lunedì 9 gennaio 2017

LA RISPOSTA DELLA SANTA SEDE ALLA PEDOFILIA NELLA CHIESA: CRONOLOGIA (1917-2005)

PONTIFICATO DI PAPA BENEDETTO XV

1917: promulgazione del Codice di diritto canonico che riconosce l’esistenza di un certo numero di reati canonici o “delitti” riservati alla competenza esclusiva della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio che ha funzione di tribunale.

PONTIFICATO DI PAPA PIO XI

1922: il Sant’Uffizio emana l'Istruzione “Crimen Sollicitationis”, con istruzioni dettagliate alle singole Diocesi e ai tribunali sulle procedure da adottare quando essi devono trattare il delitto canonico di sollecitazione.
Questo gravissimo delitto riguarda l’abuso della santità e della dignità del Sacramento della Penitenza da parte di un prete cattolico, che solleciti il penitente a peccare contro il sesto comandamento, con il confessore o con una terza persona.
L’Istruzione del 1922 include una breve sezione dedicata ad un altro delitto canonico: il crimen pessimum, che tratta della condotta omosessuale da parte di un chierico.
Le norme che riguardano il crimen pessimum vengono estese all’odioso crimine dell’abuso sessuale di bambini prepuberi e alla bestialità. (confronta qui).

PONTIFICATO DI PAPA PIO XII

1956: Pio XII dispone la prima visita apostolica ai Legionari di Cristo dopo che erano emerse gravissime accuse al fondatore, Marcial Maciel Degollado.

9 ottobre 1958: muore Pio XII.

9 ottobre - 28 ottobre 1958: la visita apostolica ai Legionari non giunge ad una formale conclusione proprio a causa della morte di Papa Pacelli. Durante il periodo di sede vacante la Congregazione per i religiosi comunica in modo irrituale al cardinale Clemente Micara, vicario generale per la diocesi di Roma, che nulla osta al reintegro di Maciel, seppure con alcune limitazioni.

PONTIFICATO DI PAPA GIOVANNI XXIII

1959: viene disposto il reintegro di Maciel senza limitazioni.

1962: Giovanni XXIII autorizza una ristampa dell’Istruzione del 1922 con una breve aggiunta sulle procedure amministrative nei casi che coinvolgono chierici religiosi. Viene mantenuto il nome di "Crimen Sollicitationis" (testo latinotraduzione in inglese).
Le copie della ristampa del 1962 dovevano essere distribuite ai Vescovi radunati nel Concilio Vaticano II (1962-1965), ma la maggiorparte di esse non venne mai consegnata (confronta qui).

1965 (conclusione del Concilio) - 1983 (promulgazione del nuovo codice di diritto canonico).

Il periodo fra il 1965 e il 1983 è contrassegnato da differenti tendenze fra gli studiosi di diritto canonico in merito ai fini della legge penale canonica e alla necessità di un approccio decentralizzato ai casi, valorizzando l’autorità e il discernimento del Vescovi locali.
Viene preferito un “atteggiamento pastorale” nei confronti delle condotte inappropriate; i processi canonici vengono da alcuni ritenuti anacronistici (confronta qui).

1962- 2001: l'Istruzione "Crimen Sollicitationis" resta in vigore per i SOLI CASI riguardanti l’abuso del Sacramento della Penitenza da parte di un prete cattolico, che solleciti il penitente a peccare contro il sesto comandamento, con il confessore o con una terza persona.
Il Sant'Uffizio non è quindi, in questa fase, competente per tutti i casi di pedofilia ma solo per quelli che implicano l'abuso della Confessione.
(Ovviamente essi dovevano essere segnalati alla Congregazione dai vescovi diocesani o dai superiori degli Ordini non avendo la CDF, ex Sant'Uffizio, ne' una sfera di cristallo ne' telecamere in ogni confessionale del mondo).

Nel periodo seguente al Concilio Vaticano II, vengono presentati alla Congregazione per la Dottrina della Fede pochi casi riguardanti condotte sessuali inappropriate del clero relative a minori: alcuni di questi casi sono legati all’abuso del Sacramento della Penitenza; alcuni altri possono essere stati inviati tra le richieste di dispensa dagli obblighi dell’ordinazione sacerdotale e dal celibato (prassi talvolta definita “laicizzazione”), che sono state trattate dalla Congregazione per la Dottrina della Fede sino al 1989 (dal 1989 al 2005 la competenza per tali dispense è passata alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; dal 2005 ad oggi, gli stessi casi vengono trattati dalla Congregazione per il Clero).

PONTIFICATO DI PAPA GIOVANNI PAOLO II

1983: promulgazione del nuovo codice di diritto canonico.

Can. 1395, § 2: “Il chierico che abbia commesso altri delitti contro il sesto precetto del Decalogo, se invero il delitto sia stato compiuto con violenza, o minacce, o pubblicamente, o con un minore al di sotto dei 16 anni, sia punito con giuste pene, non esclusa la dimissione dallo stato clericale, se il caso lo comporti”.

