mercoledì 31 dicembre 2014

Benedetto XVI: La Chiesa vuol essere accogliente sempre, nella verità e nella carità (YouTube)




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In occasione della celebrazioni dei Vespri del 31 dicembre 2005 Benedetto XVI tenne un'omelia molto toccante il cui testo è consultabile qui.


In particolare:

"Al termine di un anno, che per la Chiesa e per il mondo è stato quanto mai ricco di eventi, memori del comando dell’Apostolo: "camminate… saldi nella fede... abbondando nell'azione di grazie" (Col 2,6-7), ci ritroviamo questa sera insieme per elevare un inno di ringraziamento a Dio, Signore del tempo e della storia. Il mio pensiero va, con profondo e spirituale sentimento, a dodici mesi fa, quando, come questa sera, l’amato Papa Giovanni Paolo II, per l’ultima volta, si è fatto voce del Popolo di Dio per rendere grazie al Signore dei numerosi benefici accordati alla Chiesa e all’umanità. Nella medesima suggestiva cornice della Basilica Vaticana tocca ora a me raccogliere idealmente da ogni angolo della terra il cantico di lode e di ringraziamento che si eleva a Dio, al compiersi del 2005 e alla vigilia del 2006. Sì, è un nostro dovere, oltre che un bisogno del cuore, lodare e ringraziare Colui che, eterno, ci accompagna nel tempo senza mai abbandonarci e sempre veglia sull’umanità con la fedeltà del suo amore misericordioso.
Potremmo ben dire che la Chiesa vive per lodare e ringraziare Dio. E’ essa stessa "azione di grazie", lungo i secoli, testimone fedele di un amore che non muore, di un amore che abbraccia gli uomini di ogni razza e cultura, disseminando in modo fecondo principi di vera vita. Come ricorda il Concilio Vaticano II, "la Chiesa prega e insieme lavora, affinché la totalità del mondo sia trasformata in Popolo di Dio, Corpo del Signore e tempio dello Spirito Santo, e in Cristo capo di tutti sia reso ogni onore e gloria al Creatore e Padre dell’universo".

"La Chiesa vive di Cristo e con Cristo. Egli le offre il suo amore sponsale guidandola lungo i secoli; ed essa, con l’abbondanza dei suoi doni, accompagna il cammino dell’uomo, affinché coloro che accolgono Cristo abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

Questa sera mi faccio voce anzitutto della Chiesa di Roma, per innalzare verso il Cielo il comune cantico di lode e di azione di grazie. Essa, la nostra Chiesa di Roma, nei trascorsi dodici mesi è stata visitata da molte altre Chiese e Comunità ecclesiali, per approfondire il dialogo della verità nella carità, che unisce tutti i battezzati, e sperimentare insieme più vivo il desiderio della piena comunione. Ma anche molti credenti di altre religioni hanno voluto testimoniare la propria stima cordiale e fraterna a questa Chiesa e al suo Vescovo, coscienti che nell'incontro sereno e rispettoso si cela l'anima di un'azione concorde a favore dell'umanità intera. E che dire delle tante persone di buona volontà, che hanno rivolto il proprio sguardo a questa Sede per intessere un dialogo proficuo sui grandi valori concernenti la verità dell'uomo e della vita, da difendere e promuovere? La Chiesa vuol essere accogliente sempre, nella verità e nella carità".

"All'inizio di questa celebrazione, illuminati dalla Parola di Dio, abbiamo cantato insieme con fede il "Te Deum". Tanti sono i motivi che rendono la nostra azione di grazie intensa, facendone una corale preghiera. Mentre consideriamo i molteplici eventi che hanno segnato il corso dei mesi in quest’anno che si avvia alla sua conclusione, voglio ricordare in modo speciale coloro che sono in difficoltà: le persone più povere e abbandonate, quanti hanno perso la speranza in un fondato senso della propria esistenza, o sono involontarie vittime di interessi egoistici, senza che a loro sia chiesta adesione o opinione. Facendo nostre le loro sofferenze, li affidiamo tutti a Dio, che sa volgere ogni cosa al bene; a Lui consegniamo la nostra aspirazione a che ogni persona veda accolta la propria dignità di figlio di Dio. Al Signore della vita chiediamo di lenire con la sua grazia le pene provocate dal male, e di continuare a dare vigore alla nostra esistenza terrena, donandoci il Pane e il Vino della salvezza, per sostentare il nostro cammino verso la patria del Cielo".


Grazie ancora a Gemma per il grandissimo lavoro!!! :-)
Buona fine anno a tutti!!!
R.

Celebrazione dei Vespri e Te Deum presieduti da Benedetto XVI (31.12.2005)




La registrazione dei Vespri ed il Te Deum di ringraziamento di fine anno presieduti da Benedetto XVI il 31 dicembre 2005. Grazie come sempre a Gemma :-)
R.


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lunedì 29 dicembre 2014

I dubbi sulla svolta di Papa Francesco (Vittorio Messori). Piena solidarietà (R.)

Clicca qui per leggere il commento.
Messori sta subendo attacchi anche pesanti che coinvolgono lui e persino Papa Benedetto e Giovanni Paolo II. Piena solidarietà a Messori da parte mia come piena è l'adesione al suo rispettosissimo articolo che però tocca più di un nervo scoperto.
Qualcuno si chiede chi sia il cattolico medio. Mi iscrivo senza riserve alla categoria.
R.

venerdì 26 dicembre 2014

Benedetto XVI: Un particolare legame unisce il Natale alla nascita al Cielo di Santo Stefano (YouTube)




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Il 26 dicembre 2005, primo Anno del suo Pontificato, Benedetto XVI celebrò, all'Angelus, la Memoria della nascita al Cielo di Santo Stefano, il primo martire cristiano. Qui il testo integrale.


In particolare:


"Dopo aver celebrato ieri con solennità il Natale di Cristo, facciamo oggi memoria della nascita al cielo di Santo Stefano, il primo martire. Un particolare legame unisce queste due feste ed è ben sintetizzato nella liturgia ambrosiana da questa affermazione: "Ieri il Signore è nato sulla terra perché Stefano nascesse al cielo" (Allo spezzare del pane). Come Gesù sulla croce si è affidato completamente al Padre e ha perdonato i suoi uccisori, così Stefano al momento della sua morte prega dicendo: "Signore Gesù, accogli il mio spirito"; e ancora: "Signore, non imputare loro questo peccato" (cfr At 7, 59-60). Stefano è un autentico discepolo di Gesù e un perfetto suo imitatore. Inizia con lui quella lunga serie di martiri che hanno suggellato la propria fede con l'offerta della vita, proclamando con la loro eroica testimonianza che Dio si è fatto uomo per aprire all'uomo il Regno dei Cieli.


Nell'atmosfera di gioia del Natale non sembri fuori luogo il riferimento al martirio di Santo Stefano. In effetti, sulla mangiatoia di Betlemme già s'allunga l'ombra della Croce".


"Non deve stupire che un giorno questo Bambino, diventato adulto, chieda ai suoi discepoli di seguirlo sul cammino della Croce con totale fiducia e fedeltà. Attratti dal suo esempio e sorretti dal suo amore molti cristiani, già alle origini della Chiesa, testimonieranno la loro fede con l'effusione del sangue. Ai primi martiri ne seguiranno altri nel corso dei secoli fino ai giorni nostri. Come non riconoscere che anche in questo nostro tempo, in varie parti del mondo, professare la fede cristiana richiede l'eroismo dei martiri? Come non dire poi che dappertutto, anche là dove non vi è persecuzione, vivere con coerenza il Vangelo comporta un alto prezzo da pagare?


Contemplando il divino Bambino fra le braccia di Maria e guardando all'esempio di Santo Stefano, chiediamo a Dio la grazia di vivere con coerenza la nostra fede, pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15)".


Buona Festa a tutti e grazie a Gemma per tutto il lavoro :-)
R.

giovedì 25 dicembre 2014

BUON NATALE A TUTTI :-)

Un abbraccio sincero ed affettuoso a tutti voi...Buon Natale :-)
Raffaella

mercoledì 24 dicembre 2014

Notte di Natale 2005: Benedetto XVI accompagna in processione il "Bambinello" (YouTube)




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Al termine della Santa Messa della Notte di Natale (24 dicembre 2005) Benedetto XVI accompagna solennemente la bellissima statua del "Bambino Gesù" al Presepe della Basilica di San Pietro.
Grazie a Gemma per il bellissimo regalo e ancora Buona Vigilia di Natale a tutti :-)
R.

31 dicembre 2012: Benedetto XVI visita il Presepe di Piazza San Pietro (YouTube)




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Riviviamo, grazie a Gemma, questi momenti emozionanti: l'ultima visita di Benedetto XVI al Presepe di Piazza San Pietro.

Benedetto XVI: Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderLo, accoglierLo, amarLo (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una vera "chicca".
Nella Santa Messa della Notte di Natale del 2006 Benedetto XVI pronunciò un'omelia particolarmente bella ed attuale il cui testo è consultabile qui.


