giovedì 28 agosto 2014

Benedetto XVI celebra i Vespri a Pavia davanti alle spoglie mortali di Sant'Agostino (YouTube)




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Al termine della visita pastorale a Pavia (22 aprile 2007) Benedetto XVI celebrò i Vespri nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia davanti alle spoglie mortali di Sant'Agostino di Ippona.

Grazie a Gemma possiamo vedere la registrazione integrale, compresa l'inaugurazione del Centro Agostiniano intitolato alla stesso Papa Benedetto.

Benedetto XVI venera le spoglie di Sant'Agostino: Servire Cristo è anzitutto questione d'amore (YouTube)




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Grazie alla nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una pietra miliare del Pontificato di Papa Benedetto.
Il 22 aprile 2007, al termine della sua Visita Pastorale a Vigevano e Pavia, Benedetto XVI si recò nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a venerare le spoglie mortali di Sant'Agostino e durante la celebrazione dei Vespri pronunciò una toccante omelia dedicata al grande Padre della Chiesa.
Ecco il testo integrale dell'omelia.


In particolare:

"In questo suo momento conclusivo, la mia visita a Pavia acquista la forma del pellegrinaggio. È la forma in cui all'inizio l'avevo concepita, desiderando venire a venerare le spoglie mortali di sant'Agostino, per esprimere sia l'omaggio di tutta la Chiesa cattolica ad uno dei suoi "padri" più grandi, sia la mia personale devozione e riconoscenza verso colui che tanta parte ha avuto nella mia vita di teologo e di pastore, ma direi prima ancora di uomo e di sacerdote".

"Ecco allora il messaggio che ancora oggi sant'Agostino ripete a tutta la Chiesa e, in particolare, a questa Comunità diocesana che con tanta venerazione custodisce le sue reliquie: l'Amore è l'anima della vita della Chiesa e della sua azione pastorale. L'abbiamo ascoltato stamani nel dialogo tra Gesù e Simon Pietro: "Mi ami tu? ... Pasci le mie pecorelle" (cfr Gv 21, 15-17). Solo chi vive nell'esperienza personale dell'amore del Signore è in grado di esercitare il compito di guidare e accompagnare altri nel cammino della sequela di Cristo. Alla scuola di sant'Agostino ripeto questa verità per voi come Vescovo di Roma, mentre, con gioia sempre nuova, la accolgo con voi come cristiano.
Servire Cristo è anzitutto questione d'amore. Cari fratelli e sorelle, la vostra appartenenza alla Chiesa e il vostro apostolato risplendano sempre per la libertà da ogni interesse individuale e per l'adesione senza riserve all'amore di Cristo. I giovani, in particolare, hanno bisogno di ricevere l'annuncio della libertà e della gioia, il cui segreto sta in Cristo. È Lui la risposta più vera all'attesa dei loro cuori inquieti per le tante domande che si portano dentro. Solo in Lui, Parola pronunciata dal Padre per noi, si trova quel connubio di verità e amore in cui è posto il senso pieno della vita. Agostino ha vissuto in prima persona ed esplorato fino in fondo gli interrogativi che l'uomo si porta nel cuore ed ha sondato le capacità che egli ha di aprirsi all'infinito di Dio".

"Vi incoraggio a perseguire la "misura alta" della vita cristiana, che trova nella carità il vincolo della perfezione e che deve tradursi anche in uno stile di vita morale ispirato al Vangelo, inevitabilmente controcorrente rispetto ai criteri del mondo, ma da testimoniare sempre con stile umile, rispettoso e cordiale".

Sant’Agostino, tesoro nascosto di Pavia

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Laura.

mercoledì 27 agosto 2014

Le "tre conversioni" di Sant'Agostino nella splendida omelia di Benedetto XVI a Pavia (YouTube)




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Cari amici la nostra Gemma ci fa un regalo bellissimo alla vigilia del giorno in cui la Chiesa ricorda uno dei suoi Padri e dottori: Sant'Agostino, maestro dell'umanità e di Papa Benedetto XVI.
Riascoltiamo la bellissima omelia che il Santo Padre tenne a Pavia il 22 aprile 2007 il cui testo integrale è consultabile qui.
R.

Sulle orme di Papa Benedetto XVI

Clicca qui per leggere l'articolo.

P. Horn: freschezza spirituale di Papa Benedetto è straordinaria

Clicca qui per leggere l'intervista segnalataci da Laura.
Fa molto piacere leggere della freschezza spirituale di Benedetto e della sua luminosa intelligenza. Peccato che a nessuno di noi sia più concesso di ascoltare le sue parole. Consentitemi un commento: si tratta di uno "spreco".
R.

lunedì 25 agosto 2014

Caro Benedetto XVI...ci dispiace! (Elise Hilton)

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Alessia.
Sarebbe davvero ora che giornalisti, ecclesiastici, politici, sedicenti intellettuali iniziassero a prendere esempio da somme verità come quelle contenute in questo commento.
Si è deliberatamente stravolto, minimizzato, interpretato con i piedi il luminoso Magistero di Benedetto XVI e, soprattutto, si è mancato di rispetto ad una persona di specchiata moralità e di altissima sensibilità.
R.

“Ratzinger Schülerkreis”, Messa conclusiva presieduta dal Papa emerito (Nasca)

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Laura.

sabato 23 agosto 2014

Benedetto XVI: La Chiesa trasmette tutto ciò che è e che crede, lo trasmette nel culto, nella vita, nella dottrina. La Tradizione è dunque il Vangelo vivo, annunciato dagli Apostoli nella sua integrità, in base alla pienezza della loro esperienza unica e irripetibile (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una delle catechesi fondamentali di Benedetto XVI. Bisognerebbe stampare il testo e distribuirlo a tutto il clero...
Nell'udienza generale del 3 maggio 2006 Benedetto XVI spiegò un tema fondamentale per la Chiesa Cattolica: la Tradizione Apostolica.
Qui il testo integrale.

In particolare:

"L’ultima volta abbiamo meditato sul tema della Tradizione apostolica. Abbiamo visto che essa non è una collezione di cose, di parole, come una scatola di cose morte; la Tradizione è il fiume della vita nuova che viene dalle origini, da Cristo fino a noi, e ci coinvolge nella storia di Dio con l’umanità. Questo tema della Tradizione è così importante che vorrei ancora oggi soffermarmi su di esso: è infatti di grande rilievo per la vita della Chiesa".

"La Chiesa trasmette tutto ciò che è e che crede, lo trasmette nel culto, nella vita, nella dottrina. La Tradizione è dunque il Vangelo vivo, annunciato dagli Apostoli nella sua integrità, in base alla pienezza della loro esperienza unica e irripetibile: per opera loro la fede viene comunicata agli altri, fino a noi, fino alla fine del mondo. La Tradizione, pertanto, è la storia dello Spirito che agisce nella storia della Chiesa attraverso la mediazione degli Apostoli e dei loro successori, in fedele continuità con l’esperienza delle origini".

