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sabato 22 giugno 2013

Card. Ratzinger: nella Chiesa non dovrebbe esistere alcun senso di carrierismo. Essere vescovo non deve essere considerato una carriera con diversi gradini, da una sede all’altra, ma un servizio molto umile

Il mistero e l’operazione della grazia

«È importante questa operazione della grazia. Noi siamo tutti contagiati un po’ dal deismo. Mentre Dio, facendosi uomo, entrando nella carne, unendosi alla carne, continua a operare nel mondo trasformandolo». Intervista con il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede

Intervista con il cardinale Joseph Ratzinger di Gianni Cardinale

È un primo e importante passo nel dialogo tra cattolici e luterani per un pieno accordo sulla dottrina della giustificazione. Permangono tuttavia questioni che non sono ancora risolte. Rimane poi il grave compito di rendere questa dottrina comprensibile per l’uomo di oggi. Il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, non perde il suo consueto realismo anche nel commentare il penultimo passo dell’iter che il prossimo autunno porterà la Chiesa cattolica e la comunità luterana a firmare una Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione.
Lo scorso 11 giugno infatti, a Ginevra, sono stati presentati una Dichiarazione ufficiale comune e un Allegato che faranno parte integrante della Dichiarazione congiunta. Successivamente, il 22 giugno, il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha emesso un ulteriore comunicato sulla questione. All’indomani della diffusione di questo documento il cardinale bavarese ha accettato di concedere sull’argomento un’intervista a 30Giorni (e non si è tirato indietro di fronte ad alcune domande fuori tema…). Ratzinger, 72 anni, nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga e creato cardinale nel 1977 da Paolo VI, è attualmente l’unico porporato europeo creato da papa Montini che siederebbe in un eventuale conclave. Convocato a Roma da papa Wojtyla nel 1981, presiede da allora l’ex Sant’Uffizio. Dal novembre dello scorso anno è anche vicedecano del Collegio cardinalizio.

Eminenza, a che livello si situa questo accordo tra Chiesa cattolica e luterani? Si sottolinea più volte che si tratta di un accordo “su” verità e non “sulle” verità della dottrina della giustificazione… 

JOSEPH RATZINGER: Questo è un punto importante. Entrambe le parti hanno sottolineato il fatto che non si ha semplicemente un consenso sulla dottrina della giustificazione come tale ma su verità fondamentali della dottrina della giustificazione. Quindi ci sono settori dove c’è realmente un’intesa, ma rimangono altri problemi che non sono ancora risolti.

Quali, ad esempio? 

RATZINGER: Non si tratta delle formule prese in se stesse, ma considerate nel loro contesto, come nel caso di quella simul iustus et peccator.
Per Lutero, perseguitato dal timore della condanna eterna, era importante sapere che, anche se era un peccatore, era tuttavia amato da Dio e giustificato. Per lui c’è questa contemporaneità: di essere vero peccatore e di essere totalmente giustificato.
È una espressione della sua esperienza personale, che poi è stata approfondita anche con riflessioni teologiche.
Mentre per la Chiesa cattolica è importante sottolineare che non c’è un dualismo. Se uno non è giusto non è neanche giustificato.
La giustificazione, cioè la grazia che ci viene data nel sacramento, rende il peccatore nuova creatura, come dice san Paolo. Ma rimane, come afferma il Concilio di Trento, la concupiscenza, cioè una tendenza al peccato, uno stimolo che porta al peccato, ma che, come tale, non è peccato. Queste sono controversie classiche.
Il problema diventa più reale se prendiamo in considerazione la presenza della Chiesa nel processo della giustificazione, la necessità del sacramento della penitenza. Qui si rivelano le vere divergenze.

Nella Risposta della Chiesa cattolica alla Dichiarazione congiunta, resa pubblica lo scorso anno, si chiedeva appunto di approfondire questo argomento… 

RATZINGER: Sì, ma in questo momento non è possibile. Da entrambe le parti ci siamo accontentati di chiarire alcune formule classiche. Abbiamo lasciato da parte gli aspetti che nella vita cristiana seguono, diciamo così, la giustificazione.

