giovedì 25 aprile 2013

Papa Francesco celebra con i collaboratori della segreteria del Sinodo: dobbiamo predicare al mondo, non conquistarlo. Siate magnanimi, un cristiano non può essere pusillanime (Izzo)

PAPA: CELEBRA PER I COLLABORATORI DELLA SEGRETERIA DEL SINODO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 25 apr. 

Benedetto XVI ha celebrato oggi la messa per alcuni collaboratori della Segreteria del Sinodo dei Vescovi, accompagnati dal segretario generale monsignor Nikola Eterovic. Ne da' notizia la Radio Vaticana precisando che nella Cappella della Domus Santa Marta erano presenti questa mattina anche un gruppo di agenti della Gendarmeria. Questi ultimi non avevano potuto essere presenti alle precedenti celebrazioni loro riservate perche' in servizio. 

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PAPA: DOBBIAMO PREDICARE AL MONDO, NON CONQUISTARLO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 25 apr. 

"Lo stile della predicazione evangelica va su questo atteggiamento: l'umilta', il servizio, la carita', l'amore fraterno". Lo ha ricordato Papa Francesco nell'omelia di questa mattina alla Domus Santa Marta. Il Pontefice si e' interrogato sull'espressione "Signore, noi dobbiamo conquistare il mondo!". "Quella parola, conquistare, non va. Dobbiamo - ha chiarito - predicare nel mondo". Per il nuovo Pontefice, "il cristiano non deve essere come i soldati che quando vincono la battaglia fanno piazza pulita di tutto".
Al centro dell'omelia del Papa il brano del Vangelo di San Marco in cui si racconta l'Ascensione di Gesu'. Il Signore, prima di salire al Cielo, invia gli apostoli ad annunciare il Vangelo. "Fino alla fine del mondo non soltanto a Gerusalemme o in Galilea", ha ricordato Francesco per il quale le parole "in tutto il mondo" segnalano "l'orizzonte grande". "Questa - ha commentato il Pontefice, la cui omelia e' stata diffusa da Radio Vaticana - e' la missionarieta' della Chiesa. La Chiesa va avanti con questa predicazione a tutti, a tutto il mondo. Ma non va avanti da sola: va con Gesu'. 'Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro'". "Il Signore - ha assicurato - lavora con tutti coloro che predicano il Vangelo". 

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PAPA: SIATE MAGNANIMI, UN CRISTIANO NON PUO' ESSERE PUSILLANIME


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 25 apr. 

"Lo stile dell'annuncio cristiano e' umile" ma il credente "nello stesso tempo non ha paura di operare cose grandi". Lo ha ricordato Papa Francesco nell'omelia di oggi alla Domus Santa Marta. "Un cristiano pusillanime - ha spiegato - non lo si capisce: e' proprio della vocazione cristiana, questa magnanimita': sempre di piu', sempre di piu', sempre di piu', sempre avanti". 
Commentando la prima Lettera di San Pietro che definisce lo stile cristiano della predicazione, "che e' quello dell'umilta'", Francesco ha poi aggiunto: "il cristiano annuncia il Vangelo con la sua testimonianza, piu' che con le parole".
In proposito il nuovo Pontefice ha citato San Tommaso d'Aquino che descrive, ha detto, "un animo grande che non si spaventa delle cose grandi, di andare avanti verso orizzonti che non finiscono, e l'umilta' di tenere conto delle cose piccole". 
"Questo e' divino - ha osservato - e' come una tensione tra il grande e il piccolo" e la "missionarieta' cristiana" procede "per questa strada". Il Vangelo di San Marco - ha continuato il Papa - finisce con "una frase bellissima" laddove si dice che Gesu' agiva con i discepoli, confermando "la Parola con i segni che l'accompagnavano". 
"Quando noi andiamo con questa magnanimita' e anche con questa umilta', quando noi non ci spaventiamo delle cose grandi, di quell'orizzonte, ma prendiamo anche le cose piccole, l'umilta', la carita' quotidiana, il Signore - ha concluso Bergoglio - conferma la Parola. E andiamo avanti. Il trionfo della Chiesa e' la Risurrezione di Gesu'. Ma c'e' la Croce, prima. Chiediamo oggi al Signore di diventare missionari nella Chiesa, apostoli nella Chiesa ma con questo spirito: una grande magnanimita' e anche una grande umilta'". 

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2 commenti:

  1. Lapsus freudiano,all'inizio c'è scritto Benedetto XVI,magari fosse....

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  2. Per me, c'è sempre e solo Papa Benedetto. Mi mancano la Sua voce, il suo magistero, il suo sorriso, mi manca sempre di più

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