Tolleranza zero sugli abusi
Lotta alla pedofilia
Bergoglio prosegue la linea di Benedetto
Maria Antonietta Calabrò
ROMA — Tolleranza zero contro la pedofilia nel clero e protezione dei minori. E continuità assoluta con l'azione del suo predecessore Benedetto XVI. Papa Francesco ieri ha ricevuto in udienza il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, monsignor Gerhard Ludwig Muller. «Sono stati trattati vari argomenti di competenza del Dicastero, il Santo Padre ha raccomandato in particolar modo — ha riferito la Sala Stampa vaticana — che la Congregazione, continuando nella linea voluta da Benedetto XVI, agisca con decisione per quanto riguarda i casi di abusi sessuali, promuovendo anzitutto le misure di protezione dei minori, l'aiuto di quanti in passato abbiano sofferto tali violenze, i procedimenti dovuti nei confronti dei colpevoli, l'impegno delle Conferenze episcopali nella formulazione e attuazione delle direttive necessarie in questo campo tanto importante per la testimonianza della Chiesa e la sua credibilità». Papa Francesco «ha assicurato che nella sua attenzione e nella sua preghiera per i sofferenti le vittime di abusi sono presenti in modo particolare». Il riferimento all'operato delle singole Conferenze episcopali è di particolare importanza ed è stato dibattuto nelle Riunioni generali che hanno preceduto l'ultimo Conclave. Ad esempio nel documento della Conferenza episcopale italiana del maggio 2012 (quindi di neppure un anno fa) non è previsto che il vescovo, venuto a conoscenza di abusi, denunci il fatto all'autorità giudiziaria. In Italia la Cei ha preso questa posizione in forza del Concordato tra Chiesa e Stato.
«Nell'ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio — si legge nel documento italiano — non ha l'obbligo giuridico di denunciare all'autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti Linee guida». Ma non è questo quello che è previsto «nella Guida alla comprensione delle procedure di base della Congregazione per la Dottrina della fede riguardo alle accuse di abusi sessuali e poi ripresa nella Lettera circolare della stessa Congregazione 8 del 3 maggio 2011, secondo la quale invece «va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale».
La Cei ha spiegato alla fine del suo documento che questa contraddizione con il chiaro indirizzo emanato dell'ex Sant'Uffizio deve essere intesa «in linea con quanto previsto dal diritto italiano». Ma forse adesso, anche questo, con papa Francesco dovrà cambiare. Anche perché gravi casi di cronaca periodicamente riaprono questo problema. Come quello di Ruggero Conti (contro cui è iniziato ieri il processo d'appello), l'ex parroco condannato in primo grado a 15 anni e 4 mesi di reclusione per l'accusa di aver abusato tra il 1998 e il 2008 di sette bambini. Il segretario dei radicali italiani, Mario Staderini, che si era costituito per il Comune come parte civile, ha messo in evidenza che al caso di don Ruggero «si aggiunge quello di un altro sacerdote». Ebbene, «entrambi i sacerdoti ricadevano sotto la responsabilità della diocesi del vescovo Gino Reali che non ha mai denunciato all'autorità giudiziaria quanto gli era stato segnalato».
© Copyright Corriere della sera, 6 aprile 2013
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