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martedì 17 settembre 2013

Il prefetto della Casa pontificia a Urbisaglia (O.R.)

Il prefetto della Casa pontificia a Urbisaglia

«La domenica è la festa dell'abbraccio di Dio; la festa della grande misericordia, che è raro trovare nel mondo, dove tanto spesso si incontra l'assenza del perdono». Così l'arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa pontificia, ha sintetizzato le tre parabole della misericordia secondo il vangelo di Luca (15, 1-32) durante la messa che ha celebrato a Urbisaglia, la cittadina marchigiana sua sede titolare che ha visitato ieri, domenica 15 settembre.
All'omelia il presule ha ricordato che nessun uomo è «del tutto perduto fin quando vive», perché «Dio lo cerca». In particolare, la messa «è il momento del perdono. Subito siamo rivestiti della misericordia». Nonostante questo, però, tra gli uomini «è normale l'affermazione di se stessi, la rivendicazione dei propri diritti e l'insensibilità al perdono». Lo si vede bene nella parabola del Padre misericordioso, dove il figlio «preferisce una parte al tutto». Con una precisazione: il termine «dissoluto» riferito alla condotta di vita del figlio prodigo nel Vangelo «significa voler far da sé, senza dipendere da nessuno». Ecco allora che alla fine conta solo «la capacità di accorgersi della tristezza della propria condizione e di ritornare alla casa del Padre». E, in tal senso, «la domenica è il giorno benedetto per tornare» perché allarga il cuore, fa cadere i muri, fa aprire le porte della mente, fa vedere lontano verso i poveri. La domenica è larga, come la misericordia di Dio».
Per questo, concludendo la sua omelia l'arcivescovo ha citato un testo di san Giovanni Crisostomo: «Se uno è amico di Dio, goda di questa festa bella e luminosa. Chi ha lavorato e chi non l'ha fatto, chi è nella pace e chi è nel dolore, chi si è smarrito e chi è stato a casa, chi è appesantito e chi è sollevato, tutti vengano e saranno accolti».

(©L'Osservatore Romano 16-17 settembre 2013)

domenica 25 agosto 2013

La Festa della Madonna del Lago a Castelgandolfo celebrata dal Prefetto della Casa Pontificia (Artymiak)

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Mons. Gänswein e "l'esperienza mistica" di Benedetto XVI (Schwibach)

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Mons. Georg: le dimissioni dopo un’esperienza mistica? Falsità

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Il video dell'intervista di Alessandra Buzzetti (Tg5) a Mons. Georg Gänswein

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Mons. Georg Gänswein smentisce al Tg5 "dall'alfa all'omega" l'articolo sulla "esperienza mistica" di Benedetto XVI

Davvero ottima e direi perfetta l'intervista di Mons. Gänswein al Tg5 nella quale il Prefetto della Casa Pontificia smentisce in modo categorico l'articolo sulla presunta esperienza mistica che avrebbe suggerito a Benedetto XVI la rinuncia al Pontificato.
Mi ha fatto molto piacere sentire questa intervista perche' si nota il rapporto di fedelta', affetto e di stima che lega Mons. Gänswein al Papa Emerito.
Se negli otto anni di Pontificato chi di dovere in Vaticano, negli uffici curiali come nel settore della comunicazione, avesse manifestato un briciolo della dedizione e della sincerita' che abbiamo visto oggi, forse, le cose sarebbero andate diversamente...
Del resto, nei giorni scorsi, non una voce ufficiale si e' levata per smentire l'articolo in questione e per me tanto basta per confermare cio' che penso da anni.
Un grazie sincero, quindi, a Mons. Georg.
Un'annotazione sull'atteggiamento dei media: grandi titoloni per rilanciare l'articolo di Zenit e nemmeno un trafiletto per riportare la voce di chi manifestava dubbi sulla veridicita' di certe affermazioni.
Chi conosce almeno un po' Benedetto XVI non poteva non avanzare quelle riserve...
Bene ha fatto Mons. Gänswein ad intervenire in prima persona recidendo alla radice il giochetto di chi ha pensato di usare ancora (ancora...ancora!) Joseph Ratzinger per i propri scopi nemmeno troppo difficili da interpretare...
Sappiano lorsignori che ci sara' sempre chi non e' disposto a farsi incollare il prosciutto sugli occhi ed il salame sulle orecchie.
R.

