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lunedì 7 aprile 2014

Benedetto XVI visita e consola gli Abruzzesi colpiti dal sisma del 6 aprile 2009. L'omaggio a Celestino V (YouTube)

Grazie al lavoro della nostra Gemma vediamo alcuni dei momenti più commoventi della visita di Benedetto XVI ad Onna e L'Aquila colpite dal gravissimo sisma del 6 aprile 2009. Era il 28 aprile quando il Santo Padre si recava a consolare la popolazione sofferente a causa dei tanti lutti subiti e della distruzione delle proprie abitazioni. Rivediamo le immagini della visita ad Onna, l'omaggio a Papa Celestino V e la visita al luogo in cui sorgeva la "casa dello studente".
 

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lunedì 1 luglio 2013

La notizia della visita di Papa Francesco a Lampedusa e le reazioni nei commenti di Salvatore Izzo

PAPA: LUNEDI' PROSSIMO ANDRA' A LAMPEDUSA SU INVITO DEL PARROCO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 lug. 

Lunedi' 8 luglio Papa Francesco andra' a Lampedusa e celebrera' una messa nel campo sportivo per gli immigrati e la popolazione locale. L'annuncio della visita e' atteso in mattinata ed e' stato anticipato dal sito del settimanale Panorama. Papa Francesco aveva ricevuto nei giorni scorsi l'invito del parroco di Lampedusa don Stefano Nastasi.
"Nella mattinata di lunedi' 8 luglio - ha poi confermato la Sala Stampa della Santa Sede - il Santo Padre si rechera' in visita all'isola di Lampedusa".
"Toccato dal recente naufragio di un'imbarcazione che trasportava migranti provenienti dall’Africa, ultimo di una serie di analoghe tragedie, Papa Francesco - afferma la nota vaticana -  profondamente intende pregare per coloro che hanno perso la vita in mare, visitare i superstiti e i profughi presenti, incoraggiare gli
abitanti dell’isola e fare appello alla responsabilita' di tutti affinche' ci si prenda cura di questi fratelli e sorelle in estremo bisogno".
"A motivo delle particolari circostanze, la visita - conclude il comunicato della Santa Sede - si realizzera' nella forma piu' discreta possibile, anche riguardo alla presenza dei vescovi della regione e delle autorita' civili".


© Copyright (AGI)
PAPA: A LAMPEDUSA NON PREVISTE PRESENZE UFFICIALI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 lug. 

Nel programma della visita di Papa Francesco a Lampedusa - diffuso dalla Radio Vaticana - non sono previste presenze di autorita' ufficiali dello Stato Italiano o della Cei. Il Pontefice, si legge, "arrivera' poco dopo le ore 9 di lunedi' 8 luglio e trovera' ad accoglierlo l’arcivescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, e il sindaco di Lampedusa, Giuseppina Nicolini. Il Papa raggiungera' quindi Cala Pisana da dove si imbarchera' per raggiungere via mare il Porto di Lampedusa. Durante la navigazione, i pescatori lampedusani accompagneranno il Pontefice con le loro barche. Al largo, Papa Francesco lancera' in mare una corona di fiori in ricordo di quanti hanno perso la propria vita in mare. Il Papa entrera', dunque, nel Porto dove, al molo, lo attendera' un gruppo di immigrati che il Santo Padre salutera' al suo passaggio. Alle ore 10 e', dunque, prevista la messa che il Papa celebrera' nel campo sportivo 'Arena'. Dopo la celebrazione, il Santo Padre visitera' brevemente la parrocchia di San Gerlando, quindi si trasferira' in aeroporto. Il ritorno del Papa e' previsto per le ore 13,45 allo scalo di Ciampino". 


© Copyright (AGI)
PAPA: LOMBARDI, VISITA A LAMPEDUSA SARA' BREVE E DISCRETA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 lug.

"La visita di Francesco a Lampedusa durera' poche ore,  dalle 8 del mattino fino alle 13, e sara' dIscreta, semplice, con un seguito ridotto". Lo ha detto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Sono previsti - ha spiegato il gesuita - tre momenti: un giro in barca per gettare una corona di fiori nel mare, a ricordo dei tanti migranti che hanno perso la vita nei naufragi, un incontro al porto con gli immigrati e poi la messa al campo sportivo". 


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PAPA: GESUITI, IMPORTANTE CHE PRIMO VIAGGIO SIA TRA IMMIGRATI LAMPEDUSA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 lug. 

I gesuiti del Centro Astalli sottolinenano in una nota come sia significativo il fatto che il suo primo viaggio il nuovo Pontefice abbia voluto compierlo tra gli immigrati di Lampedusa, luogo simbolo della tragedia dei tanti naufragi nel Mediterraneo. "Papa Francesco, fin dall'inizio del suo Pontificato, ha scelto di dare messaggi chiari e inequivoci rispetto alle priorita' irrinunciabili per chi si dice cristiano: dimostrare vicinanza concreta ai rifugiati, che rischiano la vita per cercare protezione, e' certamente una di queste priorita'", commenta padre
Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli. "Ai confini d'Europa migliaia di uomini, donne e bambini - ricorda il confratello italiano di Jorge Mario Bergoglio - cercano disperatamente accoglienza. Nessuna politica nazionale o regionale - afferma il presidente del Centro Astalli - deve farci dimenticare che si tratta di fratelli e sorelle che meritano attenzione, cura, rispetto". 
Nei primi sei mesi dell'anno - rileva padre Lamanna - 7913 persone sono sbarcate in Italia e continua la strage di migranti nel Canale di Sicilia. "E' urgente costruire canali umanitari e rendere accessibile, in sicurezza, il diritto d'asilo per chi ne ha bisogno", osserva padre La Manna, che poi conclude con un auspicio: "non si puo' continuare a lasciare i rifugiati in balia di trafficanti senza scrupoli. La visita del Papa aiuti a svegliare le coscienze di tutti". 


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PAPA: MIGRANTES, A LAMPEDUSA RICORDERA' 20 MILA MORTI NAUFRAGI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 lug. 

"A Lampedusa il Papa porta il segno della Chiesa di Roma che presiede alla carita' della Chiesa universale,  ricordando i quasi 20.000 morti nel Mediterraneo durante le  traversate e invitando a fare delle nostre comunita'  luoghi di accoglienza e ospitalita' e dell'Europa, di cui Lampedusa e' un confine, una casa comune". Lo afferma una nota della Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, che saluta con grande soddisfazione l'annuncio della visita del Papa a Lampedusa, decisa da Francesco perche' "profondamente toccato dal recente naufragio di un’imbarcazione che trasportava
migranti provenienti dall'Africa, ultimo di una serie di analoghe tragedie". Il Pontefice, sottolinea Migrantes, "intende pregare per coloro che hanno perso la vita in mare, visitare i superstiti e i profughi presenti, incoraggiare gli abitanti dell’isola e fare appello alla responsabilita' di tutti affinche' ci si prenda cura di questi fratelli e sorelle in estremo bisogno".
"La scelta a sorpresa di Papa Francesco - commenta inoltre il direttore generale della Migrantes, monsignor Giancarlo Perego -  si pone in continuita' con le parole e i gesti di un pontificato che ha posto al centro della vita e della riforma della Chiesa la scelta preferenziale per i poveri". Lampedusa, infatti, e' "terra di rifugiati e richiedenti asilo, dove  continuano gli sbarchi provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente".
Con la visita di Francesco, dunque, "la piccola isola ai confini dell'Europa nel 2011 al centro dell'attenzione internazionale per gli sbarchi di oltre 50.000 persone  dopo le primavere del Nord Africa, lunedi' 8 luglio sara' al centro anche della Chiesa che rinnova cosi' la sua attenzione a chi fugge dalle guerre e dalla persecuzione, alle vittime della tratta e dei disastri ambientali: a chi e' costretto a mettersi in cammino, quasi 100 milioni di persone nel mondo".
"La visita - sottolinea infine il direttore di Migrantes - accompagna il recente documento del Pontificio  Consiglio per i migranti e itineranti sulle migrazioni forzate, unendo alle parole un gesto simbolico di grande significato, quale e' la visita annunciata". 


