martedì 29 novembre 2016

venerdì 25 novembre 2016

Anche dalla Polonia si sollecita una "interpretazione generale" di Amoris Laetitia

Clicca qui per leggere l'articolo di Matzuzzi.
Giustamente si sollecita una intepretazione autentica (cioè della fonte che l'ha emesso) di un documento che del tutto evidentemente non è poi così chiaro visto che viene inteso in maniera diversa a seconda di chi legge.

martedì 22 novembre 2016

Benedetto XVI: La Chiesa del diritto e la Chiesa dell'amore. La punizione come atto d'amore

L'INTERVISTA DI BENEDETTO XVI CON PETER SEEWALD, "LUCE DEL MONDO. IL PAPA, LA CHIESA E I SEGNI DEI TEMPI": LO SPECIALE DEL BLOG

Buongiorno cari amici! Le parole di Benedetto XVI, come sempre profetiche, bastano e avanzano a me personalmente. Legalismo? Rigorismo? No! Semplicemente amore per i peccatori e soprattutto per le loro vittime.
Suppongo che tutta la misericordia di questi anni valga anche per i preti pedofili. Immaginiamo solo che cosa sarebbe accaduto regnante Benedetto XVI. Fino al 2013 si esigeva dalla Chiesa il diritto e l'ordine. Ora chi ricorda questi concetti è considerato un duro di cuore se non un eretico. Ma va là...
R.

Seewald: Non è soltanto l'abuso in sè a sconvolgere, ma anche il modo in cui è stato gestito. Quelle azioni sono state sottaciute e nascoste per decenni. E' una dichiarazione di fallimento per una istituzione che sul suo vessillo ha scritto la parola amore.

Benedetto XVI: E' interessante a questo proposito quello che mi ha detto l'arcivescovo di Dublino. Diceva che il Diritto penale ecclesiastico sino alla fine degli anni Cinquanta ha funzionato; certo, non era completo - in molto lo si potrebbe criticare - ma in ogni caso veniva applicato.
A partire dalla metà degli anni Sessanta semplicemente non è stato più applicato.
Dominava la convinzione che la Chiesa non dovesse essere una Chiesa del diritto, ma una Chiesa dell'amore; che non dovesse punire. Si spense in tal modo la consapevolezza che la punizione può essere un atto d'amore.
In quell'epoca anche persone molto capaci hanno subito uno strano oscuramento del pensiero.
Oggi dobbiamo imparare nuovamente che l'amore per il peccatore e l'amore per la vittima stanno nel giusto equilibrio per il fatto che io punisco il peccatore nella forma possibile ed appropriata.
In questo senso nel passato c'è stata un'alterazione della coscienza per cui è subentrato un oscuramento del diritto e della necessità della pena. Ed in fin dei conti anche un restringimento anche del concetto di amore, che non è soltanto gentilezza e cortesia, ma che è amore nella verità. E della verità fa parte anche il fatto che devo punire chi ha peccato contro il vero amore.

(Pag. 47)

Il brano trascritto trova una straordinaria corrispondenza in un passaggio della "Lettera pastorale del Santo Padre ai Cattolici irlandesi" e precisamente:

...

4. Negli ultimi decenni, tuttavia, la Chiesa nel vostro Paese ha dovuto confrontarsi con nuove e gravi sfide alla fede scaturite dalla rapida trasformazione e secolarizzazione della società irlandese. Si è verificato un rapidissimo cambiamento sociale, che spesso ha colpito con effetti avversi la tradizionale adesione del popolo all’insegnamento e ai valori cattolici. Molto sovente le pratiche sacramentali e devozionali che sostengono la fede e la rendono capace di crescere, come ad esempio la frequente confessione, la preghiera quotidiana e i ritiri annuali, sono state disattese.

Fu anche determinante in questo periodo la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari. È in questo contesto generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt’altro che piccola all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti.

...

lunedì 21 novembre 2016

Melloni...Melloni...Melloni...i quattro cardinali "eversivi" e "manovrati"? In che senso e da chi? (R.)

Clicca qui per leggere il commento di Melloni.
Noto che l'Autore si scalda moltissimo per i "dubia" avanzati dai quattro coraggiosi cardinali. Non mi risulta che, in passato, abbia preso analoghe iniziative quando parecchi porporati criticarono, più o meno esplicitamente, la decisione di Benedetto XVI di rimettere la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani. Quello non era forse un gesto di misericordia? O ci sono "misericordie" diverse a seconda dei Papi che le compiono?
Nell'articolo ci sono affermazioni molto pesanti nei confronti dei quattro cardinali.
In particolare:

"Ma chiedere al Papa di “chiarire” alcune tesi della sua  esortazione sul matrimonio (e una intervista di Burke che la “spiega”), non è un dissenso, espresso a favore di telecamera da uomini rigidi: è un atto sottilmente eversivo, parte di un gioco  potenzialmente devastante, con ignoti mandanti, condotto sul filo della storia medievale".

