domenica 19 aprile 2020
15° anniversario dell'elezione di Benedetto XVI: il video omaggio del blog
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Oggi, 19 aprile 2020, è il quindicesimo anniversario dell'elezione di Joseph Ratzinger divenuto Papa con il nome di Benedetto XVI. Lo omaggiamo con questo video tratto dall'ultima processione del Corpus Domini dalla Basilica di San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore.
Grazie come sempre a Gemma :-)
R.
Habemus Papam...quindici anni fa l'elezione di Benedetto XVI
Cari amici, quindici anni fa (era il 19 aprile 2005) il cardinale Joseph Ratzinger veniva eletto Papa con il nome di Benedetto XVI.
A lui i nostri più sinceri ed affettuosi auguri uniti ad un profondo e continuo senso di riconoscenza senza dimenticare il ricordo nella preghiera.
Grazie, Santo Padre!
Un abbraccio da tutti noi.
Il Blog.
Il nostro video-omaggio (YouTube)
Benedetto XVI racconta alcuni avventimenti della sua vita (YouTube)
Benedetto XVI ricorda commosso il giorno della sua elezione nell'udienza generale del 19 aprile 2006 (YouTube)
Le prime parole e la prima Benedizione Urbi et Orbi di Benedetto XVI (YouTube)
L'annuncio dell'elezione di Papa Benedetto XVI (19 aprile 2005)
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A lui i nostri più sinceri ed affettuosi auguri uniti ad un profondo e continuo senso di riconoscenza senza dimenticare il ricordo nella preghiera.
Grazie, Santo Padre!
Un abbraccio da tutti noi.
Il Blog.
Il nostro video-omaggio (YouTube)
Benedetto XVI racconta alcuni avventimenti della sua vita (YouTube)
Benedetto XVI ricorda commosso il giorno della sua elezione nell'udienza generale del 19 aprile 2006 (YouTube)
Le prime parole e la prima Benedizione Urbi et Orbi di Benedetto XVI (YouTube)
L'annuncio dell'elezione di Papa Benedetto XVI (19 aprile 2005)
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giovedì 16 aprile 2020
Buon compleanno, Papa Benedetto!!! Omaggio video ai 93 anni di Joseph Ratzinger
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Oggi, 16 aprile 2020, Joseph Ratzinger-Benedetto XVI compie 93 anni. E' nato a Marktl am Inn (Baviera) nel 1927. Auguri di vero cuore, Santità! Ad multos annos. Nel video il Te Deum cantato al termine della Santa Messa a Monaco di Baviera nel 2016.
Grazie a Gemma :-)
Il blog
BUON COMPLEANNO JOSEPH-BENEDETTO
Carissimi amici,
oggi, 16 aprile, il nostro Papa Benedetto compie 93 anni :-)
Tanti carissimi e filiali auguri di buon compleanno!!!
Penso che il regalo più bello per il Santo Padre sia la nostra preghiera unita al nostro affetto e alla nostra più sincera gratitudine.
Buon compleanno, Santità!
Ad multos annos :-)
Il blog
oggi, 16 aprile, il nostro Papa Benedetto compie 93 anni :-)
Tanti carissimi e filiali auguri di buon compleanno!!!
Penso che il regalo più bello per il Santo Padre sia la nostra preghiera unita al nostro affetto e alla nostra più sincera gratitudine.
Buon compleanno, Santità!
Ad multos annos :-)
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lunedì 13 aprile 2020
Benedetto XVI: Maria ha custodito nel suo cuore la "buona notizia" della risurrezione
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Il 17 aprile 2006, Lunedì dell'Angelo, Benedetto XVI recitò il Regina Caeli a Castelgandolfo spiegando ai pellegrini il significato della Festa e della preghiera mariana che, nel tempo pasquale, sostituisce l'Angelus.
Grazie come sempre a Gemma.
Buon Lunedì dell'Angelo a tutti :-)
R.