© Copyright (AGI)
PAPA: COMMOZIONE E GIOIA VESCOVO AGRIGENTO E PARROCO LAMPEDUSA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 lug. 

"La Chiesa agrigentina accoglie con immensa gioia la notizia della visita di Papa Francesco alla comunita' di Lampedusa e percio' alla nostra Diocesi". Lo afferma monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, nel cui territorio rientra l'isola, e da un mese e mezzo nuovo presidente della Fondazione Migrantes promossa dalla Cei. Per il presule, la visita del Papa a Lampedusa "e' un dono di grazia straordinario del quale intendiamo, sin da adesso, ringraziare la Divina Provvidenza e la premura apostolica del successore di Pietro". "La scelta dell'isola di Lampedusa, come primo viaggio, da parte del Santo Padre, e' essa stessa - spiega Montenegro alla Radio Vaticana - un messaggio forte che ci aiuta a leggere la storia con gli occhi di Dio".
"La comunita' è emozionatissima, e' un sogno che diventa realta'. Per un giorno Lampedusa diventera' il centro del mondo", dichiara don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa, che, intervistato dal Servizio Informazione Religiosa, sottolinea come il Papa abbia accolto l’invito che la comunita' lampedusana gli aveva fatto in una lettera tre mesi fa. "Non mi aspettavo che avrebbe detto si', almeno non cosi' presto", confida don Nastasi rivelando che "anche il nostro arcivescovo monsignor Montenegro l'aveva invitato durante la visita ad limina". 
"L'abbiamo saputo una settimana fa in via riservata", ammette il presule. "Il nostro atteggiamento - assicura Nastasi - sara' quello dell’ascolto. Abbiamo tanto parlato, ora e' il momento di ascoltare quello che il Signore ha da dirci attraverso il vescovo di Roma. Questo e' l'atteggiamento che avremo, con molta semplicità, come e' nello stile della comunità lampedusana, con quella generosita' del cuore che la contraddistingue".
Secondo il parroco di Lampedusa, "questo viaggio va letto nell'ottica della scelta del Papa di partire da una periferia geografica ed esistenziale". "E' il suo primo viaggio, Papa Francesco - commenta ancora il parroco di Lampedusa - vuole partire da qui per dire che la periferia ha qualcosa da raccontarci. Vuole ascoltare e nello stesso tempo dare un messaggio che parta dalla periferia e vada verso il centro del cuore dell'uomo". "La comunita' cattolica - conclude - sta lavorando alacremente all’organizzazione, con pochissimi giorni a disposizione. La Messa sara' nello stadio, non si sa ancora la capienza, che puo' variare dalle 5mila alle 10mila persone". 


© Copyright (AGI)

domenica 23 giugno 2013

L'Emilia ricorda la visita di Benedetto XVI a un anno dal sisma. Mons. Cavina: servono sacerdoti

L'Emilia ricorda la visita di Benedetto XVI a un anno dal sisma. Mons. Cavina: servono sacerdoti

Un anno dopo l’abbraccio di Benedetto XVI all’Emilia colpita dal sisma. A dodici mesi da quel 26 giugno a Rovereto di Novi, in questa stessa cittadina sarà inaugurata oggi una nuova chiesa provvisoria. "Un monumento – ha detto monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi – a memoria della storica visita del Papa". Tanti i ricordi di quell’incontro che regalò un po’ di speranza in settimane di sofferenza e paura. Luca Tentori ha sentito in proposito il vescovo di Carpi, la diocesi più ferita dalle scosse del maggio 2012:

Bastarono poche ore a Benedetto XVI per infondere coraggio e vicinanza alla gente d’Emilia ancora persa nel terremoto. Pochi gesti per portare preghiera e speranza dove la terra non sembrava più madre. Il Papa ora emerito si fermò a Rovereto di Novi, davanti alle macerie della chiesa sotto le quali era morto il parroco, don Ivan Martini: una preghiera silenziosa davanti alla facciata pericolante e poi il saluto a una rappresentanza di quelle terre. Ad accoglierlo fu mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi:

R. – La gente ricorda il gesto della vicinanza e ricorda quelle parole che il Santo Padre allora disse: “Non sentitevi soli perché non siete soli!”. Sono parole entrate veramente non solo nel cuore dei fedeli, ma anche di coloro che dicono di non credere. Il giorno dell’inaugurazione ci sarà un ripercorso di questa visita che ci è stata fatta attraverso le parole che il Santo Padre ci disse e che rimangono di grande attualità”.

D. – La sua diocesi è stata in proporzione la più colpita dal terremoto: su 50 chiese, solo 3 sono uscite indenni dal sisma. Qual è la situazione oggi?

R. – Non posso nascondere che i segni di speranza sono tanti. Oltre a questa chiesa, sono già stati inaugurati tanti centri di comunità offerti dalla Caritas e altri verranno inaugurati nei prossimi giorni. A Concordia, sono partiti i lavori per la costruzione di una grande chiesa. Rimane il problema della ricostruzione spirituale e materiale. E per questo rivolgo il mio appello attraverso la Radio Vaticana: se ci fosse qualche comunità religiosa, qualche sacerdote disponibile a venire a operare in diocesi proprio per aiutare la popolazione che ha veramente bisogno di gente il più possibile disponibile ad accoglierla ed ascoltarla. I segni del terremoto ci sono ancora e sono quelli spirituali che sono ben più difficili da risolvere. 

E proprio ieri la regione Emilia Romagna ha presentato il “Programma delle opere pubbliche e dei beni culturali” per il ripristino degli edifici danneggiati dal sisma. Per i prossimi anni, sono previsti investimenti per 1 miliardo e 337 milioni di euro suddivisi in 1502 interventi. Alle chiese delle cinque diocesi emiliane coinvolte andranno 339 milioni di euro per 337 cantieri. Una road map che nei prossimi anni dovrebbe permettere il completo ripristino degli edifici di culto o la realizzazione di nuove soluzioni di integrazione con i resti delle chiese completamente crollate.

© Copyright Radio Vaticana 

lunedì 27 maggio 2013

Il vescovo in parrocchia (Vian)

