sabato 15 giugno 2013

Papa Francesco: il cristiano non pensa alla sua pace, ma va sulle strade ad annunciare quella di Cristo

Clicca qui per leggere il commento.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

"Non addomesticate le frontiere"
(e soprattutto,"non verniciatele!")


http://www.luigiaccattoli.it/blog/?p=11933

Dante Pastorelli ha detto...

Il cattolico non può annunciare la pace di Cristo se non l'ha dentro di sé: sarebbe una facciata ipocrita.
Io amo la Chiesa militante, ma la milizia non è solo uscire per le strade e sporcarsi le mani coi poveri, i malati, i peccatori ecc. ecc. E' milizia anche l'adorazione e la preghiera di uomini e donne che si rifugiano nei monasteri dediti alla vita contemplativa. La svalutazione di questo aspetto della vita cristiana, fondamentale che può trarsi da certe parole frettolose, è pernicioso.
Ogni tanto sfogliamo qualche pagina della storia della Chiesa, anche dei primi secoli, visto che si parla tanto, e spesso a sproposito, di Chiesa primitiva.

Fabiola ha detto...

Che cosa vuol dire non addomesticare le frontiere?
La mia è una domanda vera. Dai lontanissimi tempi della scuola elementare la parola "addomesticare" mi è sempre suonata positiva: riconoscere come famigliare, di casa, ciò che, di per sé, sarebbe straniero, estraneo. La volpe e il piccolo Principe.
Adesso scopro che addomesticare è male.
Aspetto lumi.

Dante Pastorelli ha detto...

Dice il Papa:
ma non è quello che Dio vuole da noi, fare proseliti… Quello che il Signore vuole da noi è proprio l’annunzio di questa riconciliazione, che è il nucleo proprio del suo messaggio
--------------
Portare la parola di Cristo nasce dalla volontà di riconciliazione, propria ed altrui. L'annuncio della Verità può esser scisso dal proselitismo? Non si devono far discepole tutte le genti?
Non si deve chieder a tutti, presentando la verità, di riconciliarsi con Dio e coi fratelli?
Cos'è il proselitismo cattolico se non l'offerta del messaggio, dei Sacramenti salvifici?
Se poi qualcuno fa le statisitiche le faccia pure, anche il papa dice che servono. E allora? Quando l'annuncio della Parola divina e la riconciliazione si son ridotte a numeri?


sam ha detto...

"Un Gesù che sia d'accordo con tutto e con tutti, un Gesù senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del vero amore, non è il vero Gesù come lo mostra la Scrittura, ma una sua miserabile caricatura.
Una concezione del "vangelo" dove non esista più la serietà dell'ira di Dio, non ha niente a che fare con la vangelo biblico.
Un vero perdono è qualcosa del tutto diverso da un debole "lasciar correre".
Il perdono è esigente e chiede ad entrambi - a chi lo riceve ed a chi lo dona - una presa di posizione che concerne l'intero loro essere. Un Gesù che approva tutto è un Gesù senza la croce, perché allora non c'è bisogno del dolore della croce per guarire l'uomo.
Ed effettivamente la croce viene sempre più estromessa dalla teologia e falsamente interpretata come una brutta avventura o come un affare puramente politico.
La croce come espiazione, la croce come "forma" del perdono e della salvezza non si adatta ad un certo schema del pensiero moderno.
Solo quando si vede bene il nesso fra verità ed amore, la croce diviene comprensibile nella sua vera profondità teologica. Il perdono ha a che fare con la verità e perciò esige la croce del Figlio ed esige la nostra conversione. Perdono è appunto restaurazione della verità, rinnovamento dell'essere e superamento della menzogna nascosta in ogni peccato.
Il peccato è sempre, per sua essenza, un abbandono della verità del proprio essere e quindi della verità voluta dal Creatore, da Dio."

Da Joseph Ratzinger, "Guardare a Cristo", pag. 76, Jaca Book 1986

"Il perdono non sostituisce la giustizia"
Benedetto XVI in viaggio verso Fatima maggio 2010

Anonimo ha detto...

Forse, Sam, e mi rivolgo anche a Fabiola, il "non addomesticare le frontiere" ha qualcosa a che fare con la "durezza della verità e del vero amore". Forse... lo ritengo probabile.

Però devo dire che trovo del tutto comprensibile e condivido il disagio manifestato da molti. E' anche il mio.
Troppa retorica, troppa astrattezza, troppe opposizioni di superficie tra concetti: un esempio per tutti "proselitismo" vs "annuncio". Troppa carica negativa - o positiva - emozionale sulle parole. Troppa "mistica": parola che utilizzo in modo equivoco ovviamente, e mi sento autorizzato a farlo a questo punto.

