sabato 13 luglio 2013

Le radici dell'astio nei confronti di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. La lettera di 63 teologi italiani pubblicata da "Il Regno" nel maggio 1989

LE RADICI DELL'ASTIO NEI CONFRONTI DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI. LO SPECIALE DEL BLOG

Cari amici, proseguiamo nel nostro lavoro di ricerca. Grazie a Gemma per l'aiuto.
Dopo la “Dichiarazione di Colonia” di cui abbiamo parlato in un altro post ci occupiamo oggi di una lettera tutta italiana.
Prendendo spunto dal documento sottoscritto da teologi, preti e laici di lingua tedesca, anche gli italiani non hanno voluto essere da meno ed hanno firmato una lettera apparsa su “Il Regno-Attualità” n. 10 del 15 maggio 1989.
Non e' tanto interessante il contenuto della lettera ma i nomi dei firmatari. Leggiamo questo documento e ripensiamo agli attacchi che sono piovuti su Ratzinger-Benedetto XVI prima durante e dopo il suo Pontificato.
Ci accorgeremo che, gira e rigira, siamo sempre di fronte agli stessi concetti ed alle stesse persone.
Buona lettura :-)
R.

TESTO DELLA LETTERA

Questa lettera vorrebbe essere un invito ad una riflessione pacata tra fratelli nella fede, i quali vogliono vivere con coerenza la loro vocazione cristiana. Recentemente l’opinione pubblica è stata messa a rumore da alcune prese di posizione nelle quali si esprime disagio per determinati comportamenti dell’autorità centrale della Chiesa nell’ambito dell’insegnamento, in quello della disciplina, ed in quello istituzionale. Alcuni infatti, e non sono pochi, hanno l’impressione che la Chiesa cattolica sia percorsa da forti spinte regressive. In questo clima ci sembra doveroso proporre alcune considerazioni brevi ed essenziali. Esse si propongono di abbandonare il piano della polemica che, spesso, si fissa sugli aspetti più appariscenti. Il vero rischio invece è che molti non scorgano cosa sia veramente in gioco.

Il mondo sta attraversando una trasformazione radicale e veloce negli assetti politici, nel mutamento del costume, e nei riferimenti etici fondamentali. Anche la situazione dei credenti ne risulta modificata. È necessario l’impegno di tutti per affrontare creativamente i problemi che insorgono. Tanto più che quindi si impone che siano tenuti presenti alcuni riferimenti determinanti per le scelte che incombono sulle comunità ecclesiali e sui singoli cristiani.

1. In primo luogo si tratta di sapere se l’evento del Concilio Vaticano II debba costituire un effettivo punto di riferimento dottrinale nell’affrontare i problemi della missione e dell’evangelizzazione. Da parte di alcuni si tende di fatto a sminuire l’importanza di questo evento qualificandolo come “pastorale” e non dotato quindi della stessa autorità dottrinale degli altri concili ecumenici. A nostro avviso così non si intende proprio il significato di quella “svolta pastorale” che il concilio ha voluto introdurre nell’equilibrio globale della comprensione della fede ecclesiale. La stessa dottrina, in questa qualificazione pastorale, assume un peso ed un volto che sono più adeguati alla natura della verità cristiana. La connotazione pastorale infatti è intrinseca alla dimensione dottrinale del Cristianesimo. È essa infatti che rende possibile l’interpretazione fedele della verità dentro l’esistenza storica della comunità ecclesiale. E la verità cristiana è la verità che Dio ci ha consegnato per la nostra salvezza. È vero quindi che l’equilibrio dottrinale del Vaticano II differisce da quello di una certa tradizione teologica post-tridentina che a volte aveva segnato anche i pronunciamenti del magistero. Ma questo è avvenuto non per una minore precisione della dottrina stessa, ma per una penetrazione di essa più conforme alle esigenze della verità cristiana.

Insistere sul riferimento al Vaticano II non può certo stare a significare che esso debba essere staccato dall’insieme della tradizione della fede e ancor meno che esso possa essere ripetuto in maniera letterale. Anche nei suoi confronti, come nei confronti di tutta la tradizione, si impone una interpretazione corretta che ne colga il nucleo ispiratore. Ma ricorrere a passati equilibri dottrinali significa ignorare proprio questo nucleo. Ed è qui che oggi si dividono gli spiriti.