Secondo il Codice di diritto canonico del 1983 i processi vengono celebrati nelle Diocesi.
Gli appelli dalle sentenze giudiziali possono essere presentati presso la Rota Romana, mentre i ricorsi amministrativi contro i decreti penali vengono proposti presso la Congregazione per il Clero. La Congregazione per la dottrina della fede non viene citata.

L'art. 6 del codice di diritto canonico così recita: "entrando in vigore questo Codice, sono abrogati… qualsiasi legge penale, sia universale sia particolare emanata dalla Sede Apostolica, a meno che non sia ripresa in questo stesso Codice”.

19 febbraio 1988: il cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, competente per i casi di dispensa sacerdotale ma non per quelli di pedofilia, scrive al card. José Rosalío Castillo Lara, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, per chiedere l'interpretazione autentica di alcune norme del codice di diritto canonico.
Il card. Ratzinger si lamenta della complessità della procedura prevista dal codice di diritto canonico per la dispensa sacerdotale. Inoltre ritiene contrario alla giustizia e al bene dei fedeli il fatto che tale dispensa non sia considerata una punizione ma una concessione. Secondo Ratzinger occorre punire con decisione i preti che "si sono resi colpevoli di gravi e scandalosi comportamenti" (confronta qui).
Chiede, in sostanza, se sia possibile prevedere, in casi determinati, una procedura più rapida e semplificata”.

10 marzo 1988: il card. José Rosalío Castillo Lara, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, risponde al card. Ratzinger che "cercare di semplificare ulteriormente la procedura giudiziaria per infliggere o dichiarare sanzioni tanto gravi come la dimissione dallo stato clericale...non sembra affatto conveniente".

28 giugno 1988: promulgazione della Costituzione Apostolica Pastor bonus da parte di Giovanni Paolo II.

L’articolo 52 della Pastor Bonus allarga la competenza penale della CDF ma non stabilisce quali sono i delitti che ricadono sotto la giurisdizione esclusiva della Congregazione per la dottrina della fede. Non esiste, quindi, un elenco tassativo e di fatto non cambia nulla. In particolare non si fa alcun riferimento al crimine di pedofilia. Fino al 2001 sono i vescovi che devono occuparsi dei delitti commessi dai preti pedofili.
L'art. 52 della Pastor Bonus, pertanto, risulta ancora insufficiente sul piano operativo (confronta qui).

1989: la competenza in materia di dispensa sacerdotale passa dalla Congregazione per la dottrina delle fede alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

1994: La Santa Sede concede un indulto per i Vescovi degli Stati Uniti.
ATTENZIONE: L'indulto è una deroga al diritto canonico concessa, in questo caso, per inasprire le pene per i colpevoli e per permettere la celebrazione di processi per reati che rischiano di essere prescritti. Infatti l’età per definire il delitto canonico di abuso sessuale di un minore viene elevata a 18 anni. Inoltre, il tempo per la prescrizione viene esteso ad un periodo di 10 anni calcolato a partire dal compimento del 18° anno di età della vittima.
Viene indicato esplicitamente ai Vescovi di svolgere i processi canonici nelle Diocesi.
Gli appelli sono riservati alla Rota Romana, i ricorsi amministrativi alla Congregazione per il Clero. Mai citati la CDF o il Crimen Sollicitationis.

1995: il cardinale Hans Hermann Groer, arcivescovo di Vienna, viene accusato da un gruppo di vittime e dai media austriaci di avere compiuto abusi sessuali su giovani in un monastero negli anni Settanta.
Il cardinale Joseph Ratzinger chiede a gran voce l'apertura di un'inchiesta per verificare le accuse ed eventualmente punire Groer. L'inchiesta viene però stoppata sul nascere. Nel 2010 il cardinale Schoenborn, successore di Groer, spiegherà che gli sforzi del card. Ratzinger furono bloccati dall'ala della Curia romana favorevole all'insabbiamento e contraria all'inchiesta, ala che avrebbe avuto il sopravvento durante il pontificato di Giovanni Paolo II (confronta qui qui).
Utile la seguente lettura: "Un testimone: raccontare la Chiesa locale. Intervista a Erich Leitenberger"

1996: L’indulto del 1994 per gli Stati Uniti viene esteso all'Irlanda.
Ancora una volta: l'indulto è una deroga al diritto canonico concessa ai vescovi per inasprire le pene.

1996: intervento del card. Joseph Ratzinger, come Membro della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nella preparazione delle facoltà speciali concesse a tale Congregazione per far fronte, in via anche di doverosa “supplenza”, ad altro genere di problemi disciplinari nei luoghi di missione.