Il vescovo in parrocchia

Anche per Papa Francesco la prima visita a una parrocchia della diocesi di Roma è stata una sorpresa, per la naturalezza con la quale si è svolto l'incontro con i parrocchiani di ogni età. Il modo di essere caldo e spontaneo del Pontefice preso quasi "alla fine del mondo" e l'affetto crescente che moltissime persone gli stanno manifestando sono infatti ormai noti a tutti, come si vede soprattutto nelle udienze e nelle messe mattutine che si susseguono quasi ogni giorno dal momento dell'elezione.
Ma nella parrocchia romana all'estrema periferia settentrionale della città è stato diverso. E lo si è capito subito fin dal saluto del parroco, un giovane prete romano originario della Romania. Parole semplici che hanno colpito per la loro autenticità Papa Francesco, il suo vescovo, e lo hanno persuaso a rinunciare al discorso, che aveva preparato, per improvvisarne un altro di straordinaria efficacia, in dialogo con i bambini che stavano per ricevere o avevano appena ricevuto la prima comunione.
Nella festa della Trinità, prendendo spunto da un cenno del parroco all'episodio evangelico di Maria che in fretta si reca dalla parente Elisabetta, titolare con Zaccaria della parrocchia, il Pontefice ha detto che sarebbe bello invocarla nelle litanie come "Signora che va in fretta". In questo modo, che ha colpito per la sua immediatezza, il vescovo di Roma ha spiegato la presenza della Vergine, sollecita e amorevole come quella di una madre, nella vita quotidiana di chi la invoca.
E dell'essere cristiani - cuore dell'omelia - il Pontefice ha parlato dal punto di vista della Trinità, se così ci si può esprimere, e con l'aiuto dei bambini. Si è così intrecciato un inatteso dialogo tra il Papa e i ragazzini che di lì a poco, dalle sue mani, avrebbero ricevuto la prima comunione. E alle domande improvvisate durante l'omelia bimbe e bimbi, preparati con affetto dalle loro bravissime catechiste, hanno saputo rispondere davvero bene, aiutati anche dalla sapiente affabilità del loro vescovo arrivato in parrocchia.
Il pensiero è andato al mese, troppo breve, del pontificato di Giovanni Paolo I, con i semplici e incantevoli dialoghi che aveva iniziato a tenere durante le udienze generali interrogando un chierichetto, secondo un uso che Albino Luciani già praticava durante il suo episcopato. E al di là dei ricordi, nella memoria storica affiora l'esempio più lontano di Pio XI e delle udienze durante le quali si intratteneva fino a tarda ora, il mattino o la sera, per potere salutare e benedire personalmente tutti i presenti, o un secolo fa il precedente delle lezioni di catechismo che Pio X teneva nel cortile di San Damaso ai fedeli delle parrocchie romane.
Insieme al cardinale vicario, aiutato dai vescovi ausiliari, il vescovo di Roma - che è il titolo papale più tradizionale e autentico insieme a quello di "servo dei servi di Dio" - ha così iniziato le visite alle sue parrocchie. E la prima visitata è stata singolarmente quella che può essere definita l'ultima per la sua lontananza geografica dal centro. Ed è quasi un segno che rende esplicita l'attenzione di Papa Francesco per le periferie, geografiche e soprattutto spirituali. Dalle quali, come avviene alla sentinella descritta dal profeta, si comprende meglio la realtà.

g.m.v.

(©L'Osservatore Romano 27-28 maggio 2013)

La preghiera dei bambini della Prima Comunione per Papa Francesco: la riflessione di mons. Penna

Clicca qui per leggere l'intervista.

Papa Francesco si fa benedire dai bambini. «Il nostro Dio non è uno spray». La confessione di otto fedeli (Vecchi, Accattoli e Rodari)

Clicca qui per leggere l'articolo di Vecchi, qui per quello di Accattoli e qui per quello di Rodari.

domenica 26 maggio 2013

La visita di Papa Francesco alla chiesa dei santi Zaccaria e Elisabetta (Ansa)

Papa: i mafiosi si convertano

Tra lo scherzo e la riflessione, il Papa, rivolto ai fedeli e al parroco della chiesa dei santi Zaccaria e Elisabetta a Prima porta che, alla estrema periferia nord di Roma, si definiscono "sentinelle della città", ha detto queste parole, prima di cominciare a celebrare la messa: "Caro primo sentinelle e caro secondo sentinella, mi piace quello che dite sulle sentinelle, la realtà si capisce meglio non dal centro , ma dalle periferie, anche se come tu hai detto, bisogna diventare sentinelle, ti ringrazio per questo lavoro di essere sentinelle, ringrazio per l'accoglienza in questo giorno di festa della Trinità. E ci sono - ha aggiunto - i preti che conoscente bene e che sono i due segretari di papa, che è in Vaticano, mentre il vescovo è qui, questi due - ha commentato - lavorano bene e uno, oggi, don Alfred, fa la ricorrenza di 29 anni di ordinazione sacerdotale, preghiamo per lui, chiediamo almeno altri 29 anni".

Giunto in elicottero un po' prima delle 9, papa Francesco prima di indossare i paramenti ha salutato i bambini battezzati quest'anno e alcuni malati. Con il ''prezioso'' biglietto di ingresso in mano c'e' chi ha cominciato a fare la fila gia' alle 6.30, un'ora prima che venissero aperti i varchi alla chiesa. 

Il Papa ha poi lasciato in elicottero la parrocchia per recarsi in Vaticano per la recita dell'Angelus. Mentre in papamobile si recava all'elicottero papa Bergoglio ha salutato molte persone. Un bimbo gli ha chiesto "fammi l'autografo" e lui ha risposto con il caratteristico gesto del pollice in segno di vittoria. Sceso dall'auto in prossimità dell'elicottero, ha salutato il cardinale Agostino Vallino, il vescovo ausiliare di settore mons. Guerino di Tora, il parroco don Benoni Amabarus. Quella di oggi è stata la prima visita pastorale a una parrocchia romana del nuovo papa. "Questa è una parrocchia con molti bambini, - ha detto il Papa prima di salire in elicottero - continuate a lavorare, sostenete il parroco nel suo lavoro, e pregate per me".

"Preghiamo perché questi mafiosi e mafiose si convertano". Lo ha detto il Papa inserendo ampie frasi a braccio nel suo ricordo di don Puglisi, e affermando che "dietro a tanti mali" "ci sono le mafie". "Io penso - ha detto il Papa nel suo inserto a braccio al ricordo di don Puglisi - a tanti dolori di uomini e donne, anche bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che sfruttano loro facendogli fare il lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali, dietro di questi sfruttamenti, di queste schiavitù, ci sono mafie, - ha aggiunto - ma preghiamo il Signore perché converta il cuore di queste persone, non possono fare questo, non possono fare i nostri fratelli schiavi, dobbiamo pregare il Signore, preghiamo perché questi mafiosi e queste mafiose si convertano a Dio".La mafia voleva sconfiggere don Pino Puglisi, ma "in realtà è lui che ha vinto". Lo ha detto il Papa all'Angelus, ricordando la beatificazione, ieri a Palermo, del sacerdote ucciso dai mafiosi nel 1993.

IL PAPA SPIEGA LA TRINITA' AI BIMBI - Botta e risposta tra il Papa e i bambini della parrocchia dei "Santi Zaccaria e Elisabetta" a Prima Porta, alla periferia romana, che partecipano alla prima visita di Francesco a una parrocchia romana. Il Papa è partito dal vangelo che racconta la visita della Madonna a Elisabetta, lo ha commentato e, poi ha spiegato la Trinità secondo la fede cristiana, facendo domande ai piccoli e aspettando le loro risposte. "La Madonna - ha osservato il Papa - va in fretta perché ha dentro il desiderio di aiutare, non va per vantarsi, a dire 'io sono la Mamma di Dio', va per aiutare Elisabetta: è la nostra mamma che viene sempre in fretta quando abbiamo bisogno di lei, dovremmo aggiungere alle litanie una che dica 'Signora che vai in fretta prega per noi'". Questo dà "sicurezza, la sicurezza di avere una mamma al fianco" e la "Madonna che sempre va di fretta è quella che ci fa capire Dio". Il Papa ha quindi interrogato i piccoli su chi sia Dio, e Gesù e lo Spirito Santo, per spiegare la Trinità, di cui oggi è la festa liturgica.

"A voi bambini vi domando, - ha detto il Papa in visita alla parrocchia della periferia nord di Roma - chi sa chi è Dio? Alzi la mano, Dimmi ecco - ha incitato mentre arrivavano le risposte dalla piccola platea di bambini vestiti con gli abiti della prima comunione - il creatore della terra, e quanti dei ci sono? Uno, a me mi hanno detto tre: padre figlio e spirito santo, come si spiega questo? C'é uno o ci sono tre? Come si spiega che uno sia padre e figli e spirito santo? Forte, forte, rispondete forte, sì sono le tre persone in una, e cosa fa il padre? è il principio che ha creato tutto, noi, cosa fa il figlio, cosa fa Gesù ci ama, porta la parola di Dio, viene a insegnarci la parola di Dio, cosa ha fatto in terra ci ha salvati, è venuto per dare la sua vita per noi". "Il padre crea, - ha riassunto il Papa - Gesù ci salva, lo spirito santo ci ama, e questa è la vita cristiana: parlare con il padre, con il figlio, con lo spirito santo. Gesù ci ha salvato, - ha proseguito papa Bergoglio - e cosa fa quando cammina con noi nella vita? Questa è difficile, - ha incitato scherzosamente - e chi la sa vince il derby: primo ci aiuta, ci guida, ci insegna a andare avanti, e anche Gesù ci dà la forza per camminare, ci sostiene nelle difficoltà e anche nei compiti della scuola, ci dà la forza, Come? Nella comunione ci dà la forza, ci aiuta con la forza, lui viene a noi, ma quando dite 'ci da' la comunioné, cosa è la comunione? E' pane o non è pane, sembra pane, non è proprio pane, è il corpo di Gesù, Gesù viene nel nostro cuore, e pensiamo a questo tutti". "Chiediamo alla Madonna - ha concluso - che ci insegni a capire bene come è Dio, come è il padre, come è il figlio, come e lo spirito santo".

