Una luce per l'Europa
''Lumen fidei'': un messaggio che rilancia la fecondità del cristianesimo
Tamayo José Maria Gil - Sir Europa (Spagna)
La prima enciclica di Papa Francesco, intitolata "Lumem Fidei" (la luce della fede), che chiude la trilogia di encicliche sulle virtù teologali della carità e della speranza iniziata da Benedetto XVI, mostra in modo eccellente la continuità magisteriale del Successore di Pietro nel passaggio del pontificato da Ratzinger a Bergoglio.
In questa nuova enciclica vale la pena sottolineare la singolare presentazione della fede in Dio in senso fortemente positivo, come una luce che realizza l'essere umano in tutte le sue dimensioni e la costituisce come punto di riferimento della sua vita personale e sociale, ma non come una benda che copre del tutto lo sguardo umano - da cui alcuni hanno preso spunto per separare indebitamente la necessaria congiunzione fra l'atto di conoscere e quello di credere, fra cittadinanza e religiosità.
In questa prospettiva, la nuova enciclica mette in evidenza che la fede "non si configura solo come un cammino, ma anche come l'edificazione, la preparazione di un luogo nel quale l'uomo possa abitare insieme con gli altri" (n. 50). Si smentisce così anche una considerazione negativa e anacronistica della fede e della religione in ampi settori culturali e politici moderni, che anche in Europa rendono impossibile una sua presenza attiva e trasformatrice, sia nei comportamenti personali che nel pensiero e nella vita pubblica, riducendola all'ambito del privato senza un documento di cittadinanza per costruire la città terrena.
Quest'ultima visione, oltre a distorcere la vera natura dell'atto religioso cristiano, fa passare sotto silenzio il ruolo benefico svolto dai cristiani nella storia e nella cultura europee, sollevando al contempo il sospetto nei confronti della loro completa fedeltà civica alla costruzione e coesione delle società democratiche nella pace e nella libertà.
Viceversa, come spiega Papa Francesco nel quarto capitolo dell'enciclica dedicato alla dimensione e all'impegno sociale della fede cristiana, "la luce della fede è in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane, la loro capacità di mantenersi, di essere affidabili, di arricchire la vita comune. (…) La fede fa comprendere l'architettura dei rapporti umani, perché ne coglie il fondamento ultimo e il destino definitivo in Dio, nel suo amore, e così illumina l'arte dell'edificazione, diventando un servizio al bene comune" (n.51).
Rimane in tal modo svuotata, con la massima argomentazione magisteriale, sia la posizione di coloro che, anche in Europa, sostengono una fede individualista e chiusa, come quella di coloro che cercano di diffondere una sorta di laicismo, piuttosto che la sana laicità di ispirazione evangelica (cfr. Mt 22, 21), che consacra la necessaria separazione e collaborazione della sfera cittadina e della sfera religiosa, e a beneficio di coloro che dovrebbero ricordare le sagge parole del pensatore politico Alexis de Tocqueville, il quale sosteneva: "Quando costoro attaccano le credenze religiose, seguono le proprie passioni e non i propri interessi. Il dispotismo può prescindere dalla fede, la libertà no. La religione è molto più necessaria nella repubblica che auspicano che nella monarchia che attaccano, e più nelle repubbliche democratiche che tutte le altre" (da La democrazia in America, I, 9).
Infatti, nella fede cristiana sono inseparabili la scelta di Dio e la scelta dell'uomo, quella del Regno dei Cieli e quella della città terrena: "Sì, la fede è un bene per tutti, è un bene comune, la sua luce non illumina solo l'interno della Chiesa, né serve unicamente a costruire una città eterna nell'aldilà; essa ci aiuta a edificare le nostre società, in modo che camminino verso un futuro di speranza" (n. 51, ndt). È quello di cui abbiamo bisogno. Ci rimane molto da costruire in Europa.
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4 commenti:
Segnalo... poi mi taccio e mi riposo... dai nostri fratelli più che meritevoli di simpatia:
http://ilsismografo.blogspot.it/2013/07/sinodo-oss-rom.html
gianni
Caro Gianni, ti assicuro che i Cristiani dell'Est, sia Cattolici, sia Ortodossi, sono molto fedeli alla propria religione. Specie coloro i quali hanno vissuto sulla propria pelle la persecuzione, la chiusura delle chiese: ne parlano con le lacrime agli occhi, e questo me li fa stimare moltissimo. Per loro, le scorciatoie che molti cercano di prendere per aggirare i valori non negoziabili, o per "aggiustare" a piacere i fondamenti della Fede, sono una cosa inammissibile. Non mi meraviglio, quindi, che sentano forte il bisogno di riaffermare valori che, poco più ad Occidente, ci scivolano dalle mani.
Grazie per aver segnalato questo bellissimo articolo.
Ester. :-)
Ieri sera ho ascoltato una trasmissione a radio Maria che va in onda ogni martedì, alle 21. "la voce del Magistero". Ovviamente si commenta il magistero del Papa. L'inizio è stato dedicato all'enciclica "Lunen fifei"e tutto i lresto alla vista di Francesco a Lampedusa. In verità, son rimasta un po' sconcertata dal commento. E' stata definita un documento destinato ad avere scarsa risonanza, perché non aggiunge nulla di nuovo.
Vogliono la fede nuova? Comincio ad essere stufo di essere vecchio solo perché mi mantengo fedele
Purtroppo se si parla così tanto di nuovo è perché Francesco lo sta facendo e lasciando credere che sia tutto nuovo
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