mercoledì 29 luglio 2015

Padre Lombardi, la bocca della verità (Magister)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Gemma.
Benedetto XVI è stato un vero tesoro per la chiesa. Peccato che in tanti se ne stiano accorgendo troppo tardi...
Non ho nulla da aggiungere a quanto scrive Magister se non ricordare quante volte, al tempo del Pontificato di Papa Benedetto, abbiamo invocato, invano, interventi decisi e chiarificatori della sala stampa.
R.

sabato 25 luglio 2015

C'era una volta Benedetto XVI, sempre osteggiato a volte vilipeso dai media, ma mai censore di vaticanisti...

Clicca qui per leggere il commento.
Solidarietà a Marco Ansaldo. Non si capisce perché sanzionare un quotidiano (ed il suo vaticanista) solo perché fa parte del Gruppo Espresso.
Ah, già che ci siamo...solidarietà anche a Sandro Magister!
Sotto il Pontificato del tanto osteggiato (dai media) Benedetto XVI mai un vaticanista è stato sanzionato con simili provvedimenti. Eppure di motivi ce n'erano a migliaia! Non mi pare il caso di fare nomi...tanto li sappiamo tutti :-)
Dall'antipatia dimostrata da tanti fin dal 19 aprile 2005, passando per il gravissimo travisamento di Ratisbona (riflettiamo sui responsabili...), per approdare al caso Williamson per poi arrivare al terrificante 2010 ed infine a Vatileaks.
Di motivi per lasciare a terra qualcuno o per espellerlo dalla sala stampa ce n'erano di motivi (eccome!). Eppure nemmeno oggi nessuno si degna di ricordare che, nonostante le critiche, le offese e soprattutto le bugie, mai Benedetto XVI ha escluso alcuno...
Da notare: forse non è stata una buona mossa essere così comprensivi ed accoglienti. Tanto a che cosa è servito? 
Mi dispiace molto per i vaticanisti coinvolti, meno per le testate giornalistiche che ora non possono più tornare indietro. Proseguano con le lodi a denti stretti  :-)
Dimenticavo: a coloro che continuano a pensare ed a scrivere che Scalfari abbia travisato ciò che gli è stato riferito nelle interviste ricordo che le medesime sono apparse sul sito ufficiale del Vaticano. Non so dire se vi si trovino ancora...
R.

martedì 21 luglio 2015

Se la chiesa cattolica abbraccia lo spirito del tempo...(Raffaella)

Ho letto con molto interesse l'articolo di Marco Tosatti sulla crisi della chiesa cattolica tedesca, quello di Gagliarducci e l'intervista di Mons. Georg Gänswein.
Entrambi fanno riferimento, come anche George Weigel, alla crescente tendenza di vescovi (e non solo) ad abbracciare lo spirito del tempo per ottenere visibilita' e soprattutto il plauso dei media. Evidentemente sfugge all'episcopato un particolare molto significativo e stupisce che nessuno, o quasi, abbia ancora imparato la lezione.
Quando si abbraccia lo spirito del mondo non si conquista un solo fedele in piu' ma, in compenso, si perdono anche le pecorelle che fino a poco tempo prima stavano nel recinto...
Ci sono decine e decine di confessioni religiose che predicano (e fanno) aperture al mondo. Non serve che la chiesa cattolica si metta al rimorchio. Meglio gli originali delle fotocopie...
Se poi ci mettiamo anche la questione finanziaria...
Benedetto XVI fu chiarissimo su questo punto nel corso del Viaggio Apostolico in Germania nel 2011.
R.

L'adattamento allo spirito del mondo non ha portato alla Chiesa di Germania nulla in termini di acquisto dei fedeli, ma ha piuttosto fatto accelerare l’emorragia (Gagliarducci)

Clicca qui per leggere l'articolo.

L'emorragia tedesca. La Chiesa cattolica tedesca l’anno scorso ha perso un numero record di fedeli (Tosatti)

Clicca qui per leggere il commento.

Mons. Georg Gänswein: Essere critico contro i mass media è certamente meno piacevole; ma un pastore non deve decidere in base agli applausi o meno dei media (Zenit)

Clicca qui per leggere l'intervista segnalataci da Laura.

Benedetto XVI, il conclave del 2005 e Martini...(R.)