REGINA CÆLI
Castel Gandolfo
Lunedì dell'Angelo, 17 aprile 2006
Lunedì dell'Angelo, 17 aprile 2006
Cari fratelli e sorelle,
nella luce del Mistero pasquale, che la liturgia ci fa celebrare in tutta questa settimana, sono felice di ritrovarmi con voi e di rinnovare l'annuncio cristiano più bello: Cristo è risorto, alleluia! Il tipico carattere mariano di questo nostro appuntamento ci induce a vivere il gaudio spirituale della Pasqua in comunione con Maria Santissima, pensando a quale debba essere stata la sua gioia per la risurrezione di Gesù. Nella preghiera del Regina caeli, che in questo tempo pasquale si recita al posto dell'Angelus, noi ci rivolgiamo alla Vergine invitandola a rallegrarsi perché Colui che ha portato nel grembo è risorto: "Quia quem meruisti portare, resurrexit, sicut dixit". Maria ha custodito nel suo cuore la "buona notizia" della risurrezione, fonte e segreto della vera gioia e dell'autentica pace, che Cristo morto e risorto ci ha conquistato con il sacrificio della Croce.
Chiediamo a Maria che, come ci ha accompagnato nei giorni della passione, continui a guidare i nostri passi in questo tempo di gioia pasquale e di gioia spirituale, perché possiamo crescere sempre più nella conoscenza e nell'amore del Signore e diventare testimoni e apostoli della sua pace.
Nel contesto pasquale, mi piace quest'oggi condividere con voi anche la gioia di un anniversario molto significativo: 500 anni or sono, precisamente il 18 aprile 1506, il Papa Giulio II poneva la prima pietra della nuova Basilica di San Pietro, che il mondo intero ammira nella possente armonia delle sue forme. Desidero ricordare con gratitudine i Sommi Pontefici che hanno voluto quest'opera straordinaria sulla tomba dell'Apostolo Pietro. Ricordo con ammirazione gli artisti che hanno contribuito con il loro genio a edificarla e decorarla, come pure sono grato al personale della Fabbrica di San Pietro che egregiamente provvede alla manutenzione e alla salvaguardia di un così singolare capolavoro d'arte e di fede. Possa la circostanza felice del cinquecentesimo anniversario risvegliare in tutti i cattolici il desiderio di essere "pietre vive" (1 Pt 2, 5) per la costruzione della Chiesa viva, santa, nella quale risplende la "luce di Cristo" (cfr Lumen gentium, 1), attraverso la carità vissuta e testimoniata davanti al mondo (cfr Gv 13, 34-35).
La Vergine Maria, che le litanie lauretane ci fanno invocare quale "Causa nostrae laetitiae - Causa della nostra gioia", ci ottenga di sperimentare sempre la gioia di essere parte dell'edificio spirituale della Chiesa, "comunità d'amore" nata dal Cuore di Cristo.
Dopo il Regina Cæli:
Je vous salue cordialement, chers pèlerins francophones. Nous sommes encore tout illuminés de la joie pascale. Je demande à Marie, Reine du Ciel, de vous aider à être témoins du Christ ressuscité, par toute votre vie, par vos actions et par vos paroles, rendant compte ainsi de la grâce de votre Baptême. Je vous souhaite un saint temps pascal.
I am happy to greet all the English-speaking visitors present here today. Commending ourselves to the intercession of Our Blessed Lady, the Queen of Heaven, let us rejoice in the new and holy life that the Risen Christ has given to us. Upon all of you I invoke God’s abundant blessings of peace and joy!
Sehr herzlich grüße ich die deutschsprachigen Pilger hier in Castel Gandolfo und auf dem Petersplatz. Der Herr ist wirklich auferstanden! Die Begegnung mit Ihm erfüllt die Jünger mit Freude; die Furcht weicht der Hoffnung und der Gewißheit: Jesus lebt! Der Aufer $\standene wandle auch unser Herz und mache uns zu glaubwürdigen Zeugen seiner Botschaft und seines österlichen Sieges über Sünde und Tod. Euch allen wünsche ich einen frohen und gesegneten Ostermontag!
Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española. Al recitar la oración del Regina Coeli, pidamos a la Virgen María que nos ayude a encontrar en Cristo resucitado la fuente de la verdadera alegría, y convertirnos así en testigos de su amor misericordioso. ¡Feliz Pascua de Resurrección!
Saluti in lingua polacca:
Pozdrawiam pielgrzymów z Polski. Chrystus zmartwychwstal! Niech Bóg wam blogoslawi.
[Saluto i pellegrini provenienti dalla Polonia. Cristo è risorto! Dio vi benedica.]
