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mercoledì 10 luglio 2013

Salvate il Papa dai suoi interpreti (Cascioli)

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Laura.

Da sottoscrivere l'ultimo capoverso:

"La reazione alle parole e ai gesti del Papa – in questa come in altre occasioni - pone però un problema di comunicazione che non può essere eluso. La quasi totalità dell’opinione pubblica si forma un giudizio su quanto il papa fa e dice leggendo i giornali o guardando i servizi in tv: sono un’infima minoranza coloro che seguono direttamente i suoi interventi o leggono integralmente i suoi discorsi. Nella fattispecie la stragrande maggioranza degli italiani ha un’idea di cosa ha detto il papa a Lampedusa dalle dichiarazioni della Boldrini o della Kyenge, tanto per fare un esempio. Questo dovrebbe spingere chi in Vaticano si occupa di comunicazione a trovare i modi per trasmettere il reale contenuto del messaggio del papa e, più in generale, del Magistero, non ultimo intervenendo quando ci sono distorsioni così plateali. 
Purtroppo si ha invece l’impressione,che a volte chi di dovere quasi si compiaccia di certe interpretazioni".

La visita di Papa Francesco a Lampedusa: raccolta di articoli [2]. In aggiornamento

Visita di Papa Francesco a Lampedusa. La polemica politica (Corriere)

A Lampedusa ondate di sbarchi. Scontro politico sulle parole di Papa Francesco (Grassi)

Scontro politico dopo la visita a Lampedusa (Rodari, Viviano)

Effetto Papa, riprendono gli sbarchi (Magli)

Il Papa, l'accoglienza e il paese colabrodo (Cané)


La figura di riferimento del Papa è Madre Teresa di Calcutta (Ruggeri)


Chi vuole la testa di papa Francesco (Marco Politi)


A Lampedusa torna la politica: Cicchitto fa la predica al papa (Fierro)


Se Bergoglio parla come Gramsci e Che Guevara (Filoni)


L'errore di Francesco a Lampedusa (Ferrarra)

martedì 9 luglio 2013

Francesco, Benedetto, San Michele e Lampedusa

Clicca qui per leggere il commento segnalatoci da Maria Pia.

Papa Francesco a Lampedusa: raccolta di articoli [1]

Kyenge: "Il Papa scuote le istituzioni, è tempo di cambiare politica" (Polchi)

Evviva Papa Francesco, ma non i clandestini (Maglie)

Giusto pregare Ma le leggi devono essere rispettate (Guerri)

Libero, il Foglio e il Giornale steccano nel coro pro Bergoglio (Covato)

Abbraccio fraterno con i migranti: «Non vi lascio soli» (Giansoldati)

I musulmani: «Parla di noi?». E vanno ad ascoltare la traduzione dell'omelia (Cavallaro)

La gioia dei lampedusani: «Adesso non siamo più soli» (Monici)

Lezione di umanità che insegna come «stare» (Paolucci)

L'anestesia del cuore (Sofri)

Il Papa partigiano

Lampedusa, riprendono gli sbarchi. 559 i profughi approdati nell'isola nelle ultime 24 ore

Il Papa a Lampedusa: una visita per responsabilizzare società e politica (Colagrande)

La visita di Papa Francesco a Lampedusa nel commento di Paolo Rodari

La visita di Papa Francesco a Lampedusa nel commento di Accattoli

La visita a Lampedusa ed i risvolti politici

Che cosa cambia dopo la visita a Lampedusa?

La visita a Lampedusa nel commento di Enzo Bianchi

Francesco: «Tutti responsabili per i migranti morti» (Gagliarducci)

Le carrette del mare non si fermano In un giorno arrivati 165 disperati (Mineo)


Terre promesse sogni e realtà (Stella)








“No alla globalizzazione dell’indifferenza” (Galeazzi)

Riceviamo e con gratitudine pubblichiamo:

LAMPEDUSA LA VISITA DEL PAPA

“No alla globalizzazione dell’indifferenza”

L’affondo di Francesco nell’isola dei profughi: “Non sappiamo più piangere dei drammi del mondo”

