sabato 20 febbraio 2016
Benedetto XVI: la misericordia di Dio può "sbilanciare" il mondo dal male verso il bene (YouTube)
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Grazie come sempre a Gemma :-)
Il 18 febbraio 2007 Benedetto XVI commentò, all'Angelus, un passo del Vangelo che egli definì "la magna charta della nonviolenza cristiana". Il testo integrale si trova qui.
In particolare:
"Il Vangelo di questa domenica contiene una delle parole più tipiche e forti della predicazione di Gesù: "Amate i vostri nemici" (Lc 6,27). E’ tratta dal Vangelo di Luca, ma si trova anche in quello di Matteo (5,44), nel contesto del discorso programmatico che si apre con le famose "Beatitudini". Gesù lo pronunciò in Galilea, all’inizio della sua vita pubblica: quasi un "manifesto" presentato a tutti, sul quale Egli chiede l’adesione dei suoi discepoli, proponendo loro in termini radicali il suo modello di vita. Ma qual è il senso di questa sua parola? Perché Gesù chiede di amare i propri nemici, cioè un amore che eccede le capacità umane? In realtà, la proposta di Cristo è realistica, perché tiene conto che nel mondo c’è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo "di più" viene da Dio: è la sua misericordia, che si è fatta carne in Gesù e che sola può "sbilanciare" il mondo dal male verso il bene, a partire da quel piccolo e decisivo "mondo" che è il cuore dell’uomo.
Giustamente questa pagina evangelica viene considerata la magna charta della nonviolenza cristiana, che non consiste nell’arrendersi al male – secondo una falsa interpretazione del "porgere l’altra guancia" (cfr Lc 6,29) – ma nel rispondere al male con il bene (cfr Rm 12,17-21), spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia. Si comprende allora che la nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della "rivoluzione cristiana", una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico. La rivoluzione dell’amore, un amore che non poggia in definitiva sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa. Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei "piccoli", che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita".
Da sant'Agostino: "Ama e fa' ciò che vuoi; sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che tu perdoni, perdona per amore; sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene"
RispondiEliminaArcangela
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351235
RispondiEliminaAl vertice c' l'abbraccio dell'Avana, ma alla base l'unità è lontanissima
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-papa-francesco-fa-discutere-mezzo-mondo-15308.htm
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-papa-francesco-fa-discutere-mezzo-mondo-15308.htm
RispondiEliminahttp://www.allaquerciadimamre.it/chiesa/693-incontro-con-benedetto-xvi-ai-giardini-vaticani
RispondiEliminaIL VANGELO DI OGGI, SPIEGATO DA PAPA BENEDETTO.....
RispondiEliminaE' il suo ultimo Angelus, sono quindi parole particolarmente significative, e il Papa parla del monte della Trasfigurazione del Signore, il Monte sul quale Papa Benedetto si sente chiamato a salire......
Cari fratelli e sorelle!
Grazie per il vostro affetto!
Oggi, seconda domenica di Quaresima, abbiamo un Vangelo particolarmente bello, quello della Trasfigurazione del Signore. L’evangelista Luca pone in particolare risalto il fatto che Gesù si trasfigurò mentre pregava: la sua è un’esperienza profonda di rapporto con il Padre durante una sorta di ritiro spirituale che Gesù vive su un alto monte in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli sempre presenti nei momenti della manifestazione divina del Maestro (Lc 5,10; 8,51; 9,28). Il Signore, che poco prima aveva preannunciato la sua morte e risurrezione (9,22), offre ai discepoli un anticipo della sua gloria. E anche nella Trasfigurazione, come nel battesimo, risuona la voce del Padre celeste: «Questi è il figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (9,35). La presenza poi di Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti dell’antica Alleanza, è quanto mai significativa: tutta la storia dell’Alleanza è orientata a Lui, il Cristo, che compie un nuovo «esodo» (9,31), non verso la terra promessa come al tempo di Mosè, ma verso il Cielo. L’intervento di Pietro: «Maestro, è bello per noi essere qui» (9,33) rappresenta il tentativo impossibile di fermare tale esperienza mistica. Commenta sant’Agostino: «[Pietro]…sul monte…aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori, mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano perciò una santa condotta?» (Discorso 78,3: PL 38,491).
Meditando questo brano del Vangelo, possiamo trarne un insegnamento molto importante. Innanzitutto, il primato della preghiera, senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita spirituale. Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione. «L’esistenza cristiana – ho scritto nel Messaggio per questa Quaresima – consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio» (n. 3).
Cari fratelli e sorelle, questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Grazie! Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze. Invochiamo l’intercessione della Vergine Maria: lei ci aiuti tutti a seguire sempre il Signore Gesù, nella preghiera e nella carità operosa.
BXVI - 24 FEBBRAIO 2013
Insieme al santo Padre Benedetto ! La Sua sola presenza mi indica la strada sdrucciolevole , le buche da evitare ....
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/02/19/papa-francesco-preoccupa___1-v-138494-rubriche_c171.htm
RispondiEliminaSi, un Papa che preoccupa.
non si tratta di un giornale clericale!!! e se scrive questo bisognerebbe riflettere un po'.
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/02/22/paolo-vi-e-le-suore-violentate-in-congo-cio-che-quel-papa-non-disse-mai/
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