(AGI) - CdV, 6 mag.
"Giulio Andreotti e' stato per molti il simbolo stesso della cosiddetta prima Repubblica, quale si formo' e ando' sviluppandosi a partire dalla ricostruzione postbellica".
Lo scrive oggi l'Osservatore Romano commentando la scomparsa dello statista.
"Uomo eminentemente pragmatico, con una intelligenza e un'ironia riconosciute dai suoi sostenitori cosi' come dagli avversari, Andreotti - afferma la nota del quotidiano vaticano - seppe attraversare con apparente leggerezza i grandi eventi della politica e della storia, le drammatiche stagioni del Paese e le sue personali vicende, le seconde spesso collegate alle prime da complesse relazioni".
L'Osservatore rievoca anche la pagina piu' amara della vita dell'antico collaboratore di De Gasperi: i processi che gli furono intentati sulla base di accuse che i giudici hanno poi ritenuto infondate o comunque insufficienti per condannarlo. "Di riconosciuta capacita' di mediazione nei confronti di ogni tipo di interlocutore, Andreotti aveva - rileva infatti l'articolo - una grande considerazione per il rispetto delle istituzioni, come dimostro' quando, fatto oggetto di inchieste giudiziarie, espresse piena fiducia nella magistratura, che pure lo aveva condotto a processo con le gravi accuse di collusione con la mafia".
L'Osservatore tiene anche a sottolineare il profondo radicamento del senatore nel mondo cattolico, tanto che solo da pochi mesi aveva lasciato la direzione di "30 Giorni" il mensile sui fatti della Chiesa fondato da don Giacomo Tantardini, scomparso anche lui da qualche mese. "A 22 anni - rievoca l'articolo - divenne cosi'presidente della Federazione degli universitari cattolici italiani subentrando ad Aldo Moro", ma "fondamentale per il suo percorso politico fu l'incontro con Alcide De Gasperi, fondatore con Guido Gonella della Democrazia Cristiana".
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