Cari amici, in questi giorni si è letto di tutto e di piu' sui "retroscena" del conclave del 2005 e sull'ultimo incontro, a Milano, di Papa Benedetto con Martini.
Non ritengo valga la pena di riportare i vari articoli. Personalmente non credo ad una parola di quanto scritto che corrisponde a puro gossip ecclesiale.
La macchina del fango contro Benedetto XVI non si ferma ma prima o poi tutta questa immondizia verra'  raccolta in un ventilatore che puntualmente sara' messo in moto...non so se mi spiego!
R.

Viganò fa l'ermeneutica del papa, ma dimentica la colossale gaffe di Asunción (Magister e Socci). La potenza dei media...

Clicca qui per leggere l'articolo di Magister e qui per il commento di Socci.
Se Benedetto XVI avesse detto una cosa del genere...vabbè! Potenza dei media!

mercoledì 15 luglio 2015

Benedetto XVI spiega San Bonaventura da Bagnoregio a lui particolarmente caro (YouTube)



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Il 3 marzo 2010 Benedetto XVI, in occasione della catechesi dell'udienza generale, tratteggiò la figura di San Bonaventura da Bagnoregio, Autore particolarmente caro al Papa.
Il testo integrale della catechesi si trova qui.

In particolare:

"quest’oggi vorrei parlare di san Bonaventura da Bagnoregio. Vi confido che, nel proporvi questo argomento, avverto una certa nostalgia, perché ripenso alle ricerche che, da giovane studioso, ho condotto proprio su questo autore, a me particolarmente caro. La sua conoscenza ha inciso non poco nella mia formazione. Con molta gioia qualche mese fa mi sono recato in pellegrinaggio al suo luogo natio, Bagnoregio, una cittadina italiana, nel Lazio, che ne custodisce con venerazione la memoria".

"intorno all’anno 1243 Giovanni vestì il saio francescano e assunse il nome di Bonaventura. Venne subito indirizzato agli studi, e frequentò la Facoltà di Teologia dell’Università di Parigi, seguendo un insieme di corsi molto impegnativi. Conseguì i vari titoli richiesti dalla carriera accademica, quelli di “baccelliere biblico” e di “baccelliere sentenziario”. Così Bonaventura studiò a fondo la Sacra Scrittura, le Sentenze di Pietro Lombardo, il manuale di teologia di quel tempo, e i più importanti autori di teologia e, a contatto con i maestri e gli studenti che affluivano a Parigi da tutta l’Europa, maturò una propria riflessione personale e una sensibilità spirituale di grande valore che, nel corso degli anni successivi, seppe trasfondere nelle sue opere e nei suoi sermoni, diventando così uno dei teologi più importanti della storia della Chiesa. È significativo ricordare il titolo della tesi che egli difese per essere abilitato all’insegnamento della teologia, la licentia ubique docendi, come si diceva allora. La sua dissertazione aveva come titolo Questioni sulla conoscenza di Cristo. Questo argomento mostra il ruolo centrale che Cristo ebbe sempre nella vita e nell’insegnamento di Bonaventura. Possiamo dire senz’altro che tutto il suo pensiero fu profondamente cristocentrico".

" Bonaventura volle presentare l’autentico carisma di Francesco, la sua vita ed il suo insegnamento. Raccolse, perciò, con grande zelo documenti riguardanti il Poverello e ascoltò con attenzione i ricordi di coloro che avevano conosciuto direttamente Francesco. Ne nacque una biografia, storicamente ben fondata, del santo di Assisi, intitolata Legenda Maior, redatta anche in forma più succinta, e chiamata perciò Legenda minor. La parola latina, a differenza di quella italiana, non indica un frutto della fantasia, ma, al contrario, “Legenda” significa un testo autorevole, “da leggersi” ufficialmente. Infatti, il Capitolo generale dei Frati Minori del 1263, riunitosi a Pisa, riconobbe nella biografia di san Bonaventura il ritratto più fedele del Fondatore e questa divenne, così, la biografia ufficiale del Santo.

Qual è l’immagine di san Francesco che emerge dal cuore e dalla penna del suo figlio devoto e successore, san Bonaventura? Il punto essenziale: Francesco è un alter Christus, un uomo che ha cercato appassionatamente Cristo. Nell’amore che spinge all’imitazione, egli si è conformato interamente a Lui. Bonaventura additava questo ideale vivo a tutti i seguaci di Francesco".

"Raccogliamo l’eredità di questo santo Dottore della Chiesa, che ci ricorda il senso della nostra vita con le seguenti parole: “Sulla terra… possiamo contemplare l’immensità divina mediante il ragionamento e l’ammirazione; nella patria celeste, invece, mediante la visione, quando saremo fatti simili a Dio, e mediante l’estasi ... entreremo nel gaudio di Dio” (La conoscenza di Cristo, q. 6, conclusione, in Opere di San Bonaventura. Opuscoli Teologici /1, Roma 1993, p. 187)".