Infine in questo Lunedì dell'Angelo, che prolunga la gioia della Pasqua, saluto i pellegrini italiani presenti a Castel Gandolfo. Vedo che Napoli mi aspetta e lo dicono in tedesco. Vedo e sento che la gioia pasquale non manca. Quindi saluto gli italiani qui presenti e quelli in Piazza San Pietro. Ho visto anche il nostro Vescovo di Albano. Ieri sono stato ricevuto con grande amicizia dai cittadini di Castel Gandolfo. Grazie a tutti. La Vergine Maria, Madre del Signore risorto, ottenga per ciascuno serenità e pace. Buona e santa Pasqua a tutti!
© Copyright 2006 - Libreria Editrice Vaticana
domenica 12 aprile 2020
Benedetto XVI: Gesù Cristo è morto e risorto per tutti. Egli è la nostra speranza! (Pasqua 2008)
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Il 23 marzo 2008, Domenica di Pasqua, Benedetto XVI lesse eccezionalmente il Messaggio Urbi et Orbi dal sagrato della Basilica Vaticana a causa dell'intensa pioggia. di seguito la trascrizione del Messaggio. Il Papa aggiunse delle parti "a braccio" non incluse nel testo ufficiale.
Grazie come sempre a Gemma :-)
Buona Pasqua a tutti voi e alle vostre famiglie...
R.
MESSAGGIO URBI ET ORBI
DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
PASQUA 2008
“Resurrexi, et adhuc tecum sum. Alleluia! - Sono risorto, sono sempre con te. Alleluia!”. Cari fratelli e sorelle, Gesù crocifisso e risorto ci ripete oggi quest'annuncio di gioia: è l'annuncio pasquale. Accogliamolo con intimo stupore e gratitudine!
“Resurrexi et adhuc tecum sum - Sono risorto e sono ancora e sempre con te”. Queste parole, tratte da un'antica versione del Salmo 138 (v. 18b), risuonano all'inizio dell'odierna Santa Messa. In esse, al sorgere del sole di Pasqua, la Chiesa riconosce la voce stessa di Gesù che, risorgendo da morte, si rivolge al Padre colmo di felicità e d'amore ed esclama: Padre mio, eccomi! Sono risorto, sono ancora con te e lo sarò per sempre; il tuo Spirito non mi ha mai abbandonato. Possiamo così comprendere in modo nuovo anche altre espressioni del Salmo: “Se salgo in cielo, là tu sei, / se scendo negli inferi, eccoti. / ... / Nemmeno le tenebre per te sono oscure, / e la notte è chiara come il giorno; / per te le tenebre sono come luce” (Sal 138, 8.12). È vero: nella solenne veglia di Pasqua le tenebre diventano luce, la notte cede il passo al giorno che non conosce tramonto. La morte e risurrezione del Verbo di Dio incarnato è un evento di amore insuperabile, è la vittoria dell'Amore che ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e della morte. Ha cambiato il corso della storia, infondendo un indelebile e rinnovato senso e valore alla vita dell'uomo.
“Sono risorto e sono ancora e sempre con te”. Queste parole ci invitano a contemplare Cristo risorto, facendone risuonare nel nostro cuore la voce. Con il suo sacrificio redentore Gesù di Nazareth ci ha resi figli adottivi di Dio, così che ora possiamo inserirci anche noi nel dialogo misterioso tra Lui e il Padre. Ritorna alla mente quanto un giorno Egli ebbe a dire ai suoi ascoltatori: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11,27). In questa prospettiva, avvertiamo che l'affermazione rivolta oggi da Gesù risorto al Padre, - “Sono ancora e sempre con te” - riguarda come di riflesso anche noi, “figli di Dio e coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare alla sua gloria” (cfr Rm 8,17).
Grazie alla morte e risurrezione di Cristo, pure noi quest'oggi risorgiamo a vita nuova, ed unendo la nostra alla sua voce proclamiamo di voler restare per sempre con Dio, Padre nostro infinitamente buono e misericordioso.