1997: nell’Adunanza Plenaria del febbraio 1997, la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli decide di sollecitare da Giovanni Paolo II “facoltà speciali” che le permettano di poter intervenire per via amministrativa, in determinate situazioni penali, al margine delle disposizioni generali del Codice. Il relatore della Plenaria è il cardinale Ratzinger.

1998: il cardinale Groer viene finalmente costretto alle dimissioni dalla Santa Sede. Si ritira in Germania dove morirà il 24 marzo 2003.

30 aprile 2001: Giovanni Paolo II promulga il motu proprio "Sacramentorum sanctitatis tutela" che include in modo chiaro e specifico l’abuso sessuale di un minore di 18 anni commesso da un chierico nel nuovo elenco di delitti canonici riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede. La prescrizione per questi casi viene fissata in 10 anni a partire dal compimento del 18° anno di età della vittima.

18 maggio 2001: il card. Joseph Ratzinger e Mons. Tarcisio Bertone firmano la lettera "De delictis gravioribus", prevista dal motu proprio di Giovanni Paolo II e contenente norme confermate e ratificate personalmente dal Pontefice. Quella del cardinale Ratzinger non è altro che una "lettera applicativa" del motu proprio di Wojtyla, da esso dipendente e senza il quale non esisterebbe (vedi articolo di Marco Politi).
Nella lettera della CDF vengono indicati tassativamente i delitti più gravi, sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, riservati alla Congregazione; inoltre vengono indicate le speciali norme procedurali da osservarsi nei casi riguardanti tali gravi delitti, comprese le norme circa la determinazione delle sanzioni canoniche e la loro imposizione.

ATTENZIONE: il motu proprio di Giovanni Paolo II ma soprattutto la Lettera del card. Ratzinger non sono e non sono mai stati documenti segreti.
Non solo essi sono stati pubblicati (in latino) sulla "Gazzetta Ufficiale" del Vaticano e sul sito della Santa Sede, ma i mass media parlarono ampiamente dei due documenti che, quindi, NON ERANO ASSOLUTAMENTE SEGRETI.
La "pistola fumante", la prova provata del fatto che cio' che sto affermando e' la pura verita' e' contenuta in un articolo pubblicato il 9 gennaio 2002 su "La Repubblica", a firma di Marco Politi.
Si legga anche l'articolo , sempre di Politi, del 4 marzo 2002 in cui parla viene ribadito lo stesso concetto.
Chi afferma (e non sono pochi anche oggi) che la Lettera De delictis gravioribus era un documento segreto non solo e' in malafede ma afferma il falso e, fosse per me, sarebbe denunciato.

Marzo 2002: costretto a dimettersi il vescovo di Poznań (Polonia), Juliusz Paetz, segretario di anticamera di Giovanni Paolo II nei primi anni di Pontificato.

23 aprile 2002Discorso di Giovanni Paolo II ai Cardinali Americani

14 ottobre 2002Lettera inviata dal Prefetto della Congregazione per i Vescovi, card. Giovanni Battista Re, al Presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, S.E. Mons. Wilton Daniel Gregory a proposito delle norme con cui trattare gli abusi sessuali dei preti.

16 dicembre 2002Recognitio della Santa Sede per le "Essential Norms" redatte e riviste dai Vescovi americani per combattere gli abusi sessuali dei preti. La Recognitio è firmata dal card. Giovanni Battista Re.

13 dicembre 2002: il cardinale di Boston, Bernard Francis Law, è costretto a dimettersi per le accuse di copertura di preti pedofili.

2003: la Congregazione per la dottrina della fede adotta un regolamento interno contenente le linee guida da seguire in caso di accuse di pedofilia contro un sacerdote. Tale regolamento, fondamentale nella lotta agli abusi, è stato pubblicato nel 2010.

2004Discorsi di Giovanni Paolo II ai Vescovi Americani in Visita ad Limina Apostolorum

27 maggio 2004: Giovanni Paolo II nomina il cardinale Law arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore. La decisione suscita un'ondata di indignazione negli Usa.

Luglio 2004: scoppia lo scandalo del seminario austriaco di St. Pölten dove gli inquirenti trovano materiale pornografico in quantità industriale (vedi articolo di Politi). Giovanni Paolo II ordina una visita apostolica. Il vescovo di Sankt Poelten, Kurt Krenn, tenta di minimizzare i fatti.

Settembre 2004: si dimette il vescovo di St. Pölten, Krenn, su pressione della Santa Sede.

30 novembre 2004udienza di Giovanni Paolo II ai Legionari di Cristo in occasione del sessantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di Marcial Maciel Degollado.

Ultimi mesi del 2004: il cardinale Joseph Ratzinger chiede e ottiene da Giovanni Paolo II l'autorizzazione a riaprire il caso Maciel. L'indagine viene condotta da Mons. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede

I due schemi relativi alla lotta della Chiesa Cattolica nei confronti degli abusi commessi da sacerdoti. Premessa (Raffaella)

Vedi anche:

CHIESA E PEDOFILIA: LA TOLLERANZA ZERO DI PAPA BENEDETTO XVI 

"Le decisioni e l'esempio di Papa Benedetto XVI nel combattere la piaga della pedofilia nella Chiesa. Cronologia".