"Questa catena del servizio continua fino ad oggi, continuerà fino alla fine del mondo. Infatti il mandato conferito da Gesù agli Apostoli è stato da essi trasmesso ai loro successori. Al di là dell'esperienza del contatto personale col Cristo, esperienza unica e irripetibile, gli Apostoli hanno trasmesso ai successori l’invio solenne nel mondo ricevuto dal Maestro. Apostolo viene precisamente dal termine greco “apostéllein”, che vuol dire inviare. L’invio apostolico - come mostra il testo di Mt 28,19s - implica un servizio pastorale (“fate discepole tutte le nazioni...”), liturgico (“battezzandole...”) e profetico (“insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”), garantito dalla vicinanza del Signore fino alla consumazione del tempo (“ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”). Così, in un modo diverso dagli Apostoli, abbiamo anche noi una vera e personale esperienza della presenza del Signore risorto. Attraverso il ministero apostolico è così Cristo stesso a raggiungere chi è chiamato alla fede. La distanza dei secoli è superata e il Risorto si offre vivo e operante per noi, nell’oggi della Chiesa e del mondo. Questa è la nostra grande gioia. Nel fiume vivo della Tradizione Cristo non è distante duemila anni, ma è realmente presente tra noi e ci dona la Verità, ci dona la luce che ci fa vivere e trovare la strada verso il futuro".

La teologia della Croce al centro dell'incontro del Ratzinger Schülerkreis (Radio Vaticana)

Clicca qui per leggere l'articolo.

giovedì 21 agosto 2014

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI: NOVITA' IN LIBRERIA

Joseph Ratzinger, "Introduzione allo spirito della liturgia", San Paolo 2014

Benedetto XVI, "Insegnamenti di Benedetto XVI. Vol. 8.2 (2012)", Libreria Editrice Vaticana 2014

Benedetto XVI, "Insegnamenti di Benedetto XVI. Vol. 9 (2013)", Libreria Editrice Vaticana 2014

Benedetto XVI, "I santi - Testimoni della fede", San Paolo 2014 

Benedetto XVI, "La preghiera - Respiro dell'anima. I fondamenti della fede", San Paolo 2014

Salvatore Farì, "Rapiti dall'amore - Discorsi e omelie di Benedetto XVI sulla vita consacrata", Elledici 2014

Autori Vari, "Potere politica legge: l'eredità di Benedetto XVI", Cantagalli 2014

Thomas A. Baima, "Positive secularism: finding building stones for a theory in the writings of Joseph Ratzinger", Lateran University Press 2014

Benedetto XVI, "I sacramenti - Segni della salvezza", San Paolo 2014









I "consigli di lettura" di Benedetto XVI per le vacanze estive, udienza generale 3 agosto 2011 (YouTube)




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Grazie alla nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo un vero "gioiellino" valido per ogni stagione dell'anno e della vita.
Il 3 agosto 2011 Benedetto XVI tenne, a Castel Gandolfo, un'udienza generale del tutto particolare. In quella occasione consigliò la lettera di alcuni testi sempre attuali. Le vacanze estive sono un'ottima occasione per approfondire alcune pietre miliari dell'umanità ma è bene non limitarsi a luglio ed agosto per approfondire la nostra conoscenza e nutrire il nostro spirito :-)
Qui il testo integrale della catechesi.

mercoledì 20 agosto 2014

Benedetto XVI: Mons. Rahho ha preso la sua croce e ha seguito il Signore Gesù, e così ha contribuito a portare il diritto nel suo martoriato Paese e nel mondo intero, rendendo testimonianza alla verità (YouTube)




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Grazie al lavoro di Gemma rivediamo e riascoltiamo questa omelia, piu' che mai attuale.
Il 17 marzo 2008 Benedetto XVI celebrò la Santa Messa in suffragio di Monsignor Paulos Faraj Rahho, Arcivescovo di Mossul dei Caldei (Iraq), barbaramente assassinato dopo essere stato rapito.
Da segnalare alcuni passaggi dell'omelia del Papa il cui testo è consultabile qui.

"Siamo entrati nella Settimana Santa portando nel cuore il grande dolore per la tragica morte del caro Monsignor Paulos Faraj Rahho, Arcivescovo di Mossul dei Caldei. Ho voluto offrire questa santa Messa in suo suffragio, e vi ringrazio di avere accolto il mio invito a pregare insieme per lui".

"Penso al sacro Crisma, che unse la fronte di Mons. Rahho nel momento del suo Battesimo e della sua Cresima; penso all'unzione dello Spirito Santo nel giorno dell’Ordinazione sacerdotale, e poi ancora nel giorno della sua consacrazione episcopale. Ma penso anche alle tante “unzioni” di affetto filiale, di amicizia spirituale, di devozione che i suoi fedeli riservavano alla sua persona, e che l’hanno accompagnato nelle ore terribili del rapimento e della dolorosa prigionia – dove giunse forse già ferito –, fino all’agonia e alla morte. Fino a quella indegna sepoltura, dove poi sono state ritrovate le sue spoglie mortali. Ma quelle unzioni, sacramentali e spirituali, erano pegno di risurrezione, pegno della vita vera e piena che il Signore Gesù è venuto a donarci!".

"Nella Passione di Cristo vediamo l’adempimento di questa missione, quando Egli, di fronte a un’ingiusta condanna, rende testimonianza alla verità, rimanendo fedele alla legge dell’amore. Su questa stessa via, Mons. Rahho ha preso la sua croce e ha seguito il Signore Gesù, e così ha contribuito a portare il diritto nel suo martoriato Paese e nel mondo intero, rendendo testimonianza alla verità. Egli è stato un uomo di pace e di dialogo. So che egli aveva una predilezione particolare per i poveri e i portatori di handicap, per la cui assistenza fisica e psichica aveva dato vita ad una speciale associazione, denominata Gioia e Carità (“Farah wa Mahabba”), alla quale aveva affidato il compito di valorizzare tali persone e di sostenerne le famiglie, molte delle quali avevano imparato da lui a non nascondere tali congiunti e a vedere Cristo in essi. Possa il suo esempio sostenere tutti gli iracheni di buona volontà, cristiani e musulmani, a costruire una convivenza pacifica, fondata sulla fratellanza umana e sul rispetto reciproco".

"E vogliamo al tempo stesso sperare che, dal Cielo, egli interceda presso il Signore per ottenere ai fedeli di quella Terra tanto provata il coraggio di continuare a lavorare per un futuro migliore. Come l’amato Arcivescovo Paulos si spese senza riserve a servizio del suo popolo, così i suoi cristiani sappiano perseverare nell’impegno della costruzione di una società pacifica e solidale sulla via del progresso e della pace".



LINK DIRETTO ALLA PLAYLIST "BENEDETTO XVI E L'ISLAM"

L'Iraq, la persecuzione dei Cristiani, la tradizione e Cacciari nel commento di Socci

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Mariateresa.

Chi sono io per bombardare? La chiesa e la verità sulla persecuzione (Crippa). Riflessioni (R.)

Clicca qui per leggere l'articolo che merita alcune riflessioni.
Innanzitutto occorre che qualcuno riconosca fino in fondo che il teologo che più di tutti ha approfondito il rapporto fra Cristianesimo ed Ebraismo è Joseph Ratzinger sia come professore, sia come cardinale sia come Pontefice. Mi piacerebbe che il mondo ebraico lo dicesse a chiare lettere ma noto che non ci sono più quelle lunghe interviste ai rabbini che hanno caratterizzato il Pontificato di Benedetto XVI. I media non sono più interessati al punto di vista non cattolico?
Mi fa molto piacere, invece, che nell'articolo sia stata citata la lectio di Ratisbona.
Leggo:


"Quello su cui bisogna insistere non è un generico appello alla pace, che è importante, ma che certi valori umani, che sono diventati universali, devono essere praticati concretamente in ogni luogo, in Europa come nell’oriente islamico". Quel che aveva provato a fare Ratzinger a Ratisbona… "E’ stata un’occasione persa per le autorità religiose islamiche, che hanno frainteso il senso di quel contributo alla riflessione". "La tolleranza, il pluralismo, il rispetto dell’altro, sono i fondamenti della civiltà emersa dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale".".