Torniamo alla formula simul iustus et peccator. C’è una interpretazione di questa formula secondo cui la grazia non opera un cambiamento reale, rimane una mera copertura del peccato dell’uomo…

RATZINGER: Sì. In questo senso è importante notare che Dio agisce realmente nell’uomo. Lo trasforma, crea qualcosa di nuovo nell’uomo, non dà soltanto un giudizio quasi giuridico, esterno all’uomo. Ciò ha una portata molto più generale. C’è una trasformazione del cosmo e del mondo. Penso ad esempio all’Eucarestia.
Noi cattolici diciamo che c’è una transustanziazione, che la materia diventa Cristo. Lutero parla invece di coesistenza: la materia rimane tale e coesiste con Cristo.
Noi cattolici crediamo che la grazia è una vera trasformazione dell’uomo e una trasformazione iniziale del mondo e non è, come lei dice bene, soltanto una copertura aggiunta che non entra realmente nel vivo della realtà umana.

Il poeta francese Charles Péguy circa un secolo fa coglieva la radice della scristianizzazione nel fatto di non riconoscere l’operazione della grazia…

RATZINGER: È importante questa operazione della grazia. Noi siamo tutti contagiati un po’ dal deismo. Dio rimane un po’ fuori. Mentre la fede cattolica – questa grande fiducia, questa grande gioia che Dio, facendosi uomo, entrando nella carne, unendosi alla carne, continua a operare nel mondo trasformandolo – ha la potenza, la volontà, la radicalità dell’amore, per entrare nel nostro essere e trasformarlo.

Avvenire ha accolto la Dichiarazione ufficiale comune dell’11 giugno col titolo Cattolici-luterani, scomuniche addio. Il 22 giugno un comunicato del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha ricordato che le scomuniche mantengono «“il significato di salutari avvertimenti” di cui dobbiamo tener conto nella dottrina e nella prassi». Insomma, che fine hanno fatto le scomuniche di Trento?

RATZINGER: Il documento dice che le scomuniche di Trento in questo settore non toccano la dottrina così come è esposta oggi. Nello stesso tempo il valore veritativo delle scomuniche, comunque, rimane quello. Chi si oppone alla dottrina esposta a Trento si oppone alla dottrina, alla fede della Chiesa.

Eppure nella Risposta della Chiesa cattolica dello scorso anno si affermava: «…rimane quindi difficile vedere come si possa affermare che questa dottrina sul simul iustus et peccator, allo stato attuale della presentazione che se ne fa nella Dichiarazione congiunta, non sia toccata dagli anatemi dei decreti tridentini sul peccato originale e sulla giustificazione».

RATZINGER: All’epoca, il testo della Dichiarazione congiunta non era ancora sufficientemente preciso da permettere un pieno accordo. Adesso con questo nuovo Allegato reso noto lo scorso 11 giugno abbiamo ottenuto delle chiarificazioni che vanno realmente oltre.
Adesso si dice esplicitamente che il peccato è una realtà personale, e che quindi l’uomo non è peccatore in senso reale se non commette un peccato personale. Con questo Allegato, che è un elemento molto importante, abbiamo ottenuto le chiarificazioni che mancavano ancora nella Dichiarazione congiunta.

Che impressione fa che il primo accordo con i luterani riguardi proprio il tema della giustificazione che fu l’elemento scatenante della Riforma? 

RATZINGER: Si capisce che per i luterani fosse il punto di partenza di un dialogo, perché era il tema che, come lei ha detto, ha scatenato tutta l’onda della Riforma. Quindi cominciare da qui per poi allargare il consenso era naturale e anche necessario.
Anche se oggi, nella vita di ogni giorno, i cristiani sono poco consapevoli di questo punto (anche tra i luterani, se si chiede cosa si intende per giustificazione, le riposte saranno molto manchevoli; e questo ci ha permesso un clima di serenità, un clima pacifico di discussione, perché non è più una ferita attiva), rimane il punto da cui scaturiscono tutti gli altri problemi. Quindi, per avere un cammino anche logico di priorità ecumenica, era ovvio cominciare da quello che per Lutero era il punto della scoperta riformatrice.

Non è preoccupante che non solo nel mondo protestante, ma anche nel mondo cattolico, questo tema della giustificazione sia considerato lontano o non considerato affatto? 