Benedetto XVI venera la reliquia di San Bonaventura e incontra i cittadini di Bagnoregio (2009)



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Cari amici, oggi la Chiesa ricorda la figura del grande Bonaventura da Bagnoregio, uno dei maestri di Joseph Ratzinger. Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo gran parte della visita pastorale del 2009.
In occasione della Visita Pastorale a Viterbo e Bagnoregio (6 settembre 2009), Benedetto XVI si recò nella Cattedrale di San Nicola a Bagnoregio dove è custodita la reliquia del "santo braccio" di San Bonaventura. Dopo un momento di venerazione, Papa Benedetto incontrò la cittadinanza nella antistante Piazza di Sant'Agostino. Qui il discorso integrale.

In particolare:

"Giovanni Fidanza, che divenne poi fra’ Bonaventura, unisce il suo nome a quello di Bagnoregio nella nota presentazione che di se stesso fa nella Divina Commedia. Dicendo: “Io son la vita di Bonaventura da Bagnoregio, che nei grandi offici sempre posposi la sinistra cura” (Dante, Paradiso XII,127-129), sottolinea come negli importanti compiti che ebbe a svolgere nella Chiesa, pospose sempre la cura delle realtà temporali (“la sinistra cura”) al bene spirituale delle anime. Qui, a Bagnoregio, egli trascorse la sua infanzia e l’adolescenza; seguì poi san Francesco, verso il quale nutriva speciale gratitudine perché, come ebbe a scrivere, quando era bambino lo aveva “strappato dalle fauci della morte” (Legenda Maior, Prologus, 3,3) e gli aveva predetto “Buona ventura”, come ha ricordato poc’anzi il vostro Sindaco. Con il Poverello di Assisi seppe stabilire un legame profondo e duraturo, traendo da lui ispirazione ascetica e genio ecclesiale".

"Non è facile sintetizzare l’ampia dottrina filosofica, teologica e mistica lasciataci da san Bonaventura. In questo Anno Sacerdotale vorrei invitare specialmente i sacerdoti a mettersi alla scuola di questo grande Dottore della Chiesa per approfondirne l’insegnamento di sapienza radicata in Cristo. Alla sapienza, che fiorisce in santità, egli orienta ogni passo della sua speculazione e tensione mistica, passando per i gradi che vanno da quella che chiama “sapienza uniforme” concernente i principi fondamentali della conoscenza, alla “sapienza multiforme”, che consiste nel misterioso linguaggio della Bibbia, e poi alla “sapienza onniforme”, che riconosce in ogni realtà creata il riflesso del Creatore, sino alla “sapienza informe”, l’esperienza cioè dell’intimo contatto mistico con Dio, allorché l’intelletto dell’uomo sfiora in silenzio il Mistero infinito (cfr J. Ratzinger, San Bonaventura e la teologia della storia, Ed. Porziuncola, 2006, pp. 92ss). Nel ricordo di questo profondo ricercatore ed amante della sapienza, vorrei inoltre esprimere incoraggiamento e stima per il servizio che, nella Comunità ecclesiale, i teologi sono chiamati a rendere a quella fede che cerca l’intelletto, quella fede che è “amica dell’intelligenza” e che diventa vita nuova secondo il progetto di Dio".

"San Bonaventura fu messaggero di speranza. Una bella immagine della speranza la troviamo in una delle sue prediche di Avvento, dove paragona il movimento della speranza al volo dell’uccello, che dispiega le ali nel modo più ampio possibile, e per muoverle impiega tutte le sue forze. Rende, in un certo senso, tutto se stesso movimento per andare in alto e volare. Sperare è volare, dice san Bonaventura. Ma la speranza esige che tutte le nostre membra si facciano movimento e si proiettino verso la vera altezza del nostro essere, verso le promesse di Dio. Chi spera - egli afferma - “deve alzare il capo, rivolgendo verso l’alto i suoi pensieri, verso l’altezza della nostra esistenza, cioè verso Dio”".

"Grazie, cari amici, ancora una volta per la vostra accoglienza. Mentre vi assicuro un ricordo nella preghiera imparto, per intercessione di san Bonaventura e specialmente di Maria, Vergine fedele e Stella della speranza, una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo a tutti gli abitanti di questa Terra bella e ricca di santi"".