Quindi i quattro avrebbero compiuto un atto "sottilmente" eversivo? Perchè? Esprimere dei dubbi e sollecitare semplici e brevi risposte è eversione? E da quando?
E poi ancora questa storia degli "uomini rigidi"...ma basta! Sempre lo stesso disco!
Ma l'affermazione più grave riguarda gli "ignoti mandanti".
Come si fa a scrivere una cosa del genere senza alcuna prova a sostegno della tesi? Non mi pare proprio che i cardinali Brandmüller, Burke, Caffarra e Meisner siano manovrabili da qualcuno. E poi da chi? E perchè? Non si possono lanciare simili accuse e poi passare tranquillamente ad argomenti successivi.

Leggo più avanti:

"chi porta attacchi come questo non è un “scontento” o un “oppositore” ma qualcuno che punta a “dividere” la chiesa. Il che nel diritto canonico è un crimine, punibile".

Ahi ahi ahi, Melloni, che fa? Mi cade anche Lei nel legalismo come un qualsiasi cardinale reazionario o una Raffaella qualunque? :-)
Per non parlare della giustificazione della mancata grazia a chi è coinvolto in Vatileaks (l'avesse fatto Benedetto...).
Troppa ansia di difendere il silenzio ostinato!
Eh sì...perchè di silenzio si tratta. I cardinali non hanno ancora ricevuto una risposta. E non ha alcuna importanza se si è parlato indirettamente alla Rota o ad Avvenire piuttosto che alla televisione dei vescovi.
A uno scritto si risponde per iscritto e in modo chiaro e diretto.
Anche perchè le interviste non hanno chiarito alcun dubbio.
Come avrebbe reagito il "nostro" Melloni se Benedetto XVI non avesse risposto a quattro cardinali? Apriti Cielo! Sarebbero venute giù tutte le redazioni giornalistiche.
Ci siamo forse dimenticati di tutte le volte che giornalisti e commentatori hanno sollecitato interventi diretti di Papa Ratzinger? Io no! Dal 2005 al febbraio 2013 il Pontefice DOVEVA parlare perchè era suo compito. 
Ora invece si spera che il Papa non risponda e, anzi, lo si difende a spada tratta per questa sua decisione. Solo io colgo una contraddizione grande come un grattacielo?
Siamo in una impasse da cui si deve uscire e non si può scappare.
I "dubia" dei cardinali (leggi qui) presuppongono una risposta chiara ed inequivocabile. Dove sta lo scandalo? A chi si deve chiedere l'interpretazione di un documento se non a chi l'ha scritto e firmato?
E' forse uno scandalo se io vado da un docente di italiano e gli domando: "Qual è si scrive con l'apostrofo?". La risposta sarà secca e la scelta non potrà che essere o sì o no.
Sono impertinente se chiedo a un giurista: "Il codice penale punisce l'omicidio?". La risposta sarà chiara: sì oppure no.
Sono eversiva se chiedo a un latinista: "In latino esiste il modo condizionale?" Anche in questo caso non c'è molto assortimento di risposte: sì o no.
I "dubia" sono quesiti più che legittimi. Quante volte gli operatori del diritto, i commercialisti, i medici e tanti altri soggetti chiedono alla fonte l'interpretazione di una norma poco chiara e che è suscettibile di varie interpretazioni? E' forse uno scandalo o un atto eversivo verso lo Stato che ha posto la norma? Non mi pare! Mi sembra un'intelligente richiesta di chiarezza.
Quindi, cari i miei giornalisti e commentatori, sollecitate risposte chiare (come avreste fatto in passato) e non limitatevi ad attaccare chi si pone delle domande.
R.

venerdì 18 novembre 2016

Legalismo e rigorismo? La legge non può mai essere ideologica. Senza regole si ha anarchia e relativismo (R.)

