martedì 9 luglio 2013

“No alla globalizzazione dell’indifferenza” (Galeazzi)

Riceviamo e con gratitudine pubblichiamo:

LAMPEDUSA LA VISITA DEL PAPA

“No alla globalizzazione dell’indifferenza”

L’affondo di Francesco nell’isola dei profughi: “Non sappiamo più piangere dei drammi del mondo”

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A LAMPEDUSA
È un viaggio che vale un’enciclica. Nell’isola delle lacrime Francesco diffonde il sorriso del suo carisma travolgente ma non fa sconti alle istituzioni «indifferenti». Parla da vero leader planetario, però si informa di dettagli quotidiani nei colloqui per strada e fa sentire ogni interlocutore l’epicentro del suo interesse. La visita è breve (4 ore) ma carica di significati per avviare la sua predicazione «on the road». Nella «via crucis» tra molo e parrocchia Bergoglio dialoga coi profughi, sferza la politica che provoca le tragedie del mare, implora il perdono di Dio per aver ignorato la «strage degli innocenti»: 25mila morti in vent’anni.
Intanto svela gli obiettivi di un pontificato che non si rassegna alle ingiustizie del mondo e rivoluziona il modello di Chiesa riportando al centro i poveri e la fratellanza con i musulmani (li saluta con un «O’scià», per l’inizio del Ramadan). Sconvolto dai racconti dei sopravvissuti ai naufragi, il Papa figlio di migranti interrompe l’omelia nello stadio e a braccio condanna scafisti e trafficanti per lo sfruttamento dei cento milioni di persone che ogni anno nel pianeta sono costrette a lasciare la propria casa per motivi politici o economici o per guerre e conflitti.
«Sono qui per ascoltare e pregare» assicura il Pontefice gettando in acqua una corona di crisantemi alla Porta d’Europa. Si rivolge a «chi si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere, nell’anestesia del cuore». Passa davanti al cimitero dei «boat people» e punta l’indice contro «coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi». Esorta al «coraggio di accogliere quelli che cercano una vita migliore. Coi paramenti viola (segno di penitenza) e i riferimenti biblici a Erode e alle domande di Dio ad Adamo e a Caino, il Pontefice stigmatizza la frattura nella «relazione» a causa del «mio benessere». Descrive gli sbagli di una «catena di morte che versa il sangue del fratello». La «globalizzazione dell’indifferenza» rende tutti come «l’Innominato di Manzoni» e riduce l’esistenza a una «bella bolla». Così «guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, pensiamo “poverino” e continuiamo a camminare». Ad alzare muri di egoismo è «una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del compatire». E infatti, «ha pianto qualcuno nel mondo per questi fratelli?». Le sigle no-profit traducono subito il monito papale in un appello al governo per «modificare la legge BossiFini, attuare il dettato costituzionale sul diritto d’asilo e spingere l’Ue a farsi carico dell’emergenza». Bergoglio parla chiaro: «Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato gli immigrati». Del resto anche San Francesco fu clandestino: dopo essersi convertito, pellegrino in Siria, salì di nascosto su una nave. L’effetto del Bergoglio-pensiero sulla spianata di Lampedusa è fortissimo.Alessia Binci è una delle 15mila persone che fin dall’alba hanno stretto d’assedio il campo sportivo per salutare il Pontefice. «Sono qui in ferie, non partecipo a una messa da anni, però stavolta sentivo di doverci essere - racconta - Mi ha commosso la spontaneità con cui il Papa arriva al cuore della gente. Si avverte che non c’è nulla di falso. Parla semplice ma arriva in profondità». Il sole di Lampedusa contro le nubi di Vatileaks. In poche settimane è stata spazzata via la cappa plumbea delle lotte di potere tra cardinali, delle congiure di corte. Bergoglio ha il miglior consigliere (Ratzinger) e le principali armi (la credibilità personale e il consenso dei fedeli) per fare piazza pulita di una Curia mondana e corrotta. «La vera svolta deve ancora arrivare», anticipa uno stretto collaboratore di Francesco. Nulla sarà più come prima nei sacri palazzi.

© Copyright La Stampa, 9 luglio 2013

4 commenti:

Luisa ha detto...

"È un viaggio che vale un’enciclica"
!!
Visto gli eventi recenti bell`inizio d`articolo non c`è che dire!
Parole scelte a caso?

"Intanto svela gli obiettivi di un pontificato che non si rassegna alle ingiustizie del mondo e rivoluziona il modello di Chiesa riportando al centro i poveri e la fratellanza con i musulmani"

Oh santo cielo!
La fratellanza con i musulmani al centro di un Pontificato che rivoluziona il modello di Chiesa.
Ma si rileggono ogni tanto?

Anonimo ha detto...

Ma cara Luisa,
più di una volta ti ho sentito la tua disapprovazione delle omelie delle S. Messe del mattino a Santa Marta perché "a braccio" e riportate solo in parte...

Ma adesso che c'è una omelia tutta scritta non ti sei degnata di dire il tuo parere anche se te lo ho chiesto più di una volta...

Non capisco proprio!!! Da noi si dice che quando uno/a non è mai contento, succeda quello che succeda, è come "la gatta Flora"!!!
Se non capisci il detto, te lo posso spiegare! :-)

Diego

Luisa ha detto...

Che cosa c`entra il suo commento con quel che ho scritto lo sa solo lei...Diego.
Sono toccata della sua attenzione nei miei riguardi, un`attenzione ben mirata.
Per quel che riguarda l`omelia di Lampedusa ho detto il mio pensiero, se le è sfuggito non posso farci niente.

Anonimo ha detto...

Certo che potevi farci qualcosa, Luisa.
Se l'amore di Dio trabocca del tuo cuore verso i prossimi, avresti potuto passarmi il link del tuo commento all'omelia del papa, sapendo che mi interessava... O addirittura, trascrivermelo di nuovo...

In quanto al commento non ha niente che vedere con quello precedente, ma era una domanda che ti rivolgevo. DOMANDA CHE E RIMASTA SENZA RISPOSTA...

Diego