In particolare:


"Il segno di Dio è la semplicità. Il segno di Dio è il bambino. Il segno di Dio è che Egli si fa piccolo per noi. È questo il suo modo di regnare. Egli non viene con potenza e grandiosità esterne. Egli viene come bambino – inerme e bisognoso del nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino. Nient'altro vuole da noi se non il nostro amore, mediante il quale impariamo spontaneamente ad entrare nei suoi sentimenti, nel suo pensiero e nella sua volontà – impariamo a vivere con Lui e a praticare con Lui anche l'umiltà della rinuncia che fa parte dell'essenza dell'amore. Dio si è fatto piccolo affinché noi potessimo comprenderLo, accoglierLo, amarLo".


"Il bambino di Betlemme dirige il nostro sguardo verso tutti i bambini sofferenti ed abusati nel mondo, i nati come i non nati. Verso i bambini che, come soldati, vengono introdotti in un mondo di violenza; verso i bambini che devono mendicare; verso i bambini che soffrono la miseria e la fame; verso i bambini che non sperimentano nessun amore. In tutti loro è il bambino di Betlemme che ci chiama in causa; ci chiama in causa il Dio che si è fatto piccolo. Preghiamo in questa notte, affinché il fulgore dell’amore di Dio accarezzi tutti questi bambini, e chiediamo a Dio di aiutarci a fare la nostra parte perché sia rispettata la dignità dei bambini; che per tutti sorga la luce dell’amore, di cui l’uomo ha più bisogno che non delle cose materiali necessarie per vivere".


"Come possiamo amare Dio con tutta la nostra mente, se stentiamo a trovarlo con la nostra capacità mentale? Come amarLo con tutto il nostro cuore e la nostra anima, se questo cuore arriva ad intravederLo solo da lontano e percepisce tante cose contraddittorie nel mondo che velano il suo volto davanti a noi? A questo punto i due modi in cui Dio ha "fatto breve" la sua Parola s’incontrano. Egli non è più lontano. Non è più sconosciuto. Non è più irraggiungibile per il nostro cuore. Si è fatto bambino per noi e ha dileguato con ciò ogni ambiguità. Si è fatto nostro prossimo, ristabilendo in tal modo anche l’immagine dell’uomo che, spesso, ci appare così poco amabile. Dio, per noi, si è fatto dono. Ha donato se stesso. Si prende tempo per noi. Egli, l’Eterno che è al di sopra del tempo, ha assunto il tempo, ha tratto in alto il nostro tempo presso di sé. Natale è diventato la festa dei doni per imitare Dio che ha donato se stesso a noi. Lasciamo che il nostro cuore, la nostra anima e la nostra mente siano toccati da questo fatto!".


"L’uomo, per vivere, ha bisogno del pane, del frutto della terra e del suo lavoro. Ma non vive di solo pane. Ha bisogno di nutrimento per la sua anima: ha bisogno di un senso che riempia la sua vita. Così, per i Padri, la mangiatoia degli animali è diventata il simbolo dell’altare, sul quale giace il Pane che è Cristo stesso: il vero cibo per i nostri cuori. E vediamo ancora una volta, come Egli si sia fatto piccolo: nell’umile apparenza dell’ostia, di un pezzettino di pane, Egli ci dona se stesso".

Benedetto XVI, un cuore bavarese, cronaca di un incontro (Ambrogetti)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.
Buona Vigilia di Natale a tutti :-)
R.

martedì 23 dicembre 2014

Benedetto XVI cita San Gregorio: i deboli nella fede e nella vita cristiana fanno parte della Chiesa (YouTube)




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Carissimi amici, grazie al lavoro della nostra Gemma continuiamo nel "percorso di avvicinamento" al Santo Natale.
Nella catechesi dell'udienza generale del 28 dicembre 2005 Benedetto XVI (che indossa il copricapo di Giovanni XXIII durante il giro della Piazza per ripararsi dal freddo) cita San Gregorio Magno sul Mistero del Natale. Il testo della catechesi si trova qui.


In particolare:


"Estremamente potente è, nel nostro Salmo, l’idea che Dio di quell’embrione ancora «informe» veda già tutto il futuro: nel libro della vita del Signore già sono scritti i giorni che quella creatura vivrà e colmerà di opere durante la sua esistenza terrena. Torna così ad emergere la grandezza trascendente della conoscenza divina, che non abbraccia solo il passato e il presente dell’umanità, ma anche l’arco ancora nascosto del futuro. Ma appare anche la grandezza di questa piccola creatura umana non nata, formata dalle mani di Dio e circondata dal suo amore: un elogio biblico dell'essere umano dal primo momento della sua esistenza.
Noi ora vorremmo affidarci alla riflessione che san Gregorio Magno, nelle sue Omelie su Ezechiele, ha intessuto sulla frase del Salmo da noi prima commentata: «Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro» (v. 16). Su quelle parole il Pontefice e Padre della Chiesa ha costruito un’originale e delicata meditazione riguardante quanti nella Comunità cristiana sono più deboli nel loro cammino spirituale.
E dice che anche i deboli nella fede e nella vita cristiana fanno parte dell'architettura della Chiesa, vi "vengono tuttavia annoverati... in virtù del buon desiderio. È vero, sono imperfetti e piccoli, tuttavia per quanto riescono a comprendere, amano Dio e il prossimo e non trascurano di compiere il bene che possono. Anche se non arrivano ancora ai doni spirituali, tanto da aprire l'anima all'azione perfetta e all'ardente contemplazione, tuttavia non si tirano indietro dall'amore di Dio e del prossimo, nella misura in cui sono in grado di capirlo. Per cui avviene che anch'essi contribuiscono, pur collocati in posto meno importante, all'edificazione della Chiesa, poiché, sebbene inferiori per dottrina, profezia, grazia dei miracoli e completo disprezzo del mondo, tuttavia poggiano sul fondamento del timore e dell'amore, nel quale trovano la loro solidità" (2, 3, 12-13, Opere di Gregorio Magno, III/2, Roma 1993, pp. 79.81).
Il messaggio di san Gregorio diventa una grande consolazione per tutti noi che procediamo spesso con fatica nel cammino della vita spirituale ed ecclesiale. Il Signore ci conosce e ci circonda tutti con il suo amore".

lunedì 22 dicembre 2014

Nove anni fa lo storico discorso di Benedetto XVI alla curia sull'emeneutica della riforma nel Concilio




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Grazie al lavoro della nostra Gemma riascoltiamo il monumentale discorso tenuto da Benedetto XVI il 22 dicembre 2005 in occasione della presentazione degli auguri alla curia romana. Fondamentale il concetto di ermeneutica della continuità nell'interpretazione del Concilio Vaticano II.
Clicca qui per rileggere il testo.
Riascoltiamo anche il discorso alla curia del 2010 con particolare riferimento alle visioni di Santa Ildegarda, la "profetessa" teutonica. Qui il testo integrale.








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Schülerkreis 2015, come parlare oggi di Dio (Caruso)

Clicca qui per leggere il commento.
Buona settimana a tutti :-)

sabato 20 dicembre 2014

Benedetto XVI: Dio si fa Bambino inerme per vincere superbia, violenza, brama di possesso dell’uomo (YouTube)




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Buon sabato a tutti!!!
Grazie al lavoro della nostra Gemma iniziamo il cammino verso il Santo Natale :-)
Nella catechesi dell'udienza generale del 23 dicembre 2009 Benedetto XVI si sofferma sul Mistero del Natale, sulla sua origine, sulla sua importanza nel Calendario Liturgico e sulla celebrazione della Festività a Greggio. Il testo dell'udienza è consultabile qui.


In particolare:


"Per comprendere meglio il significato del Natale del Signore vorrei fare un breve cenno all’origine storica di questa solennità. Infatti, l’Anno liturgico della Chiesa non si è sviluppato inizialmente partendo dalla nascita di Cristo, ma dalla fede nella sua risurrezione. Perciò la festa più antica della cristianità non è il Natale, ma è la Pasqua; la risurrezione di Cristo fonda la fede cristiana, è alla base dell’annuncio del Vangelo e fa nascere la Chiesa. Quindi essere cristiani significa vivere in maniera pasquale, facendoci coinvolgere nel dinamismo che è originato dal Battesimo e che porta a morire al peccato per vivere con Dio (cfr Rm 6,4)".


"Nella cristianità la festa del Natale ha assunto una forma definita nel IV secolo, quando essa prese il posto della festa romana del “Sol invictus”, il sole invincibile; si mise così in evidenza che la nascita di Cristo è la vittoria della vera luce sulle tenebre del male e del peccato. Tuttavia, la particolare e intensa atmosfera spirituale che circonda il Natale si è sviluppata nel Medioevo, grazie a san Francesco d’Assisi, che era profondamente innamorato dell’uomo Gesù, del Dio-con-noi. Il suo primo biografo, Tommaso da Celano, nella Vita seconda racconta che san Francesco «Al di sopra di tutte le altre solennità celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù, e chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato a un seno umano» (Fonti Francescane, n. 199, p. 492)".


"Nella prima biografia, Tommaso da Celano parla della notte del presepe di Greccio in un modo vivo e toccante, offrendo un contributo decisivo alla diffusione della tradizione natalizia più bella, quella del presepe. La notte di Greccio, infatti, ha ridonato alla cristianità l’intensità e la bellezza della festa del Natale, e ha educato il Popolo di Dio a coglierne il messaggio più autentico, il particolare calore, e ad amare ed adorare l’umanità di Cristo. Tale particolare approccio al Natale ha offerto alla fede cristiana una nuova dimensione. La Pasqua aveva concentrato l’attenzione sulla potenza di Dio che vince la morte, inaugura la vita nuova e insegna a sperare nel mondo che verrà. Con san Francesco e il suo presepe venivano messi in evidenza l’amore inerme di Dio, la sua umiltà e la sua benignità, che nell’Incarnazione del Verbo si manifesta agli uomini per insegnare un nuovo modo di vivere e di amare".