"La risposta della Santa Sede alla pedofilia nella Chiesa: Cronologia (1917-2005)".

In questi anni ci siamo dovuti confrontare con la dolorosa piaga degli abusi sessuali commessi da sacerdoti cattolici nei confronti dei minori.
A nostro modo e nel nostro piccolo abbiamo raccolto una miriade di informazioni che sono andati a costituire tutta una serie di speciali elencati in questo post.
Il rischio concreto e' quello di perdersi nella marea di notizie e di commenti. Su suggerimento e consiglio di Gemma ho deciso di preparare una sorta di "schema" cronologico per fissare nella memoria i singoli provvedimenti e/o avere un quadro generale non caotico.
La mia intenzione iniziale era di creare un post singolo ma, poi, mi sono accorta che i provvedimenti di Papa Benedetto XVI sono cosi' tanti che non era possibile (e nemmeno giusto) presentarli in coda al post nel quale il primo provvedimento citato e' quello di Benedetto XV (1917).
Ho creato quindi due post.

Il primo: "La risposta della Santa Sede alla pedofilia nella Chiesa: Cronologia (1917-2005)".

Il secondo: "Le decisioni e l'esempio di Papa Benedetto XVI nel combattere la piaga della pedofilia nella Chiesa. Cronologia".

I due schemi non esauriscono tutte le decisioni prese dalla Santa Sede. 
Il secondo in particolare e' in continua evoluzione. Solo oggi ho aggiunto due notizie (le ultime). 
Inoltre sicuramente ho dimenticato qualcosa e quindi vi prego di aiutarmi ad aggiornare i post se vi viene in mente altro.
Fra qualche tempo preparero' anche un post discorsivo che affronti gli stessi argomenti (compreso quello degli attacchi a Papa Benedetto) in modo meno schematico.
Spero che questo lavoro possa essere d'aiuto a molti.
Un grande abbraccio
Raffaella

domenica 8 gennaio 2017

Benedetto XVI: il Battesimo inserisce nella comunione con Cristo e così dà vita, la vita (YouTube)



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Buona domenica cari amici :-)
Riascoltiamo la stupenda omelia "a braccio" pronunciata da Benedetto XVI l'8 gennaio 2006, esattamente undici anni fa, in occasione del battesimo di alcuni neonati nella Cappella Sistina.
Grazie come sempre a Gemma.
Ecco il testo integrale dell'omelia e, alla fine del post, il video dell'intera celebrazione.

SANTA MESSA NELLA CAPPELLA SISTINA E AMMINISTRAZIONE DEL SACRAMENTO DEL BATTESIMO

Cappella Sistina
Festa del Battesimo del Signore, 8 gennaio 2006

Cari genitori, padrini e madrine,
Cari fratelli e sorelle!

