giovedì 7 agosto 2014

Iraq, centomila Cristiani in fuga. «Croci divelte in tutto il Paese». Il Vaticano? Parla di "dramma umanitario"

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Preghiamo incessantemente per questi fratelli perseguitati, cacciati ed umiliati. Le milizie dell'Isis hanno conquistato quattro località in cui erano concentrati la maggiorparte dei Cristiani dell'Iraq. Sono state divelte le Croci e bruciati antichi manoscritti.
Il dramma è indescrivibile e andrebbe denunciato facendo nomi e cognomi dei responsabili ricordando che nessuna violenza è esercitabile in nome di Dio (si veda la lectio di Benedetto XVI a Ratisbona che ormai non è più profezia ma realtà).
Vi risparmio il comunicato del vaticano che parla di "dramma umanitario" come se si fosse di fronte ad una calamità naturale.
R.


Iraq: Cristiani in fuga. Il patriarca Sako: si rischia il genocidio


Il "Califfato" espelle i Cristiani dalla Piana di Ninive 

12 commenti:

Arcangela ha detto...

Perché il Papa non va lì dove si soffre in nome del nostro Dio? o non mobilita i centri diplomatici cattolici, se ci sono ancora?
Arcangela

Raffaele ha detto...

Tu, Dio, vieni a orrirTi in sacrificio sulla Croce per i peccati del mondo?
Noi non ti vogliamo: il mondo è NOSTRO, e non tuo.

Tu, papa Benedetto, vuoi venire nell'Università della città del Martirio dei Santi Pietro e Paolo?
Noi non ti vogliamo: la cultura è NOSTRA. Tu non sei un intellettuale come noi.

Anonimo ha detto...

Appunto, perché non ci va? Organizzzare veglie di preghiera, o pronunciare generici discorsi di richiamo alla pace non serve. Il male deve essere chiamato con il suo nome e avere il coraggio di andare dove questo si annida.
Alessia

Anonimo ha detto...

Non si può pronunciare la parola esatta che sarebbe genocidio, si preferisce esodo biblico,intanto nessuno si nuove e questo non è che l'inizio, quando avranno occupato tutto il territorio e imposto la shariia, passeranno ai paesi oltre mare Mediterraneo, vista la distanza non faranno fatica....diplomazie? Occidentali? Ma per favore, non hanno mai detto niente per armeni,curdi,ucraini,bielorusssi, cinesi, tibetani, potrei continuare a lungo, ma sono numeri, conta solo una persecuzione e non dico altro,sennò Raffaella passa guai.A.

gemma ha detto...

andare in tutti i luoghi dove c'è sofferenza mi pare davvero difficile e improbabile, non lasciamoci prendere dal solito sentimento che vorrebbe i papi sempre presenti ovunque. Purtoppo i segnali di questa tragedia sono stati ignorati e chi in passato ipotizzava il rischio sharia e califfato, o l'attitudine all'incitamento contro gli infedeli, è stato irriso e isolato come fomentatore di discordia. L'Onu ha condannato il divieto di aborto come tortura, non mi pare di aver sentito analoga condanna a caratteri cubitali o rilievo da parte della stampa nei riguardi del reato di apostasia praticato in molti suoi stati membri

Raffaella ha detto...

Purtroppo la tragedia dei Cristiani perseguitati e cacciati dalle loro terre è stata sottovalutata e troppo spesso ignorata come se essere Cristiani fosse una colpa che va scontata.
Ci provò Papa Benedetto ad instaurare un dialogo vero (non baci ed abbracci che lasciano il tempo che trovano), basato sulla verità e sul rispetto, ma è stato continuamente boicottato.
E non sto dando la colpa agli altri ma alla chiesa stessa che non è stata capace di seguirlo ma, anzi, gli ha messo in tutti i modi i bastoni fra le ruote.
Ricordo perfettamente quanto accadde nel settembre 2006, dopo il discorso di Ratisbona, e non dimentico la corsa a prendere le distanze dal Papa anche e soprattutto da parte di vescovi e cardinali.
Allora era il momento di fare fronte comune ma ciascuno ritenne opportuno coltivare il suo personale orticello con i risultati che stiamo vedendo oggi.
Quella stessa chiesa che a Ratisbona criticò il Papa ora non può più parlare. E' come se si fosse legata le mani in nome di un quieto vivere che non aveva senso allora ed ha ancora meno senso oggi. La pax mediatica, prima o poi, presenta il conto.
Dispiace che ci vadano di mezzo innocenti che hanno l'unica colpa di essere nati in Medio Oriente.
R.

Anna Maria ha detto...

Benedetto XVI ha avuto il coraggio della verità.Oggi vedo ben poche persone pronte a dirla e, come sempre,a fare le spese dei silenzi,delle omissioni e degli "aggiustamenti"della realtà sono i piccoli della Terra.
Che il Signore li aiuti e aiuti noi tutti.

Anna Maria ha detto...

Benedetto XVI ha avuto il coraggio della verità.Oggi vedo ben poche persone pronte a dirla e, come sempre,a fare le spese dei silenzi,delle omissioni e degli "aggiustamenti"della realtà sono i piccoli della Terra.
Che il Signore li aiuti e aiuti noi tutti.

Anonimo ha detto...

Organizzare veglie di preghiera serve eccome, se vogliamo dirci cristiani. Molti membri della chiesa, anche alcuni che ci sono molto cari, si sono dati proprio questo come loro compito essenziale. Come ha detto Gemma, non lasciamoci prendere da esagerazioni pretestuose di cui in passato ci siamo giustamente lamentati.
Antonio

mariateresa ha detto...

naturalmente in questo caso la presenza del Papa secondo me sarebbe necessaria per marcare l'assoluta eccezionalita' della situazione: se una intera area del mondo si spopola forzatamente dei cristiani dopo 1600 anni credo la si possa definire eccezionale senza esagerare.

gemma ha detto...

Dobbiamo tenere i piedi per terra più che si può e pensare anche a cose fattibili per aiutarli. Si dice che in Kurdistan non vogliono più accoglierli, la diplomazia vaticana potrebbe implorare per loro ospitalità momentanea in attesa di organizzare loro ospitalità altrove, nei tanti conventi per esempio. La Caritas chiede ogni giorno ospitalità per gli immigrati anche ai privati e non si può andare a prendere i cristiani cacciati dalle loro case?

laura ha detto...

http://www.ilfoglio.it/articoli/v/119856/rubriche/iraq-yazidi-genocidio-degli-angeli.htm