martedì 18 giugno 2013

Il Vangelo della vita di Bergoglio è una nuova lingua che spiazza un po’ (Matzuzzi)

Clicca qui per leggere l'articolo.

17 commenti:

Luisa ha detto...


"Comunque, si può già cogliere una posizione in linea con la tradizione."

Ma si scherza?
Forse che il Papa potrebbe non essere in linea con la Tradizione, con la Fede cattolica?
Evidentemente ci si consola come si può.

"“prima o poi verrà il momento in cui Francesco prenderà la parola in modo diretto su tali questioni. Ora ho l’impressione che non voglia parlare della vita tirando pugni nello stomaco di chi non la pensa come lui"

È forse il ruolo del Papa quello di non irritare non chi la pensa come lui(!) ma chi lotta contro i valori difesi dalla nostra Fede?
Ê forse suo compito quello di lisciare nel senso del pelo i potenti e coloro che stanno facendo di lui una superstar mediatica?
O il suo è dovere, responsabilità e mandato di annunciare, che piaccia o meno, che sia digesta o no, che sia accolta o rigettata, la Verità?

"è comunque comprensibile che ci si potesse attendere un commento più dettagliato della grande enciclica”."

Finalmente una persona abbastanza sincera per ammettere quello che molti hanno pensato e sentito, ma non osato dire.

Anonimo ha detto...

Sul "linguaggio" usato dal nuovo papa:
la citazione è tratta da Magister:

Magister

Stefania Falasca, amica da tempo di Bergoglio – che le telefonò la sera stessa della sua elezione a papa –, gli ha chiesto dopo una messa mattutina alla Domus Sanctae Marthae: "Padre, ma come le vengono queste espressioni?".

"Un semplice sorriso è stata la sua risposta". A giudizio di Falasca, l'uso di tali formule da parte del papa "in termini letterari si chiama 'pastiche', che è appunto l’accostamento di parole di diverso livello o di diverso registro con effetti espressionistici. Lo stile 'pastiche' è oggi un tratto tipico della comunicazione del web e del linguaggio postmoderno. Si tratta dunque di associazioni linguistiche inedite nella storia del magistero petrino".

Anonimo ha detto...

Ho cercato il link:

http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350508

Anonimo ha detto...

Quante circonlocuzioni per esprimere delusione. In tempi passati non avrebbero avuto tante remore.
Alessia

Anonimo ha detto...

Casini l'ho ascoltato altre volte e usa,a mio parere, sempre un linguaggio politicamente corretto o di compromesso, che dir si voglia, insomma da buon politico ... senza nulla togliere al suo impegno in difesa della vita. Maria Pia

Anonimo ha detto...

La Dea Lamentela, proprio grande Francesco! Questi cattolici che vorrebbero che la Chiesa stesse sempre a lamentarsi per come va il mondo, invece di andare incontro alle 99 pecorelle fuori dal recinto....

Anonimo ha detto...

Questo è lo stile di papa Francesco, non lo cambierà, perchè dovrebbe mettersi contro i Lupi? Hanno già sbranato il Predecessore e lui non vuole certo fare la stessa fine! Teresa

Anonimo ha detto...

Altro che pastiche linguistico come amorevolmente suggerisce la sua amica. Siamo a bersanese solo molto meno divertente visto l'ambito. Un po' Bersani un po' rockstar. Fra breve si metterà pure lui a smacchiare giaguari e se il risultato dovesse essere quello di Bersani saludos amigos.
Alessia

Anonimo ha detto...

Anonimo delle 10,46 beato te che ti contenti di poco.
Alessia

sam ha detto...

Mi riferisco alla segnalazione di Mic.

Il tema del linguaggio ha molte implicazioni filosofiche, non è irrilevante nelle sue conseguenze, soprattutto laddove l'oggetto non sia la letteratura umana, bensì "La Parola" che per noi è Soggetto.

da "Pastiche - Wikipedia":

"Mutuato dala lingua francese, pastiche proviene dall'ambito culinario: il pasticcio è infatti una preparazione dove una crosta di pasta raccoglie svariati pezzi di carne e verdure, spesso avanzati da altri piatti...

Formalmente si va dalla citazione, che copia fedelmente il testo d'origine e ne cita la fonte, al plagio di tipo parodico oppure a omaggio o sfottò dell'autore o del testo di partenza, fino alla satira, o come ha sostenuto Alain de Botton, si tratta di una "riproduzione non convincente di stili passati"....