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A LAMPEDUSA
È un viaggio che vale un’enciclica. Nell’isola delle lacrime Francesco diffonde il sorriso del suo carisma travolgente ma non fa sconti alle istituzioni «indifferenti». Parla da vero leader planetario, però si informa di dettagli quotidiani nei colloqui per strada e fa sentire ogni interlocutore l’epicentro del suo interesse. La visita è breve (4 ore) ma carica di significati per avviare la sua predicazione «on the road». Nella «via crucis» tra molo e parrocchia Bergoglio dialoga coi profughi, sferza la politica che provoca le tragedie del mare, implora il perdono di Dio per aver ignorato la «strage degli innocenti»: 25mila morti in vent’anni.
Intanto svela gli obiettivi di un pontificato che non si rassegna alle ingiustizie del mondo e rivoluziona il modello di Chiesa riportando al centro i poveri e la fratellanza con i musulmani (li saluta con un «O’scià», per l’inizio del Ramadan). Sconvolto dai racconti dei sopravvissuti ai naufragi, il Papa figlio di migranti interrompe l’omelia nello stadio e a braccio condanna scafisti e trafficanti per lo sfruttamento dei cento milioni di persone che ogni anno nel pianeta sono costrette a lasciare la propria casa per motivi politici o economici o per guerre e conflitti.
«Sono qui per ascoltare e pregare» assicura il Pontefice gettando in acqua una corona di crisantemi alla Porta d’Europa. Si rivolge a «chi si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere, nell’anestesia del cuore». Passa davanti al cimitero dei «boat people» e punta l’indice contro «coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi». Esorta al «coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore. Coi paramenti viola (segno di penitenza) e i riferimenti biblici a Erode e alle domande di Dio ad Adamo e a Caino, il Pontefice stigmatizza la frattura nella «relazione» a causa del «mio benessere». Descrive gli sbagli di una «catena di morte che versa il sangue del fratello». La «globalizzazione dell’indifferenza» rende tutti come «l’Innominato di Manzoni» e riduce l’esistenza a una «bella bolla». Così «guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, pensiamo “poverino” e continuiamo a camminare». Ad alzare muri di egoismo è «una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del compatire». E infatti, «ha pianto qualcuno nel mondo per questi fratelli?». Le sigle no-profit traducono subito il monito papale in un appello al governo per «modificare la legge BossiFini, attuare il dettato costituzionale sul diritto d’asilo e spingere l’Ue a farsi carico dell’emergenza». Bergoglio parla chiaro: «Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato gli immigrati». Del resto anche San Francesco fu clandestino: dopo essersi convertito, pellegrino in Siria, salì di nascosto su una nave. L’effetto del Bergoglio-pensiero sulla spianata di Lampedusa è fortissimo.Alessia Binci è una delle 15mila persone che fin dall’alba hanno stretto d’assedio il campo sportivo per salutare il Pontefice. «Sono qui in ferie, non partecipo a una messa da anni, però stavolta sentivo di doverci essere - racconta - Mi ha commosso la spontaneità con cui il Papa arriva al cuore della gente. Si avverte che non c’è nulla di falso. Parla semplice ma arriva in profondità». Il sole di Lampedusa contro le nubi di Vatileaks. In poche settimane è stata spazzata via la cappa plumbea delle lotte di potere tra cardinali, delle congiure di corte. Bergoglio ha il miglior consigliere (Ratzinger) e le principali armi (la credibilità personale e il consenso dei fedeli) per fare piazza pulita di una Curia mondana e corrotta. «La vera svolta deve ancora arrivare», anticipa uno stretto collaboratore di Francesco. Nulla sarà più come prima nei sacri palazzi.