2. In particolare riteniamo che debba restare come ispirazione primaria della missione ecclesiale quella che è presente nella Costituzione Lumen Gentium, 8: “Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la chiesa è chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza…“. Ci sembra che invece si tenda a dimenticare come, non solo a livello individuale, ma nella sua strutturazione istituzionale, nei suoi rapporti con gli Stati, nello stile della sua predicazione, la Chiesa non debba farsi condizionare dalla logica mondana, ma dallo stile del Cristo, mite ed umile di cuore, povero, venuto per salvare la pecora perduta. La mentalità di privilegio, anche se tentazione e insidia costante, non può essere l’ispiratrice del cammino della Chiesa che vuole essere sacramento di unione con Dio e di unità tra i popoli.

Sia nell’annuncio al mondo che nel cammino che deve portare alla riunione delle chiese, è condizione fondamentale di obbedienza al Signore la conversione delle nostre comunità e della Chiesa tutta a questo stile del Cristo a cui richiamava il Vaticano II. Solo così del resto, le chiese, e tutti noi in esse, avremo occhi liberi e puri per poter cogliere tutta la grazia che Dio prepara ai popoli nel momento attuale della storia.

3. Un punto qualificante dell’ecclesiologia conciliare, anche se delicatissimo, è la concezione della Chiesa come comunione di chiese. Questo comporterà, non senza traumi ma inevitabilmente, un mutamento di quell’equilibrio istituzionale che nella chiesa latina è venuto solidificandosi soprattutto nel II millennio della sua storia. Si inserisce qui la discussione attuale sullo statuto delle conferenze episcopali e sulle nomine dei vescovi. Siamo consapevoli che non esistono soluzioni facili perché l’unità della fede e della “grande disciplina” divenga dono operante della pluralità della comunione. Però riteniamo che la Chiesa non possa rinunciare a priori, per timore dei problemi che ne seguiranno per la sua unità, alla varietà dei modi di intendere e di vivere la fede che lo Spirito suscita nelle diverse comunità e nella stessa guida pastorale dei vescovi.

La storia della Chiesa, del resto, conosce periodi forse ancora più caldi di quello attuale. Basti pensare agli stessi inizi della Chiesa, al conflitto tra Paolo e Giacomo, o ai tempi di Cipriano e di Papa Stefano, di Atanasio e di Basilio, di Cirillo e di Giovanni Crisostomo, per rendersi conto che i grandi conflitti nella vita della Chiesa sono stati superati solo lentamente e con sofferenze di tutti. Ma Questo vuol dire che dobbiamo cercare di imitare la magnanimità del Signore il quale “non ritarda…, come alcuni ritengono, ma sente in grande” (2Pt.), che dobbiamo anche sapere ribadire con forza quello che ci sembra meglio interpretare le esigenze del vangelo, ma nel rispetto della comunione sempre più grande, nell’obbedienza di tutti a Cristo, Signore della Chiesa.

4. Uno degli elementi che nella concezione conciliare della Chiesa è entrato in una fase di “riaggiustamento” è senz’altro la comprensione del “magistero”. Non si può ignorare questo fatto. Del resto la storia della teologia ci insegna come lo stesso termine di “magistero” abbia subito forti variazioni semantiche. Non si può inoltre negare che nella Chiesa delle origini esistesse una funzione dell’insegnamento che non è riducibile alla funzione di guida delle comunità. A noi non sembra che qualificare come “pastorale” il magistero implichi un attentato alla sua dignità o necessità, che anzi ne esalta il compito di presidenza nella comunione della fede. Ricordiamo le parole di Paolo: “Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi” (2 Cor.1,24).

Anche qui non abbiamo indicazioni facili per la soluzione delle questioni attuali. Ma è certamente necessario approfondire il delicato problema della estensione del magistero nel campo etico, in rapporto al cuore del messaggio evangelico. Come è bene non dimenticare il richiamo del Vaticano II al rispetto della “gerarchia delle verità”, per non appiattire tutto su di un unico e medesimo livello. Lo stesso Vaticano II inoltre attribuisce la crescita nella comprensione del messaggio cristiano non al solo “carisma certo della verità” che si esprime nella predicazione dei vescovi, ma ancor prima nello studio e nell’esperienza dei credenti (Dei Verbum 8). E questo non per stabilire priorità, ma per sottolineare il comune convergere di tutti i differenti carismi e servizi nella conoscenza della verità, ognuno secondo il dono ricevuto.