Che cosa succede nel Battesimo? Che cosa ci si aspetta dal Battesimo? Voi avete dato una risposta sulla soglia di questa Cappella: aspettiamo per i nostri bambini la vita eterna. Questo è lo scopo del Battesimo. Ma, come può essere realizzato? Come il Battesimo può dare la vita eterna? 
Che cosa è la vita eterna?
Si potrebbe dire con parole più semplici: aspettiamo per questi nostri bambini una vita buona; la vera vita; la felicità anche in un futuro ancora sconosciuto. Noi non siamo in grado di assicurare questo dono per tutto l'arco del futuro sconosciuto e, perciò, ci rivolgiamo al Signore per ottenere da Lui questo dono. 
Alla domanda: «Come accadrà questo?» possiamo dare due risposte. 
La prima: nel Battesimo ciascun bambino viene inserito in una compagnia di amici che non lo abbandonerà mai nella vita e nella morte, perché questa compagnia di amici è la famiglia di Dio, che porta in sé la promessa dell'eternità
Questa compagnia di amici, questa famiglia di Dio, nella quale adesso il bambino viene inserito, lo accompagnerà sempre anche nei giorni della sofferenza, nelle notti oscure della vita; gli darà consolazione, conforto, luce. Questa compagnia, questa famiglia gli darà parole di vita eterna. Parole di luce che rispondono alle grandi sfide della vita e danno l'indicazione giusta circa la strada da prendere. Questa compagnia offre al bambino consolazione e conforto, l'amore di Dio anche sulla soglia della morte, nella valle oscura della morte. Gli darà amicizia, gli darà vita. E questa compagnia, assolutamente affidabile, non scomparirà mai. Nessuno di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura di Colui che è la vita.
E così siamo arrivati alla seconda risposta. Questa famiglia di Dio, questa compagnia di amici è eterna, perché è comunione con Colui che ha vinto la morte, che ha in mano le chiavi della vita. Essere nella compagnia, nella famiglia di Dio, significa essere in comunione con Cristo, che è vita e dà amore eterno oltre la morte. E se possiamo dire che amore e verità sono fonte di vita, sono la vita - e una vita senza amore non è vita - possiamo dire che questa compagnia con Colui che è vita realmente, con Colui che è il Sacramento della vita, risponderà alla vostra aspettativa, alla vostra speranza. 
Sì, il Battesimo inserisce nella comunione con Cristo e così dà vita, la vita. Abbiamo così interpretato il primo dialogo che abbiamo avuto qui, sulla soglia della Cappella Sistina. Adesso, dopo la benedizione dell'acqua, seguirà un secondo dialogo di grande importanza. Il contenuto è questo: il Battesimo — come abbiamo visto — è un dono; il dono della vita. Ma un dono deve essere accolto, deve essere vissuto. Un dono di amicizia implica un «sì» all'amico e implica un «no» a quanto non è compatibile con questa amicizia, a quanto è incompatibile con la vita della famiglia di Dio, con la vita vera in Cristo. E così, in questo secondo dialogo, vengono pronunciati tre «no» e tre «sì». Si dice «no» e si rinuncia alle tentazioni, al peccato, al diavolo. Queste cose le conosciamo bene, ma forse proprio perché le abbiamo sentite troppe volte, queste parole non ci dicono tanto. Allora dobbiamo un po' approfondire i contenuti di questi «no». A che cosa diciamo «no»?. Solo così possiamo capire a che cosa vogliamo dire «sì».
Nella Chiesa antica questi «no» erano riassunti in una parola che per gli uomini di quel tempo era ben comprensibile: si rinuncia — così si diceva — alla «pompa diabuli», cioè alla promessa di vita in abbondanza, di quell'apparenza di vita che sembrava venire dal mondo pagano, dalle sue libertà, dal suo modo di vivere solo secondo ciò che piaceva. Era quindi un «no» ad una cultura apparentemente di abbondanza di vita, ma che in realtà era una «anticultura» della morte. Era il «no» a quegli spettacoli dove la morte, la crudeltà, la violenza erano diventati divertimento. Pensiamo a quanto si realizzava nel Colosseo o qui, nei giardini di Nerone, dove gli uomini erano accesi come torce viventi. La crudeltà e la violenza erano divenuti un motivo di divertimento, una vera perversione della gioia, del vero senso della vita. Questa «pompa diabuli», questa «anticultura» della morte era una perversione della gioia, era amore della menzogna, della truffa, era abuso del corpo come merce e come commercio.
E se adesso riflettiamo, possiamo dire che anche nel nostro tempo è necessario dire un «no» alla cultura ampiamente dominante della morte. Un’«anticultura» che si manifesta, per esempio, nella droga, nella fuga dal reale verso l’illusorio, verso una felicità falsa che si esprime nella menzogna, nella truffa, nell’ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, della solidarietà, della responsabilità per i poveri e per i sofferenti; che si esprime in una sessualità che diventa puro divertimento senza responsabilità, che diventa una «cosificazione» - per così dire - dell’uomo, che non è più considerato persona, degno di un amore personale che esige fedeltà, ma diventa merce, un mero oggetto. A questa promessa di apparente felicità, a questa «pompa» di una vita apparente che in realtà è solo strumento di morte, a questa «anticultura» diciamo «no», per coltivare la cultura della vita. Per questo il «sì» cristiano, dai tempi antichi fino ad oggi, è un grande «sì» alla vita. Questo è il nostro «sì» a Cristo, il «sì» al vincitore della morte e il «sì» alla vita nel tempo e nell’eternità.
Come in questo dialogo battesimale il «no» è articolato in tre rinunce, così anche il «sì» è articolato in tre adesioni: «sì» al Dio vivente, cioè a un Dio creatore, ad una ragione creatrice che dà senso al cosmo e alla nostra vita; «sì» a Cristo, cioè a un Dio che non è rimasto nascosto ma che ha un nome, che ha parole, che ha corpo e sangue; a un Dio concreto che ci dà la vita e ci mostra la strada della vita; «sì» alla comunione della Chiesa, nella quale Cristo è il Dio vivente, che entra nel nostro tempo, entra nella nostra professione, entra nella vita di ogni giorno. 