Entriamo così nella profondità del mistero pasquale. L'evento sorprendente della risurrezione di Gesù è essenzialmente un evento d'amore: amore del Padre che consegna il Figlio per la salvezza del mondo; amore del Figlio che si abbandona al volere del Padre per tutti noi; amore dello Spirito che risuscita Gesù dai morti nel suo corpo trasfigurato. Ed ancora: amore del Padre che “riabbraccia” il Figlio avvolgendolo nella sua gloria; amore del Figlio che con la forza dello Spirito ritorna al Padre rivestito della nostra umanità trasfigurata. Dall'odierna solennità, che ci fa rivivere l'esperienza assoluta e singolare della risurrezione di Gesù, ci viene dunque un appello a convertirci all'Amore; ci viene un invito a vivere rifiutando l'odio e l'egoismo e a seguire docilmente le orme dell'Agnello immolato per la nostra salvezza, a imitare il Redentore “mite e umile di cuore”, che è “ristoro per le nostre anime” (cfr Mt 11,29).
Fratelli e sorelle cristiani di ogni parte del mondo, uomini e donne di animo sinceramente aperto alla verità! Che nessuno chiuda il cuore all'onnipotenza di questo amore che redime! Gesù Cristo è morto e risorto per tutti: Egli è la nostra speranza! Speranza vera per ogni essere umano. Oggi, come fece con i suoi discepoli in Galilea prima di tornare al Padre, Gesù risorto invia anche noi dappertutto come testimoni della sua speranza e ci rassicura: Io sono con voi sempre, tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20).
Fissando lo sguardo dell'animo nelle piaghe gloriose del suo corpo trasfigurato, possiamo capire il senso e il valore della sofferenza, possiamo lenire le tante ferite che continuano ad insanguinare l'umanità anche ai nostri giorni. Nelle sue piaghe gloriose riconosciamo i segni indelebili della misericordia infinita del Dio di cui parla il profeta: Egli è colui che risana le ferite dei cuori spezzati, che difende i deboli e proclama la libertà degli schiavi, che consola tutti gli afflitti e dispensa loro olio di letizia invece dell'abito da lutto, un canto di lode invece di un cuore mesto (cfr Is 61,1.2.3).
Se con umile confidenza ci accostiamo a Lui, incontriamo nel suo sguardo la risposta all'anelito più profondo del nostro cuore: conoscere Dio e stringere con Lui una relazione vitale, che colmi del suo stesso amore la nostra esistenza e le nostre relazioni interpersonali e sociali. Per questo l'umanità ha bisogno di Cristo: in Lui, nostra speranza, “noi siamo stati salvati” (cfr Rm 8,24).
Quante volte le relazioni tra persona e persona, tra gruppo e gruppo, tra popolo e popolo, invece che dall'amore, sono segnate dall'egoismo, dall'ingiustizia, dall'odio, dalla violenza! Sono le piaghe dell'umanità, aperte e doloranti in ogni angolo del pianeta, anche se spesso ignorate e talvolta volutamente nascoste; piaghe che straziano anime e corpi di innumerevoli nostri fratelli e sorelle. Esse attendono di essere lenite e guarite dalle piaghe gloriose del Signore risorto (cfr 1 Pt 2,24-25) e dalla solidarietà di quanti, sulle sue orme e in suo nome, pongono gesti d'amore, si impegnano fattivamente per la giustizia e spargono intorno a sé segni luminosi di speranza nei luoghi insanguinati dai conflitti e dovunque la dignità della persona umana continua ad essere vilipesa e conculcata. L’auspicio è che proprio là si moltiplichino le testimonianze di mitezza e di perdono!
Cari fratelli e sorelle, lasciamoci illuminare dalla luce sfolgorante di questo Giorno solenne; apriamoci con sincera fiducia a Cristo risorto, perché la forza rinnovatrice del Mistero pasquale si manifesti in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nelle nostre città e nelle nostre Nazioni. Si manifesti in ogni parte del mondo. Come non pensare in questo momento, in particolare, ad alcune regioni africane, quali il Darfur e la Somalia, al martoriato Medioriente, e specialmente alla Terrasanta, all'Iraq, al Libano, e infine al Tibet, regioni per le quali incoraggio la ricerca di soluzioni che salvaguardino il bene e la pace! Invochiamo la pienezza dei doni pasquali, per intercessione di Maria che, dopo aver condiviso le sofferenze della passione e crocifissione del suo Figlio innocente, ha sperimentato anche la gioia inesprimibile della sua risurrezione. Associata alla gloria di Cristo, sia Lei a proteggerci e a guidarci sulla via della fraterna solidarietà e della pace. Sono questi i miei auguri pasquali, che rivolgo a voi qui presenti e agli uomini e alle donne di ogni nazione e continente a noi uniti attraverso la radio e la televisione. Buona Pasqua!
© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana
sabato 11 aprile 2020
Benedetto XVI: La Sindone, icona del mistero del Sabato Santo. E' un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro
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La meditazione di Papa Benedetto XVI davanti alla Sacra Sindone (2 maggio 2010).
Oggi, Sabato Santo, ci sarà un'ostensione straordinaria della Sindone a partire dalle 17. Si tratta di un evento particolarmente significativo che ci permetterà di pregare davanti al Sacro Lino in questo momento così delicato per l'Italia e il mondo intero.
Si tratterà naturalmente di un'ostensione "televisiva" ma non meno emozionante.
Rileggiamo intanto la meditazione di Papa Benedetto.
R.
VISITA PASTORALE A TORINO
VENERAZIONE DELLA SANTA SINDONE
MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
Domenica, 2 maggio 2010
Cari amici,
questo è per me un momento molto atteso. In diverse altre occasioni mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria Icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come Successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l’umanità. Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”.
Si può dire che la Sindone sia l’Icona di questo mistero, l’Icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio. Venuta la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato solenne di Pasqua, Giuseppe d’Arimatea, un ricco e autorevole membro del Sinedrio, chiese coraggiosamente a Ponzio Pilato di poter seppellire Gesù nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia a poca distanza dal Golgota. Ottenuto il permesso, comprò un lenzuolo e, deposto il corpo di Gesù dalla croce, lo avvolse con quel lenzuolo e lo mise in quella tomba (cfr Mc 15,42-46). Così riferisce il Vangelo di san Marco, e con lui concordano gli altri Evangelisti. Da quel momento, Gesù rimase nel sepolcro fino all’alba del giorno dopo il sabato, e la Sindone di Torino ci offre l’immagine di com’era il suo corpo disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato.
Il Sabato Santo è il giorno del nascondimento di Dio, come si legge in un’antica Omelia: “Che cosa è avvenuto? Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme … Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi” (Omelia sul Sabato Santo, PG 43, 439). Nel Credo, noi professiamo che Gesù Cristo “fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, discese agli inferi, e il terzo giorno risuscitò da morte”.
Cari fratelli e sorelle, nel nostro tempo, specialmente dopo aver attraversato il secolo scorso, l’umanità è diventata particolarmente sensibile al mistero del Sabato Santo. Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più.
Sul finire dell’Ottocento, Nietzsche scriveva: “Dio è morto! E noi l’abbiamo ucciso!”. Questa celebre espressione, a ben vedere, è presa quasi alla lettera dalla tradizione cristiana, spesso la ripetiamo nella Via Crucis, forse senza renderci pienamente conto di ciò che diciamo. Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo: l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita, in modo particolare interpella noi credenti. Anche noi abbiamo a che fare con questa oscurità.
E tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento “fotografico”, dotato di un “positivo” e di un “negativo”. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini. Il Sabato Santo è la “terra di nessuno” tra la morte e la risurrezione, ma in questa “terra di nessuno” è entrato Uno, l’Unico, che l’ha attraversata con i segni della sua Passione per l’uomo: “Passio Christi. Passio hominis”. E la Sindone ci parla esattamente di quel momento, sta a testimoniare precisamente quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte. La solidarietà più radicale.
In quel “tempo-oltre-il-tempo” Gesù Cristo è “disceso agli inferi”. Che cosa significa questa espressione? Vuole dire che Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: “gli inferi”.
Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui. Tutti abbiamo sentito qualche volta una sensazione spaventosa di abbandono, e ciò che della morte ci fa più paura è proprio questo, come da bambini abbiamo paura di stare da soli nel buio e solo la presenza di una persona che ci ama ci può rassicurare. Ecco, proprio questo è accaduto nel Sabato Santo: nel regno della morte è risuonata la voce di Dio. E’ successo l’impensabile: che cioè l’Amore è penetrato “negli inferi”: anche nel buio estremo della solitudine umana più assoluta noi possiamo ascoltare una voce che ci chiama e trovare una mano che ci prende e ci conduce fuori. L’essere umano vive per il fatto che è amato e può amare; e se anche nello spazio della morte è penetrato l’amore, allora anche là è arrivata la vita. Nell’ora dell’estrema solitudine non saremo mai soli: “Passio Christi. Passio hominis”.