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Papa Francesco ha confessato otto fedeli (Izzo)

PAPA: HA CONFESSATO 8 FEDELI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 apr. 

Nel corso della visita alla parrocchia romana dei santi Elisabetta e Zaccaria, Papa Francesco ha confessato otto fedeli. E' la prima volta che confessa dall'inizio del Pontificato.
Papa Francesco aveva parlato sabato scorso, alla Veglia con i movimenti ecclesiali, della nostalgia che nutre per il ministero della penitenza, che di fatto oggi non ha molte possibilita' di esercitare. 
E che - secondo lui - rientra invece tra i doveri principali dei preti. "Noi dobbiamo diventare cristiani coraggiosi - ha detto ai 250 mila di piazza San Pietro - e andare a cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo, quelli che sono la carne di Cristo!". Poi ha aggiunto: "Quando io vado a confessare - ancora non posso, perche' per uscire a confessare... di qui non si puo' uscire, ma questo e' un altro problema - quando io andavo a confessare nella diocesi precedente".
Nel dire queste parole, il Papa e' sembrato girarsi verso i collaboratori: "di qui non si puo' uscire", ha ripetuto.
Papa Francesco ha rivelato nel suo intervento a braccio che faceva sempre questa domanda ai penitenti: "Ma, lei da' l'elemosina?". E ha raccontato come poi continuava il dialogo con i suoi penitenti: "'Si', padre!'. 'Ah, bene, bene'. Allora gliene facevo due in piu': 'Mi dica, quando lei da' l'elemosina, guarda negli occhi quello o quella a cui da' l'elemosina?'. 'Ah, non so, non me ne sono accorto'. Seconda domanda: 'E quando lei da' l'elemosina, tocca la mano di quello al quale da' l'elemosina, o gli getta la moneta?". "Questo e' il problema - ha concluso il Papa - la carne di Cristo, toccare la carne di Cristo, prendere su di noi questo dolore per i poveri". 

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Papa Francesco: dalle periferie si capisce la realtà. Chi sa il catechismo sulla comunione vince il derby. Quando c'è bisogno la Madonna arriva subito e non si vanta (Izzo)

PAPA: DALLE PERIFERIE SI CAPISCE LA REALTA'

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 mag. 

"La realta' si capisce meglio dalle periferie" che dal centro. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco nel ricambiare il benevenuto portogli dal parroco della chiesa romana dei Santi Elisabetta e Zaccaria, don Benoni Ambarus, all'inizio della messa che il Pontefice sta presiedendo all'esterno dell'edificio sacro, davanti a una nutrita folla di fedeli. Schierati davanti all'altare vi sono numerosi bambini con l'abito bianco della Prima Comunione: in 16 la riceveranno direttamente per la prima volta oggi dalle mani del Papa, che la dara' anche ad altri 26. Concelebrano il cardinale vicario, Agostino Vallini, e il vescovo ausiliare del Settore nord, Guerino Di Tora.
Giunto in elicottero, Papa Francesco ha dato inizio alla visita alla sua prima parrocchia capitolina poco prima delle 9.30.
Prima di andare via, Francesco ha fatto poi di nuovo brevemente riferimento alla situazione della comunita' ecclesiale incontrata oggi. "Questa - ha detto - e' una parrocchia con molti bambini, continuate a lavorare, sostenete il parroco nel suo lavoro, e pregate per me". 

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PAPA: CHI SA CATECHISMO SU COMUNIONE VINCE IL DERBY

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 mag. 

Ha fatto un riferimento scherzoso alla finale di Coppa Italia tra Roma e Lazio, Papa Francesco, nel suo dialogo con i bambini della parrocchia romana dei santi Elisabetta e Zaccaria, al quartiere Prima Porta, periferia Nord della Capitale, dove ha compiuto oggi la sua prima visita pastorale. 
"Questa e' difficile - ha detto ai 44 ragazzi della prima comunione dopo le altre domande sul catechismo che hanno caratterizzato la sua omelia di oggi - e chi la sa vince il derby: Dio ci aiuta, ci guida, ci insegna a andare avanti, e anche Gesu' ci da' la forza per camminare, ci sostiene nelle difficolta’ e anche nei compiti della scuola, ci da' la forza, Come?".  
"Nella comunione - ha poi suggerito la risposta lo stesso Pontefice - ci da' la forza, ci aiuta con la forza, Lui viene a noi, ma quando dite 'ci da' la comunione', cosa e' la comunione?' E' pane o non e' pane, sembra pane, non e' proprio pane, e' il corpo di Gesu', Gesu' viene nel nostro cuore, e pensiamo a questo tutti'".
Oggi e' la festa della Trinita' e il Papa ha chiesto ai bambini, parlando di Dio: "c'e' uno o ci sono tre? Come si spiega che uno sia Padre e Figli e Spirito Santo?". 
"Forte, forte, rispondete forte", li ha incitati. Riassumendo lui la risposta: "si' sono le tre persone in una, e cosa fa il Padre? E' il principio che ha creato tutto, noi, cosa fa il Figlio, cosa fa Gesu'? Ci ama, porta la parola di Dio, viene a insegnarci la parola di Dio, cosa ha fatto in terra ci ha salvati, e' venuto per dare la sua vita per noi'". Dunque, ha spiegato: "il Padre crea, Gesu' ci salva, lo Spirito Santo ci ama, e questa e' la vita cristiana: parlare con il Padre, con il Figlio, con lo Spirito Santo. Gesu' ci ha salvato e cosa fa quando cammina con noi nella vita? Chiediamo alla Madonna - ha concluso - che ci insegni a
capire bene come e' Dio, come e’ il Padre, come e' il Figlio,
come e lo Spirito Santo". 

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PAPA: QUANDO C'E' BISOGNO MADONNA ARRIVA SUBITO E NON SI VANTA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 mag. 

"La Madonna va in fretta perche’ ha dentro il desiderio di aiutare, non va per vantarsi, a dire 'io sono la Mamma di Dio', va per aiutare Elisabetta: e' la nostra mamma che viene sempre in fretta quando abbiamo bisogno di lei, dovremmo aggiungere alle litanie una che dica 'Signora che vai in fretta prega per noi'". Sono parole del Papa nell'omelia pronunciata a braccio nella messa di questa mattina celebrata all'esterno della parrocchia dei santi Elisabetta e Zaccaria nel quartiere di Prima Porta, alla periferia Nord di Roma, meta della sua prima visita pastorale.  
"Questo - ha spiegato - da'  sicurezza, la sicurezza di avere una mamma al fianco’ e la 'Madonna che sempre va di fretta e' quella che ci fa capire Dio". 

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Visita alla parrocchia dei Santi Elisabetta e Zaccaria: omelia di Papa Francesco

Clicca qui per leggere la trascrizione e vedere la registrazione.

Papa Francesco alla Parrocchia romana: la Madonna non si dimentica mai di noi e ci aiuta presto

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giovedì 23 maggio 2013

La prima conferma di Papa Francesco è quella del card. Vallini. Con il presidente del Salvador rende omaggio a Mons. Romero. Francesco in pellegrinaggio ad Assisi il 4 ottobre. Domenica visita ad una parrocchia di Prima Porta (Izzo)

PAPA: LA PRIMA CONFERMA E' QUELLA DEL CARDINALE VALLINI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 23 mar.