© Copyright La Stampa, 9 luglio 2013

lunedì 8 luglio 2013

Un viaggio che interroga le coscienze (Vian)

Un viaggio che interroga le coscienze

Sin dall'annuncio a sorpresa il significato del viaggio di Papa Francesco a Lampedusa è stato fortissimo: non sono parole vuote quelle che sta ripetendo dal momento dell'elezione in conclave il vescovo di Roma preso "quasi alla fine del mondo". Il primo viaggio del pontificato, tanto breve quanto significativo, ha infatti voluto raggiungere da quel centro che deve essere esemplare nel presiedere "nella carità tutte le Chiese" - come ha ricordato presentandosi al mondo - una delle periferie, geografiche ed esistenziali, del nostro tempo.
Un itinerario scarno nel suo svolgimento, nato dall'ennesima sconvolgente notizia della morte di immigrati in mare - rimasta "come una spina nel cuore" di Papa Francesco - e realizzato per pregare, per compiere un gesto concreto e visibile di vicinanza e per risvegliare "le nostre coscienze", ma anche per ringraziare. Alla celebrazione penitenziale di fronte al mondo e alla solidarietà con i più poveri, si sono così aggiunte espressioni non protocollari e spontanee di gratitudine per chi da anni sa accoglierli e abbracciarli, offrendo in questo modo silenzioso e disinteressato "un esempio di solidarietà" autentica.
Da questa porta dell'Europa, continente troppe volte smarrito nel suo benessere, il vescovo di Roma ha rivolto al mondo una riflessione esigente sul disorientamento contemporaneo scandita dalle domande di Dio che aprono le Scritture ebraiche e cristiane: "Adamo, dove sei?" e "Caino, dov'è tuo fratello?". Interrogativi biblici che vanno alla radice dell'umano e che Papa Francesco ha ripetuto davanti a molti immigrati musulmani, ai quali aveva appena augurato che l'imminente digiuno del Ramadan porti frutti spirituali, con un'offerta di amicizia che evidentemente supera i confini della piccola isola mediterranea.
Domande di sempre, oggi rivolte a un uomo che vive nel disorientamento, ha sottolineato il Pontefice: "Tanti di noi, mi includo anch'io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri". Al punto che migliaia e migliaia di persone sono costrette a lasciare le loro terre e cadono in questo modo nelle mani dei trafficanti, "coloro che sfruttano la povertà degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno" ha denunciato il vescovo di Roma ricordando le parole di Dio a Caino: "Dov'è il sangue del tuo fratello che grida fino a me?".
Ma nessuno si sente responsabile perché - ha detto Papa Francesco - "abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna". Anzi, la cultura del benessere "ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla": è un'illusione, insomma, che nel mondo globalizzato di oggi ha portato a una "globalizzazione dell'indifferenza" togliendoci persino la capacità di piangere di fronte ai morti. Si ripete così la scena evangelica dell'uomo ferito abbandonato al bordo della strada e del quale solo un samaritano si prende cura. Come nella "piccola realtà" di Lampedusa, dove però sono tanti a incarnare la misericordia di quel Dio fattosi bambino e costretto a fuggire dalla persecuzione di Erode.

g.m.v.

(©L'Osservatore Romano 8-9 luglio 2013)

Conversione del cuore e saggezza politica (Rusconi)

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Papa Francesco a Lampedusa: mea culpa per avere ignorato la tragedia degli immigrati (Izzo)

PAPA A LAMPEDUSA: MEA CULPA PER AVER IGNORATO TRAGEDIA IMMIGRATI

Salvatore Izzo

(AGI) - Lampedusa, 8 lug. 