Cari amici,
in questi giorni se ne leggono di tutti i colori.
Cardinali e teologi si pongono intelligenti domande sull'interpretazione del documento pontificio "Amoris laetitia". I difensori "senza se e senza ma" accusano chi osa sollevare domande di lesamaestà e di mancanza di misericordia. Non riescono però a spiegare teologicamente la loro posizione. Basterebbe dire che la dottrina è cambiata e si risolverebbero tanti problemi :-)
O sbaglio?
Quattro porporati hanno preso coraggio ed hanno scritto una lettera espondendo i "dubia" ben argomentati e teologicamente fondati.
Hanno atteso a lungo una risposta che però non c'è stata e non ci sarà. Il Concistoro di domani non prevede un incontro con i cardinali (si legga il commento di Tosatti), incontro che poteva contribuire a fornire un'interpretazione autentica del testo. Non solo! L'intervista uscita oggi su Avvenire costituisce un'autodifesa e una risposta decisamente diretta ai porporati. Peccato che, ancora una volta", non si risponda con un "sì" o con un "no" ma con il "ma anche".
A questo punto mi domando: non sarebbe stato meglio rispondere direttamente ai cardinali e non attraverso un'intervista sulla stampa "amica". Sia chiaro: non ce l'ho con Avvenire. Avrei scritto stampa "amica" anche se il colloquio fosse stato pubblicato da Corriere, Repubblica, Stampa ecc. ecc.
Sul Vaticano tutta la stampa ha un atteggiamento più che positivo.
Mi chiedo che cosa avrebbero scritto lorsignori giornalisti se Benedetto XVI non avesse risposto ai cardinali o non li avesse incontrati prima del Concistoro ma questa è un'altra questione.
Mi colpisce molto il fatto che l'accusa di legalismo e rigorismo sia pressochè l'unico argomento utilizzato per respingere le obiezioni riguardo ai punti più controversi di "Amoris laetitia". Contesti l'esortazione? Sei freddo, legalista, incapace di calarti nella realtà.
Mi è piaciuto il commento di Aldo Maria Valli a proposito di legge e libertà.
Oggi va di moda affermare che la legge può sconfinare nell'ideologia.
La legge, al contrario, è il fondamento di ogni società.
Fin dai tempi più antichi gli esseri umani capirono che occorreva vivere insieme per affrontare meglio le varie difficoltà e procurarsi il cibo.
I primi nuclei di società nacquero quando si intuì che i villaggi potevano sopravvivere con due scopi principali: la difesa verso l'esterno e l'ordine all'interno.
L'ordine era ed è garantito dalle norme giuridiche che tutti i membri della società (piccola o grande) sono obbligati a rispettare. Nel caso di trasgressione sono previste delle punizioni e/o l'espulsione dal nucleo.
Siamo abituati a pensare che sia lo Stato a porre le norme giuridiche. In realtà qualsiasi nucleo sociale stabilisce delle norme valide al suo interno. Tali regole, come quelle statali, hanno delle caratteristiche particolari: sono generali (valgono per tutti i componenti del nucleo, senza eccezioni), sono astratte (non regolano il singolo caso concreto ma prevedono una situazione astratta che va poi calata nella realtà) e sono dotate di sanzione (una punizione per chi trasgredisce alla regola).
Così la norma che prevede l'omicidio (leggi qui) punisce con la reclusione (ecco la sanzione) chiunque (ecco la generalità) causa la morte di una persona (con qualsiasi mezzo...ecco l'astrattezza).
Pone norme giuridiche anche il padre che ha tre figli e che sancisce: "Dovete rientrare tutti entro mezzanotte altrimenti vi sequestro le chiavi delle auto". La norma è generale (vale per tutti i figli), è astratta (non prevede un caso specifico ma si riferisce a ogni possibile situazione) ed è dotata di sanzione (il sequestro delle chiavi). 
Anche il condominio si dà norme giuridiche. Il regolamento che prevede che non si possa accendere la lavatrice prima delle 8 vale per tutti. Non è ammissibile che Gigino rispetti le regole e Ciccio faccia come gli pare. 
Anche la Chiesa Cattolica si è data delle norme giuridiche con le caratteristiche che abbiamo detto. Tali norme, ovviamente, non vincolano tutti i cittadini ma quel particolare nucleo di cittadini che sono i cattolici.
E' ovvio che poi le norme vadano applicate ai casi concreti, vanno, per così dire, calate nella realtà concreta. Quindi è possibile che ci siano delle cause di giustificazione che limitano o escludono la responsabilità. Pensiamo alla legittima difesa (io uccido chi sta per uccidere me) o pensiamo al figlio che rincasa dopo mezzanotte perchè l'auto si è rotta o si è fermato a soccorrere un amico.
Le giustificazioni, che sorgono dalla realtà, vanno sempre tenute in considerazione ma la norma non cessa per questo di essere generale e astratta e quindi di valere per tutti. Il fatto che esista la legittima difesa non toglie nulla alla norma che punisce l'omicidio.
In altre parole la norma giuridica deve essere CHIARA!
Se però è la norma stessa a essere confusa e poco chiara nella formulazione, come si devono regolare i membri del gruppo? Se una stessa norma dà vita a una miriade di intepretazioni diverse la colpa è di chi chiede chiarezza o di chi ha posto la regola in modo confuso? Se un gruppo di cardinali chiede una parola chiara (una interpretazione autentica) su un testo merita forse la crocifissione mediatica?
Una norma che prevede una cosa ma in fondo anche un'altra fattispecie non è giuridica semplicemente perchè non ha le caratteristiche fondamentale che la rendono tale.
Non parliamo quindi di legalismo o di rigorismo ma chiediamoci se ci sia qualcosa di poco chiaro nei testi. La legge è oggettiva proprio perchè non può permettersi di prevedere ogni singolo caso concreto. Non per questo è fredda anzi...è proprio la sua astrattezza a renderla obbligatoria per tutti.
Discutiamo poi dei casi concreti ma non riduciamo la norma a un involucro vuoto che non serve e soprattutto crea solo confusione che poi sfocia nel relativismo.
R.

lunedì 14 novembre 2016

Al vaticano non sta bene l'intervista di Scalfari pubblicata su Repubblica? E perché tace? (R.)