La prima conferma decisa da Papa Francesco e' quella del cardinale vicario Agostino Vallini. L'annuncio e' stato fatto oggi dallo stesso Pontefice con una lettera personale indirizzata al porporato. Tutti i cardinali e arcivescovi capo dicasteri che collaboravano con Benedetto XVI sono stati infatti proorogati nei loro incarichi da Francesco pochi giorni dopo l'elezione, ma con la formula "donec aliter provideatur".
La riconferma del cardinale vicario Agostino Vallini era abbastanza scontata se, come ha raccontato lui stesso all'Osservatore Romano, gia' qualche istante dopo l'elezione, prima di uscire entrambi dal Conclave,il nuovo Pontefice gli ha chiesto di stargli vicino essendo lui il vicario generale della diocesi di Roma della quale Bergoglio era appena stato nominato vescovo. In quel momento Vallini non aveva capito che il Papa eletto lo voleva con lui sulla Loggia delle Benedizioni, quando di li' a pochissimo si sarebbe affacciato davanti a un mare di gente. "Dopo l'elezione - ha raccontato infatti - i cardinali sfilano davanti all'eletto per manifestargli obbedienza. In quel momento mi ha detto: 'Lei e' il cardinale vicario: accetta di starmi vicino?'. Naturalmente gli ho risposto subito di si'. E pensavo fosse finita li'. Poi mi ha fatto chiamare di nuovo e mi ha detto: 'Venga, stia vicino a me'". Vallini e' nato 73 anni fa a Poli, in provincia di Roma, dove prestava servizio suo padre, maresciallo dei carabinieri, di origini toscane, in seguito arrestato dai tedeschi e deportato in Germania. A causa di cio' la famiglia si ritiro' a Vitorchiano, in provincia di Viterbo, paese di origine della mamma.
Ordinato sacerdote per la diocesi di Napoli nel 1964, fu inviato a Roma a specializzarsi in diritto canonico e il rettore della Lateranense, monsignor Pietro Pavan, lo chiamo' a ricoprire l'incarico di docente di Diritto pubblico ecclesiastico, con l'impegno di rivedere l'impostazione e il programma della disciplina secondo gli orientamenti conciliari. Un lavoro di studio e di ricerca che lo appassiono' molto, senza trascurare l'insegnamento a Napoli e, a tempo parziale, una collaborazione alla pastorale parrocchiale nel quartiere popolare di Barra (Napoli), tra gli universitari della Fuci, e come assistente ecclesiastico della sezione napoletana dell'Usmi. Nel 1978 lascio' l'insegnamento al Laterano perche' il cardinale Corrado Ursi lo nomino' rettore del Seminario Maggiore. Dodici anni dopo, nel 1989 Giovanni Paolo II lo nomino' vescovo ausiliare di Napoli e nel 1999 lo trasferi' alla Chiesa suburbicaria di Albano, dove ha esercitato il ministero episcopale per cinque anni. Dal 2004 al 2008 e' stato presidente del Tribunale della Segnatura Apostolica, divenendo cardinale nel 2006. E nel 2008 Papa Ratzinger lo ha voluto suo vicario per la diocesi di Roma al posto del cardinale Camillo Ruini che lasciava per ragioni di eta'. 

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PAPA: CON PRESIDENTE SALVADOR RENDE OMAGGIO A MARTIRE ROMERO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 23 mar. 

Papa Francesco e il presidente del Salvador Carlos Mauricio Funes Cartagena hanno reso omaggio insieme alla memoria dell'arcivescovo martire Oscar Arnulfo Romero, sottolineando, ha affermato il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, "l'importanza della sua testimonianza per l'intera Nazione".
Il presidente, come e' noto, ha chiesto di essere ricevuto dal nuovo Papa proprio per invocare una rapida conclusione del processo di beatificazione di monsignor Romero, ucciso dagli squadroni della morte il 24 marzo del 1980 mentre celebrava la messa. E ha portato, ha rivelato il portavoce Lombardi, "un dono toccante, un reliquiario a forma di ostensorio, con un frammento macchiato di sangue della veste indossata dal presule in quella celebrazione". Cosa abbia risposto il Papa alla richiesta di Funes Cartagena, padre Lombardi non ha potuto dirlo, essendo un colloquio privato. Ma e' noto che Francesco ritiene Romero martire e santo, tanto che allo scrittore Adolfo Perez Esquival, ricevuto pochi giorni dopo l'elezione al Pontificato, disse di ritenerlo "uno dei profeti e martiri della Chiesa". Il presidente, ha rivelato Lombardi, "e' stato alunno di padre Rutilio Grande, il gesuita ucciso prima di Romero e che ne fu l'ispiratore, per questo tiene moltissimo alla causa dell'arcivescovo".
Lombardi ha sottolineato anche che Bergoglio e il presidente (ricevuto pure dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e dal ministro deglie steri vaticano Dominique Mamberti) hanno espresso "apprezzamento per il contributo che la Chiesa offre per la riconciliazione e per il consolidamento della pace, come pure nei settori della carita', dell'educazione, dello sradicamento della poverta' e della criminalita' organizzata". Nei colloqui di questa mattina, ha chiarito, "si sono anche toccati alcuni temi etici quali la difesa della vita umana, del matrimonio e della famiglia".
Come e' noto, a fine aprile il postulatore della causa, l'arcivescovo Vincenzo Paglia, ha dichiarato pubblicamente che "la causa di beatificazione si e' sbloccata", ammettendo con cio' implicitamente che in precedenza essa era stata fermata (sembra dalla Congregazione dalla Dottrina della Fede). Tecnicamente a favorire la ripresa (analogamente a quanto accaduto per il processo di beatificazione di don Pugisi) e' stata la testimonianza rilasciata nel 2010 dal diretto responsabile della sua morte: il capitano Alvaro Rafel Saravia, l'unico condannato per l'omicidio, il quale disse che Romero fu "ucciso in odio alla fede". Ma certo la sensibilita' e l'esperienza di Papa Francesco, che in Argentina aveva assistito a uccisioni e rapimenti anche di suoi confratelli a opera della giunta militare di Vileda, hanno rappresentato un fattore determinate. Martire della giustizia, barbaramente assassinato per il suo impegno al fianco dei poveri, ma anche testimone della fede,colpito mentre celebrava la messa, con il suo sangue che si e' anche fisicamente unito al pane e al vino che stava consacrando Corpo e Sangue di Cristo, pochi mesi prima di cadere per mano degli 'squadroni della morte', Romero aveva detto che "il Concilio Vaticano II chiede a tutti i cristiani di essere martiri, cioe' di dare la vita: ad alcuni chiede questo fino al sangue, ma a tutti chiede di dare la vita". E lui, malgrado gli avvertimenti, non smise mai di accusare i militari, i paramilitari e gli squadroni della morte per le uccisioni degli oppositori politici e dei difensori dei deboli, come il gesuita Rutilio Grande. In questa sua ostinazione nella denuncia, ebbe quelle che poi vennero diplomaticamente definite "incomprensioni con la Curia Romana", ma che all'epoca contribuirono a decretarne l'isolamento che gli fu fatale. 

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PAPA: IN PELLEGRINAGGIO AD ASSISI IL PROSSIMO 4 OTTOBRE


Salvatore Izzo


(AGI) - Assisi, 23 mag. 

Papa Francesco si rechera' in pellegrinaggio ad Assisi il 4 ottobre prossimo. A comunicarlo e' il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino. L'annunico e' stata confermato dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. "Con lettera del 23 maggio indirizzata al vescovo di Assisi, a firma del sostituto della segreteria di stato monsignor Angelo Becciu - si legge in una nota della Diocesi - accogliendo la richiesta dello stesso Presule, formulata in comunione con i vescovi umbri, il Santo Padre Francesco ha comunicato che il prossimo 4 ottobre intende recarsi pellegrino nella citta' di san Francesco".
"La diocesi del Poverello - afferma ancora la nota - esulta per questa espressione di attenzione e di benevolenza. Insieme con le altre diocesi impegnate nel cammino regionale per l'accensione della lampada votiva al Patrono d'Italia, interpretando i sentimenti dei figli di Francesco dei diversi ordini, come anche delle autorita' cittadine e regionali, diciamo al Santo Padre il nostro grazie e la nostra fervida attesa". "Affidiamo all'intercessione del Santo di Assisi - conclude la diocesi - il ministero del Santo Padre Francesco e il cammino morale e civile della nostra nazione". 