In questo contesto, nel riconoscimento del “carisma certo della verità” secondo i criteri che man mano la tradizione ecclesiale ha approfondito, non pensiamo che i teologi assolverebbero il loro compito semplicemente divulgando l’insegnamento del magistero e approfondendo le ragioni che ne giustificano le prese di posizione. Essi si pongono infatti al servizio della Chiesa anche quando raccolgono e propongono le domande nuove dell’intelligenza che scaturiscono dalle situazioni nuove che la fede attraversa, o quando percorrono assieme ai loro fratelli nella fede sentieri inesplorati sui quali pure si dovrà realizzare la fedeltà al Signore. Sempre in questo contesto diventa inoltre urgente il messaggio del Concilio agli “uomini di pensiero e di scienza”, proprio perché i mutamenti introdotti dalle possibilità nuove della scienza provochino sempre più l’approfondimento della fede, senza spirito di intolleranza, dentro e fuori della Chiesa.

Dovrebbe risultare chiaro, al termine di questa riflessione, essenziale e tuttavia limitata, bisognosa di ulteriori precisazioni e soprattutto di approfondimento come non abbiamo voluto dirimere le questioni aperte. Abbiamo soltanto cercato di indicare alcuni dei riferimenti che riteniamo essenziali perché la comune riflessione e la prassi dei credenti non regredisca a stadi di consapevolezza della fede che il Vaticano II ha permesso di superare. Ma soprattutto ci auguriamo che nel cammino dei prossimi anni sappiamo tutti ricercare quello che ci unisce, prima ancora di quello che ci divide. Anche questo fu un richiamo spesso ascoltato nell’ultimo Concilio, ad opera soprattutto di colui che lo volle, Giovanni XXIII.

Non è questo un giocare al ribasso o un misurare il minimo comune denominatore. Si tratta piuttosto di ritrovare con maggiore radicalità quell’unico fondamento su cui tutti siamo posti: Gesù Cristo nostro Signore.

I firmatari (63)

Attilio Agnoletto (Università Statale di Milano), Giuseppe Alberigo (Università di Bologna), Dario Antiseri (Università LUISS di Roma), Giuseppe Barbaccia (Università di Palermo), Giuseppe Barbaglio (Roma), Maria Cristina Bartolomei (Università di Milano), Giuseppe Battelli (Istituto per le Scienze Religiose Bologna), Fabio Bassi (Bruxelles), Edoardo Benvenuto (Università di Genova), Enzo Bianchi (Comunità di Bose), Bruna Bocchini (Università di Firenze), Giampiero Bof (Istituto Superiore di Scienze Religiose Urbino), Franco Bolgiani (Università di Torino), Gianantonio Borgonovo (Seminario arcivescovile di Venegono, Milano), Franco Giulio Brambilla (Seminario arcivescovile di Venegono, Milano), Remo Cacitti (Università di Milano), Pier Giorgio Camaiani (Università di Firenze), Giacomo Canobbio (Seminario di Cremona), Giovanni Cereti (Roma), Enrico Chiavacci (Studio teologico fiorentino), Settimio Cipriani (Facoltà teologica dell’Italia meridionale, Napoli), Tullio Citrini (Seminario arcivescovile di Venegono, Milano), Pasquale Colella (Università di Salerno), Franco Conigliano (Università di Palermo), Eugenio Costa (Centro Teologico di Torino), Carlo d’Adda (Università di Bologna), Mario Degli Innocenti (Istituto per le Scienze Religiose Bologna), Luigi Della Torre (Direttore di “Servizio della parola”, Roma), Roberto Dell’Oro (Seminario arcivescovile di Venegono, Milano), Severino Dianich (Studio Teologico Fiorentino), Achille Erba (Comunità San Dalmazzo, Torino), Rinaldo Fabris (Seminario di Udine), Giovanni Ferretti (Università di Macerata), Roberto Filippini (Studio teologico interdiocesano, Pisa), Alberto Gallas (Università del Sacro Cuore, Milano), Paolo Giannoni (Studio Teologico fiorentino), Rosino Gibellini (Direttore Editoriale Queriniana, Brescia), Réginald Grégoire (Università di Pavia), Giorgio Guala (Alessandria), Maurilio Guasco (Università di Torino), Giorgio Jossa (Università di Napoli), Siro Lombardini (Università di Torino), Italo Mancini (Università di Urbino), Luciano Martini (Università di Firenze), Alberto Melloni (Istituto per le Scienze Religiose, Bologna), Andrea Milano (Università della Basilicata), Carlo Molari (Roma), Dalmazio Mongillo (Roma), Mauro Nicolosi (Istituto di scienze religiose di Monreale, Palermo), Flavio Pajer (Istituto di liturgia pastorale, Padova), Giannino Piana (Seminario di Novara), Paolo Prodi (Università di Bologna), Armido Rizzi (Centro S. Apollinare, Fiesole), Giuseppe Ruggieri (Studio teologico S. Paolo, Catania), Giuliano Sansonetti (Università di Ferrara), Luigi Sartori (Seminario maggiore, Padova), Cosimo Scordato (Facoltà teologica sicula, Palermo), Mario Serenthà (Seminario arcivescovile di Venegono, Milano), Massimo Toschi (Lucca), Davide Maria Turoldo (Priorato S. Egidio, Sotto il Monte), Maria Vingiani (Segretariato attività ecumeniche, Roma), Francesco Zanchini (Università abbruzzese, Teramo), Giuseppe Zarone (Università di Salerno).