Funerali del card. Biffi, l'omelia dell'arcivescovo di Bologna Caffarra

Clicca qui per leggere l'articolo e vedere foto e video segnalatici da Gemma.

IL TESTO INTEGRALE DELL'OMELIA

martedì 14 luglio 2015

Benedetto XVI scrive al sindaco di Castelgandolfo: "Vi ho sentiti vicini in queste due settimane"

Clicca qui per leggere i testi della lettera di Papa Benedetto e della risposta del sindaco.
Peccato per questo ritorno a Roma (dove farà caldissimo). In fondo la residenza di Castelgandolfo è desolatamente vuota e sono sicura che agli abitanti fa molto piacere la presenza del Papa Emerito.
R.

sabato 11 luglio 2015

In memoria del cardinale Giacomo Biffi



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Il 28 settembre 1997, all'inizio della Santa Messa di chiusura del XXIII Congresso Eucaristico Nazionale Italiano, presso il Centro Agroalimentare di Bologna, il cardinale Giacomo Biffi, allora arcivescovo della città, salutò Papa Giovanni Paolo II con parole affettuose e sentite.
Lo ricordiamo così nel giorno in cui l'anima del grande cardinale ha raggiunto la Casa del Padre.
Una preghiera speciale per questo uomo di Chiesa coraggioso e spesso controcorrente. 
R.

Ci ha lasciati il cardinale Giacomo Biffi...

Cari Amici,
con profonda tristezza ho appena appreso della morte del card. Giacomo Biffi.
Ci uniamo tutti in preghiera per la sua anima limpida e generosa.
Ricordiamo le su tante prese di posizione coraggiose e controcorrente e la sua travolgente ironia.
Sappiamo quanto Papa Benedetto fosse affezionato al cardinale e cogliamo l'occasione per stringerlo in un abbraccio proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra San Benedetto, il fondatore del monachesimo occidentale ed il Patrono del Pontificato di Joseph Ratzinger.
Ancora un ricordo ed una preghiera speciali per il card. Biffi.
Il Blog..

mercoledì 8 luglio 2015

Benedetto XVI al Santuario di Santa Maria di Leuca dove la fede di Pietro e di Maria si coniugano (YouTube)



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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo un momento importante del Pontificato di Joseph Ratzinger.
Il 14 giugno 2008 Benedetto XVI si recò in Visita Pastorale a Santa Maria di Leuca (Lecce) dove celebrò la Santa Messa sul piazzale antistante il Santuario di Santa Maria de finibus terrae.
In questo video rivediamo e riascoltiamo l'omelia il cui testo è consultabile qui

Nel 2009 fu inaugurata una statua di Bronzo di Benedetto XVI collocata proprio sul medesimo piazzale del Santuario. L'opera, voluta da monsignor Giuseppe Stendardo, è stata realizzata e donata dalla fonderia artistica "Cubro", di Novate Milanese. 

Alcuni stralci dell'omelia:

"In questo luogo storicamente così importante per il culto della Beata Vergine Maria, ho voluto che la liturgia fosse dedicata a Lei, Stella del mare e Stella della speranza. "Ave, maris stella, / Dei Mater alma, / atque semper virgo, / felix caeli porta!". Le parole di questo antico inno sono un saluto che riecheggia in qualche modo quello dell’Angelo a Nazaret. Tutti i titoli mariani infatti sono come gemmati e fioriti da quel primo nome con il quale il messaggero celeste si rivolse alla Vergine: "Rallegrati, piena di grazia" (Lc 1,28). L’abbiamo ascoltato nel Vangelo di san Luca, molto appropriato perché questo Santuario – come attesta la lapide sopra la porta centrale dell’atrio – è intitolato alla Vergine Santissima "Annunziata". Quando Dio chiama Maria "piena di grazia", si accende per il genere umano la speranza della salvezza: una figlia del nostro popolo ha trovato grazia agli occhi del Signore, che l’ha prescelta quale Madre del Redentore".