Potremmo anche dire che il volto di Dio, il contenuto di questa cultura della vita, il contenuto del nostro grande «sì», si esprime nei dieci Comandamenti, che non sono un pacco di proibizioni, di «no», ma presentano in realtà una grande visione di vita. Sono un «sì» a un Dio che dà senso al vivere (i tre primi comandamenti); «sì» alla famiglia (quarto comandamento); «sì» alla vita (quinto comandamento); «sì» all'amore responsabile (sesto comandamento); «sì» alla solidarietà, alla responsabilità sociale, alla giustizia (settimo comandamento); «sì» alla verità (ottavo comandamento), «sì» al rispetto dell’altro e di ciò che gli è proprio (nono e decimo comandamento). Questa è la filosofia della vita, è la cultura della vita, che diviene concreta e praticabile e bella nella comunione con Cristo, il Dio vivente, che cammina con noi nella compagnia dei suoi amici, nella grande famiglia della Chiesa. Il Battesimo è dono di vita. È un «sì» alla sfida di vivere veramente la vita, dicendo il «no» all'attacco della morte che si presenta con la maschera della vita; ed è «sì» al grande dono della vera vita, che si è fatta presente nel volto di Cristo, il quale si dona a noi nel Battesimo e poi nell'Eucaristia.

Questo ho detto come breve commento alle parole che nel dialogo battesimale interpretano quanto si realizza in questo Sacramento. Oltre alle parole, abbiamo i gesti ed i simboli, ma sarò molto breve nell'indicarli. Il primo gesto lo abbiamo già compiuto: è il segno della croce, che ci viene dato come scudo che deve proteggere questo bambino nella sua vita; è come un «indicatore» per la strada della vita, perché la croce è il riassunto della vita di Gesù. Poi vi sono gli elementi: l'acqua, l'unzione con l'olio, il vestito bianco e la fiamma della candela. L'acqua è simbolo della vita: il Battesimo è vita nuova in Cristo. L'olio è simbolo della forza, della salute, della bellezza, perché realmente è bello vivere in comunione con Cristo. Poi il vestito bianco, come espressione della cultura della bellezza, della cultura della vita. Ed infine la fiamma della candela, come espressione della verità che risplende nelle oscurità della storia e ci indica chi siamo, da dove veniamo e dove dobbiamo andare.
Cari padrini e madrine, cari genitori, cari fratelli, ringraziamo in questo giorno il Signore, perché Dio non si nasconde dietro le nuvole del mistero impenetrabile, ma, come ha detto il Vangelo di oggi, ha aperto i cieli, si è mostrato, parla con noi ed è con noi; vive con noi e ci guida nella nostra vita. Ringraziamo il Signore per questo dono e preghiamo per i nostri bambini, perché abbiano realmente la vita, quella vera, la vita eterna. Amen.


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venerdì 6 gennaio 2017

Dio, "l’amor che move il sole e l’altre stelle" per Dante e Benedetto XVI (06.01.2009)



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Buongiorno e buona Epifania a tutti, carissimi amici :-)
Grazie al lavoro della nostra Gemma torniamo al 6 gennaio 2009. 
in occasione della Solennità dell'Epifania del Signore, Benedetto XVI tenne una straordinaria omelia che è un omaggio alla fede, alla scienza, all'astronomia e alla letteratura (Dante in particolare).
Si tratta di una vera "lectio" che vale sempre la pena di riascoltare e di rileggere.
Ecco il testo integrale:

SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL'EPIFANIA DEL SIGNORE

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI 

Basilica Vaticana
Martedì, 6 gennaio 2009 

Cari fratelli e sorelle!

L’Epifania, la "manifestazione" del nostro Signore Gesù Cristo, è un mistero multiforme. La tradizione latina lo identifica con la visita dei Magi al Bambino Gesù a Betlemme, e dunque lo interpreta soprattutto come rivelazione del Messia d’Israele ai popoli pagani. La tradizione orientale, invece, privilegia il momento del battesimo di Gesù nel fiume Giordano, quando egli si manifestò quale Figlio Unigenito del Padre celeste, consacrato dallo Spirito Santo
Ma il Vangelo di Giovanni invita a considerare "epifania" anche le nozze di Cana, dove Gesù, mutando l’acqua in vino, "manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui" (Gv 2,11). E che dovremmo dire noi, cari fratelli, specialmente noi sacerdoti della nuova Alleanza, che ogni giorno siamo testimoni e ministri dell’"epifania" di Gesù Cristo nella santa Eucaristia? Tutti i misteri del Signore la Chiesa li celebra in questo santissimo e umilissimo Sacramento, nel quale egli al tempo stesso rivela e nasconde la sua gloria. "Adoro te devote, latens Deitas" – adorando, preghiamo così con san Tommaso d’Aquino.

In questo anno 2009, che, nel 4° centenario delle prime osservazioni di Galileo Galilei al telescopio, è stato dedicato in modo speciale all’astronomia, non possiamo non prestare particolare attenzione al simbolo della stella, tanto importante nel racconto evangelico dei Magi (cfr Mt 2,1-12). Essi erano con tutta probabilità degli astronomi. 

Dal loro punto di osservazione, posto ad oriente rispetto alla Palestina, forse in Mesopotamia, avevano notato l’apparire di un nuovo astro, ed avevano interpretato questo fenomeno celeste come annuncio della nascita di un re, precisamente, secondo le Sacre Scritture, del re dei Giudei (cfr Nm 24,17). I Padri della Chiesa hanno visto in questo singolare episodio narrato da san Matteo anche una sorta di "rivoluzione" cosmologica, causata dall’ingresso nel mondo del Figlio di Dio. 