L’adesione dei firmatari è a titolo personale; non intende né può coinvolgere le istituzioni rappresentate.

25 commenti:

Laurentius ha detto...

Franco Giulio Brambilla: eletto prima Vescovo ausiliare di Milano, poi Vescovo di Novara.
Gianantonio Borgonovo: recentemente nominato Arciprete del Duomo di Milano.
Flavio Pajer: autore di uno dei volumi di testo più utilizzati nelle scuole italiane per le ore di Religione (nelle superiori, in particolare).

laura ha detto...

domani si celebra la domenica del mare: vedi discorsi papa Benedetto del novembre 2012 (a proposito dei migranti e dei marittimi)http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2012/november/documents/hf_ben-xvi_spe_20121123_apostolato-mare_it.html

Garabandal ha detto...

Cara Raffaella oggi c´era un interessante articolo su Katholische,info

http://www.katholisches.info/2013/07/12/was-will-papst-franziskus-mit-seinem-pontifikat-erreichen-perfekte-pr-strategie-oder-preis-des-schweigens/
suddidiso in 7 parti eccone uno stralcio.

Che vuole realizzare con il suo pontificato papa Francesco ? - perfetta Strategia di PR o il prezzo del silenzio?

Un viaggio pastorale di carattere liturgico senza messaggio politico esplicito, che è stato comunque politicamente caricato dal luogo e dal contesto.
Röger Köppel, caporedattoteredel del settimale swizzero "Welwoche" dice
Francesco predica " Fernstenliebe"(l´amore del lontano,( Nietzsche , Schopenhauer). La povertà è un peccato per la quale il nord é colpevole.

Papa Francesco sull'isola italiana di Lampedusa a prendere posizione contro la "globalizzazione della indifferenza." I suoi appelli sono indirizzate alla cattiva coscienza dell'Europa con l'obbligo di includere i rifugiati più nordafricani.Il supremo cattolica è noto per posizionare la p'eradicazione della povertà al centro del suo lavoro. Che il Pontefice abbraccia i poveri, va bene. È irritante che manca il concetto di responsabilità personale nei suoi sermoni. La povertà è, per lui, un destino o più precisamente: un peccato commesso nel sud per tutto il Nord, il Sud, però, non si può fare nulla , Non sarebbe fraterno, quando gli africani che aspirano al nord, mettere le proprie energie al servizio dei loro paesi d´origine? Sono i giovani uomini che migrano dal Nord Africa, davvero tutti i rifugiati? E il Nord ha il dovere di prendere ogni africano che vuole venire? Il comandamento della carità significa solidarietà a distanza ravvicinata. Francesco predica Fernstenliebe: Egli chiede più solidarietà degli europei, africani, a loro volta, mostrano poca solidarietàmostrando poca solidarietà con l'altro. Male Nord, povero sud: il nuovo Papa è un amico dei messaggi facili in termini di collegamento ideologico