"Ecco perché, sul mare della vita e della storia, Maria risplende come Stella di speranza. Non brilla di luce propria, ma riflette quella di Cristo, Sole apparso all’orizzonte dell’umanità, così che seguendo la Stella di Maria possiamo orientarci nel viaggio e mantenere la rotta verso Cristo, specialmente nei momenti oscuri e tempestosi. L’apostolo Pietro ha conosciuto bene questa esperienza, per averla vissuta in prima persona. Una notte, mentre con gli altri discepoli stava attraversando il lago di Galilea, fu sorpreso dalla tempesta. La loro barca, in balia delle onde, non riusciva più ad avanzare. Gesù li raggiunse in quel momento camminando sulle acque, e invitò Pietro a scendere dalla barca e ad avvicinarsi. Pietro fece qualche passo tra le onde ma poi si sentì sprofondare e allora gridò: "Signore, salvami!". Gesù lo afferrò per la mano e lo trasse in salvo (cfr Mt 14,24-33). Questo episodio si rivelò poi un segno della prova che Pietro doveva attraversare al momento della passione di Gesù. Quando il Signore fu arrestato, egli ebbe paura e lo rinnegò tre volte: fu sopraffatto dalla tempesta. Ma quando i suoi occhi incrociarono lo sguardo di Cristo, la misericordia di Dio lo riprese e, facendolo sciogliere in lacrime, lo risollevò dalla sua caduta".

"La fede di Pietro e la fede di Maria si coniugano in questo Santuario. Qui si può attingere al duplice principio dell’esperienza cristiana: quello mariano e quello petrino. Entrambi, insieme, vi aiuteranno, cari fratelli e sorelle, a "ripartire da Cristo", a rinnovare la vostra fede, perché risponda alle esigenze del nostro tempo. Maria vi insegna a restare sempre in ascolto del Signore nel silenzio della preghiera, ad accogliere con generosa disponibilità la sua Parola col profondo desiderio di offrire voi stessi a Dio, la vostra vita concreta, affinché il suo Verbo eterno, per la potenza dello Spirito Santo, possa ancora "farsi carne" oggi, nella nostra storia. Maria vi aiuterà a seguire Gesù con fedeltà, ad unirvi a Lui nell’offerta del Sacrificio, a portare nel cuore la gioia della sua Risurrezione e a vivere in costante docilità allo Spirito della Pentecoste. In modo complementare, anche san Pietro vi insegnerà a sentire e credere con la Chiesa, saldi nella fede cattolica; vi porterà ad avere il gusto e la passione dell’unità, della comunione, la gioia di camminare insieme con i Pastori; e, al tempo stesso, vi parteciperà l’ansia della missione, di condividere il Vangelo con tutti, di farlo giungere fino agli estremi confini della terra".

""De finibus terrae": il nome di questo luogo santo è molto bello e suggestivo, perché riecheggia una delle ultime parole di Gesù ai suoi discepoli. Proteso tra l’Europa e il Mediterraneo, tra l’Occidente e l’Oriente, esso ci ricorda che la Chiesa non ha confini, è universale. E i confini geografici, culturali, etnici, addirittura i confini religiosi sono per la Chiesa un invito all’evangelizzazione nella prospettiva della "comunione delle diversità". La Chiesa è nata a Pentecoste, è nata universale e la sua vocazione è parlare tutte le lingue del mondo. La Chiesa esiste – secondo l’originaria vocazione e missione rivelata ad Abramo – per essere una benedizione a beneficio di tutti i popoli della terra (cfr Gn 12,1-3); per essere, con il linguaggio del Concilio Ecumenico Vaticano II, segno e strumento di unità per tutto il genere umano (cfr Cost. Lumen gentium, 1). La Chiesa che è in Puglia possiede una spiccata vocazione ad essere ponte tra popoli e culture. Questa terra e questo Santuario sono in effetti un "avamposto" in tale direzione, e mi sono molto rallegrato nel constatare, sia nella lettera del vostro Vescovo come anche oggi nelle sue parole, quanto questa sensibilità sia tra voi viva e percepita in modo positivo, con genuino spirito evangelico.


Cari amici, noi sappiamo bene, perché il Signore Gesù su questo è stato molto chiaro, che l’efficacia della testimonianza è proporzionata all’intensità dell’amore. A nulla vale proiettarsi fino ai confini della terra, se prima non ci si vuole bene e non ci si aiuta gli uni gli altri all’interno della comunità cristiana. Perciò l’esortazione dell’apostolo Paolo, che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura (Col 3,12-17), è fondamentale non solo per la vostra vita di famiglia ecclesiale, ma anche per il vostro impegno di animazione della realtà sociale. Infatti, in un contesto che tende a incentivare sempre più l’individualismo, il primo servizio della Chiesa è quello di educare al senso sociale, all’attenzione per il prossimo, alla solidarietà e alla condivisione. La Chiesa, dotata com’è dal suo Signore di una carica spirituale che continuamente si rinnova, si rivela capace di esercitare un influsso positivo anche sul piano sociale, perché promuove un’umanità rinnovata e rapporti umani aperti e costruttivi, nel rispetto e nel servizio in primo luogo degli ultimi e dei più deboli".

