1) la chiesa non ha valori assoluti e perenni. Per essere piu' precisi non ha valori tout cour. il concetto di "valore" e' un PATETICO concetto borghese e laico fortemente legato alla cultura d'elezione di mastro veronesi (quello a cui lui attribuisce il nome proprio di tolleranza e solidarieta'). la Chiesa ha solo Cristo che e' un prisma attraverso il quale passano i colori delle nostre speranze e paure (quelle che nel caso dei suoi genitori erano i periodi di siccita' visti come punizione divina) per produrre luce NEL CAMMINO (QUELLO SI PERENNE E ASSOLUTO) VERSO DIO. 2) il discorso di ratisbona e' qualcosa di ben diverso da una sorta di autogiustificazione assolutoria della religione cristiana (a discapito di quella islamica) di fronte alla scienza e alla cultura liberaldemocratica. quel discrimine sulla ragione pura di Benedetto riguarda la religione ma anche la stessa laica cultura d'elezione di mastro veronesi, che si pensa immune da involuzioni assolutistiche (che si mettesse nel cassetto, gia' che c'e', pure il discorso al bundestag) 3) le dimissioni di ratzinger viste come un "fatto" che rende la chiesa cattolica, agli occhi della storia, un elemento contingente che non puo' piu' "rivestirsi" della propria sacralita' e' un'altra grossa toppata di uno che oltre al vetrino da microscopio evidentemente non riesce ad andare. il cristianesimo e' un evento: il figlio di Dio che muore e risorge e' al centro della lieta novella. non si propagandano preghiere consolatorie e misticheggianti. si annuncia un FATTO BEN PRECISO: PERCHE' CERCATE TRA I MORTI COLUI CHE E' VIVO. E' IN QUEL FATTO (NON VALORE) STA LA SACRALITA' DELLA CHIESA E DEL VICARIO DI CRISTO. la sua tanto decantata "spiritualita'" (ancora una volta viene fuori la paranoia borghese del "valore" visto come parametro moralistico di funzionalita' etico-morale) se la tenesse lui insieme alle sue zuccherose e fasulle triadi etiche.
anche secondo me le dimissioni non si possono leggere come un fatto storico ma come evento metastorico e metafisico, un ponte con l'assoluto e non assolutamente con il contingente. daria
Cara carmelita ti vedo molto agguerita,forse sono io che non capisco, pero´ vorrei farti leggere un brano di Adrienne von Speyr;
conoscere Dio vuol dire rinunciare al propi punto di vista, non essere legato ad alcun posto, a nessun modo di pensere., ma mantenersi libero, affinche´ Dio si faccia conoscere nella misura in cui vale. Adrienne von Spyer in mistica oggettiva
Adrienne e Hans Urs von Balthasar, due grandi personaggi del Novecento che, provenendo da esperienze e contesti molto differenti, hanno unito i loro destini in una vocazione comune, teologica ed ecclesiale. anonima
cara anonima, precisamente cosa non hai capito? riportando le parole di von spyer vuoi forse farmi notare che il mio modo di esprimermi sentenzioso non si coniuga con quel non "essere legato a nessun modo di pensare, ad alcun posto, a nessun punto di vista affinche' Dio si faccia conoscere nella misura in cui vale"? se il tuo e' un appunto, anonima, ti inviterei a non lasciarti fuorviare dalle apparenze. spesso la gente che sostiene e si vanta di non essere legata a "nessun punto di vista ecc" (vedi mastro veronesi) e' molto piu' intabarrata di sovrastrutture di quelle che, per contrapporsi a tanta superbia intonacata di spirito liberale, finiscono per marcare gli accenti e i giudizi. se invece ho capito male, anonima, vorrei farti notare come la frase da te citata esprime pienamente quella emancipazione da qualsiasi reticolato ideologico, moralistico e politico di coloro che cercano sinceramente Dio ( nello specifico attraverso il Cristo), da me resa in termini certamente piu'' rozzi e grossolani. p.s. ti prego solo di una cosa, anonima: non chiamarmi carmeliTa. ho sempre aborrito i fonemi spagnoleggianti.
Ma davvero? Eppure il "pensare" è un attributo proprio di quella creatura di Dio che si chiama uomo, dotato di ragione e quindi di pensiero. La ragione che si riconosce creata, quindi limitata, ha il suo "modo" vero, quello che la porta al Creatore fattosi infine manifesto e riconoscibile nella Persona del Verbo incarnato. Qui trova la sua verità, non nello "spray" delle fantasticherie, degli equivoci o dei vaghi sentimentalismi.