Sì, c'é una "profondità" autentica nella predicazione a braccio del Papa Francesco. Ma la può cogliere solo chi ha già una vita interiore altrettanto profondamente autenticata dalla Grazia e dalla vita di fede.
I più non l'hanno e - quel che è peggio - non hanno nessuno che possa realisticamente, hinc et nunc, suscitarla: non hanno pastori né preti santi che soli ne sarebbero capaci, se ci fossero.

Per cui dal Papa mi aspetterei una predicazione meno emotiva, meno retorica, e continuo a esprimermi in modo equivoco, ovviamente, specie se si verifica che l'effetto è di esaltare la "moda", e sappiamo di che moda si tratta in questo preciso momento storico. Esiste il parlare "opportune et importune", che è un dettame evangelico ora quanto mai necessario, e fa riferimento soprattutto alla ragione e non all'emozione, alla mistica o all'ascesi.
La platea non è fatta dai religiosi del convento.

Non mi basta - e in fondo non si tratta che di una conferma - l'attuale predicazione a braccio del Papa Francesco, proprio per fare il lavoro suggerito da Dante, che ringrazio. Provvediamoci, ognuno lo faccia per ciò che gli occorre.
E' sicuro che tutto questo rientra nei disegni della Provvidenza, e nessuno mette in discussione l'obbedienza dovuta al Vicario di Cristo in terra; ma ognuno ha anche una coscienza alla quale occorre brindare - senza equivocare! - prima che al Papa.

Raffaella, ti prego se puoi di continuare e intensificare la comunicazione delle parole del Papa Emerito sui temi più attuali.
Tutti te ne sono grati.
gianni

Fabiola ha detto...

Grazie, Gianni.
Mi resta comunque un dubbio: se la frase significasse quello che suggerisci (forse) "la durezza della verità e dell'amore", avrebbe dovuto dire di non addomesticare il cristianesimo non le frontiere.
A parte questa estenuante esegesi condivido tutto di ciò che scrivi.

Anonimo ha detto...

E' vero, Fabiola. Con l'aggravante - se ti ricordi - che quell'espressione è stata usata da Bergoglio prendendo spunto da... Rahner. Quando l'ho riletta nel suo contesto ho fatto uno sforzo esegetico ;) e sono quasi convinto che l'abbia citato anche per "correggerlo": questo mi ha portato a dare l'interpretazione accennata, che così funziona...
Ma non aggiungo altro, perché anch'io sono stanco di questa davvero estenuante esegesi. Basta, dico per me. Scelte chiare e parole semplici: della semplicità della verità come si conviene a un comune fedele; è ora di ricominciare, ognuno dal suo posto.

So che sei molto vicina al Magistero del tuo Arcivescovo, e proprio quella sensazione di "stanchezza" mi fa fare una associazione promettente con queste sue parole sull'Europa di oggi:

--------------
«Siamo affaticati, vecchi, sia come società civile che come Chiese. E lo si può capire: da secoli ci portiamo sulle spalle vicende e questioni assai complesse. Non ci piace ammetterlo ma l'Europa sembra quasi al tramonto. Serve una nuova sintesi. La Provvidenza ci sta dando una sferzata con il nuovo Papa che propone di ricominciare dall'esperienza elementare, comune a ogni uomo. Le Chiese europee devono avere il coraggio di partire da qui»
---------------
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/scola-scola-scola-25695/

Anche lui si mette in ricerca e in discussione, dalla sua posizione privilegiata sta cercando di scorgere le vie nuove che nell'ora presente il Signore apre. Scola a volte mi sembra legato ancora a certi schemi "socio-politici" che poco hanno dato alla Chiesa, ma l'impressione è che lui stesso si sforzi di "superarli". Ed è un Pastore di altissima statura che ho sempre ammirato, e che farà grandi cose per la Chiesa Ambrosiana e non solo.

Dice anche in quella bella intervista che è tutta da assaporare:
"...non si può lasciare sulle spalle di uno solo l’esercizio di un compito così gravoso. Nel pre-conclave abbiamo detto che, senza intaccare il primato, sarebbe stato provvidenziale che il nuovo Papa trovasse nuove forme per guidare la Chiesa".

Davvero non mi basta più "solo" il Papa, con tutta l'adesione e l'obbedienza ribadite con tutto il cuore. Anche qui penso che Lui stesso lo voglia.
Il "papato" è prossimo a ridefinirsi. Il Signore sta guidando la Chiesa per vie che non sono le nostre vie.
gianni