Roberto Regoli, "Oltre la crisi della Chiesa - Il pontificato di Benedetto XVI", libro, Lindau Edizioni 2016
Roberto Regoli, "Oltre la crisi della Chiesa - Il pontificato di Benedetto XVI", ebook ePub, Lindau Edizioni 2016
Roberto Regoli, "Oltre la crisi della Chiesa - Il pontificato di Benedetto XVI", ebook pdf, Lindau Edizioni 2016
10 commenti:
Un bel pensiero di Benedetto (1990) "Vediamo le incrostazioni di polvere e sporcizia che si sono posate sulla Chiesa. Noi tutti abbiamo bisogno del vero Scultore, il quale toglie via ciò che deturpa l'immagine, abbiamo bisogno del perdono, che costituisce il nucleo di ogni vera riforma...abbiamo bisogno della remissione dei peccati"
Arcangela
Nelle Sue catechesi io sento l' Infinito Amore di Dio e al contempo da questo Infinito Amore mi sento esaminata .
Questa e' un'altra catechesi che mi porto dietro per fare l'esame di coscienza e che mi fa stramazzare !
Gesù domanda a Pietro la prima volta: «Simone... mi ami tu (agapâs-me)” con questo amore totale e incondizionato (cfr Gv 21,15)? Prima dell’esperienza del tradimento l’Apostolo avrebbe certamente detto: “Ti amo (agapô-se) incondizionatamente”. Ora che ha conosciuto l’amara tristezza dell’infedeltà, il dramma della propria debolezza, dice con umiltà: “Signore, ti voglio bene (filô-se)”, cioè “ti amo del mio povero amore umano”. Il Cristo insiste: “Simone, mi ami tu con questo amore totale che io voglio?”. E Pietro ripete la risposta del suo umile amore umano: “Kyrie, filô-se”, “Signore, ti voglio bene come so voler bene”. Alla terza volta Gesù dice a Simone soltanto: “Fileîs-me?”, “mi vuoi bene?”. Simone comprende che a Gesù basta il suo povero amore, l’unico di cui è capace, e tuttavia è rattristato che il Signore gli abbia dovuto dire così. Gli risponde perciò: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene (filô-se)”. Verrebbe da dire che Gesù si è adeguato a Pietro, piuttosto che Pietro a Gesù! E’ proprio questo adeguamento divino a dare speranza al discepolo, che ha conosciuto la sofferenza dell’infedeltà. Da qui nasce la fiducia che lo rende capace della sequela fino alla fine: «Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”» (Gv 21,19).
Da quel giorno Pietro ha “seguito” il Maestro con la precisa consapevolezza della propria fragilità; ma questa consapevolezza non l’ha scoraggiato. Egli sapeva infatti di poter contare sulla presenza accanto a sé del Risorto. Dagli ingenui entusiasmi dell’adesione iniziale, passando attraverso l’esperienza dolorosa del rinnegamento ed il pianto della conversione, Pietro è giunto ad affidarsi a quel Gesù che si è adattato alla sua povera capacità d’amore. E mostra così anche a noi la via, nonostante tutta la nostra debolezza. Sappiamo che Gesù si adegua a questa nostra debolezza. Noi lo seguiamo, con la nostra povera capacità di amore e sappiamo che Gesù è buono e ci accetta. E’ stato per Pietro un lungo cammino che lo ha reso un testimone affidabile, “pietra” della Chiesa, perché costantemente aperto all’azione dello Spirito di Gesù. Pietro stesso si qualificherà come “testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi” (1 Pt 5,1). Quando scriverà queste parole sarà ormai anziano, avviato verso la conclusione della sua vita che sigillerà con il martirio. Sarà in grado, allora, di descrivere la gioia vera e di indicare dove essa può essere attinta: la sorgente è Cristo creduto e amato con la nostra debole ma sincera fede, nonostante la nostra fragilità. Perciò scriverà ai cristiani della sua comunità, e lo dice anche a noi: “Voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime” (1 Pt 1,8-9).
(Papa Benedetto XVI - dall'Udienza Generale del 24 maggio 2006)
grazie sempre!!!!!!!!!!!!!!!
gli scritti di papa Benedetto son un tesoro immenso.
https://it.zenit.org/articles/ratzinger-si-racconta-in-un-libro-lansia-post-conclave-la-rinuncia-la-lotta-alle-lobby-gay/
preghiamo per icirstiani vittime de terroristi a Dacca. Possibile non sia possibile fermare queste belve?