Benedetto XVI a Santa Maria di Leuca: le immagini dell'arrivo del Papa accolto da una folla in festa (YouTube)



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Il 14 giugno 2008 Benedetto XVI si recò in Visita Pastorale a Santa Maria di Leuca (Lecce).
Le emozionanti e commoventi immagini dell'arrivo del Papa accolto da una folla festante, la visita al Santuario di di Santa Maria de finibus terrae e l'inizio della Celebrazione Eucaristica sul piazzale antistante il Santuario.

I concerti in casa e la radio accesa su Mozart. Da dove nasce l’amore del Papa emerito per la musica (Leone)

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Benedetto XVI e la musica sacra: diversi toni di un meritato risalto (Mocellin)

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lunedì 6 luglio 2015

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI: NOVITA' IN LIBRERIA




"Benedetto XVI. Servo di Dio e degli uomini" - Volume edito per il X anniversario dell'elezione a pontefice a cura di Hartmut Constien, Franz X. Heibl, Christian T. Schaller, Libreria Editrice Vaticana 2015





Benedetto XVI, "I santi - Testimoni della fede", San Paolo 2014 

Benedetto XVI, "La preghiera - Respiro dell'anima. I fondamenti della fede", San Paolo 2014 

Benedetto XVI, "I sacramenti - Segni della salvezza", San Paolo 2014





Benedetto XVI insignito del Dottorato honoris causa (NewsTv2000)



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Benedetto XVI è stato insignito a Castel Gandolfo del Dottorato honoris causa dalla Pontificia Università “Giovanni Paolo II” e dall’Accademia Musicale di Cracovia, conferitogli dal cardinale arcivescovo della città polacca, Stanislaw Dziwisz.

Grazie per la segnalazione :-)
Buona settimana a tutti.
R.

domenica 5 luglio 2015

Benedetto XVI, la musica e la liturgia (Mancini)

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Nella morte e nell’amore la musica porta alla bellezza di Dio (Zenit)

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Ben venga l’Opzione Benedetto (Introvigne). Riflessione (R.)

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Mah...io non sono d'accordo con Introvigne. Mi pare che la chiesa abbia rinunciato ad opporsi al pensiero dominante per cercare invece un "accordo con il mondo". 
La frase "chi sono io per giudicare" tirata qua e là in ogni dove è la prova di come stanno realmente le cose.
L'Occidente ha rinunciato a riconoscere le sue radici e sembra che nessuno abbia la forza di opporsi ai poteri forti. L'unica oasi probabilmente è ancora la Chiesa Ortodossa (soprattutto quella di Mosca) che non arretra di un millimetro e non ha paura di parlare forte e chiaro.
Vedo quella cattolica molto debole e incapace di parlare con un'unica voce.
Non è una novità: anche durante i Pontificati di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI c'erano i "signori del no", quelli che all'interno della chiesa remavano contro il Papa per afferrare il consenso dei media. Ora però sembra che non sia più necessario perchè sembra che l'istituzione vada a braccetto col mondo. Probabilmente è solo un'impressione ma ciò che conta, come disse qualcuno, è appunto la "percezione".
Attenzione però: la Chiesa contestata è pur sempre rilevante, la chiesa silenziosa e accomodante è destinata all'irrilevanza.
R.

«Torni la musica sacra». La lezione di Benedetto XVI (Introvigne)

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Benedetto XVI riceve due Lauree “honoris causa”: il testo integrale del discorso del Papa Emerito

Papa Benedetto: l'origine della musica è la purezza dell'incontro con il divino (Ambrogetti)

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Benedetto XVI riceve il dottorato “honoris causa” 4 luglio 2015. Le foto (La Vigna del Signore)

Clicca qui e qui per vedere la raccolta di foto di Vigna del Signore su Twitter. Grazie a Laura :-)
Buona domenica a tutti!!!
R.

Benedetto XVI: «La forza creativa della fede non si estingua» (Pianta)

Clicca qui per leggere l'articolo.

sabato 4 luglio 2015

Benedetto XVI riceve due Lauree “honoris causa”: il testo integrale del discorso del Papa Emerito

Parole di ringraziamento di Benedetto XVI, Papa emerito, in occasione del conferimento del dottorato “honoris causa” da parte della Pontificia Università “Giovanni Paolo II” di Cracovia e dell’Accademia di Musica di Cracovia (Polonia), 04.07.2015

Questa mattina a Castel Gandolfo, il Papa emerito Benedetto XVI, ha ricevuto il dottorato honoris causa da parte della Pontificia Università “Giovanni Paolo II” di Cracovia e dell’Accademia di Musica di Cracovia (Polonia). A conferire le due Lauree è stato il Card. Stanisław Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia, Gran Cancelliere della Pontificia Università “Giovanni Paolo II”.
Riportiamo di seguito le parole di ringraziamento che Benedetto XVI ha pronunciato nel corso della cerimonia:

Testo in lingua italiana

Eminenza!