Ad esempio, san Giovanni Crisostomo scrive: "Quando la stella giunse sopra il bambino, si fermò, e ciò poteva farlo soltanto una potenza che gli astri non hanno: prima, cioè, nascondersi, poi apparire di nuovo, e infine arrestarsi" (Omelie sul Vangelo di Matteo, 7, 3). San Gregorio di Nazianzo afferma che la nascita di Cristo impresse nuove orbite agli astri (cfr Poemi dogmatici, V, 53-64: PG 37, 428-429). Il che è chiaramente da intendersi in senso simbolico e teologico. In effetti, mentre la teologia pagana divinizzava gli elementi e le forze del cosmo, la fede cristiana, portando a compimento la rivelazione biblica, contempla un unico Dio, Creatore e Signore dell’intero universo.

E’ l’amore divino, incarnato in Cristo, la legge fondamentale e universale del creato. Ciò va inteso invece in senso non poetico, ma reale. Così lo intendeva del resto lo stesso Dante, quando, nel verso sublime che conclude il Paradiso e l’intera Divina Commedia, definisce Dio "l’amor che move il sole e l’altre stelle" (Paradiso, XXXIII, 145). 

Questo significa che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia. Non sono, dunque, gli elementi cosmici che vanno divinizzati, bensì, al contrario, in tutto e al di sopra di tutto vi è una volontà personale, lo Spirito di Dio, che in Cristo si è rivelato come Amore (cfr Enc. Spe salvi, 5). 

Se è così, allora gli uomini – come scrive san Paolo ai Colossesi – non sono schiavi degli "elementi del cosmo" (cfr Col 2,8), ma sono liberi, capaci cioè di relazionarsi alla libertà creatrice di Dio. 
Egli è all’origine di tutto e tutto governa non alla maniera di un freddo ed anonimo motore, ma quale Padre, Sposo, Amico, Fratello, quale Logos, "Parola-Ragione" che si è unita alla nostra carne mortale una volta per sempre ed ha condiviso pienamente la nostra condizione, manifestando la sovrabbondante potenza della sua grazia

C’è dunque nel cristianesimo una peculiare concezione cosmologica, che ha trovato nella filosofia e nella teologia medievali delle altissime espressioni. Essa, anche nella nostra epoca, dà segni interessanti di una nuova fioritura, grazie alla passione e alla fede di non pochi scienziati, i quali – sulle orme di Galileo – non rinunciano né alla ragione né alla fede, anzi, le valorizzano entrambe fino in fondo, nella loro reciproca fecondità.

Il pensiero cristiano paragona il cosmo ad un "libro" – così diceva anche lo stesso Galileo –, considerandolo come l’opera di un Autore che si esprime mediante la "sinfonia" del creato

All’interno di questa sinfonia si trova, a un certo punto, quello che si direbbe in linguaggio musicale un "assolo", un tema affidato ad un singolo strumento o ad una voce; ed è così importante che da esso dipende il significato dell’intera opera. Questo "assolo" è Gesù, a cui corrisponde, appunto, un segno regale: l’apparire di una nuova stella nel firmamento. Gesù è paragonato dagli antichi scrittori cristiani ad un nuovo sole. 