Il distacco dal mondo. B16 ha incoraggiato una chiesa povera. con un tono concreto, fondato, drammatico,-tuto compreso, tutto ignorato con freddezza


l "buono" e "cattivo" tempo fa i media. Solo: Benedetto XVI. é stato diverso.Con papa Francesco tutto funziona con i media-friendly . Nonostante la sua apparente mitezza Benedetto XVI era molto chiaro e molto determinato nella sua formulazione. È stato citato il discorso di Regensburg. C'è ancora un altro discorso, che illustra la sua determinazione
. Freiburger Konzerthausrede nel settembre 2011dove ha chiesto un distacco dal mondo della chiesa.Con calma rivolse parole di gravità sconvolgente ai vescovi presenti, e "cattolici impegnati". Le parole "un profondo distacco dal mondo della Chiesa" chiedeva "per , ntenderci ci si denuda la loro ricchezza mondana e accetta tutte le loro povertà terrena.

L'esempio fa la differenza tra Benedetto XVI. e Francesco chiaramente, o meglio come i media determinano l'immagine di un papa. Le parole di una povera chiesa di Benedetto XVI. erano concreta, drammatica, e volutamente ambiguo. E sono stati ignorati dai media, spostati dal destinatario e direttamente criticato il Papa in ogni occasione con il tono arrogante. Papa Francesco, che parla in molto di vago, ma di una povera chiesa, salutato da tutti i lati.
La speranza rimane che questo ancora cambierà, il nuovo Papa ha voluto regalarsi solo un "periodo di grazia", prima che lui si alza e sarà nella tempesta, e nalla tana del leone come John Paul II e soprattutto Benedetto XVI . il vaticanista Magister non loprevede. Ma cosa ci aspetta poi da questo pontificato? Quali obiettivi ha impostato? Un pontificato che naviga sull´onda del giubilo dei media e dei suoi propietari, fino a quando é troppo tardi?

Anonimo ha detto...

Esempio tipico di bla-bla-bla confusionario che ha monopolizzato la scena per mezzo secolo. Condimento dell'apostasia silenziosa che proprio in quegli anni GPII dignosticava.
Di lì a poco sarebbe stato promulgato il Catechismo Universale della Chiesa Cattolica. Per iniziativa del Prefetto della CDF con altri.
gianni

Anonimo ha detto...

Il signor
Koppel da' l'idea di non aver capito un cappero del messaggio di Bergoglo a
Lampedusa...
Vabbe'... Punti di vista...
Paola

Anonimo ha detto...

Tra i firmatari trovo il nome del compianto patavino Luigi Sartori, grandemente celebrato in patria. Ma forse aveva ragione tempo fa Leon Bertoletti quando scrisse mi pare sulla rivista dei familiari del clero che se il clero padovano si trova nello stato in cui si trova, una buona parte di responsabilità ce l'hanno quei docenti di teologia (Sartori in primis) che insegnavano aperture liturgiche e superamenti del celibato, di fatto se non di diritto rendendo nulle (per difetto di condivisione interiore) gran parte delle ordinazioni. Paolo

Anonimo ha detto...

voi pensate che la gente ragiona in base a quello che dicono i media: ma quando un papa viene eletto (e parlo in generale) non ci sono media che tengano: l'impressione che fa a chi lo sente e lo vede è genuina.

Raffaella ha detto...

Non e' esatto!
Se i media martellano a colazione, pranzo e cena sul fatto che il Papa e' buono e bravo, gli effetti non possono non tardare.
Viceversa se un Papa viene criticano, piu' o meno direttamente, a colazione, pranzo e cena oppure variamente ignorato...
R.

Luisa ha detto...



" voi pensate che la gente ragiona in base a quello che dicono i media: ma quando un papa viene eletto (e parlo in generale) non ci sono media che tengano: l'impressione che fa a chi lo sente e lo vede è genuina."

