamo visto il papa emerito più scarno in volto, con gli occhi più affossati ma vivi, sempre più vivi”: ce lo confida al telefono Marco Ferrini, riminese, direttore generale della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero sociale della Chiesa, che mercoledì 5 febbraio alle 12,30 ha accompagnato mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione stessa, ad incontrare Benedetto XVI. “Un incontro che mi ha veramente colpito - ci racconta Ferrini -, intensamente, fin nel profondo, per la profondità e per la dolcezza della sua persona, una testimonianza viva per tutti”.
“Ci ha ricevuti come Fondazione, nella sua abitazione in Vaticano, il convento Mater Ecclesiae. Siamo stati insieme per oltre quaranta minuti, in una cordialità assoluta. L’abbiamo trovato più anziano per i suoi 87 anni di età, ma molto vivo e molto presente, lucidissimo nel colloquio, come sempre in una posizione di totale e assoluta umiltà e benevolenza nei confronti degli interlocutori”.
“Come sempre”: infatti Marco Ferrini conosce bene Joseph Ratzinger per avere con lui una frequentazione ultradecennale, “da quando era Prefetto per la Congregazione per la Dottrina della fede”, incarico cui fu chiamato dal beato Giovanni Paolo II nel 1978.
Forte il legame fra Ratzinger e Negri, che il papa volle come suo rappresentante al sinodo sulla nuova evangelizzazione del 2012, per poi nominarlo in dicembre arcivescovo destinandolo alla sede di Ferrara-Comacchio. Resta negli annali la visita pastorale del Sommo Pontefice del 19 giugno 2011 quando Negri era vescovo di San Marino-Montefeltro, ed è proprio sul Titano che ha sede la Fondazione Giovanni Paolo II.
“Abbiamo trovato il Santo Padre in perfetta forma fisica e intellettuale - prosegue il racconto Ferrini -, cammina in maniera spedita senza l’aiuto del bastone. Si è dimostrato molto attento al lavoro che la nostra Fondazione da anni sta svolgendo, che lui conosceva già bene. Gli abbiamo detto che grazie al magistero di Giovanni Paolo II e al suo, abbiamo recuperato la continuità di fede e cultura con l’impegno sociale e politico. Nel senso che non c’è dualismo tra la fede e l’impegno sociale e umano. Poi con un po’ di preoccupazione perché c’è da qualche parte nella Chiesa un ritorno a un certo tipo di dualismo, quindi questo sembra far ritornare la Chiesa a una posizione di autoemarginazione. E’ stato allora che Benedetto XVI ha detto: «ogni dualismo è cristianamente negativo». Ci ha parlato delle difficoltà del contesto in cui la Chiesa agisce oggi, subendo l’attacco sempre più virulento da parte del mondo. E ha detto: «se non c’è battaglia, non c’è cristianesimo»”.
Il papa emerito “ha un interesse molto vivo su quello che succede - prosegue Ferrini -, non è slegato o fuori dal mondo, ma anzi molto attento. Con una discrezione assoluta e un rispetto dei ruoli massimo”.
“Un incontro che mi ha veramente colpito”, conclude il racconto Marco Ferrini ribadendo “la profondità e la dolcezza della sua persona”. Ultima notazione, Benedetto XVI ha fatto cenno anche al Meeting di Rimini che ricorda bene: vi intervenne personalmente da cardinale nel 1990, all’edizione 2012 inviò un suo messaggio autografo, un fatto raro che testimonia una predilezione.
Domani, martedì 11 febbraio, festa liturgica della Beata Vergine di Lourdes, ricorre un anno dalla rinuncia di papa Ratzinger al ministero petrino.
Copyright La Voce di Romagna, 10 febbraio 2014
Un grazie per questa testimonianza. L'unica degna di nota. Gli articoli di oggi su Benedetto che mangia la marmellata, che va nell'orto biologico, i gatti (aridaje) e i soliti acquarelli sbiaditi per delineare la figura rassicurante di un vecchietto tanto, tanto, tanto buono e caro, che poi tanto innocuo non deve essere, visto e considerato, che col sorriso sulla bocca e lo sguardo commosso, gli stessi (e non solo loro) che lo dipingono come una sorta di hello kitty vaticano, lo azzannano al collo ad ogni piè' sospinto di totem Bergoglio.
RispondiEliminaHai ragione Carmelina, non se ne può più in questi giorni di tutti i ridicoli amarcord dell'11 febbraio scorso. una tortura continua, con un gossip ingiusto e inaudito, come tutto il resto, purtroppo, intorno ad un grandissimo Pontefice. lo scorso anno era tutto un susseguirsi di ipotesi sulle reali ragioni della rinuncia, fra malattie, complotti, servizi segreti e quant'altro. tutti sembravano sapere la verità, come se poi a quelli importasse veramente della verità ... Quest'anno è tutto un proliferare di testimonianze, per lo più melensi, articoli che narrano di grande commozione e sgomento alla notizia della rinuncia (io parlerei più onestamente di sfregatine di mani da parte di chi lo aveva sempre ostacolato e vilipeso). per quanto riguarda noi ... sappiamo come ci sentiamo! Maria pia
RispondiEliminaSono mondana se dico che mons. Negri mi è amico e ne sono fiera?
RispondiEliminaSoprattutto perché ha amato ed ama davvero il nostro Benedetto.
Per il resto sottoscrivo, Carmelina e la abbraccio con la preghiera insieme alla sua mamma.
Questa è la Chiesa "che non deve insegnare una propria sapienza, ma la sapienza di Dio, che spesso appare stoltezza agli occhi del mondo" Ma saprà reggere all'urto dei tempi?
RispondiEliminaArcangela
Lo Stemma araldico, l'udienza a Mons. Luigi Negri, Vescovo che dice qualcosa di cattolico e lo afferma a gran voce al suo popolo, non se ne sta in Curia ad attendere il Sinodo, benedetto che ci dice che il dualismo non è parte del Cristianesimo e che la giusta battaglia non ci è estranea. La Chiesa è anche Simbolica si manifesta per Segni.
RispondiEliminase devo dirla tutta, a me il raccontino apparentemente bucolico delle amate marmellate al mattino, il riposino, la passeggiata e Mozart al pomeriggio è parso tutt'altro che un aquarello. Infatti non si manca di rimarcare che il Mater Ecclesiae sarebbe stato ristrutturato addirittura in un lampo e che si estende su ben quattro piani, niente-poco-di-meno-che dotati di ascensore (cribbio, forse c'è anche il teletrasporto). Non sembrano tutti assist subliminali per rinfocolare ulteriori confronti e paragoni?
RispondiEliminadetto questo, l'articolo a cui è dedicato questo post è invece una testimonianza veramente bella, grazie.
RispondiEliminaNegri e pochi altri....dalle parti mie si dice pochi amici, ma buoni....1 anno è passato, come stiamo dentro? Come allora, ma ce lo teniamo per noi, l'unica nota positiva è che, raffrontando le immagini di allora e quelle rare di oggi, colpiscono i suoi occhi, che sono tornati vivi e penetranti e ti fissano con ironica profondità, che Dio ce lo conservi a lungo, sereno e lucido, di quello che dicono di noi ho imparato a farne una pallottola di carta e buttarla nel cestino. Lupus et Agnus.
RispondiEliminaGrazie di cuore Fabiola.
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