Se posso permettermi direi che non solo le autorità islamiche hanno perso un'occasione con il discorso di Ratisbona ma anche e soprattutto la CHIESA CATTOLICA, LE ALTE GERARCHIE ED I CATTOLICI sedicenti "ILLUMINATI".
Una parte del mondo islamico ha comunque iniziato un approfondimento con Benedetto XVI partendo proprio dal discorso di Ratisbona (clicca qui). Per molti cattolici e soprattutto per la gerarchia della chiesa quella lectio resta un tabù di cui non bisogna parlare.
Si arriva addirittura a negare la natura profetica di quel testo nonostante la realtà si imponga agli occhi di tutti.
La chiesa intera doveva partire da Ratisbona per approfondire con l'islam il rapporto fede-ragione, per ottenere da tutte le autorità religiose un'affermazione chiara e limpida: nessuna violenza è esercitabile in nome di Dio. Questo era il senso della lectio e tutti avrebbero dovuto aiutare Benedetto XVI su questa strada. Invece, nella chiesa, ciascuno ha preferito coltivare il suo personale orticello criticando e prendendo le distanze dal Pontefice allora regnante.
Ora la storia presenta il conto ed e' salatissimo soprattutto per i fratelli perseguitati.
Dal senso profondo ed inascoltato della lectio di Ratisbona si deve ripartire possibilmente chiedendo scusa a Joseph Ratzinger.
Ovviamente non accadrà mai e si continuerà ad andare avanti come se Benedetto XVI non fosse mai esistito, continuando a sperare nelle primavere "varie": quella "obamiana", quella "araba" e quella "ecclesiale". Con i risultati che vediamo...
R.

Sinodo sulla Famiglia: perché quando la pastorale ha il primato sulla dottrina sono guai (Fontana)

Clicca qui per leggere il commento.

La situazione in Iraq e la reazione vaticana nel commento di Socci

Clicca qui per leggere l'articolo.

martedì 19 agosto 2014

Foto di Benedetto XVI al Mater Ecclesiae sul settimanale "Chi"





Dal settimanale "Chi" del 4 agosto 2014. Grazie a Gemma :-) Le foto sono state scattate al Mater Ecclesiae.
R.

Benedetto XVI: E’ necessario che cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza (YouTube)




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Grazie al lavoro di Gemma proseguiamo sulla strada tracciata dalla lectio di Ratisbona.
Il 25 settembre 2006 Benedetto XVI incontrò gli ambasciatori dei Paesi a maggioranza musulmana accreditati presso la Santa Sede. La convocazione avvenne dopo le reazioni al discorso di Ratisbona.
Il testo è consultabile qui.

In particolare:

"Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una necessità per costruire insieme il mondo di pace e di fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà. In questo ambito, i nostri contemporanei attendono da noi un’ eloquente testimonianza in grado di indicare a tutti il valore della dimensione religiosa dell’esistenza. E’ pertanto necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni religiose, cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene in diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi, Autorità religiose e Responsabili politici, li guidiamo ed incoraggiamo ad agire così".

"Cari amici, sono profondamente convinto che, nella situazione in cui si trova il mondo oggi, è un imperativo per i cristiani e i musulmani impegnarsi nell’affrontare insieme le numerose sfide con le quali si confronta l’umanità, specialmente per quanto riguarda la difesa e la promozione della dignità dell’essere umano e i diritti che ne derivano. Mentre crescono le minacce contro l’uomo e contro la pace, riaffermando la centralità della persona e lavorando senza stancarsi perché la vita umana sia sempre rispettata, cristiani e musulmani rendono manifesta la loro obbedienza al Creatore, la cui volontà è che tutti gli esseri umani vivano con quella dignità che Egli ha loro dato".






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lunedì 18 agosto 2014

Benedetto XVI: Confido che le mie parole nell'Università di Regensburg possano costituire una spinta e un incoraggiamento a un dialogo positivo, anche autocritico, sia tra le religioni come tra la ragione moderna e la fede dei cristiani (YouTube)




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Grazie alla nostra Gemma aggiungiamo un altro tassello nel mosaico che ci sta facendo ripercorrere le reazioni ed i frutti seguiti alla lectio di Ratisbona.
Nella catechesi dell'udienza generale del 20 settembre 2006 Benedetto XVI, descrivendo il Viaggio Apostolico in Baviera, si soffermò ancora sulla lectio. Qui il testo integrale.
In particolare:


"Un'esperienza particolarmente bella è stata per me in quel giorno tenere una prolusione davanti a un grande uditorio di professori e di studenti nell'Università di Regensburg, dove per molti anni ho insegnato come professore. Con gioia ho potuto incontrare ancora una volta il mondo universitario che, durante un lungo periodo della mia vita, è stato la mia patria spirituale. Come tema avevo scelto la questione del rapporto tra fede e ragione. Per introdurre l'uditorio nella drammaticità e nell'attualità dell'argomento, ho citato alcune parole di un dialogo cristiano-islamico del XIV secolo, con le quali l'interlocutore cristiano - l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo - in modo per noi incomprensibilmente brusco - presentò all’interlocutore islamico il problema del rapporto tra religione e violenza. Questa citazione, purtroppo, ha potuto prestarsi ad essere fraintesa. Per il lettore attento del mio testo, però, risulta chiaro che non volevo in nessun modo far mie le parole negative pronunciate dall'imperatore medievale in questo dialogo e che il loro contenuto polemico non esprime la mia convinzione personale. La mia intenzione era ben diversa: partendo da ciò che Manuele II successivamente dice in modo positivo, con una parola molto bella, circa la ragionevolezza che deve guidare nella trasmissione della fede, volevo spiegare che non religione e violenza, ma religione e ragione vanno insieme. Il tema della mia conferenza – rispondendo alla missione dell’Università – fu quindi la relazione tra fede e ragione: volevo invitare al dialogo della fede cristiana col mondo moderno ed al dialogo di tutte le culture e religioni. Spero che in diverse occasioni della mia visita - per esempio, quando a Monaco ho sottolineato quanto sia importante rispettare ciò che per gli altri è sacro - sia apparso con chiarezza il mio rispetto profondo per le grandi religioni e, in particolare, per i musulmani, che “adorano l’unico Dio” e con i quali siamo impegnati a “difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Nostra Aetate, 3).
Confido quindi che, dopo le reazioni del primo momento, le mie parole nell'Università di Regensburg possano costituire una spinta e un incoraggiamento a un dialogo positivo, anche autocritico, sia tra le religioni come tra la ragione moderna e la fede dei cristiani.

domenica 17 agosto 2014

Benedetto XVI: nella sua totalità il discorso di Ratisbona era ed è un invito al dialogo franco e sincero, con grande rispetto reciproco (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo un altro importante documento.
Il 17 settembre 2006, al ritorno del suo Viaggio Apostolico in Baviera, Benedetto XVI tenne il consueto Angelus a Castel Gandolfo. In quella occasione ribadì ancora una volta il senso della lectio magistralis di Ratisbona.