"In quel Bambino, infatti, si manifesta Dio-Amore: Dio viene senza armi, senza la forza, perché non intende conquistare, per così dire, dall’esterno, ma intende piuttosto essere accolto dall’uomo nella libertà; Dio si fa Bambino inerme per vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso dell’uomo. In Gesù Dio ha assunto questa condizione povera e disarmante per vincerci con l’amore e condurci alla nostra vera identità. Non dobbiamo dimenticare che il titolo più grande di Gesù Cristo è proprio quello di “Figlio”, Figlio di Dio; la dignità divina viene indicata con un termine, che prolunga il riferimento all’umile condizione della mangiatoia di Betlemme, pur corrispondendo in maniera unica alla sua divinità, che è la divinità del “Figlio”.

martedì 16 dicembre 2014

Benedetto XVI a Efeso parla della saldatura indissolubile fra maternità divina e maternità ecclesiale (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo un bellissimo testo.
In occasione del suo Viaggio Apostolico in Turchia, Benedetto XVI si recò ad Efeso dove tenne un'omelia straordinaria su Maria, Madre della Chiesa, e sulla Chiesa stessa.
Il testo è consultabile qui.



In particolare:


"In questa celebrazione eucaristica vogliamo rendere lode al Signore per la divina maternità di Maria, mistero che qui a Efeso, nel Concilio ecumenico del 431, venne solennemente confessato e proclamato".


"La maternità di Maria, iniziata col fiat di Nazaret, si compie sotto la Croce. Se è vero – come osserva sant’Anselmo – che “dal momento del fiat Maria cominciò a portarci tutti nel suo seno”, la vocazione e missione materna della Vergine nei confronti dei credenti in Cristo iniziò effettivamente quando Gesù le disse: “Donna, ecco il tuo figlio!” (Gv 19,26). Vedendo dall’alto della croce la Madre e lì accanto il discepolo amato, il Cristo morente riconobbe la primizia della nuova Famiglia che era venuto a formare nel mondo, il germe della Chiesa e della nuova umanità. Per questo si rivolse a Maria chiamandola “donna” e non “madre”; termine che invece utilizzò affidandola al discepolo: “Ecco la tua madre!” (Gv 19,27). Il Figlio di Dio compì così la sua missione: nato dalla Vergine per condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana, al momento del ritorno al Padre lasciò nel mondo il sacramento dell’unità del genere umano (cfr Cost. Lumen gentium, 1): la Famiglia “adunata dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (San Cipriano, De Orat. Dom. 23: PL 4, 536), il cui nucleo primordiale è proprio questo vincolo nuovo tra la Madre e il discepolo. In tal modo rimangono saldate in maniera indissolubile la maternità divina e la maternità ecclesiale".


"Cristo è la grazia; Cristo è la pace. Ora, Paolo si sa inviato ad annunciare un “mistero”, cioè un disegno divino che solo nella pienezza dei tempi, in Cristo, si è realizzato e rivelato: che cioè “i Gentili sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo” (Ef 3,6). Questo “mistero” si realizza, sul piano storico-salvifico, nella Chiesa, quel Popolo nuovo in cui, abbattuto il vecchio muro di separazione, si ritrovano in unità giudei e pagani. Come Cristo, la Chiesa non è solo strumento dell’unità, ma ne è anche segno efficace. E la Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, è la Madre di quel mistero di unità che Cristo e la Chiesa inseparabilmente rappresentano e costruiscono nel mondo e lungo la storia".

mercoledì 10 dicembre 2014

lunedì 8 dicembre 2014

Benedetto XVI: La Madonna sorretta da fede intrepida, speranza incrollabile e amore sconfinato (YouTube)



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Grazie al lavoro della nostra Gemma vediamo un'altra "perla".

L'8 dicembre 2007, come da tradizione, Benedetto XVI si recò in Piazza di Spagna per l'omaggio alla Statua della Vergine Immacolata. Tenne un discorso memorabile sulla figura ed il ruolo di Maria nella storia dell'umanità. Il testo integrale è consultabile qui:
In particolare:


Cari fratelli e sorelle,

in un appuntamento divenuto ormai tradizionale, ci ritroviamo qui, in Piazza di Spagna, per offrire il nostro omaggio floreale alla Madonna, nel giorno in cui tutta la Chiesa celebra la festa della sua Immacolata Concezione. Seguendo le orme dei miei Predecessori, anch’io mi unisco a voi, cari fedeli di Roma, per sostare con affetto e amore filiali ai piedi di Maria, che da centocinquant’anni ormai veglia dall’alto di questa colonna sulla nostra Città. 
Quello odierno è dunque un gesto di fede e di devozione che la nostra comunità cristiana ripete di anno in anno, quasi a ribadire il proprio impegno di fedeltà verso Colei che, in tutte le circostanze della vita quotidiana, ci assicura il suo aiuto e la sua materna protezione.
Questa manifestazione religiosa è al tempo stesso un’occasione per offrire a quanti a Roma vivono o vi trascorrono alcuni giorni come pellegrini e turisti, l’opportunità di sentirsi, pur nella diversità delle culture, un’unica famiglia che si raccoglie attorno ad una Madre che ha condiviso le quotidiane fatiche di ogni donna e mamma di famiglia. 
Una madre però del tutto singolare, prescelta da Dio per una missione unica e misteriosa, quella di generare alla vita terrena il Verbo eterno del Padre, venuto nel mondo per la salvezza di tutti gli uomini. E Maria, Immacolata nella sua concezione - così la veneriamo quest’oggi con devota riconoscenza -, ha percorso il suo pellegrinaggio terreno sorretta da una fede intrepida, una speranza incrollabile e un amore umile e sconfinato, seguendo le orme del suo figlio Gesù. 
Gli è stata accanto con materna sollecitudine dalla nascita al Calvario, dove ha assistito alla sua crocifissione impietrita dal dolore, ma incrollabile nella speranza. Ella ha poi sperimentato la gioia della risurrezione, all’alba del terzo giorno, del nuovo giorno, quando il Crocifisso ha lasciato il sepolcro vincendo per sempre e in modo definitivo il potere del peccato e della morte.
Maria, nel cui grembo verginale Dio si è fatto uomo, è nostra Madre! Dall’alto della croce infatti, Gesù, prima di portare a compimento il suo sacrificio, ce l’ha donata come madre e a Lei ci ha affidati come suoi figli. Mistero di misericordia e di amore, dono che arricchisce la Chiesa di una feconda maternità spirituale. Volgiamo soprattutto quest’oggi il nostro sguardo verso di Lei, cari fratelli e sorelle, e, implorando il suo aiuto, disponiamoci a far tesoro di ogni suo materno insegnamento. Questa nostra celeste Madre non ci invita forse a fuggire il male e a compiere il bene seguendo docilmente la legge divina iscritta nel cuore di ogni cristiano? Lei, che ha conservata la speranza pur nel sommo della prova, non ci chiede forse di non perderci d’animo quando la sofferenza e la morte bussano alla porta delle nostre case? non ci chiede di guardare fiduciosi al nostro futuro? Non ci esorta la Vergine Immacolata ad essere fratelli gli uni degli altri, tutti accomunati dall’impegno di costruire insieme un mondo più giusto, solidale e pacifico?
Sì, cari amici! Ancora una volta, in questo giorno solenne, la Chiesa addita al mondo Maria come segno di sicura speranza e di definitiva vittoria del bene sul male. Colei che invochiamo "piena di grazia" ci ricorda che siamo tutti fratelli e che Dio è il nostro Creatore e il nostro Padre. Senza di Lui, o ancor peggio contro di Lui, noi uomini non potremo mai trovare la strada che conduce all’amore, non potremo mai sconfiggere il potere dell’odio e della violenza, non potremo mai costruire una stabile pace.
Accolgano gli uomini di ogni nazione e cultura questo messaggio di luce e di speranza: lo accolgano come dono dalle mani di Maria, Madre dell’intera umanità. Se la vita è un cammino, e questo cammino si fa spesso buio, duro e faticoso, quale stella potrà illuminarlo? Nella mia Enciclica Spe salvi, resa pubblica all’inizio dell’Avvento, ho scritto che la Chiesa guarda a Maria e la invoca come "stella della speranza" (n. 49). Nel nostro comune viaggio sul mare della storia abbiamo bisogno di "luci di speranza", di persone cioè che traggono luce da Cristo "ed offrono così orientamento per la nostra traversata" (ibid.). E chi meglio di Maria può essere per noi "Stella di speranza"? Lei, con il suo "sì", con l’offerta generosa della libertà ricevuta dal Creatore, ha consentito alla speranza dei millenni di diventare realtà, di entrare in questo mondo e nella sua storia. Per mezzo suo Dio si è fatto carne, è divenuto uno di noi, ha piantato la sua tenda in mezzo a noi.
Per questo, animati da filiale confidenza, Le diciamo: "Insegnaci, Maria, a credere, a sperare e ad amare con Te; indicaci la via che conduce alla pace, la via verso il regno di Gesù. Tu, Stella della speranza, che trepidante ci attendi nella luce intramontabile dell’eterna Patria, brilla su di noi e guidaci nelle vicende di ogni giorno, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen!".