Primo viaggio del Pontificato, la visita a Lampedusa e' stata oggi l'occasione di un commovente "mea culpa" pronunciato da Francesco a nome dell'Occidente, per non aver impedito la morte di 20 mila immigrati nel Mediterraneo. 
"Cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po' di serenita' e di pace; cercavano un posto migliore per se' e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. 
Chi e' il responsabile del sangue di questi fratelli e  sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo cosi': 'non sono io, io non c'entro, saranno altri, non certo io'", ha gridato nell'omelia della messa al campo sportivo gremito, da 10 mila fedeli, condannando quella che ha chiamato "la globalizzazione dell'indifferenza", una chiusura all'altro che, ha denunciato, "ci rende incapaci perfino di piangere".
"Tanti di noi, mi includo anch'io - ha ammesso il Pontefice - siamo disorientati, non siamo piu' attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo piu' capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito".
"Ti chiediamo perdono - ha allora invocato Francesco rivolgendosi direttamente a Dio - per chi si e accomodato, si e' chiuso nel proprio benessere che porta all'anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi". A braccio il Pontefice ha poi aggiunto: "cio' che e' accaduto non si ripeta, per favore".
Dopo il rito - concelebrato solo con l'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, e il parroco di Lampedusa, don Stefano Nastasi, perche' Bergoglio ha voluto che nessun cardinale facesse parte oggi del suo seguito - e' arrivato un accorato appello alla "conversione del cuore di quanti generano guerra odio e poverta', sfruttano i fratelli, fanno indegno commercio delle loro fragilita'". 
E l'affidamento alla Vergine di "uomini donne e bambini costretti a fuggire per cercare un futuro" affinche' siano salvaguardati da "nuove e piu' pesanti schiavitu' e umiliazioni". Parole che a molti hanno ricordato l'anatema lanciato contro i mafiosi da Papa Wojtyla nella vicina Valle dei Templi, esattamente 20 anni fa, il 9 maggio 1993.
L'ultimo gesto il ringraziamento ai lampedusani e linosani "per l'esempio di amore e di carita', per l'esempio di accoglienza che ci avete dato, che ci state dando e ancora ci date: che questo esempio sia un faro per tutto il mondo, perche' abbiano coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore. 
Grazie per la vostra testimonianza e per la vostra tenerezza".
La visita di Francesco e' iniziata questa mattina presto con un atto di omaggio alla memoria delle vittime: una corona di fiori lanciata nel mare da una motovedetta della Guardia Costiera. 
E sul molo Favaloro ha salutato uno ad uno tutti gli immigrati presenti. "Siamo fuggiti dal nostro paese per motivi politici ed economici. Per arrivare in questo luogo tranquillo abbiamo sfidato vari ostacoli, siamo stati rapiti dai trafficanti. 
Abbiamo sofferto tantissimo per arrivare in Libia", gli ha confidato il portavoce del gruppo. 

© Copyright (AGI)

Papa Francesco a Lampedusa: "Siamo tutti responsabili. Oggi globalizzazione dell'indifferenza" (Rodari e Manfredi)

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Lampedusa, omelia di Papa Francesco

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Il messaggio del Papa a Lampedusa. Analisi di Galeazzi

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Papa Francesco a Lampedusa: la cronaca dell'Ansa

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L'omelia di Papa Francesco a Lampedusa: ho sentito che dovevo venire qui a pregare, per risvegliare le coscienze

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Papa Francesco a Lampedusa: "Chiediamo perdono siamo tutti responsabili"

Papa a Lampedusa: "Chiediamo perdono siamo tutti responsabili"

L'omelia della messa nell'isola: "Siamo alla globalizzazione dell'indifferenza. ciò che è accaduto non si ripeta"

Lampedusa, 8 lug. (TMNews) 

"Chiediamo perdono per l'indifferenza, per chi si è chiuso nel proprio benessere che porta all'anestisia del cuore, per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno portato a situaizoni che conducono a questi drammi. Perdono Signore": così Papa Francesco in chiusura dell'omelia della messa a Lampedusa in memoria dei migranti morti in mare.
Parlando dei migranti morti il Pontefice aveva prima detto "cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano accoglienza, non trovano solidarietà. Che le loro voci salgano fino a Dio". Il Pontefice ha però tenuto a ringraziare due volte gli abitanti e gli operatori di Lampedusa "per la loro solidarietà".
"Siamo caduti nella globalizzazione dell'indifferenza" ha dichiarato Bergoglio. "La cultura del benessere che ci porta a pensare a noi stessi ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono illusioni del futile, del provvisorio, che portano alla globalizzaizone dell'indifferenza".
"Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli o sorelle? Nessuno: tutti noi rispondiamo così" ha detto il Pontefice, "io non c'entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi "dov'è il sangue del tuo fratello che grida fino a me? Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna" ha concluso Begoglio citando anche la parabola evangelica del buon samaritano.
"Ciò che è accaduto non si ripeta" ha detto inoltre il Papa. "Ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta, non si ripeta, per favore", ha aggiunto riferendosi alla tragedia dei migranti morti in mare.
Circa 15mila persone alla messa presieduta da Papa Francesco, momento centrale della visita lampo di Bergoglio nell'Isola. Il Papa ha scelto per questa speciale occasione una "messa penitenziale", e quindi indossa i paramenti viola. Anche i brani scelti - la prima lettura con la storia di Caino e Abele, il salmo 'miserere' e la seconda lettura con la strage degli innocenti - indicano il carattere penitenziale della celebrazione.
Prima della messa Francesco ha compiuto un lungo tragitto tra due ali di folla a bordo di una campagnola messa a disposizione di un lampedusano, e ha salutato migliaia e migliaia di persone radunate lungo il Porto nuovo di Lampedusa e nel campo sportivo dell'Isola. Bergoglio si è fermato più volte per benedire e baciare i bambini lungo il tragitto. Poi ha attraversato tutta l'area sportiva, nei diversi settori, per salutare i fedeli.
"Preghiamo per chi non c'è più" ha detto il Papa poco prima, all'incontro con una quarantina di migranti, in rappresentanza delle migliaia passate per l'isola, nel porto nuovo di Punta Favarolo a Lampedusa. Arrivano da ogni paese e tra loro ci sono anche numerosi musulmani. "Dobbiamo pregare per loro, pregare tanto". Mentre arrivava in morto ha lanciato in mare una corona di fiori come gesto simbolico per le migliaia di migranti morti in questi anni nel tentativo di raggiungere l'Isola.

