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Un'altra brutta, pessima, notizia in questo sabato di luglio.
Del resto, forse, è il segno che non conta più studiare. La chiesa si è adattata completamente alla società dove conseguire un titolo di studio fa apparire "secchioni" mentre tutti bramano al talent o al reality show. Fa impressione constatare che, alla fine, la chiesa è arrivata nel punto stesso in cui si trova il nostro Paese. Che dire? Complimenti...
R.
Siamo ormai ONG o un sindacato?
RispondiEliminaArcangela
Credo che sia tempo di fare una specificazione: un conto sono i poveri (vivi), un conto sono i miserabili (morti). I miserabili sono quello specifico immenso insieme della massa rappresentato da gente che vive idealmente ravanando nelle discariche (spirituali e materiali). Non cerca di uscire dalla discarica (il loro orizzonte si ferma li'). Cerca di trovarne altre con una maggiore quantità e varietà di monnezza da ravanare. Andare appresso alla disperazione "idiotizzata" di questi morti viventi e' come tenersi in casa un defunto in putrefazione fingendo sia ancora vivo. I poveri sono coloro invece che dalla discarica vogliono uscire, che si vogliono liberare dalla puzza di fogna, che di mangiare torsoli di mela rosicchiati si sono stancati. Sono quelli vivi, quelli che sanno ancora riconoscere la bellezza (come per esempio lo studio e la conoscenza) seppur arrabbiati per la loro condizione, quelli che vogliono cibarsene. Ebbene totem Bergoglio, questa distinzione non la fa. Continua a tratteggiare una linea netta e dritta tra quelli (cattivi, corrotti, profanatori di Cristo) della cruna dell'ago e quelli della povera adultera (periferia, misericordia, abbraccio ecc ecc). Una linea che aveva un senso (forse) in tempi da feuliletton ottocentesco, ma oggi e' solo, perdonatemi, una patetica caricatura teologico-sociale. La linea va tratteggiata tra vivi e morti ed e' linea non dritta ma curvilinea perché tra i morti si annoverano parecchie crune dell'ago ma anche parecchie povere adultere. La Chiesa deve liberarsi dei morti, ricchi e poveri, siano essi corrotti, corruttori o vittime e' poco importante. I MORTI DEVONO SLOGGIARE.
RispondiEliminama se i soldi non ci sono la diocesi che deve fare? Fare i debiti? Ovviamente non è una cosa bella ma, onestamente, quale altre soluzioni erano possibili? Praticamente tutti gli sponsor sono indagati...
RispondiEliminaVenezia, nonostante il nome altisonante di Patriarcato, arriva a stento a 300000 fedeli; non credo che senza aiuti esterni fosse possibile mantenere la struttura. Del patriarca Moraglia mi fido, fino a prova contraria. Speriamo in qualche (onesto) benefattore.
Antonio
vendiamo tutto e diamo tutto ai poveri e vediamo cosa resta. Quando la cultura, l'arte e lascienza non hann più valore, la povertà è somma. Benedetto XVI ha predicato tanto la carità intellettuale. Tutti possono dare il pane, ma l'Uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio non vive di solo pane!
RispondiEliminaPiccole vendette trasversali, moraglia perché scola se n'è andato portandosi via tutti i mobili del partriarcato,PF vs scola perché gli ha votato contro al conclave e gli fa sempre venire il mal di testa al solo sentirlo nominare......nihil novi sub sole.....ah,dimenticavo allo Ior sono tutti maltesi adesso.....Lupus et Agnus.
RispondiEliminaNon mettiamo Benedetto xvi in mezzo, per favore. Non credo proprio che avrebbe preferito mandare avanti qualcosa con denaro di provenienza non specchiata. Ve lo chiedo davvero con amicizia: cosa avrebbe dovuto fare il patriarca? Se i soldi non ci sono e non si possono sostenere le strutture esistenti, non è forse meglio destinare quel denaro ad altri fini per i quali si può fare qualcosa in più? Poi mi sembra che il marcianum non viene chiuso ma ridimensionato. D'altronde neppure il card. Scola ha potuto sostenere il peso finanziario di un aiuto.
RispondiEliminaantonio
Attenzione: il Marcianum NON era un' istituzione presenta a Venezia da decenni o secoli, voluta da Scola. A quanto afferma l' articolo, Moraglia ha chiesto a Scola aiuto, e non l' ha ricevuto. Quindi niente Ambrosianeum, e niente Marcianum.
RispondiEliminaPersonalmente avrei preferito che la diocesi di Milano chiudesse il premio in ricordo di Martini, e spostasse i soldi sul Marcianum, ma " Martini e' Martini" (come il festival di sanremo).
Se poi Moraglia ha chiesto consiglio o aiuto economico al VdR, stante la simpatia tra Bergoglio e Scola, gli avra' detto subito: chiudi, chiudi.
A giudicare dai partecipanti a convegni ed altre iniziative culturali della diocesi qui a Milano, di vero catolicesimo ce n'e' sempre poco, c'e' molto falso ecumenismo, ed i partecipanti sono sempre i soliti " noti", buona parte dei quali manco cattolica.
Forse il Marcianum era lo stesso.
Infine il Patriarcato avra' sicuramente altri centri ed istituzioni, o no ?
Per diffondere la retta dottrina e ridurre l' ignoranza dei cattolici, bastano buone omelie la domenica a Messa, " confessare la Fede", quando intervistati, non allontanare bravi inseganti di religione solo perche' fan ragionare i ragazzi sui temi di oggi, anche se in modo politically scorrect, ed allontanare dalle parrocchie i preti che non dicono e fanno cose cattoliche.
Non ci vogliono molti soldi.
R.R..
laura cosa c'entra il vendere tutto? come si evince dall'articolo e dal commento dell'anonimo delle 12.05 non ci sono più soldi per mantenere quelle opere, la Diocesi andrebbe in fallimento.
RispondiEliminaMauro
Moraglia è stato ed è un buon vescovo ed ha formato buoni sacerdoti. Se il Marcianum non ha di che sostenersi non è colpa di Moraglia. Ha trovato strade chiuse, chissà se bussando altre porte s'apriranno. Nell'incertezza ogni giudizio va sospeso, come non si possono impegnar sostanze inesistenti.
RispondiEliminaSi posson formare buoni sacerdoti, pastori ben preparati teologicamente anche senza istituti mastodontici che ingoian denaro come pozzi senza fondo.
Conosco ed apprezzo il valore dell'alta cultura, ma a volte si devon fare scelte dolorose. La preoccupazione di Moraglia è comprensibile. Pensa ai poveri? Bene. Ma mi sembra che abbia in primis, da vescovo, la retta intenzione di dedicarsi alla formazione dei giovani aspiranti al sacerdozio.
Non è da prender in considerazione la penposa dietrologia di Lupus et agnus, che in questo caso mi sembra soltanto lupus.
Cara Raffaella, la tua é una considerazione agghiacciante, che faccio mia. Il disfacimento della nostra societá mi angustia, ma almeno prima avevo un riferimento nella Chiesa cattolica che mi faceva comunque sperare (anche con riferimento all'Italia, per la quale la CC non é un dettaglio ma un elemento fondamentale dell'identitá). Ora, con l'aria che tira....
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