Benedetto XVI: La città prima nasconde e poi espone al pubblico. Senza pietà, o con una falsa pietà (YouTube)

Buona Festa dell'Immacolata a tutti!!!
Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo le immagini dell'atto di venerazione di Benedetto XVI alla Vergine Immacolata di Piazza di Spagna. Era l'8 dicembre 2009.
Il discorso diventò celebre per la profondità con cui il Papa trattò il rapporto fra gli "invisibili" ed i mass media. Il testo integrale dell'intervento è consultabile qui



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domenica 7 dicembre 2014

Joseph Ratzinger: «Volevo farmi chiamare “padre”» (Bremer)

Clicca qui per leggere l'intervista. Qui una traduzione sommaria.
Speriamo sia tradotta al più presto in italiano.

Angelus del 2 dicembre 2007: Benedetto XVI offre alla Chiesa e al mondo la Spe Salvi (YouTube)




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Buona domenica a tutti :-)
Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo un'altra chicca :-)
In occasione dell'Angelus del 2 dicembre 2007 Benedetto XVI presenta e "offre" alla Chiesa ed al mondo la sua seconda enciclica, "Spe Salvi", dedicata alla speranza cristiana.
Il testo dell'Angelus è consultabile qui:



In particolare:


"Con questa prima domenica di Avvento inizia un nuovo anno liturgico: il Popolo di Dio si rimette in cammino, per vivere il mistero di Cristo nella storia. Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr  Eb 13,8); la storia invece muta e chiede di essere costantemente evangelizzata; ha bisogno di essere rinnovata dall’interno e l’unica vera novità è Cristo: è Lui il pieno suo compimento, il futuro luminoso dell’uomo e del mondo".


"Questa domenica è, dunque, un giorno quanto mai indicato per offrire alla Chiesa intera e a tutti gli uomini di buona volontà la mia seconda Enciclica, che ho voluto dedicare proprio al tema della speranza cristiana. Si intitola Spe salvi, perché si apre con l’espressione di san Paolo: "Spe salvi facti sumus - Nella speranza siamo stati salvati" (Rm 8,24). In questo, come in altri passi del Nuovo Testamento, la parola "speranza" è strettamente connessa con la parola "fede". E’ un dono che cambia la vita di chi lo riceve, come dimostra l’esperienza di tanti santi e sante. In che cosa consiste questa speranza, così grande e così "affidabile" da farci dire che  in essa noi abbiamo la "salvezza"? Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva dell’eterna beatitudine.
Lo sviluppo della scienza moderna ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale, così che oggi appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l’uomo e il mondo hanno bisogno di Dio – del vero Dio! – altrimenti restano privi di speranza. La scienza contribuisce molto al bene dell’umanità, - senza dubbio - ma non è in grado di redimerla. L’uomo viene redento dall’amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio, dal Dio che è l’amore, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi. E’ in Cristo che speriamo, è Lui che attendiamo! Con Maria, sua Madre, la Chiesa va incontro allo Sposo: lo fa con le opere della carità, perché la speranza, come la fede, si dimostra nell’amore".

giovedì 4 dicembre 2014

Benedetto XVI presenta la Spe Salvi: Dio la nostra salda speranza (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma proseguiamo il nostro percorso nella "riscoperta" e rilettura dell'enciclica Spe Salvi di Joseph Ratzinger.
Il 2 dicembre 2007, in occasione della Visita pastorale all’Ospedale romano "San Giovanni Battista" del Sovrano Militare Ordine di Malta, Benedetto XVI tenne una bellissima omelia nella quale presentò anche la sua seconda enciclica, Spe Salvi.
Il testo dell'omelia è consultabile qui.


In particolare:


"Proprio perché tempo di attesa, l’Avvento è tempo di speranza ed alla speranza cristiana ho voluto dedicare la mia seconda Enciclica presentata l’altro ieri ufficialmente: essa inizia con le parole rivolte da san Paolo ai cristiani di Roma: "Spe salvi facti sumus - nella speranza siamo stati salvati" (8,24). Nell’Enciclica scrivo tra l’altro che "noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere" (n. 31). La certezza che solo Dio può essere la nostra salda speranza animi tutti noi, raccolti stamane in questa casa nella quale si lotta contro la malattia, sorretti dalla solidarietà. E vorrei profittare della mia visita al vostro ospedale, gestito dall’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta, per consegnare idealmente l’Enciclica alla comunità cristiana di Roma e, in particolare, a coloro che, come voi, sono a diretto contatto con la sofferenza e la malattia. È un testo che vi invito ad approfondire, per trovarvi le ragioni di quella "speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: … anche un presente faticoso" (n. 1)".


"Ma il saluto più affettuoso è per voi, cari malati e per i vostri familiari, che con voi condividono ansie e speranze. Il Papa vi è spiritualmente vicino e vi assicura la sua quotidiana preghiera; vi invita a trovare in Gesù sostegno e conforto e a non perdere mai la fiducia. La liturgia dell’Avvento ci ripeterà lungo le prossime settimane di non stancarci d’invocarlo; ci esorterà ad andargli incontro, sapendo che Egli stesso costantemente viene a visitarci. Nella prova e nella malattia Dio ci visita misteriosamente e, se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare la potenza del suo amore. Gli ospedali e le case di cura, proprio perché abitati da persone provate dal dolore, possono diventare luoghi privilegiati dove testimoniare l’amore cristiano che alimenta la speranza e suscita propositi di fraterna solidarietà. Nella Colletta abbiamo così pregato: "O Dio, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene". Sì! Apriamo il cuore ad ogni persona, specialmente se in difficoltà, perché facendo del bene a quanti sono nel bisogno ci disponiamo ad accogliere Gesù che in essi viene a visitarci".

martedì 2 dicembre 2014

La celebrazione dei Primi Vespri di Avvento presieduta da Benedetto XVI, 1° dicembre 2007 (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo la registrazione integrale La Celebrazione dei Primi Vespri della Domenica I di Avvento presieduta da Benedetto XVI il 1° dicembre 2007.
Ieri abbiamo rivisto e riascoltato la splendida omelia. Di seguito trovate i riferimenti :-)
R.






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lunedì 1 dicembre 2014

Benedetto XVI apre l'Avvento nel 2007 e presenta la Spe Salvi: L’uomo è l’unica creatura libera di dire di sì o di no all’eternità, cioè a Dio (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma riascoltiamo un testo pronunciato da Papa Ratzinger esattamente sette anni fa.
Il 1° dicembre 2007 Benedetto XVI tenne una splendida omelia nel corso della celebrazione dei Primi Vespri di Avvento. Il testo integrale è consultabile qui.
Colse anche l'occasione per presentare la sua seconda enciclica, "Spe Salvi", tutta incentrata sulla speranza cristiana.
In particolare:


"Al tema della speranza ho voluto dedicare la mia seconda Enciclica, che è stata pubblicata ieri. Sono lieto di offrirla idealmente a tutta la Chiesa in questa prima Domenica di Avvento, affinché, durante la preparazione al Santo Natale, le comunità e i singoli fedeli possano leggerla e meditarla, per riscoprire la bellezza e la profondità della speranza cristiana. Questa, in effetti, è inseparabilmente legata alla conoscenza del volto di Dio, quel volto che Gesù, il Figlio Unigenito, ci ha rivelato con la sua incarnazione, con la sua vita terrena e la sua predicazione, e soprattutto con la sua morte e risurrezione. La vera e sicura speranza è fondata sulla fede in Dio Amore, Padre misericordioso, che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16), affinché gli uomini e con loro tutte le creature possano avere la vita in abbondanza (cfr Gv 10,10). L’Avvento, pertanto, è tempo favorevole alla riscoperta di una speranza non vaga e illusoria, ma certa e affidabile, perché "ancorata" in Cristo, Dio fatto uomo, roccia della nostra salvezza".


"In realtà, se manca Dio, viene meno la speranza. Tutto perde di "spessore". E’ come se venisse a mancare la dimensione della profondità ed ogni cosa si appiattisse, privata del suo rilievo simbolico, della sua "sporgenza" rispetto alla mera materialità. E’ in gioco il rapporto tra l’esistenza qui ed ora e ciò che chiamiamo "aldilà": esso non è un luogo dove finiremo dopo la morte, è invece la realtà di Dio, la pienezza della vita a cui ogni essere umano è, per così dire, proteso. A questa attesa dell’uomo Dio ha risposto in Cristo con il dono della speranza.
L’uomo è l’unica creatura libera di dire di sì o di no all’eternità, cioè a Dio. L’essere umano può spegnere in se stesso la speranza eliminando Dio dalla propria vita. Come può avvenire questo? Come può succedere che la creatura "fatta per Dio", intimamente orientata a Lui, la più vicina all’Eterno, possa privarsi di questa ricchezza? Dio conosce il cuore dell’uomo. Sa che chi lo rifiuta non ha conosciuto il suo vero volto, e per questo non cessa di bussare alla nostra porta, come umile pellegrino in cerca di accoglienza. Ecco perché il Signore concede nuovo tempo all’umanità: affinché tutti possano arrivare a conoscerlo!".