La donna che non abbandona. Festa della Madonna del Lago a Castel Gandolfo (Georg Gänswein)

Festa della Madonna del Lago a Castel Gandolfo

La donna che non abbandona

di Georg Gänswein

La festa della Madonna del Lago è un'ottima occasione per ricordare il ruolo di Maria come accompagnatrice del Signore e il suo esempio per noi cristiani. I teologi insegnano che una sana cristologia è sempre accompagnata da una sana mariologia. Per conoscere il Signore dobbiamo conoscere anche sua Madre.
L'incarnazione di Dio in Gesù Cristo si manifesta nella maternità divina di Maria. Perciò chi vuole essere cristiano, e chi vuole rimanere cristiano, deve guardare alla Madre del Signore, Maria Santissima. Tutte le sue azioni, dal momento dell'annunciazione attraverso l'angelo, erano orientate verso Cristo. Maria non solo ha dato la vita terrena a Gesù, lo ha anche seguito e lo ha accompagnato nel suo cammino.
Maria è il prototipo di ogni vocazione cristiana, di ogni chiamata a partecipare all'opera che Dio si aspetta dagli uomini. Maria è imparentata con noi perché intercede per noi presso il suo Figlio. Tutto ciò che fa, lo fa in vista di Cristo. Maria introduce Gesù nella vita terrena. Ma non si limita a questo. Lei stessa è la sua prima accompagnatrice. Nascosta, senza nessun rumore, senza cercare applausi e meriti, lo accompagna nella vita. Quanto più silenziosamente lo fa, tanto più forte e percettibile diventa la sua parola.
Maria, da prima, ha imparato che il Verbo eterno del Padre abita nel silenzio, non nel rumore. Perciò Maria conserva e medita silenziosamente nel suo cuore tutto ciò che ha percepito da questo Verbo. Lei sa: all'inizio era il Verbo / la Parola e non le chiacchiere; e alla fine non ci saranno le parole vane, ma di nuovo il Verbo. Grazie alla sua contemplazione, la sua attività non diventa una attività vuota ma un'azione poderosa e efficace. Perciò non soltanto la sua parola, ma anche il suo agire ha una importanza esemplare per tutti coloro che vogliono seguire suo Figlio.
Maria ci fa vedere e comprendere una importante regola cristiana: «La parola che ti aiuta, tu non la puoi dire a te stesso».
Maria chiede all'angelo, dopo che ha ascoltato il suo messaggio incredibile: «Come potrà avvenire questo, se io non conosco uomo?» (Luca 1, 34).
La risposta è: «Lo Spirito Santo scenderà su di te» (Luca 1, 35).
La parola che aiuta Maria, la dice l'angelo. Memore di questa esperienza dirà anni dopo ai servitori alle nozze di Cana: «Fate tutto quello che egli vi dirà» (Giovanni 2, 5). Anche loro non possono dire a se stessi la parola che li aiuta. È detta a loro da Maria.
Maria è come Giovanni il Battista, precursore di Cristo sulla sua via nel mondo. Maria questo lo sa bene. Nelle grandi icone di Cristo, nelle chiese orientali, il Signore rappresentato viene accompagnato sempre da Maria e da Giovanni il Battista. Ma Maria e Giovanni sono solo il suono, non la parola. Tutti e due lasciano risuonare a modo loro la “Parola”. Affinché la parola di Cristo non diventi muta, andiamo da Maria. Non dimentichiamo: «La parola che ti aiuta, tu non la puoi dire a te stesso». E la parola che aiuta la nostra società e la nostra Chiesa, non la possiamo dire a noi stessi. Ma d'altra parte, come Maria, tutti noi siamo chiamati a non rimanere muti, là dove sia necessario dire la parola che aiuta, cioè confessare coraggiosamente la nostra fede.
Maria accompagna Gesù nella sua vita terrena. In tutta la sua vita lei è con lui, per lui e accanto a lui. Maria è la prima con-pellegrina sulle strade del mondo. Ciò non è una passeggiata priva di significato per il “paese della cuccagna”, ma un coraggioso camminare con il Signore per accompagnarlo fino alla croce. Perché il suo Figlio è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. Maria accompagna Gesù nella povertà della grotta di Betlemme, lo accompagna quando è ancora un bambino nel tempio di Gerusalemme, e poi nella fuga in Egitto. Poi lo accompagna alle nozze di Cana e lì si comporta come serva, attenta a che non manchi il necessario per la festa di nozze.
Il camminare di Maria accanto al Signore fa scuola. Dopo poco tempo anche altre donne e altri uomini accompagnano Gesù per servirlo sulle vie della Galilea e della Giudea. Il Signore si lascia aiutare nel cercare e salvare ciò che era perduto. Gesù ha dato anche a tutti noi una responsabilità grande per la salvezza di tanti uomini. Come i primi discepoli, accanto a Maria, anche noi vogliamo accompagnare il Signore per le vie del mondo.
Ma, come al tempo di Gesù, anche oggi ci sono uomini che abbandonano la compagnia del Signore. Dopo il discorso sul pane della vita, si dice: «Da allora molti dei suoi discepoli si ritrassero e non andavano più con lui» (Giovanni 6, 66). Oggi come allora ci sono uomini e donne che abbandonano la compagnia di Gesù. Di Giuda è scritto: «Egli, preso il boccone, uscì subito» (Giovanni 13, 30). Giuda era uno dei dodici, ma è andato via da Gesù -- verso la rovina! Abbandonare, lasciare, andare via sono purtroppo parole chiave del nostro tempo presente, nella Chiesa di oggi.
Gesù abbandonato non è frutto di una immaginazione surriscaldata, o di una pietà esagerata, ma è una realtà seria. Maria è andata fino al Calvario per accompagnare Gesù. Come Maria, fedelmente, la Chiesa accompagna il suo maestro per tutti i secoli e lo porta a tutti i popoli. La storia ci insegna che il Signore ha dovuto “emigrare” dove i discepoli lo hanno abbandonato. 
Tanti Paesi e tante regioni fiorenti sono andate perdute nella Chiesa, in Europa, in Asia, in Africa, nel Medio Oriente, nell'ottavo e nel nono secolo.
Chi accompagna Gesù fino alla fine, viene assunto da lui sul Golgota, ma così partecipa anche alla sua vittoria pasquale. Maria, la con-pellegrina sulle vie del Signore, diventa, nello stesso tempo, Madre dolorosa e vittoriosa. La Madonna ha preso con sé sempre altri uomini e li ha portati a Cristo: Giuseppe, Elisabetta, Zaccaria, Simeone, Anna, gli Apostoli, i suoi parenti e i suoi amici. Maria non vuole ammiratori, ma con-pellegrini, accompagnatori di Gesù.
Maria segue il suo Figlio. Il seguire diventa un passaggio dal credere al vedere, ma anche dal vedere al credere. Elisabetta le dice: «Beata sei tu perché hai creduto». In seguito il Verbo diventa carne. Maria la vede, la tocca, la porta, sente la Parola diventata carne. Maria fa il passo dal credere al vedere. Ciò si manifesta in occasione del pellegrinaggio al tempio di Giuseppe e Maria con Gesù dodicenne. Maria e Giuseppe fanno un pellegrinaggio a Gerusalemme accompagnati da Gesù. Sono pellegrini tutti e tre insieme. Al loro ritorno Gesù rimane indietro. Maria e Giuseppe vanno incontro a Gesù, cercandolo per tre giorni. Adesso il Figlio non è più accanto a loro, ma davanti a loro. È diventato la meta comune della loro via. Il Verbo si nasconde a Maria. Non i vincoli del sangue sono decisivi ma i vincoli dello Spirito Santo: «Non sapevate che io mi devo occupare di quanto riguarda mio Padre?». Non la parentela biologica con Gesù garantisce la salvezza, ma la fede in Lui: «Beata sei tu perché hai creduto». Seguire Cristo per Maria è la via dal vedere al credere, dal suo Figlio verso il Figlio del Dio vivente, dalla casa di Nazareth verso la Chiesa di Cristo. Perciò, sulla croce, il Signore volge lo sguardo di Maria via da sé, e lo rivolge verso il discepolo, e volge lo sguardo del discepolo che ama, via da sé, e lo rivolge verso Maria: «Ecco tua Madre!».
Il Signore crea un nuovo legame, una nuova alleanza: la Chiesa. A Pentecoste dona alla Chiesa lo Spirito Santo, e lo Spirito Santo copre la Chiesa con la sua ombra, come a Nazareth ha coperto Maria. Così Maria è diventata, prima, la Madre di Gesù e, poi, la Madre della Chiesa.
Dopo la santa messa accompagneremo in processione fino alla riva l'immagine della Madonna del Lago. Poi la accompagneremo con lo sguardo e di nuovo la accoglieremo sulla spiaggia. Ma, in realtà, è lei che ci accompagna nel nostro cammino.
Come noi percorriamo la nostra via nella fede, così Maria ci ha preceduto in questa via nella fede. Maria da accompagnatrice, maestra e guida ci invita tutti a metterci insieme in cammino verso Cristo, la luce del mondo.