RATZINGER: Questo è il vero problema. Nella Risposta della Chiesa cattolica dello scorso anno stava scritto: «Dovrebbe essere preoccupazione comune di luterani e cattolici trovare un linguaggio capace di rendere la dottrina della giustificazione più comprensibile anche agli uomini del nostro tempo».
Penso che la quasi assenza di questa dottrina è causata da un indebolimento del senso di Dio. Se Dio è preso sul serio, il peccato è una cosa seria. E così era per Lutero. Adesso Dio è abbastanza lontano, il senso di Dio è molto attenuato e perciò anche il senso della grazia è attenuato. Adesso dobbiamo trovare insieme in questo contesto attuale il modo di annunciare Dio, Cristo, di annunciare così la bellezza della grazia.
Perché se non c’è senso di Dio, se non c’è senso del peccato, la grazia non dice niente.
E mi sembra questo il nuovo compito ecumenico: che insieme possiamo capire e interpretare in un modo accessibile, che tocca il cuore dell’uomo di oggi, cosa vuol dire che il Signore ci ha redenti, ci ha dato la grazia.

Eminenza, permette alcune “domande extra”, al di fuori del tema trattato finora?

RATZINGER: Prego.

Nel numero di aprile 30Giorni ha pubblicato un’intervista al cardinale Bernardin Gantin, nella quale il decano del Sacro Collegio auspicava un ritorno alla prassi antica che proibiva il trasferimento di un vescovo da una diocesi all’altra. Cosa pensa a riguardo?

RATZINGER: Sono totalmente d’accordo con il cardinale Gantin.
Soprattutto nella Chiesa non dovrebbe esistere alcun senso di carrierismo. Essere vescovo non deve essere considerato una carriera con diversi gradini, da una sede all’altra, ma un servizio molto umile.
Penso che anche la discussione sull’accesso al ministero sarebbe molto più serena se si vedesse nell’episcopato non una carriera ma un servizio. Anche una sede umile, con pochi fedeli, è un servizio importante nella Chiesa di Dio. Certo, ci possono essere casi eccezionali: una grandissima sede in cui è necessario avere esperienza del ministero episcopale, in questo caso può darsi… Ma non dovrebbe essere una prassi normale; solo in casi eccezionalissimi.
Rimane valida questa visione del rapporto vescovo-diocesi come un matrimonio che implica una fedeltà. Anche il popolo cristiano pensa così: se un vescovo viene nominato in una diocesi, giustamente si vede questo come una promessa di fedeltà. Purtroppo anche io non sono rimasto fedele essendo stato convocato qui…

Il cardinale Gantin auspicava anche un cambiamento del Codice di diritto canonico che proibisse il passaggio di diocesi… 

RATZINGER: È pensabile, benché difficile. Difficilmente si cambia il Codice a solo sedici anni dalla pubblicazione. In futuro vedrei anch’io bene che fosse aggiunta una frase su questa unicità e fedeltà di un impegno diocesano.

Cambiamo argomento. Non molto tempo fa hanno fatto un certo scalpore alcune frasi scritte da lei nell’introduzione di un libretto della Congregazione per la dottrina della fede Sulla pastorale dei divorziati risposati pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. In particolare ha colpito l’affermazione che il dicastero che lei presiede sta studiando la questione se «veramente ogni matrimonio tra due battezzati è ipso facto un matrimonio sacramentale» vista la scristianizzazione dilagante di oggi…

RATZINGER: Forse era imprudente dirlo. Ma il problema è molto reale, perché abbiamo una situazione sconosciuta fino a cento anni fa. Ci sono tanti battezzati non credenti. Questa è una realtà nuova, da studiare. Non oso adesso fare una previsione su cosa uscirà da questo studio.
Volevo solo dire che noi abbiamo percepito questa nuova situazione, ne siamo consapevoli, e vogliamo approfondire il tema per vedere, per verificare se ci sono delle conseguenze giuridiche, sacramentali, teologiche, oppure no.

Un ultimo quesito. È di questi giorni la notizia della citazione presso la Rota romana del presunto autore del volume Via col vento in Vaticano. Alcuni organi di informazione hanno paventato un intervento anche della Congregazione da lei presieduta. Le risulta qualcosa?