Quando verrà posto un limite al male?
Il Signore abbia pietà di noi!
http://www.lastampa.it/2016/07/04/vaticaninsider/ita/vaticano/francesco-ha-uno-stile-stimolante-fino-al-provocatorio-qhiMJYtyMsh8V0VyYpLxzH/pagina.html
molto diplomatico il cardinale. Altro che disagio!
https://it.zenit.org/articles/pasci-le-mie-pecore-un-libro-di-niedziela-con-omelie-e-discorsi-di-benedetto-xvi/
un grazie sincero all'autore del testo
http://www.tempi.it/videogallery/grazie#.V3ty8JOLR3k
Grazie!
giugno 28, 2016
Il Discorso di Benedetto XVI nel suo 65esimo anniversario di ordinazione sacerdotale, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. 28 giugno 2016.
Santo Padre, cari fratelli, sessantacinque anni fa, un fratello ordinato con me ha deciso di scrivere sulla immaginetta di ricordo della prima messa soltanto, eccetto il nome e le date, una parola, in greco: Eucharistòmen, convinto che con questa parola, nelle sue tante dimensioni, è già detto tutto quanto si possa dire in questo momento. Eucharistòmen dice un grazie umano, grazie a tutti. Grazie soprattutto a lei, Santo Padre! La sua bontà, dal primo momento dell’elezione, in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente, interiormente. Più che nei giardini vaticani, con la loro bellezza, la sua bontà è il luogo dove abito: mi sento protetto. Grazie anche della parola di ringraziamento, di tutto. E speriamo che lei potrà andare avanti con noi tutti su questa via della misericordia divina, mostrando la strada di Gesù, verso Gesù, verso Dio.
Grazie pure a lei, eminenza [cardinale Sodano], per le sue parole che hanno veramente toccato il cuore: Cor ad cor loquitur. Lei ha reso presente sia l’ora della mia ordinazione sacerdotale, sia anche la mia visita nel 2006 a Freising, dove ho rivissuto questo. Posso solo dire che così, con queste parole, Lei ha interpretato l’essenziale della mia visione del sacerdozio, del mio operare. Le sono grato per il legame di amicizia che fino adesso continua da tanto tempo, da tetto a tetto [si riferisce alle loro abitazioni che sono in linea d’aria vicine]: è quasi presente e tangibile.
Grazie, cardinale Müller, per il suo lavoro che fa per la presentazione dei miei testi sul sacerdozio, nei quali cerco di aiutare anche i confratelli a entrare sempre di nuovo nel mistero in cui il Signore si dà nelle nostre mani.
Eucharistòmen: in quel momento l’amico [Rupert] Berger voleva accennare non solo alla dimensione del ringraziamento umano, ma naturalmente alla parola più profonda che si nasconde, che appare nella liturgia, nella Scrittura, nelle parole gratias agens benedixit fregit deditque. Eucharistòmen ci rimanda a quella realtà di ringraziamento, a quella nuova dimensione che Cristo ha dato. Lui ha trasformato in ringraziamento, e così in benedizione, la croce, la sofferenza, tutto il male del mondo. E così fondamentalmente ha transustanziato la vita e il mondo e ci ha dato e ci dà ogni giorno il pane della vera vita, che supera il mondo grazie alla forza del suo amore.
Alla fine, vogliamo inserirci in questo “grazie” del Signore, e così ricevere realmente la novità della vita e aiutare per la transustanziazione del mondo: che sia un mondo non di morte, ma di vita; un mondo nel quale l’amore ha vinto la morte.
Grazie a tutti voi. Il Signore ci benedica tutti.
Grazie, Santo Padre.
Commenti :
Giannino Stoppani
1 luglio 2016 alle 20:30
Quando ho letto questo discorso atomico mi son detto: “sutor ne ultra crepidam” e mi sono imposto di scrivere una banalità diciamo così “di costume” pensando che ci sarebbe stato sicuramente chi avrebbe affrontato la cosa con più competenza e profondità di quella che io potrei mai essere in grado di mettere in campo. Evidentemente nella Chiesa di oggi ciò che è veramente importante è destinato a rimanere sotto traccia.
Buona e Santa notte , amato Santo Padre !
S.Giuseppe e San Michele Arcangelo veglino sulla Vostra persona .
https://www.youtube.com/watch?v=UYmgLQDbUhI
Ma come mai un non cattolico dirige L'Osservatore in Argentina? Forse non ci sono più cattolici lì?
Arcangela
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