venerdì 21 giugno 2013

Papa Francesco ai futuri nunzi: scegliere i vescovi fra persone non ambiziose. Sono ridicoli gli ecclesiastici che scelgono la mondanità. Se richiamate fatelo con amore. Quella dei nomadi è una condizione che santifica (Izzo)

PAPA: SCEGLIERE I VESCOVI TRA PERSONE NON AMBIZIOSE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 giu. 

Papa Francesco ha dettato oggi i suoi criteri per la scelta dei nuovi vescovi: "siate attenti - ha suggerito ai nunzi apostolici riuniti a Roma - che i candidati siano Pastori vicini alla gente, padri e fratelli, siano miti, pazienti e misericordiosi; amino la poverta', interiore come liberta' per il Signore e anche esteriore come semplicita' e austerita' di vita, che non abbiano una psicologia da 'Principi'". "Siate attenti - ha scandito - che non siano ambiziosi, che non ricerchino l'episcopato - volentes nolumus - e che siano sposi di una Chiesa, senza essere in costante ricerca di un'altra".
Nel suo discorso ai nunzi apostolici di tutto il mondo riuniti oggi in Vaticano - per un appuntamento gia' fissato con Benedetto XVI - il nuovo Papa ha molto insistito sul "delicato compito" che incombe sui diplomatici vaticani di "realizzare l'indagine per le nomine episcopali". "Voi conoscete - ha detto loro - la celebre espressione che indica un criterio fondamentale nella scelta di chi deve governare: "se e' Santo preghi per noi, se e' dotto ci insegni, se e' prudente ci governi". "I pastori - ha ripetuto citando il proprio discorso alla Cei del maggio scorso - sappiano essere davanti al gregge per indicare la strada, in mezzo al gregge per mantenerlo unito, dietro al gregge per evitare che qualcuno rimanga indietro e perche' lo stesso gregge ha, per cosi' dire, il fiuto nel trovare la strada". Il desiderio di Francesco e' che i nuovi vescovi "siano capaci di 'sorvegliare' il gregge che sara' loro affidato, di avere cioe' cura per tutto cio' che lo mantiene unito; di 'vigilare su di esso, di avere attenzione per i pericoli che lo minacciano; ma soprattutto siano capaci di 'vegliare' per il gregge, di fare la veglia, di curare la speranza, che ci sia sole e luce nei cuori, di sostenere con amore e con pazienza i disegni che Dio attua nel suo popolo". Come modello per l'episcopato, il Pontefice ha indicato "la figura di san Giuseppe che veglia su Maria e Gesu', la sua cura per la famiglia che Dio gli ha affidato, e allo sguardo attento con cui la guida nell'evitare i pericoli". 

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PAPA: SONO RIDICOLI GLI ECCLESIASTICI CHE SCELGONO LA MONDANITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 giu. 

Papa Francesco ha lanciato oggi una nuova bordata contro gli ecclesiastici che hanno scelto la mondanita' come il loro stile di vita: sono "ridicoli", ha ripetuto per la seconda volta in poche settimane. "Alla Pontificia Accademia Ecclesiastica - ha detto parlando ai nunzi apostolici - ho ricordato come per il beato Giovanni XXIII, il servizio quale Rappresentante Pontificio sia stato uno degli ambiti, e non secondario, in cui prese forma la sua santita'", e che egli "affermava di avere compreso sempre di piu' che, per l'efficacia della sua azione, doveva potare continuamente la vigna della sua vita da cio' che e' solo fogliame inutile e andare diritto all'essenziale, che e' Cristo e il suo Vangelo, altrimenti si rischia di volgere al ridicolo una missione santa".
Per Francesco, "e' una parola forte questa, ma e' vera: cedere allo spirito mondano espone soprattutto noi Pastori al ridicolo; potremo forse ricevere qualche applauso, ma quelli stessi che sembreranno approvarci, poi ci criticheranno alle spalle". "C'e' sempre il pericolo - ha spiegato ai 108 diplomatici vaticani riuniti in Vaticano in occasione dell'Anno della Fede - anche per gli uomini di Chiesa, di cedere a quella che io chiamo, riprendendo un'espressione di De Lubac, la 'mondanita' spirituale': cedere allo spirito del mondo, che conduce ad agire per la propria realizzazione e non per la gloria di Dio, a quella sorta di 'borghesia dello spirito e della vita' che spinge ad adagiarsi, a ricercare una vita comoda e tranquilla". "Siamo Pastori! E questo non lo dobbiamo dimenticare mai!", ha esclamato Bergoglio. "Voi, cari Rappresentanti Pontifici, siete - ha concluso - presenza di Cristo, siete presenza sacerdotale. Anche nei rapporti con le Autorita' civili e i Colleghi voi siete Pastori: ricercate sempre il bene, il bene di tutti, il bene della Chiesa e di ogni persona". 