Qui il testo dell'intervento all'Angelus.
Qui il testo della lectio di Ratisbona:.
A questo link il video.


Da sottolineare nell'intervento all'Angelus:

" In questo momento desidero solo aggiungere che sono vivamente rammaricato per le reazioni suscitate da un breve passo del mio discorso nell’Università di Regensburg, ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti musulmani, mentre si trattava di una citazione di un testo medioevale, che non esprime in nessun modo il mio pensiero personale. Ieri il Signor Cardinale Segretario di Stato ha reso pubblica, a questo proposito, una dichiarazione in cui ha spiegato l’autentico senso delle mie parole. Spero che questo valga a placare gli animi e a chiarire il vero significato del mio discorso, il quale nella sua totalità era ed è un invito al dialogo franco e sincero, con grande rispetto reciproco. Questo è il senso del discorso".

Abusi su minori: con Benedetto XVI il dolore si è trasformato in rivoluzione. Intervista a don Fortunato Di Noto (Zenit)

Clicca qui per leggere l'intervista segnalataci da Laura.


Buona domenica a tutti :-)



LE DECISIONI E L'ESEMPIO DI PAPA BENEDETTO XVI NEL COMBATTERE LA PIAGA DELLA PEDOFILIA NELLA CHIESA. CRONOLOGIA

venerdì 15 agosto 2014

Benedetto XVI: Questo, quindi, è il nucleo della nostra fede nell’Assunzione: noi crediamo che Maria, come Cristo suo Figlio, ha già vinto la morte e trionfa già nella gloria celeste nella totalità del suo essere, «in anima e corpo» (YouTube)




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Buona Festa dell'Assunta carissimi amici!
Grazie al lavoro di Gemma abbiamo visto ieri sera la registrazione integrale della Santa Messa celebrata da Benedetto XVI il 15 agosto 2010 (clicca qui).
Oggi ci concentriamo in particolare sull'omelia il cui testo è consultabile a questo link.
Nei suoi quasi otto anni di Pontificato c'era un appuntamento a cui Benedetto XVI teneva particolarmente: la celebrazione della Santa Messa nella Solennità dell'Assunzione di Maria nella parrocchia dell'amata cittadina di Castel Gandolfo.
Rivediamo e riascoltiamo, dunque, l'omelia tenuta dal Santo Padre il 15 agosto 2010 a 60 anni dalla proclamazione del dogma dell'Assunzione ad opera di Papa Pio XII.



In particolare:


"Questo, quindi, è il nucleo della nostra fede nell’Assunzione: noi crediamo che Maria, come Cristo suo Figlio, ha già vinto la morte e trionfa già nella gloria celeste nella totalità del suo essere, «in anima e corpo»".


"Ora, ciò che san Paolo afferma di tutti gli uomini, la Chiesa, nel suo Magistero infallibile, lo dice di Maria, in un modo e senso precisi: la Madre di Dio viene inserita a tal punto nel Mistero di Cristo da essere partecipe della Risurrezione del suo Figlio con tutta se stessa già al termine della vita terrena; vive quello che noi attendiamo alla fine dei tempi quando sarà annientato «l’ultimo nemico», la morte (cfr 1Cor 15, 26); vive già quello che proclamiamo nel Credo «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà»".


"Tutto l’uomo, tutta la sua vita viene presa da Dio ed in Lui purificata riceve l’eternità. Cari Amici! Io penso che questa sia una verità che ci deve riempire di gioia profonda. Il Cristianesimo non annuncia solo una qualche salvezza dell’anima in un impreciso al di là, nel quale tutto ciò che in questo mondo ci è stato prezioso e caro verrebbe cancellato, ma promette la vita eterna, «la vita del mondo che verrà»: niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina, ma troverà pienezza in Dio. Tutti i capelli del nostro capo sono contati, disse un giorno Gesù (cfr Mt 10,30)".

giovedì 14 agosto 2014

Benedetto XVI celebra la Santa Messa dell'Assunta a Castel Gandolfo, 15 agosto 2010 (YouTube)




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Grazie alla nostra Gemma rivediamo la Santa Messa celebrata da Benedetto XVI il 15 agosto 2010 nella Solennità dell'Assunzione della Vergine Maria. Il Papa, che amava in modo del tutto particolare la città di Castel Gandolfo, ricordò in modo specifico il dogma dell'Assunzione nel 60° anniversario della sua proclamazione.
Qui il testo integrale dell'omelia.
R.

Benedetto XVI esprime gratitudine per l'impegno a favore dei bambini (Zenit)

Clicca qui per leggere la notizia segnalataci da Laura.


LE DECISIONI E L'ESEMPIO DI PAPA BENEDETTO XVI NEL COMBATTERE LA PIAGA DELLA PEDOFILIA NELLA CHIESA. CRONOLOGIA

mercoledì 13 agosto 2014

La lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una delle perle del Magistero di Benedetto XVI.


Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni.


Il 12 settembre 2006 Benedetto XVI pronuncia, presso l'Aula Magna dell’Università di Regensburg, lo storico e profetico discorso di Regensburg.
La trascrizione integrale della lectio è consultabile qui.



Da quella lectio arrivarono bellissimi frutti nel campo del dialogo fra cattolici e musulmani come la lettera dei 138 leader islamici a Benedetto XVI.


Ecco gli speciali preparati a suo tempo dal blog:


BENEDETTO XVI E L'ISLAM: LO SPECIALE DEL BLOG


LA LECTIO MAGISTRALIS DI RATISBONA


FORUM CATTOLICO-MUSULMANO: LO SPECIALE DEL BLOG

martedì 12 agosto 2014

Il Vaticano si sveglia e scopre gli orrori del Califfato (Magister)

Clicca qui per leggere il commento di Magister e la dichiarazione del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso retto dal cardinale Jean-Louis Tauran al quale va il merito di essere intervenuto in un campo minato in cui nessuno sa o vuole addentrarsi.

Ratzinger Schuelerkreis: Karl-Heinz Menke sarà il relatore (Gagliarducci)

Clicca qui per leggere il commento.

Benedetto XVI e l'islam: un magistero da riscoprire (Introvigne)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.
Per alcuni commentatori (e non solo quelli del NYT) risulta arduo spiegare il "nuovo corso" e quindi tendono ad accusare Benedetto XVI di ogni possibile difficoltà del presente. Ciò non solo è falso ma è anche razionalmente assurdo.
Benedetto XVI non ha mai rinunciato a parlare chiaro ed a denunciare il male in nome della pax mediatica e della diplomazia. La storia lo giudicherà per questo suo coraggio come darà il suo giudizio sulle decisioni di tutti i protagonisti dei nostri tempi.
R.

lunedì 11 agosto 2014

Benedetto XVI: la testimonianza di Santa Chiara ci mostra quanto la Chiesa tutta sia debitrice a donne coraggiose e ricche di fede come lei, capaci di dare un decisivo impulso per il rinnovamento della Chiesa (YouTube)




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Buongiorno carissimi amici! Nel giorno che la Chiesa dedica a Santa Chiara, facciamo gli auguri di buon onomastico a tutte le donne che portano questo nome e, grazie a Gemma, rivediamo e riascoltiamo la catechesi che Benedetto XVI dedicò alla Santa di Assisi :-)
Il 15 settembre 2010 Benedetto XVI descrisse in maniera commossa e commovente la figura di Chiara con parole che lasciano il segno soprattutto nelle donne.
Il testo integrale è consultabile qui.