"Ecco allora la sorprendente scoperta: la mia, la nostra speranza è preceduta dall’attesa che Dio coltiva nei nostri confronti! Sì, Dio ci ama e proprio per questo attende che noi torniamo a Lui, che apriamo il cuore al suo amore, che mettiamo la nostra mano nella sua e ci ricordiamo di essere suoi figli. Questa attesa di Dio precede sempre la nostra speranza, esattamente come il suo amore ci raggiunge sempre per primo (cfr 1 Gv 4,10). In questo senso la speranza cristiana è detta "teologale": Dio ne è la fonte, il sostegno e il termine. Che grande consolazione in questo mistero! Il mio Creatore ha posto nel mio spirito un riflesso del suo desiderio di vita per tutti. Ogni uomo è chiamato a sperare corrispondendo all’attesa che Dio ha su di lui. Del resto, l’esperienza ci dimostra che è proprio così. Che cosa manda avanti il mondo, se non la fiducia che Dio ha nell’uomo? E’ una fiducia che ha il suo riflesso nei cuori dei piccoli, degli umili, quando attraverso le difficoltà e le fatiche si impegnano ogni giorno a fare del loro meglio, a compiere quel poco di bene che però agli occhi di Dio è tanto: in famiglia, nel posto di lavoro, a scuola, nei diversi ambiti della società. Nel cuore dell’uomo è indelebilmente scritta la speranza, perché Dio nostro Padre è vita, e per la vita eterna e beata siamo fatti".



L'ENCICLICA "SPE SALVI" DI BENEDETTO XVI: LO SPECIALE DEL BLOG

Clicca qui per accedere allo speciale fatto a suo tempo per la seconda enciclica di Papa Benedetto XVI. E' un testo che andrebbe letto e riletto profondamente :-)
Buona settimana a tutti!
R.

sabato 29 novembre 2014

Benedetto XVI a Pavia: Il percorso di Agostino testimonia la feconda interazione tra fede e cultura (YouTube)




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Buon sabato, cari amici :-)
Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una vera "chicca".
Il 22 aprile 2007 Benedetto XVI venne accolto all'Università di Pavia dove incontrò il mondo della cultura della città. Tenne un bellissimo discorso su fede e ragione citando più volte Sant'Agostino.
Il testo è consultabile qui.



In particolare:


"La vostra è una delle più antiche ed illustri Università italiane, ed annovera - ripeto quanto ha detto il Magnifico Rettore - tra i docenti che l'hanno onorata personalità quali Alessandro Volta, Camillo Golgi e Carlo Forlanini. Mi è caro pure ricordare che nel vostro Ateneo sono passati docenti e studenti segnalatisi per un'eminente statura spirituale. Tali furono Michele Ghislieri, diventato poi Papa san Pio V, san Carlo Borromeo, sant'Alessandro Sauli, san Riccardo Pampuri, santa Gianna Beretta Molla, il beato Contardo Ferrini e il servo di Dio Teresio Olivelli.
Cari amici, ogni Università ha una nativa vocazione comunitaria: essa infatti è appunto una universitas, una comunità di docenti e studenti impegnati nella ricerca della verità e nell'acquisizione di superiori competenze culturali e professionali. La centralità della persona e la dimensione comunitaria sono due poli co-essenziali per una valida impostazione della universitas studiorum. Ogni Università dovrebbe sempre custodire la fisionomia di un Centro di studi "a misura d'uomo", in cui la persona dello studente sia preservata dall'anonimato e possa coltivare un fecondo dialogo con i docenti, traendone incentivo per la sua crescita culturale ed umana".



"Incontrandovi, cari amici, viene spontaneo pensare a sant'Agostino, co-patrono di questa Università insieme a santa Caterina d'Alessandria. Il percorso esistenziale e intellettuale di Agostino sta a testimoniare la feconda interazione tra fede e cultura. Sant'Agostino era un uomo animato da un instancabile desiderio di trovare la verità, di trovare che cosa è la vita, di sapere come vivere, di conoscere l'uomo. E proprio a causa della sua passione per l'uomo ha necessariamente cercato Dio, perché solo nella luce di Dio anche la grandezza dell'uomo, la bellezza dell'avventura di essere uomo può apparire pienamente. Questo Dio inizialmente gli appariva molto lontano. Poi lo ha trovato: questo Dio grande, inaccessibile, si è fatto vicino, uno di noi. Il grande Dio è il nostro Dio, è un Dio con un volto umano. Così la fede in Cristo non ha posto fine alla sua filosofia, alla sua audacia intellettuale, ma, al contrario, lo ha ulteriormente spinto a cercare le profondità dell'essere uomo e ad aiutare gli altri a vivere bene, a trovare la vita, l'arte di vivere. Questo era per lui la filosofia: saper vivere, con tutta la ragione, con tutta la profondità del nostro pensiero, della nostra volontà, e lasciarsi guidare sul cammino della verità, che è un cammino di coraggio, di umiltà, di purificazione permanente. La fede in Cristo ha dato compimento a tutta la ricerca di Agostino".


"Da una vita impostata sulla ricerca egli è passato ad una vita totalmente donata a Cristo e così ad una vita per gli altri. Ha scoperto - questa è stata la sua seconda conversione - che convertirsi a Cristo vuol dire non vivere per sé ma essere realmente al servizio di tutti. Sant'Agostino sia per noi, proprio anche per il mondo accademico, modello di dialogo tra la ragione e la fede, modello di un dialogo ampio, che solo può cercare la verità e così anche la pace".

giovedì 27 novembre 2014

Qual è la verità sul card. Murphy-O'Connor e "Team Bergoglio"? Il commento di Damian Thompson

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Alessia. Qui una traduzione sommaria.
Che dire? Molto "interessante" ed istruttivo...

mercoledì 26 novembre 2014

Benedetto XVI in Croazia: Se la coscienza viene riscoperta quale luogo dell’ascolto della verità e del bene c’è speranza per il futuro (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma riascoltiamo una delle pietre miliari del Pontificato di Joseph Ratzinger.
Il 4 giugno 2011, in occasione del suo Viaggio Apostolico in Croazia, Benedetto XVI tenne uno dei discorsi più appassionati del suo Papato, descrivendo in modo magistrale il concetto di "coscienza".


Il testo del discorso è consultabile qui.


In particolare:


"La dimensione dell’universalità, distintiva dell’arte e della cultura, è particolarmente congeniale al Cristianesimo e alla Chiesa Cattolica. Cristo è pienamente uomo, e tutto ciò che è umano trova in Lui e nella sua Parola pienezza di vita e di significato.
Questo splendido Teatro è un luogo simbolico, che esprime la vostra identità nazionale e culturale. Potervi incontrare qui, riuniti insieme, è un motivo ulteriore di gioia dello spirito, perché la Chiesa è un mistero di comunione e gioisce sempre della comunione, nella ricchezza delle diversità".


"La religione mette l’uomo in relazione con Dio, Creatore e Padre di tutti, e deve quindi essere una forza di pace. Le religioni devono sempre purificarsi secondo questa loro vera essenza per corrispondere alla loro genuina missione.


E qui vorrei introdurre il tema centrale della mia breve riflessione: quello della coscienza. Esso è trasversale rispetto ai differenti campi che vi vedono impegnati ed è fondamentale per una società libera e giusta, sia a livello nazionale che sovranazionale. Penso, naturalmente all’Europa, di cui la Croazia è da sempre parte sul piano storico-culturale, mentre sta per entrarvi su quello politico-istituzionale.


Ebbene, le grandi conquiste dell’età moderna, cioè il riconoscimento e la garanzia della libertà di coscienza, dei diritti umani, della libertà della scienza e, quindi, di una società libera, sono da confermare e da sviluppare mantenendo però aperte la razionalità e la libertà al loro fondamento trascendente, per evitare che tali conquiste si auto-cancellino, come purtroppo dobbiamo constatare in non pochi casi. La qualità della vita sociale e civile, la qualità della democrazia dipendono in buona parte da questo punto “critico” che è la coscienza, da come la si intende e da quanto si investe sulla sua formazione.


Se la coscienza, secondo il prevalente pensiero moderno, viene ridotta all’ambito del soggettivo, in cui si relegano la religione e la morale, la crisi dell’occidente non ha rimedio e l’Europa è destinata all’involuzione. Se invece la coscienza viene riscoperta quale luogo dell’ascolto della verità e del bene, luogo della responsabilità davanti a Dio e ai fratelli in umanità – che è la forza contro ogni dittatura – allora c’è speranza per il futuro".