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PAPA: INCONTRA 108 NUNZI APOSTOLICI, SIATE MEDIATORI PER L'UNITA'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 giu. 

"Non siete intermediari, meglio dire che siete mediatori, e con quella mediazione fate la comunione". Con queste parole Papa Francesco si e' rivolto oggi ai 108 nunzi apostolici presenti oggi in Vaticano per un incontro - compreso nel calendario dell'Anno della Fede - che aveva convocato Benedetto XVI e che il nuovo Papa ha confermato. Secondo Francesco per un nunzio apostolico "il lavoro piu' importante e' la mediazione e per mediare bisogna conoscere. Conoscere non solo le carte, che sono tante e sono importanti, ma le persone".
"I teologi - ha spiegato Bergoglio - parlano di Chiesa locale. Io non sono teologo, ma i teologi dicono che i rappresentanti pontifici e i presidenti delle Conferenze Episcopali fanno una Chiesa locale". "Il vostro lavoro - ha detto Francesco ai nunzi apostolici - e' un lavoro importante: costruire la Chiesa, tra la Chiesa particolare e quella universale, tra vescovi e vescovo di Roma". "Il rapporto personale tra il vescovo di roma e voi - ha insistito - e' una cosa essenziale. C'e' la Segreteria di Stato che ci aiuta, ma il rapporto personale e' importante" e dobbiamo farlo "ambedue le parti". Nel suo discorso, che nel leggerlo ha precisato di aver preparato personalmente, il Pontefice ha citato un intervento del 1951 dell'allora sostituto della Segreteria di Stato, Giovanni Battista Montini, che ricordava come la figura del Rappresentante Pontificio sia "quella di uno che ha veramente la coscienza di portare Cristo con se', come il bene prezioso da comunicare, da annunciare, da rappresentare. I beni, le prospettive di questo mondo finiscono per deludere, spingono a non accontentarsi mai; il Signore e' il bene che non delude". "E questo - ha osservato Francesco - esige un distacco da se stessi che si puo' raggiungere solo con un costante rapporto con il Signore e l'unificazione della vita attorno a Cristo. La familiarita' con Gesu' Cristo dev'essere l'alimento quotidiano del Rappresentante Pontificio, perche' e' l'alimento che nasce dalla memoria del primo incontro con Lui e perche' costituisce anche l'espressione quotidiana di fedelta' alla sua chiamata. Familiarita' con Gesu' Cristo nella preghiera, nella Celebrazione eucaristica, nel servizio della carita'". 

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PAPA: AI NUNZI APOSTOLICI CHIEDE, SE RICHIAMATE FATELO CON AMORE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 giu. 

Arcivescovi titolari di antiche e spesso gloriose diocesi ormai estinte, i nunzi apostolici debbono sentirsi comunque dei "pastori". "Certo - ha detto il Papa ai 108 diplomatici vaticani riuniti in Vaticano in occasione dell'Anno della Fede - non insegnerete ad una porzione particolare del Popolo di Dio che vi e' stata affidata, non sarete a guida di una Chiesa locale, ma siete Pastori che servono la Chiesa, con ruolo di incoraggiare, di essere ministri di comunione, e anche con il compito, non sempre facile, di richiamare". "Fate sempre tutto - ha raccomandato - con profondo amore!".
Parlando a braccio ai nunzi apostolici (oltre ai 108 arrivati da tutti i Continenti, c'erano 40 diplomatici vaticani gia' in pensione) Papa Francesco ha assicurato che essi sono nei suoi pensieri, specialmente quando vivono in contesti difficili, come il nunzio in Siria Mario Zenari, e altri arrivati dalle capitali di paesi dove ci sono i conflitti. "Quanta sofferenza, lo so", ha confidato. E in un altro passaggio ha aggiunto: "la professionalita' e' il vostro cilicio, voglio dire la vostra penitenza". Dopo l'incontro con i nunzi (che rivedra' questa sera a cena nei Giardini Vaticani) Francesco ha anche lanciato un tweet: "non dimentichiamo mai che e' il Signore che guida la Chiesa. E' lui a rendere fecondo il nostro apostolato".
Papa Francesco ha anche donato a ciascuno dei nunzi apaostolici presenti all'incontro di oggi una croce pettorale in argento realizzata dagli orafi Claudio e Pietro Salvi. Anche questa una indicazione riguardo allo stile che Bergoglio (che come e' noto ha rifiutato le insegne pontificali in oro) sta "imponendo". 

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PAPA: QUELLA DEI NOMADI E' UNA CONDIZIONE CHE SANTIFICA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 giu. 

