martedì 14 maggio 2013

Le similitudini che intercorrono tra Paolo VI e Papa Francesco (Piccolenote)

Riceviamo e con gratitudine pubblichiamo:

COMUNICATO STAMPA

 «Papa Francesco: figlio della speranza della Chiesa ambrosiana».

Un articolo apparso sul sito Piccolenote mette in evidenza le straordinarie similitudini tra Paolo VI e papa Francesco

 «Papa Francesco: figlio della speranza della Chiesa ambrosiana». Questo, il titolo di un articolo apparso oggi sul sito Piccolenote, a cura di Davide Malacaria, già redattore del mensile 30Giorni.

L’articolo mostra le similitudini che intercorrono tra Paolo VI e papa Francesco. Lo fa prendendo spunto dall’omelia pronunciata nell’agosto del 1968 da papa Montini durante una messa celebrata per i campesinos colombiani. «Voi, Figli carissimi, siete Cristo per noi. E Noi che abbiamo la formidabile sorte d’essere il Vicario di Cristo nel suo magistero della verità da Lui rivelata, e nel suo ministero pastorale nell’intera Chiesa cattolica» disse allora Paolo VI «Noi ci inchiniamo davanti a voi e vogliamo ravvisare Cristo in voi quasi redivivo e sofferente: non siamo venuti per avere le vostre filiali, e pur gradite e commoventi acclamazioni, ma siamo venuti per onorare Cristo in voi, per inchinarci perciò davanti a voi, e per dirvi che quell’amore… a Lui in voi, in voi stessi lo tributiamo. Noi vi amiamo!... Noi vi amiamo con un’affezione preferenziale; e con Noi vi ama, ricordatelo sempre, ricordatelo bene, la santa Chiesa cattolica».
Su Piccolenote, dunque, si legge: «Quante similitudini con quanto fa e dice papa Francesco: ricordando le parole di Montini, sembra di rivivere quel momento dello scorso marzo che ha commosso il mondo, quando il nuovo vescovo di Roma, appena eletto, si è inchinato davanti al popolo di Dio chiedendo di pregare il Signore per lui».
Il Pastore associato all’indigenza del proprio gregge, sottolinea Piccolenote - che ha «l’odore del gregge» - direbbe oggi papa Francesco; o l’«affezione preferenziale» per i poveri che unisce il cuore del buon pastore a quello degli “ultimi”.
«Rimandi che mettono in luce una prossimità profonda tra il papa figlio della tradizione ambrosiana e il nuovo papa venuto dalla Chiesa latinoamericana» continua il sito nato dallo spirito e dall’anima del mensile 30Giorni diretto da Giulio Andreotti fino a pochi mesi dalla morte. E ispirato dalla fede e dal genio spirituale di don Giacomo Tantardini, scomparso poco più di un anno fa.
«Non è un mistero che Giovanni Battista Montini, illustre figlio della Chiesa lombarda al quale Pio XII affidò la Cattedra di Ambrogio, ebbe sempre nel cuore la cristianità dell’America Latina» prosegue Piccolenote.
Ma le similitudini sono moltissime. Come l’esortazione di Paolo VI rivolta al Consiglio Generale della Pontificia Commissione per l’America Latina (1966) nella quale chiedeva ai membri dell’organismo vaticano di favorire lo «sviluppo delle intrinseche forze della Chiesa nell’America Latina… per rispondere a quella vocazione apostolica che la Divina Provvidenza chiaramente le assegna per le sorti future del Vangelo nel mondo». Parole che lette adesso, dopo l’elezione di papa Francesco, hanno il sapore di profezia.
E ancora: sempre nel solco dei gesti compiuti da Paolo VI, è denso di significato il fatto che il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, sua santità Bartolomeo I, sia stato presente alla messa di inizio ministero petrino del nuovo vescovo di Roma, sulla scia dello storico incontro tra papa Montini e Atenagora del 1964. E nella stessa prospettiva può essere vista la recente visita di Tawadros II, capo della Chiesa ortodossa Copta d’Egitto, a papa Francesco, quarant’anni dopo lo storico incontro tra Paolo VI e Shenouda III.
Ma ce n’è ancora un altro di rimando. Quel viaggio apostolico in Colombia di Paolo VI si svolse nell’agosto del 1968: Montini volle metterlo in agenda subito dopo la conclusione dell’Anno della Fede, indetto nella festività dei santi Pietro e Paolo dell’anno precedente. E non sembra una scelta casuale quella di visitare il Sud America subito dopo la conclusione dell’Anno della Fede.
Oggi un papa latinoamericano ha il compito di portare a termine un altro Anno della Fede, quello proclamato da Benedetto XVI lo scorso ottobre (riprendendo, dopo quarantacinque anni, la felice intuizione di Paolo VI).
Da un anno della Fede all’altro, da un papa all’altro, nel solco di una successione apostolica che il Signore pone attraverso vie misteriose quanto provvidenziali. Così che il nuovo vescovo di Roma, figlio della Chiesa latinoamericana, appare allo stesso tempo figlio della speranza di quella Chiesa ambrosiana, della quale Montini fu eminente rappresentante.
Quel Montini che in un’omelia del 29 giugno 1972, durante la messa in occasione del IX anniversario della sua incoronazione, parlò del «fumo di Satana» che da qualche fessura era penetrato nella Chiesa. Fumo che, a quanto pare, non si è diradato, se papa Francesco, in un’omelia alla Casa Santa Marta del 30 aprile (una delle tante volte nelle quali ha parlato del diavolo) ha affermato: «Se vogliamo che il principe di questo mondo non prenda la Chiesa nelle sue mani, dobbiamo affidarla all’Unico che può vincere il principe di questo mondo».

1 commento:

Anonimo ha detto...

A me papa Francesco ricorda nel viso Pio XII (ovviamente più grasso) e nella corporatura Giovanni XXIII.