Questo è il mistero del Sabato Santo! Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione. Ed ecco, mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede si percepisca qualcosa di questa luce. In effetti, la Sindone è stata immersa in quel buio profondo, ma è al tempo stesso luminosa; e io penso che se migliaia e migliaia di persone vengono a venerarla – senza contare quanti la contemplano mediante le immagini – è perché in essa non vedono solo il buio, ma anche la luce; non tanto la sconfitta della vita e dell’amore, ma piuttosto la vittoria, la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio; vedono sì la morte di Gesù, ma intravedono la sua Risurrezione; in seno alla morte pulsa ora la vita, in quanto vi inabita l’amore. Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori”, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati - “Passio Christi. Passio hominis” -, da questo volto promana una solenne maestà, una signoria paradossale. Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla, è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio. Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita!
La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.
Cari amici, lodiamo sempre il Signore per il suo amore fedele e misericordioso. Partendo da questo luogo santo, portiamo negli occhi l’immagine della Sindone, portiamo nel cuore questa parola d’amore, e lodiamo Dio con una vita piena di fede, di speranza e di carità. Grazie.
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lunedì 6 aprile 2020
Domenica delle Palme 2008: Benedetto XVI attraversa Piazza San Pietro per benedire i fedeli (YouTube)
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Il 16 marzo 2008, Domenica delle Palme, al termine della recita dell'Angelus, Benedetto XVI attraversa in papamobile Piazza San Pietro per benedire e salutare la folla di fedeli. Si tratta di un momento entusiasmante ma anche liturgico.
Grazie come sempre a Gemma :-)
R.
domenica 5 aprile 2020
Benedetto XVI: Gesù mostra Dio come Colui che ama, e il suo potere come il potere dell’amore (YouTube)
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Rileggiamo e riascoltiamo l'omelia che Benedetto XVI tenne il 16 marzo 2008, Domenica delle Palme. Grazie come sempre alla nostra Gemma.
Di seguito la trascrizione integrale dell'omelia.
R.
CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Piazza San Pietro
XXIII Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica, 16 marzo 2008
XXIII Giornata Mondiale della Gioventù
Domenica, 16 marzo 2008
Cari fratelli e sorelle,
anno dopo anno il brano evangelico della Domenica delle Palme ci racconta l’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Insieme ai suoi discepoli e ad una schiera crescente di pellegrini, Egli era salito dalla pianura della Galilea alla Città Santa. Come gradini di questa salita, gli evangelisti ci hanno trasmesso tre annunzi di Gesù relativi alla sua Passione, accennando con ciò allo stesso tempo all’ascesa interiore che si stava compiendo in questo pellegrinaggio. Gesù è in cammino verso il tempio – verso il luogo, dove Dio, come dice il Deuteronomio, aveva voluto "fissare la sede" del suo nome (cfr 12, 11; 14, 23). Il Dio che ha creato cielo e terra si è dato un nome, si è reso invocabile, anzi, si è reso quasi toccabile da parte degli uomini. Nessun luogo può contenerLo e tuttavia, o proprio per questo, Egli stesso si dà un luogo e un nome, affinché Lui personalmente, il vero Dio, possa esservi venerato come il Dio in mezzo a noi. Dal racconto su Gesù dodicenne sappiamo che Egli ha amato il tempio come la casa del Padre suo, come la sua casa paterna. Ora viene di nuovo a questo tempio, ma il suo percorso va oltre: l’ultima meta della sua salita è la Croce. È la salita che la Lettera agli Ebrei descrive come la salita verso la tenda non fatta da mani d’uomo, fino al cospetto di Dio. L’ascesa fino al cospetto di Dio passa attraverso la Croce. È l’ascesa verso "l’amore sino alla fine" (cfr Gv 13, 1), che è il vero monte di Dio, il definitivo luogo del contatto tra Dio e l’uomo.