RATZINGER: Niente. Non mi occupo di pettegolezzi. È un mondo che mi è totalmente estraneo. Ho sentito solo da lontano. A me comunque non risulta niente.

http://www.30giorni.it/articoli_id_17141_l1.htm

mercoledì 19 giugno 2013

Presentato a Ginevra il documento congiunto di cattolici e luterani «Dal conflitto alla Comunione» (O.R.)

Presentato a Ginevra il documento congiunto di cattolici e luterani «Dal conflitto alla Comunione»

Cinque passi per l'unità

Ginevra, 18. «Cinque imperativi ecumenici» per caratterizzare la celebrazione, nel 2017, del 500° anniversario della Riforma protestante: sono contenuti nel documento congiunto della Chiesa cattolica e della Federazione luterana mondiale, intitolato «Dal Conflitto alla Comunione», presentato lunedì 17 giugno a Ginevra. Si tratta di un lungo e dettagliato testo, scritto dalla Commissione internazionale per l'unità cattolica-luterana, che si pone come riferimento al fine di superare le incomprensioni reciproche e per ribadire l'impegno alla comune testimonianza cristiana nel mondo. Il documento è stato presentato durante una conferenza presso la sede della Lutheran World Federation (Lwf), a Ginevra, alla presenza del cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, Kurt Koch, e del segretario generale della Lwf, Martin Junge. «La divisione della Chiesa è qualcosa che non possiamo festeggiare -- ha osservato il cardinale Koch facendo riferimento all'anniversario luterano -- ma siamo in grado di vedere ciò che è positivo e cercare di trovare vie verso un futuro da condividere assieme». Il reverendo Junge, riferendosi al documento comune, ha aggiunto che «questo è un passo molto importante in un processo di guarigione di cui tutti abbiamo bisogno e per il quale tutti stiamo pregando».
Nel documento, pur riaffermando l'esistenza di alcune differenze, si sottolinea che è stata raggiunta una tappa del cammino ecumenico nella quale cattolici e luterani possono offrire una interpretazione diversa della storia e apprezzare la sincera fede di entrambi. «Sta nascendo la consapevolezza tra luterani e cattolici -- si legge -- che la contrapposizione del secolo XVI è finita» e che «le ragioni per condannarsi a vicenda sulle questioni di fede sono cadute nel dimenticatoio».
I cinque «imperativi ecumenici» partono dalla consapevolezza che cattolici e luterani condividono il battesimo nel corpo di Cristo e che devono rafforzare ciò che essi hanno in comune anche quando «le differenze sono più facilmente visibili e vissute». Inoltre, cattolici e luterani «necessitano di reciproche esperienze di incoraggiamento e di critica» che aiuteranno entrambe le comunità a trasformarsi e a giungere a una comprensione più profonda di Cristo. Il terzo “imperativo” afferma che cattolici e luterani «dovrebbero impegnarsi ancora per cercare l'unità visibile, per elaborare assieme cosa significhi nel concreto e per raggiungere questo obiettivo». Il quarto “imperativo” riguarda la testimonianza cristiana alla luce delle profonde trasformazioni del mondo. I fedeli, è spiegato al riguardo, «dovrebbero ritrovare insieme la forza del Vangelo di Gesù Cristo per il nostro tempo» e condividerla con gli altri in modo tale che non aumentino le divisioni e la competizione tra le comunità. Infine, cattolici e luterani «dovrebbero essere insieme testimoni della misericordia di Dio nella proclamazione e nel servizio al mondo», riconoscendo che la credibilità dei cristiani aumenta nel momento in cui si approfondisce anche la loro unità.
Il documento, come detto, si pone come punto di confronto privilegiato in vista della celebrazione dell'anniversario della Riforma protestante. Il cardinale Koch, riferendosi all'evento, ha sottolineato che «il vero successo della Riforma può essere raggiunto solo attraverso il superamento delle nostre divisioni». In una intervista a Radio Vaticana, monsignor Matthias Türk, membro del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ha affermato che «questo è il primo anniversario della Riforma che può essere celebrato ecumenicamente». Richiamando i contenuti del documento, monsignor Türk ha commentato: «Le ragioni che portano a divisioni nella Chiesa spesso si fondano su malintesi e su interpretazioni diverse dei medesimi contenuti di fede e delle stesse convinzioni teologiche. Nel comune dialogo ecumenico internazionale, abbiamo saputo riscoprire i fondamenti comuni, le basi comuni che abbiamo sulle questioni di fede, e abbiamo saputo affermare che questi punti non sono più motivo di divisione tra le Chiese. Il nostro documento riassume tutti questi passi come la raccolta di ciò che abbiamo in comune e si proietta nel futuro, alla ricerca del prossimo passo nella comune testimonianza al mondo di oggi».
Le comunità luterane si stanno preparando adeguatamente a un anniversario particolarmente significativo. «Mentre si avvicina l'anniversario della Riforma -- ha affermato il vescovo Munib A. Younan, presidente della Lwf -- il documento “Dal Conflitto alla Comunione” offre l'opportunità di riflettere sulla nostra storia particolare, in modo che possiamo correggere il nostro comportamento e impegnarci gli uni e gli altri in modo più costruttivo per il bene della missione di Dio». Il vescovo emerito Eero Huovinen della comunità evengelica luterana in Finlandia, che è anche membro della Commissione internazionale per l'unità cattolica-luterana, ha esortato a concentrarsi sulle questioni teologiche fondamentali. «Nessuno di noi può da solo decidere -- ha puntualizzato -- come costruire l'unità e abbiamo bisogno di un lavoro teologico profondo».