Secondo le attuali conoscenze astrofisiche, noi lo dovremmo paragonare ad una stella ancora più centrale, non solo per il sistema solare, ma per l’intero universo conosciuto. In questo misterioso disegno, al tempo stesso fisico e metafisico, che ha portato alla comparsa dell’essere umano quale coronamento degli elementi del creato, è venuto al mondo Gesù: "nato da donna" (Gal 4,4), come scrive san Paolo. Il Figlio dell’uomo riassume in sé la terra e il cielo, il creato e il Creatore, la carne e lo Spirito. E’ il centro del cosmo e della storia, perché in Lui si uniscono senza confondersi l’Autore e la sua opera.
Nel Gesù terreno si trova il culmine della creazione e della storia, ma nel Cristo risorto si va oltre: il passaggio, attraverso la morte, alla vita eterna anticipa il punto della "ricapitolazione" di tutto in Cristo (cfr Ef 1,10). Tutte le cose, infatti – scrive l’Apostolo –, "sono state create per mezzo di lui e in vista di lui" (Col 1,16). E proprio con la risurrezione dai morti Egli ha ottenuto "il primato su tutte le cose" (Col 1,18). Lo afferma Gesù stesso apparendo ai discepoli dopo la risurrezione: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra" (Mt 28,18). Questa consapevolezza sostiene il cammino della Chiesa, Corpo di Cristo, lungo i sentieri della storia. Non c’è ombra, per quanto tenebrosa, che possa oscurare la luce di Cristo. Per questo nei credenti in Cristo non viene mai meno la speranza, anche oggi, dinanzi alla grande crisi sociale ed economica che travaglia l’umanità, davanti all’odio e alla violenza distruttrice che non cessano di insanguinare molte regioni della terra, dinanzi all’egoismo e alla pretesa dell’uomo di ergersi come dio di se stesso, che conduce talora a pericolosi stravolgimenti del disegno divino circa la vita e la dignità dell’essere umano, circa la famiglia e l’armonia del creato. 
Il nostro sforzo di liberare la vita umana e il mondo dagli avvelenamenti e dagli inquinamenti che potrebbero distruggere il presente e il futuro, conserva il suo valore e il suo senso – ho annotato nella già citata Enciclica Spe salvi – anche se apparentemente non abbiamo successo o sembriamo impotenti di fronte al sopravvento di forze ostili, perchè "è la grande speranza poggiante sulle promesse di Dio che, nei momenti buoni come in quelli cattivi, ci dà coraggio e orienta il nostro agire" (n. 35).
La signoria universale di Cristo si esercita in modo speciale sulla Chiesa. "Tutto infatti – si legge nella Lettera agli Efesini – [Dio] ha messo sotto i suoi piedi / e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose: essa è il corpo di lui, / la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose" (Ef 1,22-23). L’Epifania è la manifestazione del Signore, e di riflesso è la manifestazione della Chiesa, perché il Corpo non è separabile dal Capo. La prima lettura odierna, tratta dal cosiddetto Terzo Isaia, ci offre la prospettiva precisa per comprendere la realtà della Chiesa, quale mistero di luce riflessa: "Alzati, rivestiti di luce – dice il profeta rivolgendosi a Gerusalemme – perché viene la tua luce, / la gloria del Signore brilla sopra di te" (Is 60,1). La Chiesa è umanità illuminata, "battezzata" nella gloria di Dio, cioè nel suo amore, nella sua bellezza, nella sua signoria. La Chiesa sa che la propria umanità, con i suoi limiti e le sue miserie, pone in maggiore risalto l’opera dello Spirito Santo. Essa non può vantarsi di nulla se non nel suo Signore: non da lei proviene la luce, non è sua la gloria. Ma proprio questa è la sua gioia, che nessuno potrà toglierle: essere "segno e strumento" di Colui che è "lumen gentium", luce dei popoli (cfr Conc. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, 1).
Cari amici, in questo anno paolino, la festa dell’Epifania invita la Chiesa e, in essa, ogni comunità ed ogni singolo fedele, ad imitare, come fece l’Apostolo delle genti, il servizio che la stella rese ai Magi d’Oriente guidandoli fino a Gesù (cfr san Leone Magno, Disc. 3 per l’Epifania, 5: PL 54, 244). Che cos’è stata la vita di Paolo, dopo la sua conversione, se non una "corsa" per portare ai popoli la luce di Cristo e, viceversa, condurre i popoli a Cristo? La grazia di Dio ha fatto di Paolo una "stella" per le genti. Il suo ministero è esempio e stimolo per la Chiesa a riscoprirsi essenzialmente missionaria e a rinnovare l’impegno per l’annuncio del Vangelo, specialmente a quanti ancora non lo conoscono. Ma, guardando a san Paolo, non possiamo dimenticare che la sua predicazione era tutta nutrita delle Sacre Scritture. 
Perciò, nella prospettiva della recente Assemblea del Sinodo dei Vescovi, va riaffermato con forza che la Chiesa e i singoli cristiani possono essere luce, che guida a Cristo, solo se si nutrono assiduamente e intimamente della Parola di Dio. E’ la Parola che illumina, purifica, converte, non siamo certo noi. Della Parola di vita noi non siamo che servitori. Così Paolo concepiva se stesso e il suo ministero: un servizio al Vangelo. "Tutto io faccio per il Vangelo" – egli scrive (1 Cor 9,23). 
Così dovrebbe poter dire anche la Chiesa, ogni comunità ecclesiale, ogni Vescovo ed ogni presbitero: tutto io faccio per il Vangelo
Cari fratelli e sorelle, pregate per noi, Pastori della Chiesa, affinché, assimilando quotidianamente la Parola di Dio, possiamo trasmetterla fedelmente ai fratelli. Ma anche noi preghiamo per voi, fedeli tutti, perché ogni cristiano è chiamato per il Battesimo e la Confermazione ad annunciare Cristo luce del mondo, con la parola e la testimonianza della vita. Ci aiuti la Vergine Maria, Stella dell’evangelizzazione, a portare a compimento insieme questa missione, e interceda per noi dal cielo san Paolo, Apostolo delle genti. Amen.

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

domenica 1 gennaio 2017

BUON 2017 A TUTTI :-)

Carissimi amici,
a tutti voi ed alle vostre famiglie i più grandi e sinceri auguri per un sereno 2017  :-)
Un abbraccio
Raffaella