In particolare:


"Una delle Sante più amate è senz’altro santa Chiara d’Assisi, vissuta nel XIII secolo, contemporanea di san Francesco. La sua testimonianza ci mostra quanto la Chiesa tutta sia debitrice a donne coraggiose e ricche di fede come lei, capaci di dare un decisivo impulso per il rinnovamento della Chiesa".


"Come Chiara e le sue compagne, innumerevoli donne nel corso della storia sono state affascinate dall’amore per Cristo che, nella bellezza della sua Divina Persona, riempie il loro cuore. E la Chiesa tutta, per mezzo della mistica vocazione nuziale delle vergini consacrate, appare ciò che sarà per sempre: la Sposa bella e pura di Cristo".


"Soprattutto al principio della sua esperienza religiosa, Chiara ebbe in Francesco d’Assisi non solo un maestro di cui seguire gli insegnamenti, ma anche un amico fraterno. L’amicizia tra questi due santi costituisce un aspetto molto bello e importante. Infatti, quando due anime pure ed infiammate dallo stesso amore per Dio si incontrano, esse traggono dalla reciproca amicizia uno stimolo fortissimo per percorrere la via della perfezione. L’amicizia è uno dei sentimenti umani più nobili ed elevati che la Grazia divina purifica e trasfigura".


"Nel convento di san Damiano Chiara praticò in modo eroico le virtù che dovrebbero contraddistinguere ogni cristiano: l’umiltà, lo spirito di pietà e di penitenza, la carità. Pur essendo la superiora, ella voleva servire in prima persona le suore malate, assoggettandosi anche a compiti umilissimi: la carità, infatti, supera ogni resistenza e chi ama compie ogni sacrificio con letizia".


"Ed è proprio così, cari amici: sono i santi coloro che cambiano il mondo in meglio, lo trasformano in modo duraturo, immettendo le energie che solo l’amore ispirato dal Vangelo può suscitare. I santi sono i grandi benefattori dell’umanità!".

Il Vescovo di Mosul forte e chiaro: Occorrono decisioni forti (Cremonesi)

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Gemma.

domenica 10 agosto 2014

Il massacro dei Cristiani ed i "flebili vagiti" vaticani nel durissimo commento di Antonio Socci

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Gemma.
Difficile non essere d'accordo con Socci. I silenzi si fanno sempre più assordanti ed il prezzo da pagare per il mantenimento della pax mediatica sta diventando troppo salato.
Finalmente qualcuno inizia ad alzare la voce ed a parlare chiaro. Socci dimostra di essere uno dei pochi uomini davvero liberi!
Per quanto riguarda il profetico discorso di Ratisbona possiamo leggere qui come mai esso non viene preso ad esempio.
R.

Benedetto XVI: il martire è una persona sommamente libera, libera nei confronti del potere, del mondo; una persona libera, che in un unico atto definitivo dona a Dio tutta la sua vita, e in un supremo atto di fede, di speranza e di carità, si abbandona nelle mani del suo Creatore e Redentore (YouTube)



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Buona domenica carissimi amici!
Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una bellissima catechesi di Papa Benedetto. In questi giorni la Chiesa fa memoria di tutta una serie di Santi martirizzati: san Lorenzo, Diacono (che ricordiamo proprio oggi, 10 agosto), san Ponziano, Papa, e san Ippolito, Sacerdote santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, patrona d’Europa, e san Massimiliano Maria Kolbe.
Nelle udienze generali tenute nell'amata residenza di Castel Gandolfo, Benedetto XVI ci ha sempre regalato delle vere e proprie perle in ogni catechesi. In quella dell'11 agosto 2010 il Papa si era soffermato in particolare sul concetto di martirio e sul suo profondo significato. E' un tema di scottante attualità ed è l'occasione per pregare tutti insieme per i fratelli cristiani dell'Iraq sottoposti ad una vera e propria persecuzione che pare non avere fine.

Il testo della catechesi è consultabile integralmente qui.

In particolare:

"Dove si fonda il martirio? La risposta è semplice: sulla morte di Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla Croce affinché noi potessimo avere la vita (cfr Gv 10,10)".

"Ancora una volta, da dove nasce la forza per affrontare il martirio? Dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa, e così al mondo. Se leggiamo le vite dei martiri rimaniamo stupiti per la serenità e il coraggio nell’affrontare la sofferenza e la morte: la potenza di Dio si manifesta pienamente nella debolezza, nella povertà di chi si affida a Lui e ripone solo in Lui la propria speranza (cfr 2 Cor 12,9). Ma è importante sottolineare che la grazia di Dio non sopprime o soffoca la libertà di chi affronta il martirio, ma al contrario la arricchisce e la esalta: il martire è una persona sommamente libera, libera nei confronti del potere, del mondo; una persona libera, che in un unico atto definitivo dona a Dio tutta la sua vita, e in un supremo atto di fede, di speranza e di carità, si abbandona nelle mani del suo Creatore e Redentore; sacrifica la propria vita per essere associato in modo totale al Sacrificio di Cristo sulla Croce. In una parola, il martirio è un grande atto di amore in risposta all’immenso amore di Dio".

venerdì 8 agosto 2014

L’abdicazione di chiesa e cultura (Giuliano Ferrara). Riflessioni (R.)

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Eufemia.
Eh, caro Ferrara...scommetto che oggi non parlerebbe più delle dimissioni di Papa Benedetto :-)
Anche a me fa molta impressione il silenzio della chiesa sui principi non negoziabili. Sembra che il "chi sono io per giudicare" prenda sempre più piede in ogni forma e declinazione.
In realtà, regnanti Wojtyla e Ratzinger, c'era chi nella chiesa faceva una dura opposizione al Magistero dei Papi scrivendo libri, rilasciando interviste, chiedendo ospitalità a quegli stessi quotidiani che oggi non hanno più bisogno di rivolgersi ai vescovi perché puntano molto più in alto.
C'era un vivace dibattito che, allo stato, sembra del tutto scomparso.
Nessuno parla più. Perché? Chissà...probabilmente perché chi tace acconsente. Forse si sta zitti per paura o forse per quieto vivere e per opportunismo (vera piaga della chiesa).
Certo che questo silenzio assordante fa una certa impressione dopo che chiunque per anni ha criticato Benedetto XVI senza subire la benché minima conseguenza (e questo è stato uno sbaglio).
Mi diceva ieri mia madre che ormai non si ricorda più che faccia hanno i vescovi ed i cardinali italiani :-)
Forse però è la "punizione" più giusta per chi in passato ha parlato troppo quando doveva tacere ed ha taciuto quando doveva far sentire la propria voce.
Non ho dimenticato gli anni del Pontificato di Benedetto XVI e ho ben presente chi lo ha ostacolato dentro e fuori la chiesa, dentro e fuori i mass media.
E mi risuonano ancora nelle orecchie le parole di Joseph Ratzinger che pregava i cardinali di aiutarlo, di non fargli mancare il sostegno.
Fino alle 20 di quel 28 febbraio 2013 ho sperato che qualcuno fra le porpore gli chiedesse scusa ma, ahimè, non è accaduto e non accadrà.
Figuriamoci se mi stupisce il silenzio su temi controversi come l'aborto, l'eutanasia, la fecondazione eterologa...
A furia di stare zitti, però, si corre un grosso rischio: quando si decide di ricominciare a parlare si ha poco fiato e non è detto che l'interlocutore sia disposto ad ascoltare. Potrebbe provare gusto nel quieto vivere, nel non porsi troppi problemi. Oppure potrebbe avere trovato ospitalità presso altri "lidi" o semplicemente avere deciso che ciascuno è libero di decidere per se stesso secondo la propria "coscienza" personale.
Rischi grossi per tutti. Il silenzio non paga mai ed è un prezzo troppo alto da pagare per mantenere la pax mediatica.
R.