Quanto è inesatta questa affermazione!
Mi ricordo quel che, dalle mie parti, la gente comune diceva all`elezione di Benedetto XVI, qui nessuno, o pochissimi, lo conoscevano, eppure erano costernati, sapevano che era un retrogrado panzerkardinal che avrebbe fatto andare indietro la Chiesa e rinnegato tutti gli acquisiti del "Concilio", chi glielo aveva detto?
I media!
Idem per papa Bergoglio, nessuno lo conosce ma tutti sanno che è un papa umile, buono, sorridente e vicino alla gente, che non ama l`oro, il lusso e le ricchezze( non come...), così semplice da far da solo il caffé alla macchinetta, che farà finalmente pulizia, chi lo ha detto?
I media!
E la gente che lo ha visto solo in fotografia o in qualche minuto di tv, ripete.

Anonimo ha detto...

Diciamo che sono vere entrambe le cose.
Che i media indirizzino l'opinione pubblica lo si vede bene in Italia, dove ci sono personaggi che sui media hanno costruito la loro fortuna, anche in campo politico. Tuttavia non tutti affidano ai mezzi di comunicazione la costruzione del proprio pensiero. Dipende molto dall'educazione ricevuta e dal grado di cultura -in senso lato- che si ha, secondo me.
Paola

Anonimo ha detto...

@Paola a chi ti riferisci,a qualche politico proprietario di tv e squadre di calcio?:))))quel che dici è vero,ma devi tenere in considerazione che educazione e grado di cultura in questo paese sono pari allo zero assoluto e su questa ignoranza di base hanno creato le loro fortune tutti coloro che ci hanno governato raccontandoci un mare di menzogne,ciò vale,in bene ed in male, per Benedetto e PF,l'uno massacrato mediaticamente,l'altro esaltato,a prescindere, e la cosa insospettisce assai....Upside down.

Anonimo ha detto...

I media influenzano tanto l'opinione pubblica, la teologia quella vera , interessa poco alle masse. Hanno il grande potere di creare un personaggio o distruggerne un'altro.
Io personalmente non compero i giornali, sono stanca di leggere tutto questo bla...bla vuoto e senza senso!!
Silvia

Luisa ha detto...

Non è la costruzione del proprio pensiero è il pensiero tout court, nel senso di opinione, su tale argomento o persona, chi, dalle mie partim, si pretende informato e sapeva che Benedetto XVI era così e il suo successore colà, non sono persone "rozze" e incolte, non tutti, non quelli, il cui pensiero ho tentato di "rettificare" su Benedetto XVI!

Garabandal ha detto...

Mi permetto di inserire un altro estratto dell´articolo di Katholisches.info con riferimenti magari giá noti ma altri meno.

Non una parola su aborto, i matrimoni gay e l'eutanasia - applausi e protezione hanno un prezzo.

Papa Franziskus tace su una delle sfide centrali di questo tempo, l'omicidio di massa di bambini non ancora nati,.I movimenti cattolici del movimento per la vita
Essi sottolineano l'assenza di dichiarazioni specifiche di Papa Francesco durante la Marcia per la Vita a Roma, dove 40.000 persone hanno partecipato e conclusa in Piazza San Pietro.
Anche in quel momento il Papa ha lanciato un appello per la firma per la petizione One of US.Peró se si sguarda piu´da vicino l´impressione é piú sfuocata

Il papa no si é davvero unito al corteo.L´intrepretazione é buona ma un po´ sorvolata.l. Si passò con la papa mobile proprio di fronte a Piazza San Pietro, ha salutato e benedetto la folla, parlato con questo e quello, come ama fare ogni Domenica Angelus. Niente più e niente di meno. All'Angelus, ha ricordato One of US. Lo ha fatto, ma in modo zoppo.Anche se l'azione si svolge in tutta l'Unione europea e tutti i paesi dell'Unione europea e devono essere un milione di firme per la petizione che ha alti requisiti formali, PapaFrancesco ha parlato solo supponnendo che le firme siano raccolte in Italia. Una indicazione, che è stato la Conferenza episcopale italiana, che aveva portato questa aggiunta al discorso del Papa e non il papa stesso.Cosi formulta rimase una mezza cosa
Come papa l´appello One of US doveva essere un appello generale dopotutto il papa non é solo il papa dei cattolici italiani.In italia il numero minimo di firme sono giá state raccolte
mentre in altri paesi, tra cui Germania, sono necessari ulteriori sforzi, in cui un incoraggiamento papale avrebbe fatto bene.