"Ritorniamo dunque alla coscienza come chiave di volta per l’elaborazione culturale e per la costruzione del bene comune. È nella formazione delle coscienze che la Chiesa offre alla società il suo contributo più proprio e prezioso. Un contributo che comincia nella famiglia e che trova un importante rinforzo nella parrocchia, dove i bambini e i ragazzi, e poi i giovani imparano ad approfondire le Sacre Scritture, che sono il “grande codice” della cultura europea; e al tempo stesso imparano il senso della comunità fondata sul dono, non sull’interesse economico o sull’ideologia, ma sull’amore, che è “la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera".

domenica 23 novembre 2014

Consegnato il premio Ratzinger: ha vinto una donna (Galeazzi)

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Laura.
Buona domenica a tutti :-)
R.

sabato 22 novembre 2014

Soldi per i Sacramenti? Rispondono Bagnasco e Socci

Clicca qui per leggere l'articolo.
Posso personalmente testimoniare che nelle parrocchie della Lombardia (e del resto d'Italia presumo) non esiste alcun tariffario ma ciascuno dà l'offerta che può e se può.
Domani pomeriggio parteciperò ad un Battesimo ed ho l'assoluta certezza che il parroco, un mio compagno delle medie, non chiede soldi (tanto meno esiste un tariffario!) ma accetta le offerte che i genitori ed i parenti del bambino vogliono o possono dare. Andremo in una piccola chiesetta di montagna, a fine novembre, aperta solo occasionalmente. Chi paga il riscaldamento? Chi si occupa della pulizia? Chi deve preparare la chiesa e gli arredi? Un'offerta anche se piccola mi pare doverosa! Il card. Bagnasco ha detto la pura verità.
Altra cosa è la tassa che i fedeli tedeschi devono versare. Qui il discorso è diverso e qui ha ragione Socci: si facciano i nomi ed i cognomi e non di tutta l'erba un fascio.
Quanto ci manca la chiarezza limpida e corretta di Papa Benedetto. Riascoltiamo quanto disse a Friburgo in occasione del suo Viaggio Apostolico in Germania nel 2011.





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venerdì 21 novembre 2014

Benedetto XVI: Il primo servizio del Successore di Pietro è quello della fede (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo un altro importante tassello del Pontificato di Benedetto XVI.
Esattamente quattro anni fa, il 21 novembre 2014, Benedetto XVI consegnava l'anello ai nuovi cardinali e teneva un'omelia il cui testo è consultabile qui.

Benedetto XVI ai cardinali: Nella Chiesa nessuno è padrone, ma tutti sono chiamati, tutti sono inviati, tutti sono raggiunti e guidati dalla grazia divina (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo un'altra pietra miliare del Pontificato di Joseph Ratzinger.
Il 20 novembre 2010 Benedetto XVI tenne un Concistoro per la creazione di nuovi cardinali. Nella bellissima omelia (testo integrale) pronunciò parole importantissime sul ruolo dei porporati.


In particolare:


"Gesù è in cammino verso Gerusalemme e preannunzia per la terza volta, indicandola ai discepoli, la via attraverso la quale intende portare a compimento l’opera affidatagli dal Padre: è la via dell’umile dono di sé fino al sacrificio della vita, la via della Passione, la via della Croce. Eppure, anche dopo questo annuncio, come è avvenuto per i precedenti, i discepoli rivelano tutta la loro fatica a comprendere, a operare il necessario “esodo” da una mentalità mondana alla mentalità di Dio. In questo caso sono i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, che chiedono a Gesù di sedere ai primi posti accanto a lui nella “gloria”, manifestando attese e progetti di grandezza, di autorità, di onore secondo il mondo. Gesù, che conosce il cuore dell’uomo, non rimane turbato per questa richiesta, ma ne mette subito in luce la portata profonda: “voi non sapete quello che chiedete”; poi guida i due fratelli a comprendere che cosa comporta mettersi alla sua sequela".


"Qual è allora la via che deve percorrere chi vuole essere discepolo? E’ la via del Maestro, è la via della totale obbedienza a Dio. Per questo Gesù chiede a Giacomo e a Giovanni: siete disposti a condividere la mia scelta di compiere fino in fondo la volontà del Padre?
Siete disposti a percorrere questa strada che passa per l’umiliazione, la sofferenza e la morte per amore? I due discepoli, con la loro risposta sicura, “lo possiamo”, mostrano, ancora una volta, di non aver capito il senso reale di ciò che prospetta loro il Maestro.
E di nuovo Gesù, con pazienza, fa compiere loro un passo ulteriore: neppure sperimentare il calice della sofferenza e il battesimo della morte dà diritto ai primi posti, perché ciò è “per coloro per i quali è stato preparato”, è nelle mani del Padre Celeste; l’uomo non deve calcolare, deve semplicemente abbandonarsi a Dio, senza pretese, conformandosi alla sua volontà".
Nella Chiesa nessuno è padrone, ma tutti sono chiamati, tutti sono inviati, tutti sono raggiunti e guidati dalla grazia divina. E questa è anche la nostra sicurezza! Solo riascoltando la parola di Gesù, che chiede “vieni e seguimi”, solo ritornando alla vocazione originaria è possibile intendere la propria presenza e la propria missione nella Chiesa come autentici discepoli".


"E Gesù indica anche il punto di riferimento: il Figlio dell’uomo, che è venuto per servire; sintetizza cioè la sua missione sotto la categoria del servizio, inteso non in senso generico, ma in quello concreto della Croce, del dono totale della vita come “riscatto”, come redenzione per molti, e lo indica come condizione per la sequela. E’ un messaggio che vale per gli Apostoli, vale per tutta la Chiesa, vale soprattutto per coloro che hanno compiti di guida nel Popolo di Dio. Non è la logica del dominio, del potere secondo i criteri umani, ma la logica del chinarsi per lavare i piedi, la logica del servizio, la logica della Croce che è alla base di ogni esercizio dell’autorità. In ogni tempo la Chiesa è impegnata a conformarsi a questa logica e a testimoniarla per far trasparire la vera “Signoria di Dio”, quella dell’amore".

giovedì 20 novembre 2014

mercoledì 19 novembre 2014

Il Papa non piace se parla da Papa (Matzuzzi)

Clicca qui per leggere l'articolo.
Come accadeva per Benedetto anche in questo caso i media tirano l'acqua al loro mulino ma con una grandissima differenza: con Joseph Ratzinger venivano minimizzati o ignorati i suoi grandi gesti di apertura e le sue azioni di governo (contro i pedofili e il potere nello Ior per esempio). Ora, invece, vengono minimizzate o ignorate le parole della dottrina in nome del motto "chi sono io per giudicare".
Fino a pochi anni fa c'era chi combatteva, nei media cattolici e su internet, per fare emergere la verità nel caso di attacchi pretestuosi o di indifferenza verso certe prese di posizione. Adesso si assiste ad una certa rassegnazione che alla chiesa fa malissimo.

martedì 18 novembre 2014

Le suggestive immagini dell'arrivo di Benedetto XVI a Mariazell, in Austria (YouTube)




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L'8 settembre 2007, Giorno della Natività della Vergine Maria, in occasione del suo Viaggio Apostolico in Austria, Benedetto XVI si reca a Mariazell per la celebrazione della Santa Messa. Suggestive le immagini e bellissimi i canti.
L'omelia della Santa Messa è a questo link.
Grazie come sempre a Gemma :-)
R.

La parabola dei talenti spiegata da Benedetto XVI (Angelus, 13 novembre 2011)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo l'Angelus del 13 novembre 2011 nel quale Benedetto XVI spiegava la celebre parabola dei talenti.
Il testo integrale si trova qui.

venerdì 14 novembre 2014

giovedì 13 novembre 2014

Intervista a tutto campo di Sandro Magister sul Pontificato di Francesco (Pistelli)

Clicca qui per leggere l'intervista segnalataci da Alessia.
Credo di non avere nulla da aggiungere :-)
R.

mercoledì 12 novembre 2014

Basta con le continue offese ai "ratzingeriani"! (Raffaella)

Cari amici, oggi è il 12 novembre 2014 e mi tocca ancora leggere certe dichiarazioni (cliccare qui)!
Nessuno di noi ha mai preteso di avvicinarsi nemmeno lontanamente all'intelligenza di Joseph Ratzinger ma basta con gli insulti!
Che cosa significa "seguaci" di Benedetto XVI? Sembra che si faccia parte di una "setta"!
Cari amici, ve lo dico chiaro e tondo: sono più che stufa di essere trattata come un essere chiuso e retrogrado solo perché ho seguito e seguo gli insegnamenti di Papa Benedetto. E penso di non parlare solo per me ma anche per tutti voi.
Non bastava essere chiamati "vedove inconsolabili"...ora veniamo definiti anche poco intelligenti alla faccia della tanto sbandierata misericordia. Misericordia per tutti ma non per certi "seguaci"!
Avanti così...ecco un ulteriore lasciapassare per la gogna!
Va benissimo ma si abbia più rispetto per chi, al contrario di altri, non avendo accesso al dorato mondo dei mass media, non può difendersi se non attraverso un blog.
Ma tu guarda che cosa mi tocca leggere! Mancanza di rispetto per tutti coloro che hanno amato e amano Benedetto XVI, ma soprattutto per il Papa Emerito.
C'è chi nella chiesa (minuscolo) ha un accesso diretto a tutti i mezzi di comunicazione del mondo, viene adulato e riverito ma ancora non basta! Bisogna a tutti i costi offendere e sminuire il prossimo.
Mi viene da pensare che, forse, non è tutto oro ciò che luccica! Obama docet (insegna per noi che non siamo intelligenti).
Si rassegnino comunque: c'è chi usa la propria testa e non si fa confondere dall'opinione della gente che piace alla gente che piace.
Fine dello sfogo di una seguace non intelligente.
R.

martedì 11 novembre 2014

La rimozione del card. Burke nel commento di Francis X. Rocca. Il NCR blocca i commenti dei lettori

Clicca qui per leggere l'articolo. Qui una traduzione sommaria.
Il sito è stato costretto a chiudere i commenti dei lettori al post perché ritenuti inaccettabili (analoga decisione sarebbe stata presa anche se il Papa fosse ancora Benedetto XVI?). Sta montando molto malumore all'estero nei confronti di questa rimozione, malumore che la stampa italiana passa sotto silenzio.

lunedì 10 novembre 2014

Discorso di Giovanni Paolo II ai giovani di Bologna sull'Eucarestia, 27 settembre 1997 (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo una vera "chicca". E' un video molto prezioso perché purtroppo non ce ne sono molti relativi al Pontificato di Papa Wojtyla.
Il 27 settembre 1997 Giovanni Paolo II presenziò al concerto organizzato a Bologna in occasione del XXIII Congresso Eucaristico Nazionale. Al termine della manifestazione canora pronunciò un discorso bellissimo sul concetto di Eucarestia. Prima di congedarsi rimarcò il discorso con alcune parole "a braccio".
La trascrizione integrale è consultabile qui.
Rivediamo anche gli interventi artistici di Andrea Bocelli e degli indimenticabili Lucio Dalla e
Michel Petrucciani.


domenica 9 novembre 2014

Rimosso Burke. Che cosa sarebbe accaduto se Benedetto avesse rimosso i cardinali critici dopo Ratisbona? (R.)