Grazie a Marco Tosatti (vedi qui) veniamo a conoscenza, attraverso un ragionamento deduttivo, del fatto che il fresco profumo di primavera, a volte, non è poi così delizioso.
Perchè parlo di ragionamento deduttivo? Semplice! 
Analizziamo i fatti.
1) Scalfari pubblica su Repubblica di venerdì 11 novembre un'intervista raccolta a Santa Marta il lunedì precedente.
2) Il vaticano tace.
3) L'Osservatore Romano riporta l'intervista (così la chiama!).
3) Si scatenano le reazioni più disparate: c'è chi applaude (pochi in verità), chi resta del tutto indifferente perché ci si abitua a tutto (la maggioranza...purtroppo per la chiesa!) e chi si indigna (Socci scrive un articolo molto duro ma anche altri non scherzano).
4) Il vaticano osserva un ossequioso silenzio.
5) Luis Badilla definisce "insopportabile" l'intervista perché Scalfari sarebbe andato "a memoria" scrivendo delle frasi non attribuibili all'intervistato, come quella sui comunisti e i cristiani.
6) Il vaticano non emette un fiato.

Considerazioni personali.
Scalfari sarà anche andato "a memoria" ma nessuno l'ha smentito e quindi, per me, ciò che ha riportato corrisponde per filo e per segno al contenuto del colloquio.
L'intervista (o la conversazione o il colloquio...se non è zuppa è pan bagnato), stavolta, non è neppure stata realizzata per telefono, come è avvenuto tante e tante e tante volte negli ultimi anni, ma "faccia a faccia". A meno che Scalfari non sia autorizzato a bussare quando gli pare alla hall di Santa Marta o non ne possieda le chiavi, mi pare logico che egli sia stato invitato personalmente dall'intervistato per una chiacchierata. Si sa benissimo che poi quella chiacchierata viene pubblicata. O davvero ci prendono per allocchi?
Il fatto che molti tentino di dare la colpa a Scalfari a proposito del contenuto dell'intervista mi fa supporre (ecco perchè ho parlato di ragionamento deduttivo all'inizio del post) che essa abbia creato non pochi imbarazzi e che sia difficile da spiegare.
Capisco benissimo il problema ma se al vaticano non sta bene cioè che Scalfari ha fatto pubblicare perchè non reagisce? C'è una sala stampa, un portavoce, una miriade di giornalisti pronti a riportare ogni "fiat". Perchè tutto tace? Paura di scalfire la pax mediatica?
Scalfari è un giornalista e, come tale, ha il diritto-dovere di pubblicare un'intervista. Finchè non arriverà una smentita ufficiale (e non ufficiosa) non vedo perché dubitare dei contenuti del colloquio.
Certo! Certe parole sono imbarazzanti ma in fondo non mi stupiscono più di tanto.
R.

"Fare chiarezza". L'appello di quattro cardinali a proposito di "Amoris laetitia" (Magister)

Clicca qui per leggere il testo dell'appello e il commento di Magister.
13 + 4 = 17
Mi complimento con i cardinali per il linguaggio schietto e fuori da ogni politicamente e/o mediaticamente corretto.

"Insopportabile" la non-intervista di Scalfari a Papa Bergoglio. Parola di Badilla (Tosatti)

Clicca qui per leggere la notizia riportata da Marco Tosatti.
Qui l'originale del commento di Badilla e qui una traduzione sommaria.
Ne riparleremo :-)
R.

domenica 13 novembre 2016

Benedetto XVI: Gesù e gli episodi che sembrano punizioni divine (YouTube)



LINK DIRETTO SU YOUTUBE

Cari amici, buona domenica!
Grazie al lavoro della nostra Gemma riascoltiamo alcune parole di Papa Benedetto che sembrano scritte per i nostri giorni.
Il 7 marzo 2010 Benedetto XVI si recò in visita alla parrocchia romana di San Giovanni della Croce dove celebrò la Santa Messa e tenne l'omelia il cui testo integrale si trova qui.

In particolare:

Convertitevi, dice il Signore, il regno dei cieli è vicino” abbiamo proclamato prima del Vangelo di questa terza domenica di Quaresima, che ci presenta il tema fondamentale di questo ‘tempo forte’ dell'anno liturgico: l'invito alla conversione della nostra vita ed a compiere degne opere di penitenza. 
Gesù, come abbiamo ascoltato, evoca due episodi di cronaca: una repressione brutale della polizia romana all’interno del tempio (cfr Lc 13,1) e la tragedia dei diciotto morti per il crollo della torre di Siloe (v. 4). 
La gente interpreta questi fatti come una punizione divina per i peccati di quelle vittime, e, ritenendosi giusta, si crede al riparo da tali incidenti, pensando di non avere nulla da convertire nella propria vita. Ma Gesù denuncia questo atteggiamento come un’illusione: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (vv. 2-3). 
Ed invita a riflettere su quei fatti, per un maggiore impegno nel cammino di conversione, perché è proprio il chiudersi al Signore, il non percorrere la strada della conversione di se stessi, che porta alla morte, quella dell’anima. In Quaresima, ciascuno di noi è invitato da Dio a dare una svolta alla propria esistenza pensando e vivendo secondo il Vangelo, correggendo qualcosa nel proprio modo di pregare, di agire, di lavorare e nelle relazioni con gli altri. 