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PAPA: DOMENICA A PRIMA PORTA INIZIA VISITE A PARROCCHIE ROMANE


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 23 mag. 

Sara' Prima Porta il primo quartiere della Capitale ad accogliere Papa Francesco che inizia dalla parrocchia dei Santi Elisabetta e Zaccaria il suo itinerario tra le comunita' della diocesi di Roma. Il nuovo Pontefice verra' accolto da 44 bambini in veste bianca che poi riceveranno dalle sue mani la prima comunione. Con Francesco celebreranno il cardinale vicario Agostino Vallini, il vescovo ausiliare del settore Nord, monsignor Guerino Di Tora, e il parroco. I malati, i disabili e gli anziani prenderanno posto in chiesa, mentre i 15mila fedeli avranno a disposizione il sagrato e la collinetta antistante. Nei campi sportivi e nel parcheggio di un supermercato saranno posti maxischermi. 

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Francesco conferma il card. Vallini suo vicario generale per la Diocesi di Roma. Il 4 ottobre la visita ad Assisi


Il Papa conferma il card. Vallini suo vicario generale per la Diocesi di Roma

Il Papa ha confermato oggi quale suo vicario generale per la Diocesi di Roma il cardinale Agostino Vallini. Il porporato, 73 anni, era stato chiamato da Benedetto XVI nel 2008 a ricoprire questo incarico. Il cardinale Vallini, che è anche arciprete della Papale Arcibasilica Lateranense e gran cancelliere della Pontificia Università Lateranense, è nato a Poli, piccolo paese in provincia di Roma e in diocesi di Tivoli, il 17 aprile 1940, dove suo padre, maresciallo dei carabinieri, di origini toscane, prestava servizio. Ordinato sacerdote nel 1964, nel 1978 è diventato rettore del Seminario Maggiore di Napoli, ufficio ricoperto fino al 1987, allorché viene nominato decano della sezione S. Tommaso della Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale. Nel 1989 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo ausiliare di Napoli. Nel 1999 viene trasferito alla Chiesa Suburbicaria di Albano, dove esercita il ministero episcopale per cinque anni. In seno alla Conferenza Episcopale Italiana è stato per molti anni membro della Commissione per i problemi giuridici e, da ultimo, presidente del Comitato per gli enti e beni ecclesiastici della CEI. Il 27 maggio 2004 Giovanni Paolo II lo nomina prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, promuovendolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. È stato anche presidente della Corte di Cassazione dello Stato della Città del Vaticano e presidente della Commissione per gli Avvocati. Nel 2006 Benedetto XVI lo crea cardinale. Il 27 giugno 2008 Benedetto XVI lo nomina suo vicario generale per la diocesi di Roma, arciprete della Papale Arcibasilica Lateranense, gran cancelliere della Pontificia Università Lateranense.

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Papa Francesco ad Assisi il 4 ottobre

Nel giorno delle celebrazioni di San Francesco patrono d'Italia

(ANSA) - PERUGIA, 23 MAG 

Papa Francesco visitera' Assisi il 4 ottobre. Lo ha annunciato al vescovo mons. Domenico Sorrentino.Il Pontefice sara' ad Assisi nel giorno in cui si celebra San Francesco patrono d'Italia, con l'Umbria chiamata a offrire l'olio che alimenta la lampada votiva. La diocesi di Assisi ''esulta per questa espressione di attenzione e di benevolenza'' afferma monsignor Sorrentino. ''Grande gioia'' espressa dal presidente della Ceu monsignor Gualtiero Bassetti e dagli altri presuli della regione.

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mercoledì 22 maggio 2013

La visita di Papa Francesco alla Casa "Dono di Maria" nella cronaca di Salvatore Izzo

PAPA: DA WOJTYLA E MADRE TERESA FORTE RICHIAMO A ROMA E A VATICANO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 mag. 

La Casa "Dono di Maria" nata 25 anni per iniziativa di Giovanni Paolo II che volle affidarla a Madre Teresa e' una "cosa fra i santi, fra beati: e' bello questo". Lo ha sottolineato Papa Francesco che ha visitato questa sera il piccolo ostello che si trova, ha detto, "al confine tra Vaticano e Italia" e rappresenta "un forte richiamo a tutti noi, alla Chiesa, alla Citta' di Roma ad essere sempre piu' famiglia, 'casa' in cui si e' aperti all'accoglienza, all'attenzione, alla fraternita'". "Prego perche' questa Casa continui ad essere un luogo di accoglienza, di dono, di carita', nel cuore della nostra Citta' di Roma", ha confidato il Pontefice ricordando che "quando diciamo casa intendiamo un luogo di accoglienza, una dimora, un ambiente umano dove stare bene, ritrovare se stessi, sentirsi inseriti in un territorio, in una comunita'". 
"Ancora piu' profondamente - ha aggiunto - casa e' una parola dal sapore tipicamente familiare, che richiama il calore, l'affetto, l'amore che si possono sperimentare in una famiglia. La casa allora rappresenta la ricchezza umana piu' preziosa, quella dell'incontro, quella delle relazioni tra le persone, diverse per eta', per cultura e per storia, ma che vivono insieme e che insieme si aiutano a crescere".
Secondo Francesco, "proprio per questo, la casa e' un luogo decisivo nella vita, dove la vita cresce e si puo' realizzare, perche' e' un luogo in cui ogni persona impara a ricevere amore e a donare amore. Questa - ha concluso - e' la casa. E questo cerca di essere da 25 anni anche questa casa". 

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PAPA: SALUTA UNO AD UNO CLOCHARD OSPITI MADRE TERESA IN VATICANO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 mag. 

Papa Francesco ha salutato uno per uno le donne ospiti della Casa Dono di Maria e gli uomini che vi accedono per consumarvi i pasti. Si e' conclusa con questo gesto la visita del Pontefice all'ostello voluto da Giovanni Paolo II che esattamente 25 anni fa lo affido' a Madre Teresa di Calcutta. Il Papa e' stato accolto dal cardinale Angelo Comastri, vicario per la Citta' del Vaticano,  e dalla madre generale delle Suore della Carita', Suor Pierick Mary Prema. Le Suore gli hanno posto al collo una bella ghirlanda di fiori, secondo l’uso indiano
Era presente un folto gruppo di oltre un centinaio di persone, composto dalle ospiti della Casa, dai suoi frequentatori, collaboratori e amici, oltre che dalle Suore della Casa e altre Suore della Carita' rappresentati delle diverse comunita' di Roma.
(Le donne ospiti della Casa sono circa 25 e gli uomini che vi consumano i pasti quotidianamente sono circa 60)
L'incontro, svoltosi in clima festoso e accompagnato da canti, e' terminato poco dopo le 18.
Papa Francesco era accompagnato da monsignor Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia, e dal segretario personale don Alfred Xuereb. L'incontro si e' svolto nel Cortile situato fra la Casa Dono di Maria, il Palazzo del Sant'Ufficio e l'Atrio dell'Aula Paolo VI.
Francesco e' stato salutato con un breve discorso dalla madre generale delle Missionarie della Carita', che ha ricordato come la casa voluta da Giovanni Paolo II e affidata a Madre Teresa 25 anni fa sia "un dono della Beata Vergine Maria". "Siamo consapevoli - ha affermato - che solo con Maria e attraverso di Lei possiamo riconoscere Gesu' e servirlo nei Suoi 'piccoli'".
E il Pontefice ha risposto con "un affettuoso saluto a tutti i presenti in modo del tutto speciale - sono state le sue parole - a voi, cari ospiti di questa Casa, che e' soprattutto vostra, perche' per voi e' stata pensata e istituita". "Ringrazio - ha aggiunto - quanti, in vari modi, sostengono questa bella realta' del Vaticano". 
"La mia presenza questa sera - ha poi concluso - vuole essere anzitutto un grazie sincero alle Missionarie della Carita', fondate dalla Beata Teresa di Calcutta, che operano qui da 25 anni, con numerosi volontari, in favore di tante persone bisognose di aiuto. Grazie di cuore! Voi, care Suore, insieme ai Missionari della Carita' e ai collaboratori, rendete visibile l'amore della Chiesa per i poveri. Con il vostro servizio quotidiano, siete, come dice un salmo, "la mano di Dio che sazia la fame di ogni vivente'". 