Benedetto XVI., guardava con particolare sensibilità alle sfide della fede oggi. Egli ha già riconosciuto dalle scissioni di domani e cercato di dare risposte come il suo ultimo discorso di Natale alla Curia romana. Al contrario, il silenzio di Papa Francesco. "Può essere un caso che il Papa Francesco non sono mai venuti anche dopo 120 giorni di papato, la parola aborto, eutanasia, matrimonio gay sulle labbra", dice Magister

Ci sono piú uccisi con l'aborto che persone che muoiono di fame . E non sono i bambini che sono a rischio di morire di fame, di essere ucciso, ma i figli dei "civili", paesi ricchi e dei paesi emergenti. Ma Papa Francesco riferisce l'esempio del re Erode, che viene portato nella tradizione con la Strage degli Innocenti in relazione alle forme di sfruttamento sociale. "Papa Bergoglio nel giornoEvangelium vitae, è riuscito a glissare del diritto alla vita dei bambini non nati


: Quasi tutto ciò che Papa Francesco fa o dice che può essere fornita in sia in chiava cattolica sia n chiava laica. a cominciare dal suo motto, un " chiesa povera e una chiesa per i poveri a . "Chi non sarebbe d'accordo?
Un altro elemento della sua popolarità è la credibilità. Ma sono i media che fanno pubblicità o distruggono. Gli piace raccontare di un arcivescovo, che viveva in un modesto appartamento di due stanze, ha guidato la metropolitana, cucinato se stesso ed evitato tutti gli eventi mondani. A questi egli sembra includere la musica classica, così ha già rimasto lontano da due concerti in Vaticano, uno dei St. Thomas Boys Choir a Lipsia e l'Orchestra Sinfonica della RAI
Molti papi prima di lui praticato in stretta digiuno e la penitenza, la maggior parte dei quali non erano noti solo dopo la sua morte. Papa Benedetto XVI. Non viaggiava con la metropolitana, ma con la bicicletta. Egli non ha pagato l'hotel perché aveva vissuto a Roma, ma di nascosto fuori dal Vaticano lui stesso é andato ad imballare le sue cose nel vecchio appartamento e di dire addio agli altri abitanti della casa e ringraziarli.."

Garabandal ha detto...

....
l´utima parte non l´ho potuta inserire

l mondo cristiano è già pieno di leader religiosi che parlano la corrente principale e appendendo il cristianesimo come una bandiera al vento. Ci sono giá abbastanzaWelby,Käßmanns, Kueng e Schüllers che strizzano l´occhio agli appluisi del mondo e sono disposti a vendere il cristianesimo per una mela o un ouvo.

alex ha detto...

insomma. le udienze di papa benedetto erano piene perchè la gente se ne infischiava di quello che dicevano i giornali. le udienze di papa francesco sono piene perchè la gente si fa influenzare dai giornali. giusto?

Anonimo ha detto...

Diciamo che i giornali forniscono stime delle presenze alle udienze alquanto differenti, fra "prima" e "dopo". E anche presentate con "stile" molto diverso, al di là del dato numerico.

Anonimo ha detto...

Paolo, francamente non so se il difetto del consenso (come nel caso di riserva mentale verso questo o quell'obbligo, ad esempio il celibato) renda nulle le ordinazioni presbiterali un po' come accade nel matrimonio... Angelo

Anonimo ha detto...

Diciamo che ogni particolare "accattivante" viene raccontato con dovizia di particolari e ogni gesto anche non nuovo presentato come rivoluzionario. Francesco è un personaggio, si presta, ma i media lo hanno sicuramente aiutato

Fileno ha detto...