Dice che ce l'ha "nel cassetto". Appunto, e lì lo lascia. gianni
6 commenti:
1) la chiesa non ha valori assoluti e perenni. Per essere piu' precisi non ha valori tout cour. il concetto di "valore" e' un PATETICO concetto borghese e laico fortemente legato alla cultura d'elezione di mastro veronesi (quello a cui lui attribuisce il nome proprio di tolleranza e solidarieta'). la Chiesa ha solo Cristo che e' un prisma attraverso il quale passano i colori delle nostre speranze e paure (quelle che nel caso dei suoi genitori erano i periodi di siccita' visti come punizione divina) per produrre luce NEL CAMMINO (QUELLO SI PERENNE E ASSOLUTO) VERSO DIO. 2) il discorso di ratisbona e' qualcosa di ben diverso da una sorta di autogiustificazione assolutoria della religione cristiana (a discapito di quella islamica) di fronte alla scienza e alla cultura liberaldemocratica. quel discrimine sulla ragione pura di Benedetto riguarda la religione ma anche la stessa laica cultura d'elezione di mastro veronesi, che si pensa immune da involuzioni assolutistiche (che si mettesse nel cassetto, gia' che c'e', pure il discorso al bundestag) 3) le dimissioni di ratzinger viste come un "fatto" che rende la chiesa cattolica, agli occhi della storia, un elemento contingente che non puo' piu' "rivestirsi" della propria sacralita' e' un'altra grossa toppata di uno che oltre al vetrino da microscopio evidentemente non riesce ad andare. il cristianesimo e' un evento: il figlio di Dio che muore e risorge e' al centro della lieta novella. non si propagandano preghiere consolatorie e misticheggianti. si annuncia un FATTO BEN PRECISO: PERCHE' CERCATE TRA I MORTI COLUI CHE E' VIVO. E' IN QUEL FATTO (NON VALORE) STA LA SACRALITA' DELLA CHIESA E DEL VICARIO DI CRISTO. la sua tanto decantata "spiritualita'" (ancora una volta viene fuori la paranoia borghese del "valore" visto come parametro moralistico di funzionalita' etico-morale) se la tenesse lui insieme alle sue zuccherose e fasulle triadi etiche.
anche secondo me le dimissioni non si possono leggere come un fatto storico ma come evento metastorico e metafisico, un ponte con l'assoluto e non assolutamente con il contingente.
daria
Cara carmelita ti vedo molto agguerita,forse sono io che non capisco, pero´ vorrei farti leggere un brano di Adrienne von Speyr;
conoscere Dio vuol dire rinunciare al propi punto di vista, non essere legato ad alcun posto, a nessun modo di pensere., ma mantenersi libero, affinche´ Dio si faccia conoscere nella misura in cui vale.
Adrienne von Spyer in mistica oggettiva
Adrienne e Hans Urs von
Balthasar, due grandi personaggi del Novecento
che, provenendo da esperienze e contesti molto
differenti, hanno unito i loro destini in una
vocazione comune, teologica
ed ecclesiale.
anonima
cara anonima, precisamente cosa non hai capito? riportando le parole di von spyer vuoi forse farmi notare che il mio modo di esprimermi sentenzioso non si coniuga con quel non "essere legato a nessun modo di pensare, ad alcun posto, a nessun punto di vista affinche' Dio si faccia conoscere nella misura in cui vale"? se il tuo e' un appunto, anonima, ti inviterei a non lasciarti fuorviare dalle apparenze. spesso la gente che sostiene e si vanta di non essere legata a "nessun punto di vista ecc" (vedi mastro veronesi) e' molto piu' intabarrata di sovrastrutture di quelle che, per contrapporsi a tanta superbia intonacata di spirito liberale, finiscono per marcare gli accenti e i giudizi. se invece ho capito male, anonima, vorrei farti notare come la frase da te citata esprime pienamente quella emancipazione da qualsiasi reticolato ideologico, moralistico e politico di coloro che cercano sinceramente Dio ( nello specifico attraverso il Cristo), da me resa in termini certamente piu'' rozzi e grossolani. p.s. ti prego solo di una cosa, anonima: non chiamarmi carmeliTa. ho sempre aborrito i fonemi spagnoleggianti.
carmelita e´ un mio errore, non era di proposito, ora leggevo con cura il tuo nome e´ carmelina. evviva adrienne.anonima
"a nessun modo di pensare"
Ma davvero? Eppure il "pensare" è un attributo proprio di quella creatura di Dio che si chiama uomo, dotato di ragione e quindi di pensiero. La ragione che si riconosce creata, quindi limitata, ha il suo "modo" vero, quello che la porta al Creatore fattosi infine manifesto e riconoscibile nella Persona del Verbo incarnato. Qui trova la sua verità, non nello "spray" delle fantasticherie, degli equivoci o dei vaghi sentimentalismi.
Dice che ce l'ha "nel cassetto". Appunto, e lì lo lascia.
gianni
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