Eccellenze!

Magnificenze!

Illustri Signori Professori!

Signore e Signori!

In questo momento non posso che esprimere il mio più grande e cordiale ringraziamento per l’onore che mi avete riservato conferendomi il doctoratus honoris causa. Ringrazio il Gran Cancelliere la cara Eminenza il Cardinale Stanisław Dziwisz e le autorità Accademiche di tutti e due gli Atenei. 
Mi rallegra soprattutto il fatto che in questo modo è divenuto ancor più profondo il mio legame con la Polonia, con Cracovia, con la patria del nostro grande santo Giovanni Paolo II. Perché senza di lui il mio cammino spirituale e teologico non è neanche immaginabile. 
Con il suo esempio vivo egli ci ha anche mostrato come possano andare mano nella mano la gioia della grande musica sacra e il compito della partecipazione comune alla sacra liturgia, la gioia solenne e la semplicità dell’umile celebrazione della fede.

Negli anni del post-concilio, su questo punto si era manifestato con rinnovata passione un antichissimo contrasto. 
Io stesso sono cresciuto nel Salisburghese segnato dalla grande tradizione di questa città. Qui andava da sé che le messe festive accompagnate dal coro e dall’orchestra fossero parte integrante della nostra esperienza della fede nella celebrazione della liturgia. 
Rimane indelebilmente impresso nella mia memoria come, ad esempio, non appena risuonavano le prime note della Messa dell’incoronazione di Mozart, il cielo quasi si aprisse e si sperimentasse molto profondamente la presenza del Signore. - E grazie anche a voi, che mi avete fatto sentire Mozart, e anche al Coro: dei grandi canti! - Accanto a questo, tuttavia, era comunque già presente anche la nuova realtà del Movimento liturgico, soprattutto tramite uno dei nostri cappellani che più tardi divenne vice-reggente e poi rettore del Seminario maggiore di Frisinga. Durante i miei studi a Monaco di Baviera, poi, molto concretamente sono sempre più entrato all’interno del Movimento liturgico attraverso le lezioni del professor Pascher, uno dei più significativi esperti del Concilio in materia liturgica, e soprattutto attraverso la vita liturgica nella comunità del seminario. 
Così a poco a poco divenne percepibile la tensione fra la participatio actuosa conforme alla liturgia e la musica solenne che avvolgeva l’azione sacra, anche se non la avvertii ancora così forte.

Nella Costituzione sulla liturgia del Concilio Vaticano II è scritto molto chiaramente: «Si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra» (114). 
D’altro canto il testo evidenzia, quale categoria liturgica fondamentale, la participatio actuosa di tutti i fedeli all’azione sacra. Quel che nella Costituzione sta ancora pacificamente insieme, successivamente, nella recezione del Concilio, è stato sovente in un rapporto di drammatica tensione. 
Ambienti significativi del Movimento liturgico ritenevano che, per le grandi opere corali e financo per le messe per orchestra, in futuro ci sarebbe stato spazio solo nelle sale da concerto, non nella liturgia. Qui ci sarebbe potuto esser posto solo per il canto e la preghiera comune dei fedeli. 
D’altra parte c’era sgomento per l’impoverimento culturale della Chiesa che da questo sarebbe necessariamente scaturito
In che modo conciliare le due cose? Come attuare il Concilio nella sua interezza? Queste erano le domande che si imponevano a me e a molti altri fedeli, a gente semplice non meno che a persone in possesso di una formazione teologica.

A questo punto forse è giusto porre la domanda di fondo: Che cos’è in realtà la musica? Da dove viene e a cosa tende?

Penso si possano localizzare tre “luoghi” da cui scaturisce la musica.

Una sua prima scaturigine è l’esperienza dell’amore. Quando gli uomini furono afferrati dall’amore, si schiuse loro un’altra dimensione dell’essere, una nuova grandezza e ampiezza della realtà. Ed essa spinse anche a esprimersi in modo nuovo. La poesia, il canto e la musica in genere sono nati da questo essere colpiti, da questo schiudersi di una nuova dimensione della vita.