Clicca quiqui e qui per leggere gli articoli.
Buona domenica a tutti.
I vaticanisti (ho appena sentito il Tg1 per esempio) sprizzano felicità da tutti i pori per questa decisione.
Un Papa che rimuove un suo oppositore? Giusto? Sbagliato? Ciascuno si dia una risposta.
Io preferisco riflettere su che cosa sarebbe accaduto se Benedetto XVI avesse preso una decisione simile.
Vi immaginate la levata di scudi dei mass media se il Papa avesse rimosso quei vescovi o cardinali che lo avevano criticato dopo la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani?
Ma soprattutto: quante vesti e capelli strappati avremmo visto se Papa Ratzinger avesse assegnato a "altri incarichi" quei prelati che avevano detto di tutto e di più dopo il profetico discorso di Ratisbona?
Che cosa avrebbero detto i giornalisti se Giovanni Paolo II avesse abbreviato l'episcopato del card. Martini?
Oggi tutto tace...anzi! Si applaude alla rimozione. Ne prendiamo atto e, in fondo, nonostante il grande dispiacere per il trattamento riservato al card. Burke, ci facciamo una grassa risata davanti alle contraddizioni giornalistiche.
R.

sabato 8 novembre 2014

La grande confusione nella chiesa odierna nel pepato commento di Damian Thompson. Francesco come Obama?

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Alessia. Qui una traduzione sommaria.
Non solo solita vantarmi ma chi conosce sa che avevo inquadrato Obama fin dal giorno della sua elezione e infatti ora vediamo quanto sta accadendo negli Usa...
Per indole personale ed esperienza diffido sempre di chi ha l'appoggio incondizionato dei mass media. Vale per tutti. Ora aspetto di vedere quale sarà la sorte di qualche politico italiano...tanto per fare un esempio :-)
R.

giovedì 6 novembre 2014

Benedetto XVI a Les Combes fra fedeli e giornalisti: il videoracconto (YouTube)




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Immagini bellissime e commoventi delle vacanze di Benedetto XVI a Les Combes (2005-2006-2009).
Da notare l'immensa cordialità e l'inimitabile disponibilità del Santo Padre con TUTTI.
Grazie a Gemma per il suo instancabile lavoro :-)
R.

martedì 4 novembre 2014

Il grande cuore di Benedetto XVI con i fedeli ed i giornalisti a Les Combes (SkyTg24)




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Grazie alla nostra Gemma rivediamo una vera "chicca" che dice molto sul carattere e la bontà di Joseph Ratzinger.
Il servizio di SkyTg24 sulle vacanze di Benedetto XVI a Les Combes nel 2006.
Da notare la grandissima disponibilità del Santo Padre con i fedeli e con i giornalisti.

I rischi di un pontificato romanzato e mediatico nel commento di Gagliarducci

Clicca qui per leggere il commento, qui una traduzione sommaria.
Ottimi spunti nell'articolo ma il vaticano stesso ha legittimano Scalfari pubblicando, attraverso la Libreria Editrice Vaticana, i due colloqui (anzi: le due interviste) al Pontefice. Da ciò si deduce che il fondatore di Repubblica abbia riportato fedelmente le parole che gli sono state dette.
Quanto ai rischi di un pontificato "mediatizzato" e romanzato, non posso che essere d'accordo ma allargo le braccia: si va avanti così da quasi due anni e nulla cambia né cambierà perché nessuno ha interesse a mettere i puntini sulle "i".

L'ecumenismo riscritto da Enzo Bianchi e Alberto Melloni (Magister)

Clicca qui per leggere il commento.
Auguri...alla chiesa ovviamente :-)
R.

Fedeli "semplici" e pastori dubbiosi (Fontana)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.
Buona settimana a tutti :-)
R.

sabato 1 novembre 2014

Benedetto XVI e la santità...quegli indicatori di strada, quelle persone buone che non saranno mai canonizzate (YouTube)




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Buongiorno carissimi amici e buona Festa di Ognissanti a tutti!!!
Grazie al lavoro della nostra Gemma possiamo rivedere e riascoltare una bellissima catechesi di Benedetto XVI tenuta nel corso dell'udienza generale del 13 aprile 2011. L'argomento era proprio la santità. C'è un bellissimo passaggio (riportato nel primo video) pronunciato dal Papa "a braccio" e che commuove ancora adesso.
La frase esatta è la seguente: "In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti santi, non tutti, sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono "indicatori di strada", ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità".
Il testo integrale della catechesi è consultabile qui.


Buona Festa a tutti con un pensiero specialissimo ai nostri amati defunti.
R.

venerdì 31 ottobre 2014

La Lev pubblica le interviste di Scalfari a Papa Bergoglio. La sofferenza di molti di noi... (Raffaella)

Carissimi amici,
è di ieri la notizia di un nuovo libro pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Questo il titolo: Francesco, "Interviste e conversazioni con i giornalisti", LEV, ottobre 2014.
Nulla di strano...nulla di male se non per un piccolo particolare: nel volume sono riportate anche le interviste rilasciate dal Papa ad Eugenio Scalfari.
Ne parla anche Socci in un suo "pepato" commento tutto da leggere anche perché ripercorre la storia di questi "colloqui" fra il fondatore di Repubblica ed il Pontefice: testi che prima compaiono sul sito del Vaticano per poi scomparire miracolosamente...
In mezzo a tanta confusione una domanda sorge spontanea: come dobbiamo considerare questi colloqui? Padre Lombardi disse che "l'intervista (la prima) è attendibile in senso generale, ma non nelle singole valutazioni...".
Ora però entrambe le interviste di Scalfari vengono pubblicate in pompa magna non dalla casa editrice di "vattelapesta", ma da quella del vaticano. Si è così deciso di rivestire di ufficialità quei colloqui. Fine della discussione a quanto pare.
Ovviamente dobbiamo accettare il fatto che essi riflettono perfettamente il pensiero del Papa e che Scalfari ha riportato fedelmente il contenuto delle conversazioni. Se così non fosse, non si comprende come mai la LEV abbia deciso di mandare alle stampe due testi controversi.
A questo punto però consentitemi di manifestare la mia sofferenza per questa decisione del vaticano.
Da una parte si attua una censura preventiva nei confronti del libro di Antonio Socci e dall'altra si concede il timbro dell'ufficialità a due interviste realizzare da un giornalista che ha attaccato duramente e spesso offeso i predecessori del Papa attuale.
Non posso certo dimenticare quando definì Benedetto XVI modesto teologo (clicca qui) o quando, all'indomani della morte di Giovanni Paolo II, definì la missione del suo Pontificato sostanzialmente fallita (clicca qui).
Certamente ciascuno è libero di muovere le critiche che ritiene opportuno però quelle parole scritte da Scalfari su Benedetto XVI ci ferirono profondamente e personalmente posso dire che oggi sono decisamente rammaricata nel sapere che questo giornalista viene rivestito di una corona di ufficialità che lascia stupefatti anche alla luce di un recentissimo articolo di Scalfari che possiamo leggere qui.
Ancora una volta Scalfari riporta i suoi colloqui col Papa e trae conclusioni alquanto discutibili (vedi il passaggio sulla "Verità") ma non una parola di precisazione e di smentita è arrivata dal Vaticano. E' quindi ragionevole supporre che Scalfari abbia riportato esattamente il pensiero di Bergoglio. La notizia della pubblicazione delle due interviste ad opera della Libreria Editrice Vaticana chiude definitivamente il cerchio. Non giudichiamo (chi siamo noi per giudicare?) ma speriamo di essere ancora liberi di manifestare il nostro dispiacere.
Forse Papa Benedetto meritava ben altra considerazione visto che, fra l'altro, è ancora in vita ma evidentemente molti di noi sono troppo "sensibili".
Ma a parte la sensibilità, che è sentimento personale, penso di non sbagliare affermando che in tanti siamo confusi e non riusciamo a capire il senso di quelle che ci sembrano delle contraddizioni anche perché non vengono spiegate e quindi ciascuno è libero di interpretare in un modo ed esattamente al contrario.
R.

giovedì 30 ottobre 2014

Giovanni Lindo Ferretti racconta il suo commovente incontro con Benedetto XVI

Clicca qui per leggere l'articolo segnalatoci da Gemma.
Commovente e bellissimo il racconto :-)
R.