Nel dopo Ratzinger è fuga di fedeli dalla Chiesa cattolica tedesca

Clicca qui per leggere l'articolo.
In tutta franchezza il famoso "effetto primavera" non si sente nemmeno qui, in Lombardia. Le chiese sono sempre più vuote ed i confessionali ormai fanno polvere al grido di "me la vedo io con il Signore". Non so se questa sia la situazione in tutta Italia ma da me non c'è alcuna spinta al ritorno in parrocchia.
L'articolista sembra sconvolto per il fatto che il calo dei fedeli cattolici in Germania si sia attenuato sotto il Pontificato di Benedetto XVI. Difficile da accettare, vero media? :-)
La ragione dell'abbandono non può risiedere solo negli scandali. La campagna mediatica contro la chiesa cattolica a causa dei preti pedofili ha spinto moltissimi Tedeschi all'abbandono, ma tale campagna non esiste più perché (ORA LO SAPPIAMO!) mirava solo a colpire Benedetto XVI.
Dal marzo 2013 questo problema non esiste a livello mondiale e quindi le ragioni dell'abbandono dei fedeli va ricercata, oltre che negli scandali, anche in altre circostanze.
In Germania il Cattolicesimo è per molti versi vicino al Protestantesimo, anche per ragioni "geografiche e nazionali". Vi dico la verità: a che cosa serve una chiesa cattolica che cerca di rincorrere quella protestante? A questo punto, almeno per me, meglio non una ma centomila volte quella originale (luterana).
I fedeli, soprattutto quelli più giovani, sono alla ricerca di un Cristianesimo che non abbia paura di proclamare dai tetti la verità anche a costo di critiche feroci. Non serve il buonismo. Potrà assicurare la benevolenza dei media e qualche piazza piena ma, alla lunga, i silenzi di opportunità sui temi più scottanti non pagano e la voce della chiesa diventa sempre più flebile.
Benedetto aveva capito perfettamente che i giovani (non tutti ovviamente) apprezzano il coraggio di andare controcorrente.
La notizia dell'articolo è specularmente opposta a quella che arriva dagli Stati Uniti dove c'è una fioritura di vocazioni in campo "tradizionalista":


Do new ordinations signal rising popularity of Latin Mass?


R.

Se il califfato sbarca sul Mediterraneo (Quirino)

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giovedì 7 agosto 2014

Iraq, centomila Cristiani in fuga. «Croci divelte in tutto il Paese». Il Vaticano? Parla di "dramma umanitario"

Clicca qui per leggere la tragica notizia.
Preghiamo incessantemente per questi fratelli perseguitati, cacciati ed umiliati. Le milizie dell'Isis hanno conquistato quattro località in cui erano concentrati la maggiorparte dei Cristiani dell'Iraq. Sono state divelte le Croci e bruciati antichi manoscritti.
Il dramma è indescrivibile e andrebbe denunciato facendo nomi e cognomi dei responsabili ricordando che nessuna violenza è esercitabile in nome di Dio (si veda la lectio di Benedetto XVI a Ratisbona che ormai non è più profezia ma realtà).
Vi risparmio il comunicato del vaticano che parla di "dramma umanitario" come se si fosse di fronte ad una calamità naturale.
R.


Iraq: Cristiani in fuga. Il patriarca Sako: si rischia il genocidio


Il "Califfato" espelle i Cristiani dalla Piana di Ninive 

Benedetto XVI nel primo incontro con i parroci romani: Gesù dice che la sua dottrina non è sua, ma di colui che lo ha mandato (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo una vera "chicca": il primo incontro di Benedetto XVI con i parroci di Roma (13 maggio 2005).
Ecco la trascrizione integrale: http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2005/05/13/0272/00574.html


In quella occasione Benedetto XVI annunciò anche l'avvio della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II con la dispensa del termine di cinque anni dalla morte per l'inizio del processo.
R.

Adelante compañeros! Fresco di perdono, padre D’Escoto picchia su Wojtyla (Matzuzzi)

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Che dire? Meglio tacere.
Mi colpisce l'ultima parte dell'articolo. Immaginiamo che cosa sarebbe accaduto se a revocare la sospensione a divinis fosse stato Benedetto XVI. Si sarebbe sbraitato parlando di un secondo caso Williamson. Oggi invece tutto tace.
Eh si'...cambiano i tempi ma soprattutto cambiano...i Papi e nessuno si lamenta più :-)
R.

mercoledì 6 agosto 2014

Orgogliosa e felice del fatto che Benedetto XVI non abbia mai messo piede all'università la sapienza di Roma (R.)

Oggi più che mai sono orgogliosa e felice del fatto che il nostro Papa Benedetto non abbia mai avuto occasione di mettere piede all'università la sapienza (rigorosamente in minuscolo) di Roma.
Fiera perché il Grande Pontefice è stato accolto nelle più prestigiose Università del Mondo sia come Papa sia come teologo e cardinale ma non ha perso il suo tempo con un ateneo che non gli ha permesso di tenere, nel gennaio 2008, la lectio magistralis che aveva preparato con grande impegno.
Gonfia di serenità sapendo che un gruppo di "illuminati sapienti", prendendo per buona una citazione da Wikipedia, senza nemmeno scomodarsi a controllare la fonte (cosa gravissima per un docente), non ha ritenuto opportuno scrivere un'altra lettera di protesta quando ad essere invitato nella medesima università è stato il famoso capitano della Costa Concordia. Evidentemente è giusto così e ogni Università invita chi ritiene più degno:


Schettino sale in cattedra e tiene una lectio magistralis a La Sapienza


Bravi...applausi! Più in generale: bravi italiani, continuiamo a farci prendere in giro dall'Universo intero.


IL PAPA VITTIMA DELL'OSCURANTISMO INTOLLERANTE DEL LAICISMO ITALIANO: IL VERGOGNOSO "CASO SAPIENZA"


Rileggiamo l'Angelus del 20 gennaio 2008 e qualcuno provi un po' di vergogna!
R.

Benedetto XVI: La Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno... (YouTube)




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Oggi, nel giorno della Trasfigurazione, è bello rivedere e riascoltare un intervento di Benedetto XVI in occasione dell'Angelus del 28 febbraio 2010. Particolarmente importante anche l'appello del Santo Padre per i Cristiani di Mosul (Iraq) tragicamente uccisi.
Grazie a Gemma per il lavoro di ricerca sempre accuratissima :-)
Qui la trascrizione del testo pronunciato da Papa Benedetto.