Gesù ci rivolge questo appello non con una severità fine a se stessa, ma proprio perché è preoccupato del nostro bene, della nostra felicità, della nostra salvezza. Da parte nostra, dobbiamo rispondergli con un sincero sforzo interiore, chiedendogli di farci capire in quali punti in particolare dobbiamo convertirci.

La conclusione del brano evangelico riprende la prospettiva della misericordia, mostrando la necessità e l’urgenza del ritorno a Dio, di rinnovare la vita secondo Dio. Riferendosi ad un uso del suo tempo, Gesù presenta la parabola di un fico piantato in una vigna; questo fico, però, risulta sterile, non dà frutti (cfr Lc 13,6-9). 

Il dialogo che si sviluppa tra il padrone e il vignaiolo, manifesta, da una parte, la misericordia di Dio, che ha pazienza e lascia all’uomo, a tutti noi, un tempo per la conversione; e, dall’altra, la necessità di avviare subito il cambiamento interiore ed esteriore della vita per non perdere le occasioni che la misericordia di Dio ci offre per superare la nostra pigrizia spirituale e corrispondere all’amore di Dio con il nostro amore filiale.

Anche San Paolo, nel brano che abbiamo ascoltato, ci esorta a non illuderci: non basta essere stati battezzati ed essere nutriti alla stessa mensa eucaristica, se non si vive come cristiani e non si è attenti ai segni del Signore (cfr 1 Cor 10,1-4).

venerdì 11 novembre 2016

Ponti, muri e interviste a Scalfari (R.)

Buona giornata, cari amici!
L'omelia domenicale del "fondatore" è stata anticipata al venerdì ed è condita da un'intervista. Devo fare fioretto: per oggi niente zucchero nel caffè perchè il mio livello di glicemia supera i livelli di guardia :-)
E' interessante il fatto che l'intervista sia stata fatta il 7 novembre, il giorno precedente le elezioni americane. Scommetto che sarebbe stata pubblicata prima (ieri se non addirittura mercoledì) se le cose fossero andate come era nei desideri del fondatore e...qui mi fermo perchè non si fanno processi alle intenzioni :-)
I temi trattati sono sempre i soliti (datemi un rasoio per tagliare la barba ahahah) e avrebbero avuto un impatto straordinario se fosse stata eletta la Clinton. E' probabile che entrambi gli interlocutori sarebbero stati applauditi come "profetici" e sempre in sintonia con il "popolo".
Purtroppo mercoledì in tanti hanno avuto un brutto risveglio o, se vogliamo, una sonora sberla in pieno volto. Mi riferisco in particolare ai mass media, ai commentatori, opinionisti, sondaggisti ma anche ad attori, cantanti e tutta la compagnia osannante.
A parte la domanda su Trump trovo che tutta l'intervista sia, per così dire, un po' "datata". E' incredibile come in poche ore siano cambiati gli scenari.
In questo senso penso che Blondet abbia fatto un ragionamento particolarmente intelligente: la chiesa corre il rischio di inseguire le mode quando esse sono già passate di moda :-)
Detto questo mi dispiace dover sempre leggere che la maggiore preoccupazione della chiesa sia per gli immigrati. Sia chiaro: è un problema gravissimo che va risolto prima che scoppi la polveriera, ma non può essere la preoccupazione maggiore del clero. C'è anche la situazione delle popolazioni terremotate italiane, quella dei cristiani (non solo quelli perseguitati dal terrorismo islamico ma anche quelli derisi e stigmatizzati perchè fanno obiezione di coscienza oppure rifiutano di farsi cullare dal politicamente corretto). C'è la crisi di fede, il disprezzo per il sacro, l'egoismo che nasce proprio dalla convinzione dell'uomo di potersi sostituire a Dio. 
Vorrei che per una volta ci si preoccupasse anche dei problemi dei cittadini che accolgono e non solo degli stranieri che sono accolti. E poi, francamente, questa storia dei muri e dei ponti è stata ripetuta così tante volte che ormai viene solo a noia.
Il fatto poi che, dopo due o tre generazioni, gli immigrati si integrino perfettamente con i paesi che li accolgono cozza con quanto accaduto a Parigi, a Bruxelles, a Nizza e a Colonia nell'ultimo anno. E lì la povertà non c'entra nulla perchè molti attentatori provenivano da famiglie particolarmente benestanti.
Ma dov'è finita l'attenzione alla cultura, alla filosofia, alla teologia, all'arte, alla musica e soprattutto alla liturgia?
La chiesa è anche questo, soprattutto in Europa.
Un giovane è proiettato verso Dio quando assiste a quella grande festa in onore di Dio che è la liturgia ben curata o quando legge un'intervista a Scalfari? Non prendiamoci in giro e chiediamoci, come fa Tosatti, perchè le parrocchie romane chiudono e i Lefebvriani aprono nuovi seminari!
R.

giovedì 10 novembre 2016

La catastrofe dei mass media e la messa al bando del politicamente corretto (R.)

