sabato 13 luglio 2013

Lumen Fidei. Quello smarrimento nascosto dai riflettori

Quello smarrimento nascosto dai riflettori

«Com'è difficile, oggi, parlare della fede!» scrive il sociologo Mauro Magatti nel commento La fede di Francesco, una “luce” amica della vita pubblicato in rete (IlSussidiario.net). «Com'è difficile -- continua l'autore -- riuscire da un lato a evitare il duro dogmatismo, che lascia freddo l'interlocutore, sempre pronto ad avanzare le sue riserve, e, dall'altro, a non cedere all'emotivismo, che riduce la fede a un'esperienza personale, vagamente misticheggiante, e come tale sterile e incomunicabile. 
La Lumen fidei riesce là dove tante volte, come cristiani moderni, sentiamo di aver fallito: affermare con schiettezza i contenuti della fede cristiana, senza cedimenti alle mode culturali, e nello stesso tempo stare dalla parte dell'uomo, della sua condizione contemporanea. E in questo modo permettere di nuovo l'incontro tra il piano della fede e il piano della vita».
Come figli della cultura occidentale, continua, «non possiamo dimenticare la pretesa dell'illuminismo di porre la ragione come fonte della nostra luce. Una pretesa certo problematica, ma che pure ha costituito un passaggio imprescindibile della nostra storia culturale».
Francesco, invece, dice all'uomo contemporaneo che la fede è la nostra vera luce; ciò che ci attira, ci illumina, ci accompagna.
«Come è possibile -- si chiede Magatti -- fare questa affermazione oggi? Certo, chi pensa che già tutto sia illuminato dai riflettori accesi dalla società moderna, non saprà cosa farsene di questa affermazione. Ma tutti coloro che si rendono conto dello smarrimento in cui ci troviamo, dell'oscurità nella quale la nostra vita personale e collettiva si dibatte, potranno riconoscere l'attualità dell'affermazione di Francesco. Una luce dunque. Ma di che luce si tratta? La luce della fede, scrive il Papa, non dissipa tutte le nostre tenebre».
Il Dio cristiano non è il Dio tappabuchi, continua il sociologo. «Piuttosto, la fede è una “lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino”. Un'immagine potente. Anche perché quella lampada che ci accompagna e ci guida la dobbiamo tenere in mano noi uomini. Il punto non è banale. Perché, proprio per questo, è illusorio pensare che la fede sia riducibile a una esperienza soggettiva. La fede, invece, dice Francesco, è una storia comune, di uomini e di donne, che segna ed apre il cammino di un popolo. Della Chiesa, certo, ma più estesamente, dell'uomo. La fede sta dentro una relazione con la realtà e con gli altri, sta dentro una storia che nessuno fa da solo. Dunque, la fede non tocca semplicemente la sfera cognitiva, anche se certamente non la esclude. La fede, infatti, riguarda il cuore, cioè la persona nella sua interezza, anima e corpo, intelletto e desiderio. E per questo la fede non è né un'astrazione, un mero discorso, né un astrarsi, un semplice uscire dal mondo. Al contrario, la fede cammina con l'uomo e la sua storia, personale e collettiva. Riprendendo la Caritas in veritate, Francesco chiarisce così il nesso tanto ostico nella nostra cultura tra fede e verità».
Un tema trattato a lungo, perché si tratta di una questione cruciale.

(©L'Osservatore Romano 13 luglio 2013)

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