Quella dei diplomatici vaticani "e' una vita di nomadi: ogni tre, quattro anni per i collaboratori, un po' di piu' per i nunzi, si cambia posto, passando da un Continente all'altro, da un Paese all'altro, da una realta' di Chiesa ad un'altra, spesso molto diversa". Lo ha sottolineato Papa Francesco nel discorso rivolto oggi ai 108 nunzi apostolici presenti a Roma in occasione dell'Anno della Fede. "Siete sempre - ha detto loro - con la valigia in mano. Mi pongo la domanda: che cosa ci dice questa vita? Che senso spirituale ha? Direi che da' il senso del cammino, che e' centrale nella vita di fede, a iniziare da Abramo, uomo di fede in cammino".
"Ad Abramo - ha ricordato il Papa - Diochiede di lasciare la sua terra, le sue sicurezze, per andare, affidandosi a una promessa, che non vede, ma che conserva semplicemente nel cuore come speranza che Dio gli offre: questo comporta due elementi. Anzitutto la mortificazione, il sacrificio di spogliarsi di cose, di amici, di legami e iniziare sempre di nuovo. E questo non e' facile; e' vivere nel provvisorio, uscendo da se stessi, senza avere un luogo dove mettere radici, una comunita' stabile, eppure amando la Chiesa e il Paese che siete chiamati a servire". Per Francesco, poi, c'e' "unsecondo aspetto che comporta questo essere nomadi, sempre in cammino, ed e' quello che ci viene descritto nel capitolo undicesimo della Lettera agli Ebrei" quando rileva che Mose' e glo'i ebrei dell'Esodo "videro i beni promessi e li salutarono da lontano, dichiarando di essere pellegrini su questa terra". "E' un grande merito - ha spiegato il Papa rivolto ai nunzi - una vita cosi', una vita come la vostra, quando si vive con l'intensita' dell'amore, con la memoria operante della prima chiamata".
Nel suo discorso, Francesco ha insistito molto sull'aspetto di "guardare da lontano". "Che cosa guardavano da lontano i padri dell'Antico Testamento? I beni promessi da Dio. Ciascuno di noi si puo' domandare: qual e' la mia promessa? A che cosa guardo? Che cosa cerco nella vita?", si e' chiesto "Quello che la memoria fondante ci spinge a cercare e' il Signore, Lui e' il bene promesso. Questo - ha scandito - non deve sembrarci mai qualcosa di scontato". Infatti "la nostra stabilita' non sta nelle cose, nei propri progetti o nelle ambizioni, ma nell'essere veri Pastori che tengono fisso lo sguardo su Cristo". "Cari Rappresentanti Pontifici - ha poi concluso - la vostra e' una vita spesso difficile, a volte in luoghi di conflitto - lo so bene -, un continuo pellegrinaggio senza la possibilita' di mettere radici in un posto, in una cultura, in una specifica realta' ecclesiale. Ma e' una vita che cammina verso le promesse e le saluta da lontano. Una vita in cammino, ma sempre con Gesu' Cristo che vi tiene per mano. Ancora una volta grazie! Per favore, vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca". 

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2 commenti:

Dante Pastorelli ha detto...

Finalmente un discorso in cui emerge il Pontefice. Un discorso importante e sentito, profondo nella sua semplicità.
Una sola osservazione: non è detto che un grande teologo non possa anche esser un ottimo pastore. La distinzione va fatta caso per caso.
Di nomi illustri ce ne sono: per tutti il card. Siri.

Anonimo ha detto...

...sono solo alcuni pensieri, che mi vengono dal cuore, ho pensato tanto prima di scrivere questo: questo l’ho scritto io! Ho pensato tanto e ho pregato. Questi pensieri mi vengono dal cuore...
Per favore, vi chiedo di pregare per me, perché ne ho bisogno.
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Mi hanno commosso queste umili e grandi parole del Papa.

Considera fondamentale il Suo rapporto personale coi Nunzi suoi rappresentanti. C'é un riferimento alla Chiesa particolare (diocesi) come realtà costitutiva della Catholica, di diritto divino e retta dal Vescovo radicato in essa; e alle Chiese "locali" (nazionali/conferenze episcopali) come forma organizzativa di diritto positivo ecclesiastico.
C'é un accenno al rdimensionamento della Segreteria di Stato.
E c'é, ripetuto due volte, il metodo essenziale col quale vuole che si attui ogni lavoro pastorale e di governo: "...nella preghiera, nella Celebrazione eucaristica, nelle opere di carità: lì è presente il Signore."
A grandi linee, si intravvede la prossima riforma.

Intanto ha abolito i "gentiluomini"...
gianni