venerdì 12 luglio 2013

Lumen Fidei. Germania: nel segno di Benedetto XVI. Francia: un'enciclica luminosa. Italia: come in uno specchio (Sir)

LUMEN FIDEI  

Francia, Italia, Germania

Francia: un'enciclica luminosa

"L'enciclica 'Lumen Fidei' è provvidenziale. È un luminoso 'quattro mani', reso prezioso da due successori di Pietro, che confortano, uno dopo l'altro, i loro fratelli nella fede". È il commento a caldo di monsignor Bernard Podvin portavoce dei vescovi di Francia. "La fede - aggiunge mons. Podvin - a il carattere singolare, di essere capace di illuminare tutta l'esistenza dell'uomo. Essa è "la luce che viene dal futuro" . In questi quattro bellissimi capitoli, il lettore percorre il cammino della fede per infine comprenderla. Guidato da Papa Francesco, egli raccoglie gli elementi che riassumono il tesoro della memoria. Tutto ciò che la Chiesa è, tutto ciò che essa crede, si ricostituisce in maniera uniforme: Confessione di fede, celebrazione dei sacramenti, Decalogo e preghiera. Passo dopo passo, si tratta di esplorare sempre di più l'orizzonte che la fede illumina". Il portavoce dei vescovi francesi annota infine che "certamente questo testo non è stato concepito in una torre d'avorio. Esso non esclude la sofferenza umana. Il servizio della fede al bene comune è sempre un servizio di speranza. Possiamo comprendere perché, senza essere una concezione individualista, la fede ci permetta di raggiungere il fondo del nostro essere. Noi siamo, attraverso l'atto del credere, in relazione originaria a Cristo e ai fratelli".

Italia: come in uno specchio 

"A me pare - afferma monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e presidente della Commissione Cei per la dottrina della fede, l'annuncio e la catechesi - che nelle quattro tappe l'enciclica 'Lumen Fidei' ci permette di osservare la fede in quattro distinte, convergenti e inseparabili prospettive". Anzitutto "quella che in teologia è chiamata la 'fides qua': quel dinamismo vitale per cui credere vuol dire muoversi camminando verso Dio". Il secondo aspetto è "quello veritativo della fede, diremmo, ossia il suo intimo rapporto con la verità - così ripetutamente richiamato da Benedetto XVI".
Il terzo aspetto "riguarda la trasmissione della fede e, per ora, mi limiterei a portare l'attenzione sul rimando implicito all'esordio della costituzione 'Lumen Gentium'". Nell'enciclica Francesco scrive: "La luce di Gesù brilla, come in uno specchio, sul volto dei cristiani e così si diffonde, così arriva fino a noi, perché anche noi possiamo partecipare a questa visione e riflettere ad altri la sua luce. La fede si trasmette, per così dire, nella forma del contatto, da persona a persona, come una fiamma si accende da un'altra fiamma...". Per mons. Semeraro, "è davvero molto bello. C'è, poi, l'ultimo capitolo, che esordisce col tema molto suggestivo del 'Dio affidabile'. Scrive il Papa: 'Il Dio affidabile dona agli uomini una città affidabile'. Il quarto capitolo indica alcuni luoghi specifici per una città degli uomini che sia davvero affidabile: il bene comune, la famiglia, la vita sociale, la forza consolante nella sofferenza".

Germania: nel segno di Benedetto XVI

"È un segno di grande rilievo che Papa Francesco, pur con tutte le diversità personali e di carisma, abbia generosamente assunto dal suo predecessore ciò che di sostanziale era nell'elaborazione del testo, cosa che dice molto della continuità della dottrina della Chiesa e della sua stretta unità. In questo modo i due pontificati si congiungono bene insieme". Così ha scritto l'arcivescovo Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca, nel salutare l'uscita dell'enciclica Lumen Fidei di Papa Francesco. "L'enciclica completa un ciclo ancora in stretta relazione con Papa Benedetto XVI", che aveva pubblicato nel 2005 "Deus caritas est", nel 2007 "Spe salvi" e nel 2009 "Caritas in veritate". Scrive mons. Zollitsch: "È facile vedere come la nuova lettera al mondo, ora sotto l'autorità di Papa Francesco, completa con il tema della fede la serie delle tre virtù teologali fondamentali fede, speranza e carità". "Tutte queste dichiarazioni portano quindi in un certo senso a una sintesi nella riflessione sulla fede". Mons. Zollitsch indica quindi come Papa Francesco abbia voluto inserire l'enciclica nell'Anno della Fede e l'abbia posta anche in stretta relazione con il 50° anniversario del Concilio Vaticano II. "È inconfondibile, proprio nel testo tedesco, il tono di Papa Benedetto XVI. Ma si riconosce anche molto il linguaggio e la spiritualità di Papa Francesco", nota l'arcivescovo. Prima di proporre una sintesi dettagliata del testo, mons. Zollitsch scrive ancora: "Questa enciclica con la sua forza intellettuale e spirituale, a cui appartengono anche la contemplazione e il silenzio, può condurci a una fede vigile e pacata, nella agitazione spesso stridula e nell'amara crisi dei nostri giorni. Ringraziamo Papa Francesco per questa prima enciclica, che ci dà la possibilità anche di esprimere, ancora una volta, il nostro sentito 'Dio ti benedica' per Papa Benedetto XVI".