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PAPA: NUOVA CONDANNA CAPITALISMO SELVAGGIO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 mag. 

"Un capitalismo selvaggio ha insegnato la logica del profitto ad ogni costo, del dare per ottenere, dello sfruttamento senza guardare alle persone e i risultati li vediamo nella crisi che stiamo vivendo". Lo ha affermato Papa Francesco a margine della visita alla casa Dono di Maria affidata 25 anni fa da Giovanni Paolo II alle suore di Madre Teresa.  

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lunedì 20 maggio 2013

Sisma Emilia. L'invito di Benedetto XVI è stato accolto e messo in pratica: "Su questa roccia, Cristo, con questa ferma speranza, si può costruire, si può ricostruire" (Lamma)

Su segnalazione di Laura leggiamo:

TERREMOTO UN ANNO DOPO

Anche una tenda può essere bella come una cattedrale

Fra mille intoppi burocratici e la voglia insopprimibile di rinascere e ripartire di una comunità orgogliosa e operosa. L'invito di Benedetto XVI è stato accolto e messo in pratica: "Su questa roccia, Cristo, con questa ferma speranza, si può costruire, si può ricostruire"

Luigi Lamma - direttore 'Notizie' (Carpi)

Ecco un anno è passato. Il 20 maggio la prima forte scossa, il 29 maggio, quando già l’intraprendenza dei più aveva alimentato lo slancio di un’immediata ripresa, il giorno terribile che ha seminato lutto e disperazione. Per alcuni la vita si è spenta, per tanti ne è iniziata un’altra fatta di mobilità, di precarietà, di convivenze forzate all’interno dei campi o nella ricomposizione di più nuclei familiari. Quello dell’emergenza è stato il tempo degli slanci generosi, degli aiuti piovuti da ogni parte, della mobilitazione nazionale con collette, concerti, manifestazioni sportive e tutto quello che la fantasia della solidarietà ha saputo generare nella coscienza di un popolo ancora tanto sensibile nonostante la crisi diffusa. Una scia di bene che fortunatamente non si è interrotta ma continua attraverso i mille rivoli dei rapporti che la tragedia ha allacciato.
Poi è iniziata la fase più critica che ha coinciso con l’inverno, i disagi si sono amplificati e la presa d’atto della realtà ha cominciato a fare i conti con l’implacabile macchina della burocrazia, delle delibere e di tutti quegli strumenti che nei propositi iniziali avrebbero dovuto facilitare la ripresa ma che, insieme al balletto delle cifre dei rimborsi, di fatto l’hanno resa ad oggi un miraggio. Sì le scuole hanno riaperto, gli ospedali hanno ripreso a funzionare secondo un piano graduale di ripristino delle attività, la macchina pubblica è stata efficiente e generosa per se stessa, attingendo a man bassa dalla generosità della gente, ma per il resto...
Le aziende che hanno accettato la sfida si sono attivate inizialmente con risorse proprie, altre hanno rinunciato in partenza complice l’incertezza sulle effettive risorse su cui contare e un contesto di mercato già competitivo che non ammette passi falsi. Nei paesi più colpiti si è ancora nella fase delle demolizioni degli edifici privati. Tecnici e periti ingaggiati dai privati cittadini sono al lavoro da mesi, hanno prodotto studi, progetti, preventivi in ottemperanza agli innumerevoli quesiti delle delibere commissariali ma ad oggi le pratiche approvate in tutta l’area del cratere pare non superino il centinaio. C’è un blocco a livello degli uffici tecnici comunali dove pochi operatori sono alle prese con centinaia di pratiche da valutare in coerenza con tutti i parametri imposti dalle delibere e sempre in coerenza con i farraginosi regolamenti comunali. Cresce l’esasperazione tra i cittadini che chiedono di poter avviare i cantieri. È una pena vedere gente così desiderosa di fare e di ricostruire bloccata dalla burocrazia, dalle complicazioni delle procedure.
Accanto e dentro a questo popolo c’è la Chiesa, il vescovo con i suoi sacerdoti, con le chiese e le canoniche abbattute o inagibili, spogliata in alcuni casi di ogni memoria della sua storia secolare. È stato un anno dove le celebrazioni delle domeniche e delle feste solenni sono state ospitate nei più disparati luoghi di fortuna: tendoni, tensostrutture, cinema, saloni, fabbriche dismesse... Una precarietà di proporzioni mai sperimentate prima d’ora dalla comunità cristiana. Un percorso di purificazione, di ricerca dell’essenziale, di verifica della tenuta della fede stessa e di tutto l’impianto organizzativo e pastorale della diocesi. Rileggere dopo un anno il discorso pronunciato da Benedetto XVI a Rovereto è di grande consolazione perché l’invito del Papa è stato accolto e messo in pratica: “Su questa roccia, Cristo, con questa ferma speranza, si può costruire, si può ricostruire”. Come ha intuito fin dall’inizio monsignor Cavina la paura del terremoto e delle sue drammatiche conseguenze si supera con l’atteggiamento umile verso il Padre che anche a noi dice: “Ritornate a me con tutto il cuore”. Così è stato, seppur dentro i mille conflitti, tensioni e incomprensioni che una catastrofe di tali dimensioni inevitabilmente ha prodotto anche nel cuore di una comunità chiamata a testimoniare per prima il perdono, la condivisione e l’amore reciproco.
Le prime parrocchie, due per la precisione su una trentina senza chiesa, hanno ricevuto in dono dalla Caritas e della Cei i centri di comunità, altri sono già avanti come realizzazione. Man mano che prendono forma e vita hanno l’effetto di uno spiraglio di sole dopo giorni tremendi di burrasca. Si stanno moltiplicando anche i cantieri per sistemare, dove possibile, canoniche e oratori. È sorta anche una casa di accoglienza animata da una famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII nella canonica di una delle parrocchie più disastrate per ricordarci che il servizio ai poveri non è sospeso causa terremoto. La gratitudine è immensa per tutto il bene ricevuto in questo anno. Con la consapevolezza che non è dalle pietre che sgorga la speranza ma piuttosto nel ritrovarsi ogni domenica attorno all’Eucaristia, nel celebrare battesimi, prime comunioni o cresime, quei gesti di fede vissuti con fedeltà ammirevole alla propria comunità e alla propria terra, tanto che anche una tenda può rivelarsi bella come una cattedrale. Allora buon compleanno terremoto, inatteso compagno di viaggio di questo frammento della nostra storia.

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Francesco completerà il "pellegrinaggio mancato" di Benedetto XVI a La Verna (Galeazzi)

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VISITA DEL SANTO PADRE AD AREZZO, LA VERNA E SANSEPOLCRO (13 MAGGIO 2012): LO SPECIALE DEL BLOG 

Un anno fa il drammatico sisma in Emilia. Il 26 giugno la visita di Benedetto XVI nelle zone colpite

Oggi e' il primo anniversario del sisma che colpi' l'Emilia. Al primo terremoto segui' una replica drammatica dieci giorni dopo.
Assicuriamo la nostra preghiera a chi e' rimasto senza casa e a chi ha subito lutti fra parenti ed amici.
Oggi penso sia opportuno ricordare anche la visita che Benedetto XVI fece il 26 giugno dello scorso anno nelle zone terremotate.
Di seguito lo speciale del blog sul viaggio ed il discorso del Papa.


VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI NELLE ZONE TERREMOTATE DELL’EMILIA-ROMAGNA, 26.06.2012

DISCORSO DEL SANTO PADRE
 

Cari fratelli e sorelle!
 
Grazie per la vostra accoglienza!

Fin dai primi giorni del terremoto che vi ha colpito, sono stato sempre vicino a voi con la preghiera e l’interessamento. Ma quando ho visto che la prova era diventata più dura, ho sentito in modo sempre più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi. E ringrazio il Signore che me lo ha concesso!
Sono allora con grande affetto con voi, qui riuniti, e abbraccio con la mente e con il cuore tutti i paesi, tutte le popolazioni che hanno subito danni dal sisma, specialmente le famiglie e le comunità che piangono i defunti: il Signore li accolga nella sua pace. 
Avrei voluto visitare tutte le comunità per rendermi presente in modo personale e concreto, ma voi sapete bene quanto sarebbe stato difficile. In questo momento, però, vorrei che tutti, in ogni paese, sentiste come il cuore del Papa è vicino al vostro cuore per consolarvi, ma soprattutto per incoraggiarvi e per sostenervi. 
Saluto il Signor Ministro Rappresentante del Governo, il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, e l’Onorevole Vasco Errani, Presidente della Regione Emilia-Romagna, che ringrazio di cuore per le parole che mi ha rivolto a nome delle istituzioni e della comunità civile. Desidero ringraziare poi il Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, per le affettuose espressioni che mi ha indirizzato e dalle quali emerge la forza dei vostri cuori, che non hanno crepe, ma sono profondamente uniti nella fede e nella speranza. Saluto e ringrazio i Fratelli Vescovi e Sacerdoti, i rappresentanti delle diverse realtà religiose e sociali, le Forze dell’ordine, i volontari: è importante offrire una testimonianza concreta di solidarietà e di unità. Ringrazio per questa grande testimonianza, soprattutto dei volontari!
Come vi dicevo, ho sentito il bisogno di venire, seppure per un breve momento, in mezzo a voi. Anche quando sono stato a Milano, all’inizio di questo mese, per l’Incontro Mondiale delle Famiglie, avrei voluto passare a visitarvi, e il mio pensiero andava spesso a voi. Sapevo infatti che, oltre a patire le conseguenze materiali, eravate messi alla prova nell’animo, per il protrarsi delle scosse, anche forti; come pure dalla perdita di alcuni edifici simbolici dei vostri paesi, e tra questi in modo particolare di tante chiese. Qui a Rovereto di Novi, nel crollo della chiesa – che ho appena visto – ha perso la vita Don Ivan Martini. Rendendo omaggio alla sua memoria, rivolgo un particolare saluto a voi, cari sacerdoti, e a tutti i confratelli, che state dimostrando, come già è avvenuto in altre ore difficili della storia di queste terre, il vostro amore generoso per il popolo di Dio.
Come sapete, noi sacerdoti – ma anche i religiosi e non pochi laici – preghiamo ogni giorno con il cosiddetto «Breviario», che contiene la Liturgia delle Ore, la preghiera della Chiesa che scandisce la giornata. Preghiamo con i Salmi, secondo un ordine che è lo stesso per tutta la Chiesa Cattolica, in tutto il mondo. Perché vi dico questo? Perché in questi giorni ho incontrato, pregando il Salmo 46, questa espressione che mi ha toccato: «Dio è per noi rifugio e fortezza, / aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce. / Perciò non temiamo se trema la terra, / se vacillano i monti nel fondo del mare» (Sal 46,2-3). 
Quante volte ho letto queste parole? Innumerevoli volte! Da sessantun anno sono sacerdote! Eppure in certi momenti, come questo, esse colpiscono fortemente, perché toccano sul vivo, danno voce a un’esperienza che adesso voi state vivendo, e che tutti quelli che pregano condividono. Ma – vedete – queste parole del Salmo non solo mi colpiscono perché usano l’immagine del terremoto, ma soprattutto per ciò che affermano riguardo al nostro atteggiamento interiore di fronte allo sconvolgimento della natura: un atteggiamento di grande sicurezza, basata sulla roccia stabile, irremovibile che è Dio. Noi «non temiamo se trema la terra» – dice il salmista – perché «Dio è per noi rifugio e fortezza», è «aiuto infallibile … nelle angosce».
Cari fratelli e sorelle, queste parole sembrano in contrasto con la paura che inevitabilmente si prova dopo un’esperienza come quella che voi avete vissuto. Una reazione immediata, che può imprimersi più profondamente, se il fenomeno si prolunga. Ma, in realtà, il Salmo non si riferisce a questo tipo di paura, che è naturale, e la sicurezza che afferma non è quella di super-uomini che non sono toccati dai sentimenti normali. La sicurezza di cui parla è quella della fede, per cui, sì, ci può essere la paura, l’angoscia – le ha provate anche Gesù, come sappiamo – ma c’è, in tutta la paura e l'angoscia, soprattutto la certezza che Dio è con noi; come il bambino che sa sempre di poter contare sulla mamma e sul papà, perché si sente amato, voluto, qualunque cosa accada. Così siamo noi rispetto a Dio: piccoli, fragili, ma sicuri nelle sue mani, cioè affidati al suo Amore che è solido come una roccia. Questo Amore noi lo vediamo in Cristo Crocifisso, che è il segno al tempo stesso del dolore, della sofferenza, e dell’amore. E’ la rivelazione di Dio Amore, solidale con noi fino all’estrema umiliazione.
Su questa roccia, con questa ferma speranza, si può costruire, si può ricostruire. Sulle macerie del dopoguerra – non solo materiali – l’Italia è stata ricostruita certamente grazie anche ad aiuti ricevuti, ma soprattutto grazie alla fede di tanta gente animata da spirito di vera solidarietà, dalla volontà di dare un futuro alle famiglie, un futuro di libertà e di pace. 
Voi siete gente che tutti gli italiani stimano per la vostra umanità e socievolezza, per la laboriosità unita alla giovialità. Tutto ciò è ora messo a dura prova da questa situazione, ma essa non deve e non può intaccare quello che voi siete come popolo, la vostra storia e la vostra cultura. Rimanete fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse a questi momenti di debolezza e di bisogno.

La situazione che state vivendo ha messo in luce un aspetto che vorrei fosse ben presente nel vostro cuore: non siete e non sarete soli! In questi giorni, in mezzo a tanta distruzione e tanto dolore, voi avete visto e sentito come tanta gente si è mossa per esprimervi vicinanza, solidarietà, affetto; e questo attraverso tanti segni e aiuti concreti. La mia presenza in mezzo a voi vuole essere uno di questi segni di amore e di speranza. Guardando le vostre terre ho provato profonda commozione davanti a tante ferite, ma ho visto anche tante mani che le vogliono curare insieme a voi; ho visto che la vita ricomincia, vuole ricominciare con forza e coraggio, e questo è il segno più bello e luminoso.

Da questo luogo vorrei lanciare un forte appello alle istituzioni, ad ogni cittadino ad essere, pur nelle difficoltà del momento, come il buon samaritano del Vangelo che non passa indifferente davanti a chi è nel bisogno, ma, con amore, si china, soccorre, rimane accanto, facendosi carico fino in fondo delle necessità dell’altro (cfr Lc 10,29-37). La Chiesa vi è vicina e vi sarà vicina con la sua preghiera e con l’aiuto concreto delle sue organizzazioni, in particolare della Caritas, che si impegnerà anche nella ricostruzione del tessuto comunitario delle parrocchie.

Cari amici, vi benedico tutti e ciascuno, e vi porto con grande affetto nel mio cuore.

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