Una seconda origine della musica è l’esperienza della tristezza, l’essere toccati dalla morte, dal dolore e dagli abissi dell’esistenza. Anche in questo caso si schiudono, in direzione opposta, nuove dimensioni della realtà che non possono più trovare risposta nei soli discorsi.

Infine, il terzo luogo d’origine della musica è l’incontro con il divino, che sin dall’inizio è parte di ciò che definisce l’umano. A maggior ragione è qui che è presente il totalmente altro e il totalmente grande che suscita nell’uomo nuovi modi di esprimersi
Forse è possibile affermare che in realtà anche negli altri due ambiti – l’amore e la morte – il mistero divino ci tocca e, in questo senso, è l’essere toccati da Dio che complessivamente costituisce l’origine della musica. Trovo commovente osservare come ad esempio nei Salmi agli uomini non basti più neanche il canto, e si fa appello a tutti gli strumenti: viene risvegliata la musica nascosta della creazione, il suo linguaggio misterioso. Con il Salterio, nel quale operano anche i due motivi dell’amore e della morte, ci troviamo direttamente all’origine della musica sacra della Chiesa di Dio. Si può dire che la qualità della musica dipende dalla purezza e dalla grandezza dell’incontro con il divino, con l’esperienza dell’amore e del dolore. Quanto più pura e vera è quest’esperienza, tanto più pura e grande sarà anche la musica che da essa nasce e si sviluppa.

A questo punto vorrei esprimere un pensiero che negli ultimi tempi mi ha preso sempre più, tanto più quanto le diverse culture e religioni entrano in relazione fra loro. Nell’ambito delle diverse culture e religioni è presente una grande letteratura, una grande architettura, una grande pittura e grandi sculture. E ovunque c’è anche la musica. E tuttavia in nessun’altro ambito culturale c’è una musica di grandezza pari a quella nata nell’ambito della fede cristiana: da Palestrina a Bach, a Händel, sino a Mozart, Beethoven e Bruckner. La musica occidentale è qualcosa di unico, che non ha eguali nelle altre culture. E questo - mi sembra - ci deve far pensare.

Certo, la musica occidentale supera di molto l’ambito religioso ed ecclesiale. E tuttavia essa trova comunque la sua origine più profonda nella liturgia nell’incontro con Dio.
In Bach, per il quale la gloria di Dio rappresenta ultimamente il fine di tutta la musica, questo è del tutto evidente. La risposta grande e pura della musica occidentale si è sviluppata nell’incontro con quel Dio che, nella liturgia, si rende presente a noi in Cristo Gesù. Quella musica, per me, è una dimostrazione della verità del cristianesimo. Laddove si sviluppa una risposta così, è avvenuto un incontro con la verità, con il vero creatore del mondo. Per questo la grande musica sacra è una realtà di rango teologico e di significato permanente per la fede dell’intera cristianità, anche se non è affatto necessario che essa venga eseguita sempre e ovunque. D’altro canto è chiaro però anche che essa non può scomparire dalla liturgia e che la sua presenza può essere un modo del tutto speciale di partecipazione alla celebrazione sacra, al mistero della fede.

Se pensiamo alla liturgia celebrata da san Giovanni Paolo II in ogni continente, vediamo tutta l’ampiezza delle possibilità espressive della fede nell’evento liturgico; e vediamo anche come la grande musica della tradizione occidentale non sia estranea alla liturgia, ma sia nata e cresciuta da essa e in questo modo contribuisca sempre di nuovo a darle forma. Non conosciamo il futuro della nostra cultura e della musica sacra. Ma una cosa è mi sembra chiara: dove realmente avviene l’incontro con il Dio vivente che in Cristo viene verso di noi, lì nasce e cresce nuovamente anche la risposta, la cui bellezza viene dalla verità stessa.

L’attività delle due università che mi conferiscono – mi hanno conferito - questo dottorato honoris causa – per il quale posso ancora dire grazie di tutto cuore - rappresenta un contributo essenziale affinché il grande dono della musica che proviene dalla tradizione della fede cristiana resti vivo e sia di aiuto perché la forza creativa della fede anche in futuro non si estingua. 

Per questo ringrazio di cuore tutti voi, non solo per l’onore che mi avete riservato, ma anche per tutto il lavoro che svolgete a servizio della bellezza della fede. Il Signore vi benedica tutti.

http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/07/04/0533/01162.html

Benedetto XVI: la musica sacra porta alla verità di Dio (Radio Vaticana)

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