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

Vi invito a leggere questo articolo che riguarda una conferenza tenuta a Ferrara. Tra gli argomenti, alcune frasi di Mons. Negri sul degrado dei giovani alla sera per la città, prese come attacco politico alla giunta, e poi si passa all'enciclica di Papa Francesco.

http://www.estense.com/?p=313552

Mette in luce l'astio nei confronti di Benedetto XVI: l'enciclica è firmata da Francesco, ma è di Benedetto, ma Francesco non condivide nulla di ciò che è scritto, lui cambierà la Chiesa ecc... Quindi figurano due papi cretini, uno perchè retrogrado, l'altro perchè firma senza leggere... Si stanno risvegliando tanti teologi che prima erano repressi e nascosti...

Meno male che a Ferrara c'è Mons. Negri!!

Marco

Fabiola ha detto...

Proprio così.
Aldilà delle intenzioni, il Papa, aggiornato e rivisto dai media, anche cattolici, sta, di fatto, legittimando tutte queste posizioni che, negli otto anni precedenti, hanno collaborato ad osteggiare, attivamente o passivamente, Benedetto XVI.

Vi prego, non prendetelo come un attacco a papa Bergoglio.

Per fermare tutto questo, comunque, occorre ben altro che uno spiffero telefonico.

Anonimo ha detto...

Ci vorrebbe un pronunciamento chiaro e forte di papa Bergoglio che dicesse ai pennivendoli di darci un taglio con le strumentalizzazioni, la denigrazione, le falsità sul Predecessore, magari minacciando di estromettere dalla sala stampa i più facinorosi.
Alessia

mariateresa ha detto...

duole dirlo, ma dire chiaramente che questa o quella vacca sacra nel dibattito ecclesiale, per esempio un Melloni o un Faggioli dicono delle tavanate pazzesche, segherebbe di una bella quota sul totale del consenso mediatico e dell'indulgenza degli amici e degli amici degli amici.
Abbiamo letto tante castronerie da parte di questa gente che si fa l'inchino davanti allo specchio quando passa ; credete che veramente ci siano dei normodotati cattolici nei giornali o fra i prelati che rispondano loro non dico a muso duro, ma almeno a tono o nel merito?
La Santa Sede tace perchè, a mio modesto parere dall'ultima panca della Chiesa , preferisce qualche slinguazzata strategica e interessata ogni tanto da parte di questa gente, a una presa di posizione onesta che tolga loro l'alloro dalle zucche vuote ma che avrebbe brutte ricadute nelle redazioni amiche.
Visto che questa gente usa a sproposito e a proprio comodo la frase "cosa c'entra questo con il Vangelo?", io rimanderei loro la stessa domanda riferita alle loro costruzioni mentali.

gemma ha detto...

@alessia
Ma davvero lo vorresti? Io no, penso che a Benedetto la badante non serva, verrebbe preso come un gesto di pietismo misericordioso nei confronti del derelitto compatito. Penso davvero che vada fatto quel che ha chiesto, lasciarlo andare pellegrino laddove ha scelto di restare, e andare avanti. Per chi fa fatica ad andare avanti (come me) sarà quel che il Signore vorrà farne

Fabiola ha detto...

Non volevo dire che papa Francesco debba, ufficialmente, prendere le difese di Benedetto. Sono assolutamente d'accordo con Gemma.

Ma sono proprio gli spifferi telefonici che mi suggeriscono l'impressione di un pat,pat al poverino che "non è stato capito".

E' la, almeno apparente, "frattura" con l'insegnamento di Benedetto che mi preoccupa. Perché diventa un pericolo per la Chiesa.

Badate: ho detto apparente.

Ma se dei "cattolici", non la Spinelli, possono permettersi di dire a chiare lettere quello che si legge nell'articolo postato da Marco allora davvero qualche pretesto per l'equivoco sarà stato dato o almeno permesso.