In particolare:


"Luca non parla di Trasfigurazione, ma descrive quanto è avvenuto attraverso due elementi: il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfolgorante, alla presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti. I tre discepoli che assistono alla scena sono oppressi dal sonno: è l’atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende. Solo la lotta contro il torpore che li assale permette a Pietro, Giacomo e Giovanni di “vedere” la gloria di Gesù".


"I discepoli non sono più di fronte ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida, né ad una nube che rivela la presenza divina. Davanti ai loro occhi, c’è “Gesù solo” (v. 36). Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, “Gesù solo” è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l’unica voce da ascoltare, l’unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno “trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,21).


“Maestro, è bello per noi essere qui” (Lc 9,33): è l’espressione estatica di Pietro, che assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché “Gesù solo” sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza".


"Ho appreso con profonda tristezza le tragiche notizie delle recenti uccisioni di alcuni Cristiani nella città di Mossul e ho seguito con viva preoccupazione gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni di persone inermi di diversa appartenenza religiosa. In questi giorni di intenso raccoglimento ho pregato spesso per tutte le vittime di quegli attentati ed oggi desidero unirmi spiritualmente alla preghiera per la pace e per il ripristino della sicurezza, promossa dal Consiglio dei Vescovi di Ninive. Sono affettuosamente vicino alle comunità cristiane dell’intero Paese. Non stancatevi di essere fermento di bene per la patria a cui, da secoli, appartenete a pieno titolo!
Nella delicata fase politica che sta attraversando l’Iraq mi appello alle Autorità civili, perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili. Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi temporanei e di parte sull’incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino. Infine, mentre saluto gli iracheni presenti qui in Piazza, esorto la comunità internazionale a prodigarsi per dare agli Iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia, mentre invoco con fiducia da Dio onnipotente il dono prezioso della pace".

Joseph Ratzinger: un Papa che oggi non subisse critiche fallirebbe il suo compito dinanzi a questo tempo. Paolo VI ha resistito alla telecrazia e alla demoscopia, le due potenze dittatoriali del presente. Ha potuto farlo perché non prendeva come parametro il successo e l'approvazione, bensì la coscienza, che si misura sulla verità, sulla fede

Buongiorno Amici!
Riproponiamo l'omelia (inedita fino al 2013) dell'allora cardinale Ratzinger a quattro giorni dalla morte di Paolo VI della quale ricorre proprio oggi l'anniversario. E' un ottimo modo per ricordare Papa Montini, il suo Pontificato e la sua grande sofferenza nel giorno della Trasfigurazione.

Omelia inedita tenuta dal cardinale Joseph Ratzinger il 10 agosto 1978


La Trasfigurazione


Per quindici anni, nella preghiera eucaristica durante la santa messa, abbiamo pronunciato le parole: «Celebriamo in comunione con il tuo servo il nostro Papa Paolo». Dal 7 agosto questa frase rimane vuota. L'unità della Chiesa in quest'ora non ha alcun nome; il suo nome è adesso nel ricordo di coloro che ci hanno preceduto nel segno della fede e riposano nella pace. Papa Paolo è stato chiamato alla casa del Padre nella sera della festa della Trasfigurazione del Signore, poco dopo avere ascoltato la santa messa e ricevuto i sacramenti. «È bello per noi restare qui» aveva detto Pietro a Gesù sul monte della trasfigurazione. Voleva rimanere. Quello che a lui allora venne negato è stato invece concesso a Paolo VI in questa festa della Trasfigurazione del 1978: non è più dovuto scendere nella quotidianità della storia. È potuto rimanere lì, dove il Signore siede alla mensa per l'eternità con Mosè, Elia e i tanti che giungono da oriente e da occidente, dal settentrione e dal meridione. Il suo cammino terreno si è concluso. Nella Chiesa d'oriente, che Paolo VI ha tanto amato, la festa della Trasfigurazione occupa un posto molto speciale. Non è considerata un avvenimento fra i tanti, un dogma tra i dogmi, ma la sintesi di tutto: croce e risurrezione, presente e futuro del creato sono qui riuniti. La festa della Trasfigurazione è garanzia del fatto che il Signore non abbandona il creato. Che non si sfila di dosso il corpo come se fosse una veste e non lascia la storia come se fosse un ruolo teatrale. All'ombra della croce, sappiamo che proprio così il creato va verso la trasfigurazione.
Quella che noi indichiamo come trasfigurazione è chiamata nel greco del Nuovo Testamento metamorfosi (“trasformazione”), e questo fa emergere un fatto importante: la trasfigurazione non è qualcosa di molto lontano, che in prospettiva può accadere. 
Nel Cristo trasfigurato si rivela molto di più ciò che è la fede: trasformazione, che nell'uomo avviene nel corso di tutta la vita. Dal punto di vista biologico la vita è una metamorfosi, una trasformazione perenne che si conclude con la morte. Vivere significa morire, significa metamorfosi verso la morte. Il racconto della trasfigurazione del Signore vi aggiunge qualcosa di nuovo: morire significa risorgere. La fede è una metamorfosi, nella quale l'uomo matura nel definitivo e diventa maturo per essere definitivo. Per questo l'evangelista Giovanni definisce la croce come glorificazione, fondendo la trasfigurazione e la croce: nell'ultima liberazione da se stessi la metamorfosi della vita giunge al suo traguardo.
La trasfigurazione promessa dalla fede come metamorfosi dell'uomo è anzitutto cammino di purificazione, cammino di sofferenza. Paolo VI ha accettato il suo servizio papale sempre più come metamorfosi della fede nella sofferenza. Le ultime parole del Signore risorto a Pietro, dopo averlo costituito pastore del suo gregge, sono state: «Quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi» (Giovanni, 21, 18). 
Era un accenno alla croce che attendeva Pietro alla fine del suo cammino. Era, in generale, un accenno alla natura di questo servizio. Paolo VI si è lasciato portare sempre più dove umanamente, da solo, non voleva andare. Sempre più il pontificato ha significato per lui farsi cingere la veste da un altro ed essere inchiodato alla croce. 
Sappiamo che prima del suo settantacinquesimo compleanno, e anche prima dell'ottantesimo, ha lottato intensamente con l'idea di ritirarsi. E possiamo immaginare quanto debba essere pesante il pensiero di non poter più appartenere a se stessi. Di non avere più un momento privato. Di essere incatenati fino all'ultimo, con il proprio corpo che cede, a un compito che esige, giorno dopo giorno, il pieno e vivo impiego di tutte le forze di un uomo. 
«Nessuno di noi, infatti, vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore» (Romani, 14, 7-8). Queste parole della lettura di oggi hanno letteralmente segnato la sua vita. Egli ha dato nuovo valore all'autorità come servizio, portandola come una sofferenza. Non provava alcun piacere nel potere, nella posizione, nella carriera riuscita; e proprio per questo, essendo l'autorità un incarico sopportato -- «ti porterà dove tu non vuoi» -- essa è diventata grande e credibile.
Paolo VI ha svolto il suo servizio per fede. Da questo derivavano sia la sua fermezza sia la sua disponibilità al compromesso. Per entrambe ha dovuto accettare critiche, e anche in alcuni commenti dopo la sua morte non è mancato il cattivo gusto. 
Ma un Papa che oggi non subisse critiche fallirebbe il suo compito dinanzi a questo tempo. Paolo VI ha resistito alla telecrazia e alla demoscopia, le due potenze dittatoriali del presente. Ha potuto farlo perché non prendeva come parametro il successo e l'approvazione, bensì la coscienza, che si misura sulla verità, sulla fede. 
È per questo che in molte occasioni ha cercato il compromesso: la fede lascia molto di aperto, offre un ampio spettro di decisioni, impone come parametro l'amore, che si sente in obbligo verso il tutto e quindi impone molto rispetto. Per questo ha potuto essere inflessibile e deciso quando la posta in gioco era la tradizione essenziale della Chiesa. In lui questa durezza non derivava dall'insensibilità di colui il cui cammino viene dettato dal piacere del potere e dal disprezzo delle persone, ma dalla profondità della fede, che lo ha reso capace di sopportare le opposizioni.
Paolo VI era, nel profondo, un Papa spirituale, un uomo di fede. Non a torto un giornale lo ha definito il diplomatico che si è lasciato alle spalle la diplomazia. Nel corso della sua carriera curiale aveva imparato a dominare in modo virtuoso gli strumenti della diplomazia. Ma questi sono passati sempre più in secondo piano nella metamorfosi della fede alla quale si è sottoposto. 
Nell'intimo ha trovato sempre più il proprio cammino semplicemente nella chiamata della fede, nella preghiera, nell'incontro con Gesù Cristo. In tal modo è diventato sempre più un uomo di bontà profonda, pura e matura. Chi lo ha incontrato negli ultimi anni ha potuto sperimentare in modo diretto la straordinaria metamorfosi della fede, la sua forza trasfigurante. 
Si poteva vedere quanto l'uomo, che per sua natura era un intellettuale, si consegnava giorno dopo giorno a Cristo, come si lasciava cambiare, trasformare, purificare da lui, e come ciò lo rendeva sempre più libero, sempre più profondo, sempre più buono, perspicace e semplice.
La fede è una morte, ma è anche una metamorfosi per entrare nella vita autentica, verso la trasfigurazione. In Papa Paolo si poteva osservare tutto ciò. La fede gli ha dato coraggio. La fede gli ha dato bontà. E in lui era anche chiaro che la fede convinta non chiude, ma apre. Alla fine, la nostra memoria conserva l'immagine di un uomo che tende le mani. È stato il primo Papa a essersi recato in tutti i continenti, fissando così un itinerario dello Spirito, che ha avuto inizio a Gerusalemme, fulcro dell'incontro e della separazione delle tre grandi religioni monoteistiche; poi il viaggio alle Nazioni Unite, il cammino fino a Ginevra, l'incontro con la più grande cultura religiosa non monoteista dell'umanità, l'India, e il pellegrinaggio presso i popoli che soffrono dell'America Latina, dell'Africa, dell'Asia. La fede tende le mani. Il suo segno non è il pugno, ma la mano aperta.
Nella Lettera ai Romani di sant'Ignazio di Antiochia è scritta la meravigliosa frase: «È bello tramontare al mondo per il Signore e risorgere in lui» (ii, 2). Il vescovo martire la scrisse durante il viaggio da oriente verso la terra in cui tramonta il sole, l'occidente. Lì, nel tramonto del martirio, sperava di ricevere il sorgere dell'eternità. Il cammino di Paolo VI è diventato, anno dopo anno, un viaggio sempre più consapevole di testimonianza sopportata, un viaggio nel tramonto della morte, che lo ha chiamato a sé nel giorno della Trasfigurazione del Signore. Affidiamo la sua anima con fiducia nelle mani dell'eterna misericordia di Dio affinché egli diventi per lui aurora di vita eterna. Lasciamo che il suo esempio sia un appello e porti frutto nella nostra anima. E preghiamo affinché il Signore ci mandi ancora un Papa che adempia di nuovo il mandato originario del Signore a Pietro: «Conferma i tuoi fratelli» (Luca, 22, 32).