© Copyright TMNews

Cronaca live della visita di Papa Francesco a Lampedusa

Clicca qui per leggere la cronaca del Corriere e qui per quella di Repubblica.

Savonarola e un calice di legno per ricordare 25 mila morti (Galeazzi)

Savonarola e un calice di legno per ricordare 25 mila morti

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A LAMPEDUSA

Il Papa chiede perdono a nome del mondo e della Chiesa
In ginocchio accanto un altare che è una barca per chiedere perdono a Dio di aver ignorato vent’anni di genocidio in mare. «D’ora in poi nessuno potrà fingere di non sapere» spiegano nel seguito papale. Un «mea culpa» dai toni nettissimi per le responsabilità del mondo e della Chiesa nella tragedia senza fine dei «boat people». Il primo viaggio di Francesco punta a scuotere l’occidente dall’indifferenza di fronte all’olocausto nel mare. Francesco celebra il funerale delle 25mila vittime dei «viaggi della speranza», terremotando ogni protocollo per incontrare i sopravvissuti e rendere omaggio al cimitero in cui le mani misericordiose del parroco e dei pescatori hanno dato sepoltura ai corpi restituiti dal mare. Da una motovedetta Bergoglio getta una corona alla «Porta d’Europa», poi l’abbraccio in molo ai profughi, la celebrazione al campo sportivo e la sosta nella chiesetta di San Gerlando. Al presidente della Cei, Bagnasco fu negato l’ingresso nel centro, ma per Francesco non c’è programma che tenga. Ogni gesto è un monito alla mondanità, inclusa la scelta di dire messa con un calice di legno.
Nella predica d’avvento del 1493 Savonarola tuonò contro il lusso e la corruzione nelle gerarchie ecclesiastiche. Stigmatizzò che agli albori della Chiesa i calici erano di legno e i prelati d’oro, mentre al suo tempo i calici erano d’oro e i prelati di legno. Savonarola fu prima scomunicato poi bruciato come eretico e scismatico. Ora, cinque secoli dopo, è il Papa a tornare al calice di legno e a condannare la Curia carrierista e assetata di potere («il Vangelo non si diffonde con il denaro»).
Per il primo viaggio del pontificato il Papa fa rotta verso i morti senza nome. Ancora increduli per la notizia i fedeli lo aspettano in preghiera, vegliando in parrocchia. Da giorni tutta la popolazione è in fermento per l’arrivo di Bergoglio, figlio di immigrati italiani in Argentina. Il Papa che sogna una «Chiesa povera e per i poveri» ha scelto gli immigrati e la popolazione che porta il peso dell’accoglienza. Gesti e messaggi che parlano anche alla Chiesa italiana, indicando lo stile e le priorità che il vescovo di Roma intende imprimere alla missione.

© Copyright La Stampa, 8 luglio 2013

Oggi il rito penitenziale di Francesco per le vittime dei “viaggi della speranza” (Galeazzi)

Clicca qui per leggere il commento.