Durante l’ingresso a Gerusalemme, la gente rende omaggio a Gesù come figlio di Davide con le parole del Salmo 118 [117] dei pellegrini: "Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!" (Mt 21, 9). Poi Egli arriva al tempio. Ma là dove doveva esservi lo spazio dell’incontro tra Dio e l’uomo, Egli trova commercianti di bestiame e cambiavalute che occupano con i loro affari il luogo di preghiera. Certo, il bestiame lì in vendita era destinato ai sacrifici da immolare nel tempio. E poiché nel tempio non si potevano usare le monete su cui erano rappresentati gli imperatori romani che stavano in contrasto col Dio vero, bisognava cambiarle in monete che non portassero immagini idolatriche. Ma tutto ciò poteva essere svolto altrove: lo spazio dove ora ciò avveniva doveva essere, secondo la sua destinazione, l’atrio dei pagani. Il Dio d’Israele, infatti, era appunto l’unico Dio di tutti i popoli. E anche se i pagani non entravano, per così dire, nell’interno della Rivelazione, potevano tuttavia, nell’atrio della fede, associarsi alla preghiera all’unico Dio. Il Dio d’Israele, il Dio di tutti gli uomini, era in attesa sempre anche della loro preghiera, della loro ricerca, della loro invocazione. Ora, invece, vi dominavano gli affari – affari legalizzati dall’autorità competente che, a sua volta, era partecipe del guadagno dei mercanti. I mercanti agivano in modo corretto secondo l’ordinamento vigente, ma l’ordinamento stesso era corrotto. "L’avidità è idolatria", dice la Lettera ai Colossesi (cfr 3, 5). È questa l’idolatria che Gesù incontra e di fronte alla quale cita Isaia: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera" (Mt 21, 13; cfr Is 56, 7) e Geremia: "Ma voi ne fate una spelonca di ladri" (Mt 21, 13; cfr Ger 7, 11). Contro l’ordine interpretato male Gesù, con il suo gesto profetico, difende l’ordine vero che si trova nella Legge e nei Profeti.
Tutto ciò deve oggi far pensare anche noi come cristiani: è la nostra fede abbastanza pura ed aperta, così che a partire da essa anche i "pagani", le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande, possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi negli atri della fede alla nostra preghiera e con il loro domandare diventare forse adoratori pure loro? La consapevolezza che l’avidità è idolatria raggiunge anche il nostro cuore e la nostra prassi di vita? Non lasciamo forse in vari modi entrare gli idoli anche nel mondo della nostra fede? Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario?
Nella purificazione del tempio, però, si tratta di più che della lotta agli abusi. È preconizzata una nuova ora della storia. Adesso sta cominciando ciò che Gesù aveva annunciato alla Samaritana riguardo alla sua domanda circa la vera adorazione: "È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori" (Gv 4, 23). È finito il tempo in cui venivano immolati a Dio degli animali. Già da sempre i sacrifici di animali erano stati una miserevole sostituzione, un gesto di nostalgia del vero modo di adorare Dio. La Lettera agli Ebrei, sulla vita e sull’operare di Gesù ha posto come motto una frase del Salmo 40 [39]: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato" (Ebr 10, 5). Al posto dei sacrifici cruenti e delle offerte di vivande subentra il corpo di Cristo, subentra Lui stesso. Solo "l’amore sino alla fine", solo l’amore che per gli uomini si dona totalmente a Dio, è il vero culto, il vero sacrificio. Adorare in spirito e verità significa adorare in comunione con Colui che è la verità; adorare nella comunione col suo Corpo, nel quale lo Spirito Santo ci riunisce.
Gli evangelisti ci raccontano che, nel processo contro Gesù, si presentarono falsi testimoni e affermarono che Gesù aveva detto: "Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni" (Mt 26, 61). Davanti a Cristo pendente dalla Croce alcuni schernitori fanno riferimento alla stessa parola, gridando: "Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso!" (Mt 27, 40). La giusta versione della parola, come uscì dalla bocca di Gesù stesso, ce l’ha tramandata Giovanni nel suo racconto della purificazione del tempio. Di fronte alla richiesta di un segno con cui Gesù doveva legittimarsi per una tale azione, il Signore rispose: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2, 18s). Giovanni aggiunge che, ripensando a quell’evento dopo la Risurrezione, i discepoli capirono che Gesù aveva parlato del Tempio del suo Corpo (cfr 2, 21s). Non è Gesù che distrugge il tempio; esso viene abbandonato alla distruzione dall’atteggiamento di coloro che, da luogo d’incontro di tutti i popoli con Dio, l’hanno trasformato in una "spelonca di ladri", in un luogo dei loro affari. Ma, come sempre a partire dalla caduta di Adamo, il fallimento degli uomini diventa l’occasione per un impegno ancora più grande dell’amore di Dio nei nostri confronti. L’ora del tempio di pietra, l’ora dei sacrifici di animali era superata: il fatto che ora il Signore scacci fuori i mercanti non solo impedisce un abuso, ma indica il nuovo agire di Dio. Si forma il nuovo Tempio: Gesù Cristo stesso, nel quale l’amore di Dio si china sugli uomini. Egli, nella sua vita, è il Tempio nuovo e vivente. Egli, che è passato attraverso la Croce ed è risorto, è lo spazio vivente di spirito e vita, nel quale si realizza la giusta adorazione. Così la purificazione del tempio, come culmine dell’ingresso solenne di Gesù in Gerusalemme, è insieme il segno della incombente rovina dell’edificio e della promessa del nuovo Tempio; promessa del regno della riconciliazione e dell’amore che, nella comunione con Cristo, viene instaurato oltre ogni frontiera.