(©L'Osservatore Romano 18 giugno 2013)

martedì 18 giugno 2013

Ginevra. Documento sul dialogo cattolico-luterano "Dal Conflitto alla Comunione". Quid? (Chiesa e post concilio)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Mic.

Ginevra. Documento sul dialogo cattolico-luterano "Dal Conflitto alla Comunione"

Ginevra. Documento sul dialogo cattolico-luterano "Dal Conflitto alla Comunione"

Guarire il ricordo della divisione e collaborare per giungere a una ritrovata unità, passando “dal conflitto alla comunione”. E “Dal Conflitto alla Comunione” è anche il titolo del documento sul dialogo cattolico-luterano illustrato ieri in conferenza stampa a Ginevra, alla presenza del cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Il porporato è stato invitato alla presentazione degli eventi celebrativi per il 2017, con i quali la Federazione luterana mondiale ricorderà i 500 anni dalla Riforma. Sull’importanza del documento, Philippa Hitchen ha chiesto a mons. Matthias Turk responsabile delle relazioni cattolico-luterane del dicastero pontificio:

R. – It is a very important landmark: after so many centuries of conflict and…

E’ una tappa davvero molto importante. Dopo così tanti secoli di conflitti e malintesi – che hanno portato perfino a guerre tra nazioni e tra persone all’interno di uno stesso Paese, come tutti sappiamo dalla storia – questo è il primo anniversario della Riforma che possiamo affrontare insieme, ecumenicamente. Come ha detto Martin Jung, il segretario generale della Federazione luterana mondiale, la commemorazione della Riforma sarà un evento internazionale, ma dovrà essere un evento ecumenico e dovrà chiamarci a una testimonianza comune, sottolineando quanto condividiamo piuttosto che porre in risalto quanto ancora ci divide.

D. – L’intenzione di questo documento – come è detto specificamente – non è “raccontare una storia diversa”, ma “raccontare la storia diversamente”. Cosa significa questo, esattamente? Come si procede su questa strada?

R. – The reasons for Church division are very often misunderstandings and different…

Le ragioni che portano a divisioni nella Chiesa spesso si fondano su malintesi e su interpretazioni diverse dei medesimi contenuti di fede e delle stesse convinzioni teologiche. Nel comune dialogo ecumenico internazionale, abbiamo saputo riscoprire i fondamenti comuni, le basi comuni che abbiamo sulle questioni di fede, e abbiamo saputo affermare che questi punti non sono più motivo di divisione tra le Chiese. Il nostro documento riassume tutti questi passi come la raccolta di ciò che abbiamo in comune e si proietta nel futuro, alla ricerca del prossimo passo nella comune testimonianza al mondo di oggi.

D. – Quali potrebbero essere questi passi, secondo lei, nell’urgente bisogno di una testimonianza comune nelle nostre società sempre più secolarizzate?