Cari amici,
non intendo entrare nel merito di questioni politiche che, per di più, non riguardano l'Italia ma gli Stati Uniti.
Certamente i due candidati alla presidenza non sono quelli che avrei scelto ma, ripeto, questo non è un tema su cui discutere in questa sede.
Vorrei invece parlare della figuraccia planetaria fatta da tutti i mass media, appunto, planetari. L'appoggio globale alla Clinton è stato completamente ignorato dagli elettori e sbertucciato su tutta la linea.
Posso dirlo? Che soddisfazione :-)
Finalmente i media di tutto il mondo toccano con mano la realtà di essere completamente scollegati dal pensiero dei cittadini.
E lo stesso vale per il tanto esaltato linguaggio politicamente corretto: è finito nel cesto della spazzatura (differenziata?) in poche ore. Clicca qui per un'analisi.
Vedo in televisione tanti volti tirati e tante lagne da parte di commentatori e opinionisti che hanno evidentemente subito un colpo non duro ma devastante per il loro gigantesco ego. Addirittura un'infelice si è chiesta a che cosa servano i giornalisti se poi la gente vota in modo diverso. Parole sfuggite probabilmente per il nervosismo ma che lasciano intendere tanto...tantissimo. Eh, cari media, come vedete non sempre i cittadini sono disposti a lasciarsi abbindolare. Abbiamo visto lo stesso meccanismo per cui il Papa più denigrato della storia, Benedetto XVI, riusciva sempre e comunque a riempire Piazza San Pietro per udienze, Angelus e celebrazioni liturgiche (fuori e dentro la Basilica).
Mamma mia...sento il rumore delle unghie di giornalisti che si arrampicano sugli specchi tentando di giustificare i loro errori. Mai un'autocritica...sempre e solo scuse. E' sempre colpa del "popolo ignorante".
Come sapete, io ho una regola fissa: quando una persona viene "pompata" da giornali e televisione, scatta in me immediatamente il dubbio se non la repulsione. E difficilmente sbaglio :-)
Ieri hanno perso tutti quei media, quei commentatori e quei politici che hanno sempre visto Papa Ratzinger come un ostacolo. Scusate se provo grande soddisfazione per tutto questo :-)
Si apre ora un problema per la chiesa attuale che è entrata a gamba tesa in campo politico. Come non ricordare certe parole "volanti" sui muri in piena campagna elettorale?
Ha ragione Blondet (clicca qui) quando parla di una chiesa che insegue le mode quando le mode sono già cambiate :-)
Per questo la chiesa non può e non deve cercare consenso perchè tutto è in evoluzione. Ciò che oggi è attualissimo, domani sarà passatissimo, come diceva Papa Benedetto.
I cittadini americani hanno deciso democraticamente piaccia o non piaccia ai media ed ai sacerdoti del politicamente corretto.
Ora resta da vedere in quale altra impresa (fallimentare) si imbarcheranno i grandi mezzi di comunicazione. O forse capiranno che è tempo di interpretare le richieste dei cittadini? Pia illusione :-)
R.

P.S. Un consiglio disinteressato a questa chiesa così mediatica: attenzione all'abbraccio mortale con i mezzi di comunicazione, abbraccio che va di pari passo con l'approvazione di una certa politica. Basta osservare che cosa è accaduto alla Clinton. Fino a lunedì si sprecavano le lodi, era considerata il meglio del meglio. E ora? Gettata via come uno straccio vecchio: non adatta a fare il presidente, non carismatica, fredda, troppo legata al potere.
Attenzione, quindi! Tutti pronti ad appoggiare chi sembra vincente salvo poi denigrarlo non appena perde o fa o dice ciò che non piace alla gente che piace (ai salotti).
Finché è in tempo (francamente penso che ormai sia tardi ma mai disperare...), la chiesa si affranchi da questo abbraccio tanto pericoloso quanto mortale.

domenica 6 novembre 2016

Ecco i veri terremoti fra Vaticano e Radio Maria (Falconi)

Clicca qui per leggere il commento.
Buona domenica a tutti...trovo questo dibattito di una tristezza infinita.
A volte l'ansia di mostrarsi buoni e mediaticamente corretti fa compiere davvero dei passi falsi.
Quanto a Medjugorie non penso proprio che ci sia nulla di cui preoccuparsi: non verranno mai prese decisioni che possano creare conflitti e disturbare la pax mediatica :-)
R.

martedì 1 novembre 2016

Buona Festa di Ognissanti a tutti :-)

