giovedì 13 giugno 2013

Il 13 giugno 313 l'imperatore d'oriente Licinio pubblicò il rescritto di Nicomedia. Quando la religione cristiana da tollerata divenne «licita»

Il 13 giugno 313 l'imperatore d'oriente Licinio pubblicò il rescritto di Nicomedia

Il vero editto di Milano

Quando la religione cristiana da tollerata divenne «licita»

di Manlio Simonetti

Si è da poco spenta l'eco delle celebrazioni che hanno pubblicizzato il centenario dell'editto di Milano del febbraio 313 col quale gli imperatori Licinio e Costantino accordarono libertà di culto ai cristiani, e siamo già al 13 giugno, data in cui ricorre il centenario dell'editto di Nicomedia, emanato da Licinio ma interessante direttamente anche Costantino. Per poter presentare con una certa chiarezza il significato e l'importanza di questo atto, è indispensabile ripercorrere brevemente alcuni importanti avvenimenti di quegli anni, in modo da poterci orientare in un contesto storico molto aggrovigliato. Nel 303 l'imperatore Diocleziano e i suoi colleghi misero fine a una pace quasi cinquantennale tra l'Impero romano e la Chiesa, che aveva fatto seguito alla persecuzione di Valeriano (357-38), indicendo una nuova persecuzione.
Mentre questa infieriva sia in oriente sia in occidente, ma solo in alcune regioni con grande violenza, senza comunque riuscire ad aver ragione della resistenza dei cristiani, il complicato sistema di governo messo in opera da Diocleziano, la cosiddetta tetrarchia, al fine di assicurare il pacifico trapasso da un imperatore all'altro falliva clamorosamente, dando origine a una serie di guerre intestine, finché, dopo l'abdicazione di Diocleziano, l'imperatore Galerio, morente e scoraggiato per il fallimento sia della politica anticristiana sia del sistema tetrarchico di governo, emanò nel 311 un editto di tolleranza a beneficio dei cristiani.
Era un editto onesto: Galerio era un pagano convinto e tale restò fino alla fine; ma convinto finalmente che con la costrizione e la forza non si poteva debellare il tenace attaccamento dei cristiani alla loro fede, preferì metter fine alle violenze, dichiarando che la religione cristiana ormai sarebbe stata “tollerata”, con solo alcune restrizioni di poco conto.
Continuati, dopo la morte di Galerio, i conflitti tra i vari pretendenti al potere, agl'inizi del 313, sconfitto e tolto di mezzo Massenzio, Costantino era rimasto unico signore di tutta la parte occidentale dell'impero, mentre l'oriente era diviso tra Licinio e Massimino Daia.
Nel febbraio del 313 Costantino e Licinio s'incontrarono a Milano, dove proclamarono un nuovo editto a favore dei cristiani: rispetto a quello precedente di Galerio, la religione cristiana da tollerata diventava licita, perciò parificata a tutte le altre praticate nell'ambito dell'impero, e venivano eliminate le poche restrizioni presenti nel precedente editto. Le notizie, tutte di parte cristiana, relative all'emanazione dell'editto di Milano, sono state revocate in dubbio da parte di alcuni studiosi moderni, ma a torto nonostante la loro effettiva genericità.
In effetti, in data 13 giugno 313 Licinio, già impegnato in guerra con Massimino Daia, proclamò un editto che estendeva ai cristiani delle regioni d'oriente da lui recentemente conquistate i benefici dell'editto di Milano. Sconfitto definitivamente e tolto di mezzo Massimino e rimasto Licinio unico signore dell'oriente, i benefici dell'editto furono estesi ai cristiani di tutte le regioni d'oriente, dove essi, soprattutto in Egitto e in Siria, erano molto più numerosi che in occidente.
A questo punto s'impone un chiarimento riguardo all'atteggiamento di questi protagonisti nei confronti dei cristiani. Massimino Daia era un pagano convinto e, oltre che perseguitare i cristiani, aveva cercato anche di rivitalizzare in vario modo l'ormai in gran parte sclerotizzato culto delle religioni pagane. Aveva aderito solo obtorto collo alle disposizioni degli editti del 311 e del 313, e in definitiva aveva sempre manifestato la più aperta ostilità nei confronti dei cristiani, che nelle regioni da lui governate ebbero a soffrire di più e più a lungo che nelle altre regioni dell'impero.
Anche Licinio, che era stato molto vicino a Galerio, era pagano ma pragmaticamente più disponibile e aperto nei confronti dei cristiani, che perciò beneficiarono pienamente delle norme emanate a loro favore. Non fu per altro disposto a favorirli in modo particolare e non tollerò ingerenze dei vescovi nell'amministrazione della cosa pubblica.
In questo senso la sua politica verso i cristiani si differenziò molto da quella di Costantino, che soprattutto dopo la vittoria di Ponte Milvio a spese di Massenzio, che lo rese unico signore dell'occidente, manifestò in vario e aperto modo il suo spiccato favore verso i cristiani rispetto alle altre confessioni religiose, per altro rigorosamente rispettate. Questa politica, in confronto con quella di Licinio, presentava alcunché di paradossale, in quanto -- l'abbiamo già rilevato -- proprio in oriente i cristiani erano molto più diffusi e influenti che non in occidente.
I rapporti tra i due imperatori, nonostante le acquisite parentele, non erano dei migliori, e la stessa implacabile logica del potere faceva facilmente capire che la diarchia non era destinata a durare. Dato questo stato di cose, le simpatie anche dei cristiani d'oriente si volgevano verso Costantino, e così favorivano l'instaurarsi di una spirale perversa: la consapevolezza che anche i cristiani sotto il suo dominio simpatizzavano per Costantino spingeva Licinio a sospettare sempre più di loro, provocando un progressivo peggioramento del suo atteggiamento nei loro confronti, destinato ad aggravarsi a mano a mano che peggiorava il rapporto col collega, cui corrispondeva, da parte cristiana, l'altrettanto progressivo intensificarsi delle simpatie per Costantino.
Si arrivò così a veri e propri atti di persecuzione da parte di Licinio a danno dei cristiani d'oriente. Non fu certo questo peggioramento il casus belli che provocò lo scoppio delle ostilità, ma certo anch'esso vi contribuì in qualche misura.
Dopo una breve guerra, con vittoria di Costantino, nel 314, cui fece seguito un'effimera pace, la guerra decisiva si ebbe nel 324 e, a causa dei recenti provvedimenti coercitivi emanati da Licinio a danno dei cristiani, essa fu avvertita addirittura come guerra di religione. In questo senso la sconfitta di Licinio, che innalzò Costantino al rango e al potere di unico imperatore, segnò anche il decisivo consolidamento della politica filocristiana da lui inaugurata nel 313, che assicurava alla religione cristiana una collocazione di privilegio nella struttura dell'impero, destinata a dilatarsi e potenziarsi sempre di più sotto i suoi successori.

(©L'Osservatore Romano 13 giugno 2013)

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