 (©L'Osservatore Romano 25 agosto 2013)

Nel ricordo di Papa Montini

Si celebra sabato 24 agosto, nella chiesa della Madonna del Lago, a Castel Gandolfo, la tradizionale festa in onore della Vergine. Nel pomeriggio la messa viene presieduta dall'arcivescovo prefetto della Casa Pontificia (del quale pubblichiamo in questa pagina l'omelia). Al termine la statua della Madonna raggiunge il porticciolo e da lì, posta su un battello, viene portata in processione sul lago, seguita da barche e canoe. La giornata celebrativa è promossa dalla parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova, affidata alla comunità salesiana, che proprio trentacinque anni fa ricevette da Paolo VI la missione del servizio pastorale anche nella chiesa della Madonna del Lago. L'origine della festa risale agli anni Cinquanta, quando il parroco don Dino Sella, ancor prima della costruzione della chiesa -- che fu edificata a partire dal 1966 e inaugurata il 15 agosto 1977 da Papa Montini -- volle dedicare una giornata di preghiera e di ringraziamento alla Madonna. Nacque così la tradizione della processione sulle rive del lago.

(©L'Osservatore Romano 25 agosto 2013)

sabato 13 aprile 2013

Più impegni in Vaticano per Gänswein. Benedetto XVI assistito da un diacono tedesco (Rodari)

Clicca qui per leggere la notizia segnalataci da Eufemia.
Se venisse confermata, sarebbe l'ennesima delusione (una delle tante...).
Preghiamo incessantemente per Benedetto XVI che abbracciamo di cuore. Per fortuna Mons. Georg Ratzinger e' arrivato a Castel Gandolfo. Mi piacerebbe sapere se questo diacono e' giovane o anziano...