San Matteo, il cui Vangelo ascoltiamo in questo anno, riferisce alla fine del racconto della Domenica delle Palme, dopo la purificazione del tempio, ancora due piccoli avvenimenti che, di nuovo, hanno un carattere profetico e ancora una volta rendono a noi chiara la vera volontà di Gesù. Immediatamente dopo la parola di Gesù sulla casa di preghiera di tutti i popoli, l’evangelista continua così: "Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed Egli li guarì". Inoltre, Matteo ci dice che dei fanciulli ripeterono nel tempio l’acclamazione che i pellegrini avevano fatto all’ingresso della città: "Osanna al figlio di Davide" (Mt 21, 14s). Al commercio di animali e agli affari col denaro Gesù contrappone la sua bontà risanatrice. Essa è la vera purificazione del tempio. Egli non viene come distruttore; non viene con la spada del rivoluzionario. Viene col dono della guarigione. Si dedica a coloro che a causa della loro infermità vengono spinti agli estremi della loro vita e al margine della società. Gesù mostra Dio come Colui che ama, e il suo potere come il potere dell’amore. E così dice a noi che cosa per sempre farà parte del giusto culto di Dio: il guarire, il servire, la bontà che risana.
E ci sono poi i fanciulli che rendono omaggio a Gesù come figlio di Davide ed acclamano l’Osanna. Gesù aveva detto ai suoi discepoli che, per entrare nel Regno di Dio, avrebbero dovuto ridiventare come i bambini. Egli stesso, che abbraccia il mondo intero, si è fatto piccolo per venirci incontro, per avviarci verso Dio. Per riconoscere Dio dobbiamo abbandonare la superbia che ci abbaglia, che vuole spingerci lontani da Dio, come se Dio fosse nostro concorrente. Per incontrare Dio bisogna divenire capaci di vedere col cuore. Dobbiamo imparare a vedere con un cuore giovane, che non è ostacolato da pregiudizi e non è abbagliato da interessi. Così, nei piccoli che con un simile cuore libero ed aperto riconoscono Lui, la Chiesa ha visto l’immagine dei credenti di tutti i tempi, la propria immagine.
Cari amici, in questa ora ci associamo alla processione dei giovani di allora – una processione che attraversa l’intera storia. Insieme ai giovani di tutto il mondo andiamo incontro a Gesù. Da Lui lasciamoci guidare verso Dio, per imparare da Dio stesso il retto modo di essere uomini. Con Lui ringraziamo Dio, perché con Gesù, il Figlio di Davide, ci ha donato uno spazio di pace e di riconciliazione che abbraccia il mondo. PreghiamoLo, affinché diventiamo anche noi con Lui e a partire da Lui messaggeri della sua pace, affinché in noi ed intorno a noi cresca il suo Regno. Amen.
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Domenica delle Palme, 16 marzo 2008: Benedetto XVI guida la Processione (YouTube)
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Cari amici, grazie a Gemma rivediamo la processione delle Palme del 2008.
In questo giornata così particolare, così piena di sofferenza per molti esseri umani, rivediamo quei momenti intensi.
Preghiamo incessantemente affinché presto si possa uscire da questo dramma.
Preghiamo per il lavoro incessante dei medici, dei ricercatori e di tutto il personale sanitario. Preghiamo per chi è in ospedale e per chi è in quarantena. Preghiamo per i tanti defunti.
Raffaella
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