La domanda che mi faccio sempre più leggendo i commenti a questo blog, ma a noi ci interessa della Chiesa? Perché si parte da qualcosa di buono e cioè i post che denunciano come i media abbiano criticato la Chiesa e i suoi pastori, Ratzinger nello specifico (ma non solo, in questo caso anche GPII) ma si finisce quasi sempre per denigrare Bergoglio che sembra, a leggere alcuni commenti, prodotto dei media oppure uno che parla in toni vaghi (Koppel) dopo però nell'articolo aver attaccato la predicazione di Francesco a Lampedusa che, io credo, sia un vero e proprio spartiacque. Ammettiamolo Lampedusa ha dato molto fastidio a moltissimi cattolici che riducevano la Carità alle giustissime battaglie contro l'aborto o i matrimoni omosessuali, ma " dimenticavano" il prossimo così ben descritto dal Vangelo di ieri. Qual è la funzione del vescovo di Roma battagliare con i media o guidare i credenti? Ratzinger aveva interesse a battagliare con i media o guidare i credenti che gli erano stati affidati? E' evidente che ci voleva guidare. E allora Bergoglio non giudichiamolo sulla risposta che danno i media, ma se anche lui come i suoi predecessori svolge la sua funzione di pastore, e a me, lo dico subito, sembra che lo faccia ottimamente.

gemma ha detto...

Scusate, ma il prossimo povero è solo l'immigrato che sbarca a Lampedusa? È stato sicuramente un bel gesto ma anche una bella operazione di immagine, e dare dello spartiacque ad una celebrazione tanto mediatica e strombazzata mi pare molto offensivo nei confronti di tutti gli altri papi e di quelli che la carità tutti i giorni la praticano senza pubblicità, riuscendo a dire due parole anche su tutto il resto. Non so quanto sia stato positivo questo viaggio, da allora su Lampedusa e gli sbarchi è sceso il silenzio, come se saziata l'opinione pubblica col bel gesto il problema sia risolto
Non lo capite che è proprio questo vedere tutto quel che Bergoglio fa come uno spartiacque che irrita i partecipanti di questo blog? Qui c'è gente che la chiesa l'amava già, con tutti i suoi difetti, lo stesso dicasi per il Papa. A che pro sta' corsa ar mejo papa e a nulla sara' più come prima? Non è che perché non funzionava lo Ior ora deve essere tutto da buttare. Ma basta, su!

Fileno ha detto...

"Ma il prossimo e' solo quello che sbarca a Lampedusa?" No ma Il prossimo e' ANCHE l'immigrato a Lampedusa e questo ha fatto arrabbiare molta gente. Io sono un fermo sostenitore di chi dice che queste cose le dicevano anche i predecessori (gli immediati perché prima di GPII e BXVI non esisteva in Italia il problema dell'immigrazione) la domanda e', perché molti cattolici non sopportano che lo dica Francesco e quella frase che riporto tra virgolette ne è un chiaro esempio, e ripeto Lampedusa e' uno spartiacque nel breve pontificato di Francesco perché ha toccato un nervo scoperto.

baubaumiciomicio ha detto...

Perché i predecessori di Papa Francesco parlavano ANCHE di altro e in special modo di ciò che manda su tutte le furie i salotti buoni cioè l'etica e non di certo l'immigrazione o la povertà.

gemma ha detto...

Non ha fatto arrabbiare molta gente, anzi, direi che si è arrabbiata la parte più irrilevante, almeno a livello mediatico. Purtroppo la questione immigrazione secondo me non si può inquadrare solo nel binario povertà. L'accoglienza non si discute, se siamo cristiani, va discusso però il come accogliere, e li' si rivelano i nervi scoperti di chi è lasciato solo ad accogliere. E su quelli e relative paure una parte politica fa leva.

Luisa ha detto...

Fileno è forse un allievo di Melloni.
Lampedusa spartiacqua? L`ultimo dopo il penultimo e prima del prossimo.
Tutto ciò che fa papa Bergoglio è epocale, nuovo, rivoluzionario, spartiacqua, e chi più ne ha più ne metta.
Non c`è nessuna sfumatura, in quel coro mediatico( vaticanisti in primis, salvo rarissime eccezioni) delirante tanto è sfrenato e rumoroso.
Tutto quel che fa Jorge Bergoglio è eccezionalmente straordinario, e c`è chi si stupisce o si irrita perchè qui, ma non solo qui, c`è chi non teme di restare in disparte da quel coro?
Chi non ha dimenticato come a Papa Benedetto è mancato anche un minimo anticipo di simpatia, chi si ricorda il trattamento mediatico che ha subito, chi non dimenticherà mai come lo hanno combattuto troppi prelati che non hanno mosso un dito e la lingua per difenderlo quando era attaccato in modo ignobile.
E sì, non tutti hanno la memoria autocancellante, delete e tutto è cancellato.
No, non tutti.