Tempo di misericordia. Ma anche di scomuniche (Magister). Il discorso di Benedetto XVI a Friburgo (Raffaella)

Clicca qui per leggere il commento.
Ottimo Magister per il coraggio di parlare chiaramente.
Misericordia sì...ma non per tutti. Forse solo per coloro che piacciono alla gente che piace? Ovvio che i lefebvriani (sacerdoti ma anche semplici fedeli) non facciano parte di questa categoria.
Ma la somma verità è quella che scrive Magister sui vescovi tedeschi tanto aperti, tanto misericordiosi, ma sempre inflessibili con chi non paga l'obolo alla chiesa.
Fu Benedetto XVI a reagire di fronte a questo modo di fare. Ricordiamo in particolare il suo
appello alla "Entweltlichung" ("distacco dal mondo") lanciato durante il Viaggio Apostolico in Germania nel settembre 2011.
Ma rileggiamo alcuni passaggi del monumentale discorso di Papa Benedetto ai cattolici impegnati nella società e nella chiesa (Friburgo, 25 settembre 2011). Che cosa è cambiato in questi anni? Nulla...a parte le belle parole. E' ora di mettere in pratica le parole profetiche di Joseph Ratzinger.
Rileggiamo e poi rivediamo il filmato:


La missione della Chiesa, infatti, deriva dal mistero del Dio uno e trino, dal mistero del suo amore creatore. E l’amore non è soltanto presente in qualche modo in Dio: Egli stesso lo è,  è per sua natura amore. E l’amore di Dio non vuole essere isolato in sé, ma secondo la sua natura vuole diffondersi. Nell’incarnazione e nel sacrificio del Figlio di Dio, esso ha raggiunto l’umanità – cioè noi – in modo particolare, e questo attraverso il fatto che Cristo, il Figlio di Dio è, per così dire, uscito dalla sfera del suo essere Dio, si è fatto carne ed è diventato uomo; non soltanto per confermare il mondo nel suo essere terreno, ed essere il suo compagno che lo lascia così come è, ma per trasformarlo. Dell’evento cristologico fa parte il dato incomprensibile che – come dicono i Padri della Chiesa – esiste un sacrum commercium, uno scambio tra Dio e gli uomini. I Padri lo spiegano così: noi non abbiamo nulla che potremmo dare a Dio, possiamo solo metterGli davanti il nostro peccato. Ed egli lo accoglie, lo assume come proprio, e in cambio ci dà se stesso e la sua gloria. Si tratta di uno scambio davvero disuguale che si compie nella vita e nella passione di Cristo. Egli si fa peccatore, prende il peccato su di sé, assume ciò che è nostro e ci dà ciò che è suo. Ma nello sviluppo del pensiero e della vita alla luce della fede, in seguito, si è reso evidente che non Gli diamo solo il peccato, bensì Egli ci ha dato la facoltà: dall’intimo ci dona la forza di darGli anche qualcosa di positivo, il nostro amore, di dargli l’umanità in senso positivo. Naturalmente è chiaro che solo grazie alla generosità di Dio, l’uomo, il mendicante che riceve la ricchezza divina, tuttavia, può anche dare qualcosa a Dio; Dio ci rende sopportabile il dono, rendendoci capaci di diventare donatori nei suoi confronti.


La Chiesa deve se stessa totalmente a questo scambio disuguale. Non possiede niente da sé stessa di fronte a Colui che l’ha fondata, in modo da poter dire: l’abbiamo fatto molto bene! Il suo senso consiste nell’essere strumento della redenzione, nel lasciarsi pervadere dalla parola di Dio e nell’introdurre il mondo nell’unione d’amore con Dio. La Chiesa s’immerge nell’attenzione condiscendente del Redentore verso gli uomini.


Quando è davvero se stessa, essa è sempre in movimento, deve continuamente mettersi al servizio della missione, che ha ricevuto dal Signore. E per questo deve sempre di nuovo aprirsi alle preoccupazioni del mondo, del quale, appunto, essa stessa fa parte, dedicarsi senza riserve tali preoccupazioni, per continuare e rendere presente lo scambio sacro che ha preso inizio con l’Incarnazione.


Nello sviluppo storico della Chiesa si manifesta, però, anche una tendenza contraria: quella cioè di una Chiesa soddisfatta di se stessa, che si accomoda in questo mondo, è autosufficiente e si adatta ai criteri del mondo. Non di rado dà così all’organizzazione e all’istituzionalizzazione un’importanza maggiore che non alla sua chiamata all’essere aperta verso Dio e ad un aprire il mondo verso il prossimo.


Per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi da questa sua secolarizzazione e diventare nuovamente aperta verso Dio.


Con ciò essa segue le parole di Gesù: “Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Gv 17,16), ed è proprio così che Lui si dona al mondo. In un certo senso, la storia viene in aiuto alla Chiesa attraverso le diverse epoche di secolarizzazione, che hanno contribuito in modo essenziale alla sua purificazione e riforma interiore.


Le secolarizzazioni infatti – fossero esse l’espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili – significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spoglia, per così dire, della sua ricchezza terrena e torna ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena.


Con ciò condivide il destino della tribù di Levi che, secondo l’affermazione dell’Antico Testamento, era la sola tribù in Israele che non possedeva un patrimonio terreno, ma, come parte di eredità, aveva preso in sorte esclusivamente Dio stesso, la sua parola e i suoi segni. Con tale tribù, la Chiesa condivideva in quei momenti storici l’esigenza di una povertà che si apriva verso il mondo, per distaccarsi dai suoi legami materiali, e così anche il suo agire missionario tornava ad essere credibile.


Gli esempi storici mostrano che la testimonianza missionaria di una Chiesa distaccata dal mondo emerge in modo più chiaro.
Liberata dai fardelli e dai privilegi materiali e politici, la Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo.
Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio del prossimo.


Il compito missionario, che è legato all’adorazione cristiana e dovrebbe determinare la struttura della Chiesa, si rende visibile in modo più chiaro. La Chiesa si apre al mondo, non per ottenere l’adesione degli uomini per un’istituzione con le proprie pretese di potere, bensì per farli rientrare in se stessi e così condurli a Colui del quale ogni persona può dire con Agostino: Egli è più intimo a me di me stesso (cfr Conf. 3,6,11). Egli, che è infinitamente al di sopra di me, è tuttavia talmente in me stesso da essere la mia vera interiorità. Mediante questo stile di apertura della Chiesa verso il mondo è, insieme, tracciata anche la forma in cui l’apertura al mondo da parte del singolo cristiano può realizzarsi in modo efficace e adeguato.


Non si tratta qui di trovare una nuova tattica per rilanciare la Chiesa. Si tratta piuttosto di deporre tutto ciò che è soltanto tattica e di cercare la piena sincerità, che non trascura né reprime alcunché della verità del nostro oggi, ma realizza la fede pienamente nell’oggi vivendola, appunto, totalmente nella sobrietà dell’oggi, portandola alla sua piena identità, togliendo da essa ciò che solo apparentemente è fede, ma in verità è convenzione ed abitudine.


Diciamolo ancora con altre parole: la fede cristiana è per l’uomo uno scandalo sempre e non soltanto nel nostro tempo. Che il Dio eterno si preoccupi di noi esseri umani, ci conosca; che l’Inafferrabile sia diventato in un determinato momento in un determinato luogo, afferrabile; che l’Immortale abbia patito e sia morto sulla croce; che a noi esseri mortali siano promesse la risurrezione e la vita eterna – credere questo è per gli uomini senz’altro una vera pretesa.


Questo scandalo, che non può essere abolito se non si vuole abolire il cristianesimo, purtroppo, è stato messo in ombra proprio recentemente dagli altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede. Si crea una situazione pericolosa, quando questi scandali prendono il posto dello skandalon primario della Croce e così lo rendono inaccessibile, quando cioè nascondono la vera esigenza cristiana dietro l’inadeguatezza dei suoi messaggeri.


Vi è una ragione in più per ritenere che sia nuovamente l’ora di trovare il vero distacco del mondo, di togliere coraggiosamente ciò che vi è di mondano nella Chiesa. Questo, naturalmente, non vuol dire ritirarsi dal mondo, anzi, il contrario. Una Chiesa alleggerita degli elementi mondani è capace di comunicare agli uomini – ai sofferenti come a coloro che li aiutano – proprio anche nell’ambito sociale-caritativo, la particolare forza vitale della fede cristiana.


“La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza” (Lettera enciclica Deus caritas est, 25). Certamente, anche le opere caritative della Chiesa devono continuamente prestare attenzione all’esigenza di un adeguato distacco dal mondo per evitare che, di fronte  ad un crescente allontanamento dalla Chiesa, le loro radici si secchino. Solo il profondo rapporto con Dio rende possibile una piena attenzione all’uomo, così come senza l’attenzione al prossimo s’impoverisce il rapporto con Dio.


Essere aperti alle vicende del mondo significa quindi per la Chiesa distaccata dal mondo testimoniare, secondo il Vangelo, con parole ed opere qui ed oggi la signoria dell’amore di Dio.


E questo compito, inoltre, rimanda al di là del mondo presente: la vita presente, infatti, include il legame con la vita eterna. Viviamo come singoli e come comunità della Chiesa la semplicità di un grande amore che, nel mondo, è insieme la cosa più facile e più difficile, perché esige nulla di più e nulla di meno che il donare se stessi.





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