Nel 1787 il saggio Pastiche di Jean-François Marmontel (parte dell'opera Eléments de littérature) dà una definizione retorica del "pastiche" quale imitazione affettata della maniera e dello stile di un grande artista., lasciando poi intendere che la presenza di numerosi "pastiche" attorno a un'opera sia il segno della grandezza dell'opera stessa. Ci sono due modi di imitare un grande scrittore, imitarlo per cosa lo si distingue e ritiene grande o imitarlo per semplice "pastiche", svilendo in fondo il modello in un'intenzione che finisce con l'essere comunque satirica...

...definisce il "pastiche" come una combinazione "di risentimento, di passione e di nevrastenia"...

Questo trasformare in gioco la letteratura, desacralizzandola e smontandone la presunzione filosofica diviene, insomma, la tendenza generale di buona parte della letteratura dagli anni settanta del XX secolo, dove il "pastiche" in quanto tale si fa meno riconoscibile e più intessuto nella trama formale (e di contenuto) delle opere...."

sam ha detto...

Da "Teoria culturale e cultura popolare: un'Introduzione."
di John Storey

"....
E' sulla base di questa tesi che Jameson sostiene che il postmodernismo è "l'elemento culturale dominante" del capitalismo tardo o multinazionale (il modernismo è l'elemento residuale; non è chiaro quale sia quello emergente.)
Dopo aver stabilito che il postmodernismo è l'elemento culturale dominante all'interno delle società capitaliste occidentali, il passo successivo dell'analisi di Jameson sta nel delineare le caratteristiche costitutive del postmodernismo. In primo luogo si afferma che il postomodernismo è la cultura del "pastiche"; vale a dire una cultura caratterizzata "dall'azione compiaciuta del riferimento storico". Il pastiche è spesso confuso con la parodia; entrambi comportano l'imitazione e il mimetismo. Tuttavia, mentre la parodia ha un "motivo ulteriore" per irridere la divergenza da una convenzione o norma, il pastiche è una "parodia vacua", o una "copia vuota", che non ha neanche la percezione della stessa possibilità di esistenza di una norma o convenzione dalla quale discostarsi. Come spiega:
"In questa situazione, la parodia si trova senza una vocazione; ha vissuto, e questa strana novità del pastiche lentamente è venuta a sostituirla. Come la parodia, il pastiche è l'imitazione di una maschera particolare, un discorso in una lingua morta; ma è una pratica neutrale di questa imitazione, senza nessuna delle ulteriori motivazioni della parodia, amputata dell'impulso satirico, privata del riso e del convincimento che a fianco della lingua anormale che si è momentaneamente presa in prestito, ancora esiste qualche sana normalità linguistica. Il pastiche è così una parodia vuota."
Egli è consapevole che lo stesso modernismo spesso "citava" temi ripresi da altre culture e altri momenti storici, ma sottolinea che c'è una differenza: i testi culturali postmoderni non citano semplicemente temi ripresi da altre culture, da altri momenti storici, essi li incorporano davvero, al punto che qualsiasi senso di distanza critica rischia di collassare........"

laura ha detto...

a me sembra che ripeta sempre gli stessi concetti in qualunque occasione, con scarso o messun riferimento al tema della giornata.. o del perido. Del resto, le catechesi dell'anno della fede sono rimaste nella mente di Papa Benedetto. E' vero che in questo modo n odà adito ad attacchi o a polemiche, ma non dona nulla in termini di magistero. E' una mia difficcoltà, ma mi sento lontana... e non riesco affatto a condiveder un entusiasmo che trovo totalmente ingiustificato. Cosa si cerca quando lo si va a vedere e ad ascoltare? Forse basta lo show. ascolt

Anonimo ha detto...

Grazie, Sam!
ho trascritto i tuo post anche sul mio blog, nel quale era nato il riferimento al "linguaggio".

Non avevo avuto il tempo di fare ricerche, non conoscendo il "genere"; ma la questione comincia a chiarirsi ancor di più; il che, però, paradossalmente rende la nebbia spirituale ancora più fitta!

Anonimo ha detto...

Però Casini domenica, dopo aver salutato Francesco, poteva almeno fare un cenno a mons. Gaenswein, lì presente..

Eugenia ha detto...

Condivido Laura.

Eugenia ha detto...

Anonimo delle 15.23 salutare Mons. Gaenswein ma come ti viene in mente?? Mica fa parte degli artefici della nuova primavera. ..........

sam ha detto...

Grazie a te Mic! Quella tua segnalazione e il successivo approfondimento mi hanno consentito di dare un nome e una spiegazione ai miei capogiri...