R. – The question of God is very important, as also Pope Benedict put it very…

La questione di Dio è molto importante, come anche Papa Benedetto ricordava con forza, ma ce ne sono altre ancora. Noi dobbiamo rendere testimonianza davanti a Dio, Creatore e Salvatore, a Gesù Cristo e allo Spirito Santo. Questo Dio Trino è quello in cui noi ci riconosciamo ed è quello che ha istituito la Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica, che siamo noi. Dobbiamo superare le nostre divisioni e rappresentare quello che Gesù Cristo stesso ha istituito per noi: solo questo potrà convincere persone di tutte le età, soprattutto in questi nostri tempi.

D. – Il documento sottolinea anche l’importanza che i Pentecostali e i nuovi Movimenti cristiani esercitano sulla ricerca di riconciliazione…

R. – We are in an intense contact with all Christian denominations…

Noi manteniamo contatti intensi con le denominazioni cristiane a livello universale e questo documento potrebbe essere un testo di partenza per ogni tipo di dialogo ecumenico, non soltanto tra la Federazione luterana mondiale e la Chiesa cattolica, ma anche per quanto riguarda il dialogo con altri interlocutori ecumenici, perché esso parla delle intenzioni di fondo delle riforme della Chiesa, che sono sempre necessarie, e parla del nostro rapporto con Dio.

© Copyright Radio Vaticana 

lunedì 8 aprile 2013

Clima positivo con il Presidente della Chiesa Evangelica Tedesca che dichiara: "un incontro cuore a cuore" (Izzo)

PAPA: CLIMA POSITIVO CON PRESIDENTE CHIESA EVANGELICA TEDESCA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 8 apr. 

"E' stata un'udienza molto cordiale". Cosi' il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha commentato l'incontro tra Papa Francesco e il presidente della Chiesa Evangelica in Germania, il pastore e teologo Nilkolaus Schneider. "In un clima positivo, il pastore ha espresso al Papa le sue felicitazioni per l'inizio del Pontificato sottolineando che il nome Francesco parla a tutti i cristiani", ha spiegato padre Lombardi ai giornalisti.
"Papa e presidente della EKD hanno parlato - ha aggiunto padre Lombardi - anche delle sofferenze dell'Argentina in questi giorni". Sui temi del dialogo tra le due chiese, Francesco ha voluto ribadire il suo impegno ecumenico e i buoni rapporti attuali e ricordato i discorsi di Benedetto XVI nel viaggio del settembre 2011 in Germania. E il pastore Schneider ha fatto riferimento al prossimo anniversario della Riforma e alle celebrazioni che si terranno nel 2017. In particolare, ha concluso Lombardi, "hanno parlato dell'ecumenismo dei martiri, anche dei tempi recenti, alcuni dei quali 'familiari' sia al pastore luterano che a Papa Francesco".
"Al tema dell'ecumenismo dei martiri - ha poi commentato Lombardi alla Radio Vaticana - il Papa da' un particolare peso, avendo anche una conoscenza approfondita delle sofferenze che diverse persone anche della Chiesa evangelica hanno vissuto nel tempo del nazionalsocialismo e in altre circostanze". Per Francesco, infatti, "il sangue versato dai martiri e' qualcosa che unisce profondamente le diverse confessioni cristiane nella testimonianza comune per Cristo". Quanto ai discorsi fatti da Papa Benedetto a Erfurt, nel luogo dove era vissuto e dove aveva operato Lutero, per Papa Francesco, ha precisato padre Lombardi, "sono particolarmente significativi per quanto riguarda l'ecumenismo e i rapporti tra la Chiesa Cattolica e la tradizione della Riforma e la figura di Lutero, in particolare". Quindi, ha concluso il gesuita, "l'incontro e' stato estremamente fruttuoso e significativo dell'indirizzo ecumenico che anche questo Pontificato porta avanti senza incertezze". 