Carissimi amici,
buona Festa di Ognissanti a tutti voi ed alle vostre famiglie :-)
Oggi siamo chiamati ad aspirare alla santità che, come ci ha più volte spiegato Benedetto XVI, non è una meta raggiungibile da pochi eletti ma può essere raggiunta da tutti i battezzati, ovviamente non a buon prezzo o a saldo di fine stagione :-)
La chiesa della primavera e della misericordia sicuramente ci perdonerà se ieri ci siamo dedicati a San Benedetto e oggi a tutti i Santi, a iniziare dalla Vergine Maria, in omaggio a quella Tradizione cattolica che sembra ormai faccenda di altri tempi, quasi da "Medioevo".
Nel momento in cui tante chiese sono andate distrutte a causa del sisma e moltissime famiglie non hanno più una casa preferiamo invocare la protezione dei nostri Santi e non unirci al coro festante di coloro che hanno pensato di assistere a una canonizzazione ieri pomeriggio.
Forse sono integralista anche io, quasi "terrorista" quando avanzo critiche, forse non sono al passo con i tempi, però continuo a pensare che ci sia qualcosa che non torna se la chiesa cattolica, che ha subito uno scisma e non l'ha provocato, va a festeggiare Lutero proprio alla vigilia della Solennità di Ognissanti. Mi pare di ricordare che i Luterani non abbiano il culto dei Santi e nemmeno della Santa Vergine ma in fondo che sarà mai?
La festa continua per molti...ma non per tutti :-)
Domani ricorderemo i nostri defunti. Un pensiero speciale a tutti coloro che ci guardano dal Cielo e che ci sono sempre vicini.
R.

Benedetto XVI: I santi non sono una esigua casta di eletti, ma una folla senza numero (1° novembre 2006)



LINK DIRETTO SU YOUTUBE

Carissimi amici, esattamente dieci anni fa Benedetto XVI teneva una bellissima omelia, nella Basilica di San Pietro, in occasione della Solennità di Tutti i Santi.
Grazie a Gemma possiamo rivedere l'intervento del Papa davvero significativo.
Rileggiamo insieme:

CAPPELLA PAPALE PER LA SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Mercoledì, 1° novembre 2006

Il Santo Padre ha introdotto la Celebrazione e l'atto penitenziale con le seguenti parole:

Fratelli e sorelle amatissimi, noi oggi contempliamo il mistero della comunione dei santi del cielo e della terra. Noi non siamo soli, ma siamo avvolti da una grande nuvola di testimoni: con loro formiamo il Corpo di Cristo, con loro siamo figli di Dio, con loro siamo fatti santi dello Spirito Santo. Gioia in cielo, esulti la terra! La gloriosa schiera dei santi intercede per noi presso il Signore, ci accompagna nel nostro cammino verso il Regno, ci sprona a tenere fisso lo sguardo su Gesù il Signore, che verrà nella gloria in mezzo ai suoi santi. Disponiamoci a celebrare il grande mistero della fede e dell'amore, confessandoci bisognosi della misericordia di Dio.

Cari fratelli e sorelle,

la nostra celebrazione eucaristica si è aperta con l'esortazione "Rallegriamoci tutti nel Signore". 
La liturgia ci invita a condividere il gaudio celeste dei santi, ad assaporarne la gioia. I santi non sono una esigua casta di eletti, ma una folla senza numero, verso la quale la liturgia ci esorta oggi a levare lo sguardo. 
In tale moltitudine non vi sono soltanto i santi ufficialmente riconosciuti, ma i battezzati di ogni epoca e nazione, che hanno cercato di compiere con amore e fedeltà la volontà divina. Della gran parte di essi non conosciamo i volti e nemmeno i nomi, ma con gli occhi della fede li vediamo risplendere, come astri pieni di gloria, nel firmamento di Dio.

Quest'oggi la Chiesa festeggia la sua dignità di "madre dei santi, immagine della città superna" (A. Manzoni), e manifesta la sua bellezza di sposa immacolata di Cristo, sorgente e modello di ogni santità. 

Non le mancano certo figli riottosi e addirittura ribelli, ma è nei santi che essa riconosce i suoi tratti caratteristici, e proprio in loro assapora la sua gioia più profonda. Nella prima Lettura, l'autore del libro dell'Apocalisse li descrive come "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua" (Ap 7, 9). Questo popolo comprende i santi dell'Antico Testamento, a partire dal giusto Abele e dal fedele Patriarca Abramo, quelli del Nuovo Testamento, i numerosi martiri dell'inizio del cristianesimo e i beati e i santi dei secoli successivi, sino ai testimoni di Cristo di questa nostra epoca. Li accomuna tutti la volontà di incarnare nella loro esistenza il Vangelo, sotto l'impulso dell'eterno animatore del Popolo di Dio che è lo Spirito Santo.

Ma "a che serve la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità?". Con questa domanda comincia una famosa omelia di san Bernardo per il giorno di Tutti i Santi. È domanda che ci si potrebbe porre anche oggi. E attuale è anche la risposta che il Santo ci offre: "I nostri santi - egli dice - non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. Per parte mia, devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri" (Disc. 2; Opera Omnia Cisterc. 5, 364ss). Ecco dunque il significato dell'odierna solennità: guardando al luminoso esempio dei santi risvegliare in noi il grande desiderio di essere come i santi: felici di vivere vicini a Dio, nella sua luce, nella grande famiglia degli amici di Dio. Essere Santo significa: vivere nella vicinanza con Dio, vivere nella sua famiglia. E questa è la vocazione di noi tutti, con vigore ribadita dal Concilio Vaticano II, ed oggi riproposta in modo solenne alla nostra attenzione.