(©L'Osservatore Romano 21 giugno 2013)

lunedì 4 agosto 2014

Benedetto XVI: Nulla fa soffrire tanto la Chiesa quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in "ladri delle pecore" (YouTube)







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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo uno dei momenti più toccanti del Magistero di Benedetto XVI.
Il 19 giugno 2009 Benedetto XVI apriva solennemente l'Anno Sacerdotale nel 150.mo anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d'Ars di cui oggi la Chiesa celebra la Solennità.
In questo video ripercorriamo la benedizione delle reliquie del Santo, la recita della preghiera scritta da Benedetto XVI in occasione dell'Anno Sacerdotale, l'omelia e l'Adorazione finale.
Il testo dell'omelia è consultabile qui:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2009/documents/hf_ben-xvi_hom_20090619_anno-sac_it.html


In particolare:


"Lasciarsi conquistare pienamente da Cristo! Questo è stato lo scopo di tutta la vita di san Paolo, al quale abbiamo rivolto la nostra attenzione durante l'Anno Paolino che si avvia ormai verso la sua conclusione; questa è stata la meta di tutto il ministero del Santo Curato d'Ars, che invocheremo particolarmente durante l'Anno Sacerdotale; questo sia anche l'obiettivo principale di ognuno di noi".


"Come dimenticare, in proposito, che nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in "ladri delle pecore" (Gv 10, 1ss), o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l'accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare.
Poc'anzi ho potuto venerare, nella Cappella del Coro, la reliquia del Santo Curato d'Ars: il suo cuore. Un cuore infiammato di amore divino, che si commuoveva al pensiero della dignità del prete e parlava ai fedeli con accenti toccanti e sublimi, affermando che "dopo Dio, il sacerdote è tutto!... Lui stesso non si capirà bene che in cielo" (cfr. Lettera per l'Anno Sacerdotale, p. 2). Coltiviamo, cari fratelli, questa stessa commozione, sia per adempiere il nostro ministero con generosità e dedizione, sia per custodire nell'anima un vero "timore di Dio": il timore di poter privare di tanto bene, per nostra negligenza o colpa, le anime che ci sono affidate, o di poterle - Dio non voglia! - danneggiare. La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l'amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni. Nell'adorazione eucaristica, che seguirà la celebrazione dei Vespri, chiederemo al Signore che infiammi il cuore di ogni presbitero di quella "carità pastorale" capace di assimilare il suo personale "io" a quello di Gesù Sacerdote, così da poterlo imitare nella più completa auto-donazione. Ci ottenga questa grazia la Vergine Maria, della quale domani contempleremo con viva fede il Cuore Immacolato. Per Lei il Santo Curato d'Ars nutriva una filiale devozione, tanto che nel 1836, in anticipo sulla proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione, aveva già consacrato la sua parrocchia a Maria "concepita senza peccato". E mantenne l'abitudine di rinnovare spesso quest'offerta della parrocchia alla Santa Vergine, insegnando ai fedeli che "bastava rivolgersi a lei per essere esauditi", per il semplice motivo che ella "desidera soprattutto di vederci felici".".



domenica 3 agosto 2014

Il primo Angelus da Castel Gandolfo, Benedetto XVI: non sono più giovane ma il cuore è giovane

Buona domenica amici!
Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo il primo Angelus recitato da Benedetto XVI a Castel Gandolfo il 31 luglio 2005. Ricordiamo tutti il grandissimo affetto che legava il Papa a questa bellissima cittadina sui Colli Albani.



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