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PAPA: PRESIDENTE LUTERANI TEDESCHI, "UN INCONTRO CUORE A CUORE"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 8 apr. - "E' stato un incontro estremamente fraterno con un sincero scambio di impressioni, da cuore a cuore". Con queste il pastore e teologo Nikolaus Schneider, presidente della Chiesa Evangelica in Germania ha commentato l'udienza privata con Papa Francesco svoltasi oggi in Vaticano. Nel corso di una conferenza stampa il pastore ha spiegato come per il nuovo Papa sia importante che "le Chiese testimonino insieme la comune fede in Cristo a prescindere dalle diverse identita'". In particolare, Schneider ha riferito l'affermazione del Papa, per cui "tutte le chiese hanno al centro la croce di Cristo".
A Papa Francesco Schneider ha portato il saluto delle chiese evangeliche tedesche "che pregano per lui affinche' possa svolgere il suo ministero con coraggio e forza". "E' stata una prima occasione per conoscerci e ho rivolto al Papa - ha concluso il pastore - l'invito a partecipare al 500esimo anniversario della Riforma nel 2017, anche con delle iniziative da tenere a Roma. Il 2017 non vuole essere un anniversario solo tedesco o solo protestante, ma vuole celebrare il ritorno alla centralita' del Vangelo, e per questo riguarda tutti i cristiani". 

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Il Papa incontra il presidente della Chiesa evangelica tedesca. Richiamati i discorsi di Papa Benedetto a Erfurt

Il Papa incontra il presidente della Chiesa evangelica tedesca. Lombardi: ecumenismo senza incertezze

Questa mattina, Papa Francesco ha ricevuto in udienza il dottor Nikolaus Schneider, presidente della Chiesa Evangelica in Germania, con la consorte e il seguito. Su questo importante incontro di carattere ecumenico, ci riferisce il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:   

L’incontro è stato veramente molto cordiale, e il “Präses” Schneider ha fatto al Santo Padre le sue felicitazioni, anche per l’inizio così felice ed entusiasmante del nuovo Pontificato, e ha manifestato anche il suo apprezzamento per la scelta del nome “Francesco”, perché è un nome di un Santo che parla veramente a tutti i cristiani in un modo estremamente efficace. Il “Präses” ha anche parlato dell’alluvione e delle sofferenze che hanno colpito recentemente l’Argentina, manifestando al Santo Padre la partecipazione alle sofferenze del suo popolo. Poi, la conversazione sul tema ecumenico si è soffermata in particolare sul valore dell’ecumenismo dei martiri, a cui il Papa dà un particolare peso, avendo anche una conoscenza approfondita delle sofferenze che diverse persone anche della Chiesa evangelica hanno vissuto nel tempo del nazionalsocialismo e in altre circostanze. Il sangue versato dai martiri è qualcosa che unisce profondamente le diverse confessioni cristiane nella testimonianza comune per Cristo. Il “Präses” ha ricordato l’avvicinarsi della memoria della Riforma nel 2017, momento estremamente importante, evidentemente, per la Chiesa evangelica in Germania, e il Papa ha colto l’occasione per ricordare i discorsi fatti da Papa Benedetto a Erfurt, nel luogo dove era vissuto e dove aveva operato Lutero: quindi, discorsi particolarmente significativi per quanto riguarda l’ecumenismo e i rapporti tra la Chiesa cattolica e la tradizione della Riforma e la figura di Lutero, in particolare. Quindi, l’incontro è stato estremamente fruttuoso e significativo dell’indirizzo ecumenico che anche questo Pontificato porta avanti senza incertezze.

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Vedi anche:

Il Papa: "Una fede autocostruita è priva di valore. La fede non è una cosa che noi escogitiamo o concordiamo. È il fondamento su cui viviamo. L’unità cresce non mediante la ponderazione di vantaggi e svantaggi, bensì solo attraverso un sempre più profondo penetrare nella fede mediante il pensiero e la vita" (Discorso del Santo Padre in occasione della Celebrazione Ecumenica nella Chiesa dell'ex-Convento degli Agostiniani, Erfurt, 23 settembre 2011)

Il Papa: “Come posso avere un Dio misericordioso?”: questa domanda a Lutero penetrava nel cuore e stava dietro ogni sua ricerca teologica e ogni lotta interiore. Per lui la teologia non era una questione accademica, ma la lotta interiore con se stesso, e questo, poi, era una lotta riguardo a Dio e con Dio (Discorso del Santo Padre in occasione dell'Incontro con i rappresentanti del Consiglio della "Chiesa Evangelica in Germania" nella Sala del Capitolo del'ex-Convento degli Agostiniani, Erfurt, 23 settembre 2011)