Ma come possiamo divenire santi, amici di Dio? All'interrogativo si può rispondere anzitutto in negativo: per essere santi non occorre compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali. Viene poi la risposta in positivo: è necessario innanzitutto ascoltare Gesù e poi seguirlo senza perdersi d'animo di fronte alle difficoltà. "Se uno mi vuol servire - Egli ci ammonisce - mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà" (Gv 12, 26). Chi si fida di Lui e lo ama con sincerità, come il chicco di grano sepolto nella terra, accetta di morire a sé stesso. Egli infatti sa che chi cerca di avere la sua vita per se stesso la perde, e chi si dà, si perde, trova proprio così la vita (Cfr Gv 12, 24-25). 

L'esperienza della Chiesa dimostra che ogni forma di santità, pur seguendo tracciati differenti, passa sempre per la via della croce, la via della rinuncia a se stesso. Le biografie dei santi descrivono uomini e donne che, docili ai disegni divini, hanno affrontato talvolta prove e sofferenze indescrivibili, persecuzioni e martirio. Hanno perseverato nel loro impegno, "sono passati attraverso la grande tribolazione - si legge nell'Apocalisse - e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello" (v. 14). I loro nomi sono scritti nel libro della vita (cfr Ap 20, 12); loro eterna dimora è il Paradiso. 

L'esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l'unica vera causa di tristezza e di infelicità per l'uomo è vivere lontano da Lui.

La santità esige uno sforzo costante, ma è possibile a tutti perché, più che opera dell'uomo, è anzitutto dono di Dio, tre volte Santo (cfr Is 6, 3). 

Nella seconda Lettura, l'apostolo Giovanni osserva: "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!" (1 Gv 3, 1). È Dio, dunque, che per primo ci ha amati e in Gesù ci ha resi suoi figli adottivi. Nella nostra vita tutto è dono del suo amore: come restare indifferenti dinanzi a un così grande mistero? Come non rispondere all'amore del Padre celeste con una vita da figli riconoscenti? In Cristo ci ha fatto dono di tutto se stesso, e ci chiama a una relazione personale e profonda con Lui. Quanto più pertanto imitiamo Gesù e Gli restiamo uniti, tanto più entriamo nel mistero della santità divina. Scopriamo di essere amati da Lui in modo infinito, e questo ci spinge, a nostra volta, ad amare i fratelli. Amare implica sempre un atto di rinuncia a se stessi, il "perdere se stessi", e proprio così ci rende felici.

Così siamo arrivati al Vangelo di questa festa, all'annuncio delle Beatitudini che poco fa abbiamo sentito risuonare in questa Basilica. Dice Gesù: Beati i poveri in spirito, beati gli afflitti, i miti, beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi, beati i puri di cuore, gli operatori di pace, i perseguitati per causa della giustizia (cfr Mt 5, 3-10). In verità, il Beato per eccellenza è solo Lui, Gesù. È Lui, infatti, il vero povero in spirito, l'afflitto, il mite, l'affamato e l'assetato di giustizia, il misericordioso, il puro di cuore, l'operatore di pace; è Lui il perseguitato a causa della giustizia. Le Beatitudini ci mostrano la fisionomia spirituale di Gesù e così esprimono il suo mistero, il mistero di Morte e Risurrezione, di Passione e di gioia della Risurrezione. Questo mistero, che è mistero della vera beatitudine, ci invita alla sequela di Gesù e così al cammino verso di essa. Nella misura in cui accogliamo la sua proposta e ci poniamo alla sua sequela - ognuno nelle sue circostanze - anche noi possiamo partecipare della sua beatitudine. Con Lui l'impossibile diventa possibile e persino un cammello passa per la cruna dell'ago (cfr Mc 10, 25); con il suo aiuto, solo con il suo aiuto ci è dato di diventare perfetti come è perfetto il Padre celeste (cfr Mt 5, 48).

Cari fratelli e sorelle, entriamo ora nel cuore della Celebrazione eucaristica, stimolo e nutrimento di santità. Tra poco si farà presente nel modo più alto Cristo, vera Vite, a cui, come tralci, sono uniti i fedeli che sono sulla terra ed i santi del cielo. Più stretta pertanto sarà la comunione della Chiesa pellegrinante nel mondo con la Chiesa trionfante nella gloria. Nel Prefazio proclameremo che i santi sono per noi amici e modelli di vita. Invochiamoli perché ci aiutino ad imitarli e impegniamoci a rispondere con generosità, come hanno fatto loro, alla divina chiamata. Invochiamo specialmente Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità. Lei, la Tutta Santa, ci faccia fedeli discepoli del suo figlio Gesù Cristo! Amen.


© Copyright 2006 - Libreria Editrice Vaticana